Riflessioni sul Mistero natalizio

EDITORIALE
di don Giorgio

Riflessioni sul Mistero natalizio

Credo che tutti più o meno sentano un certo disagio, ogniqualvolta si avvicina il Natale: sì, un certo disagio, perché in fondo, volere o no, il Natale così come viene vissuto anche da parte di una massa di credenti comporta un lungo grottesco processo, anche di carattere psicologico, che man mano toglie quella serenità interiore, di cui tutti avremmo bisogno, e che basterebbe poco per ottenerla, ovvero tornare alle Sorgenti del Mistero divino, che è dentro di noi.
Sembra che ci sia qualcosa di diabolico che non va, e che separa (già l’etimologia della parola “diavolo” lo dice) lo spirito dalla carne. Ed è qui la causa che ci allontana dal Mistero natalizio: la carne ci spinge fuori, e ci rende alieni, fuori di noi, ovvero dal Mistero divino.
Diciamo però subito una cosa. Forse, e senza forse, è più istintivo e anche facile condannare il Natale consumistico: anche io sono tentato di farlo, proprio per il fatto che, sentendo l’urgenza di riscoprire in profondità il valore autentico del Natale, si vorrebbe colpirne ogni strumentalizzazione, con il rischio di non andare oltre.
E nello stesso tempo non è facile far capire la Bellezza del Natale, che sta nella sua essenzialità e gratuità.
Come è possibile, se si è fuori di sé, e ci si aggrappa ai rottami di una società decadente e di una religione senza Spirito vitale?
La cosa paradossale è proprio questa: si sente un certo disagio e nello stesso tempo non si vorrebbe spogliare il Natale di tutto ciò che è superfluo, per cogliere appunto la sua essenzialità. E le ragioni sono tante, tra cui quella di un virus che, mettendo in crisi tutto, Chiesa e Stato, atei e credenti, ci sta togliendo un mondo di carnalità e di soddisfazioni emotive. E allora disperatamente ci si aggrappa a tutto.
Poi ci si lamenta perché il Natale è finito nella bolgia consumistica. Già la società è allo sbando, se poi noi cristiani siamo assenti, con la testa nel sacco vuoto d’essere, allora è finita.
Mai forse come il Natale di quest’anno ci fa sentire disorientati, confusi. Eppure basterebbe poco, rientrare in sé, lasciando fuori la carnalità, e ci sentiremmo come rinati.
Non “come”: ci sentiremmo “realmente” ri-nati nel vero senso della parola.
E allora non fermiamoci alla crosta, cogliamo l’essenzialità del Mistero.
Più gonfiamo l’emotività, più poi ci sgonfieremo nella interiorità.
Il Santo Natale per noi credenti non dovrebbe essere una festa da celebrare come se fosse solo un evento storico, per di più abbellito da tutto un contorno di luci e lucine e di attività folcloristiche le più fantasiose, frammentarie e dispersive.
Oramai è impossibile staccare il Mistero natalizio da una strumentalizzazione diciamo profana. Che almeno si metta un freno, e si riducano al minimo le manifestazioni esteriori!
Sì, non se ne può più di questo Natale così de-sacralizzato.
Restituiamo il Natale al Natale mistico: a ciò che È, ovvero una Rigenerazione eterna del Logos in noi.
Il Natale del Signore non sopporta una esibizione di addobbi e di luci o lucine: è quel Figlio di Dio, Logos Eterno, che misteriosamente nasce e ri-nasce nel Pozzo o nel Grembo dell’essere umano.
Rileggiamo misticamente l’Incontro di Gesù con la Samaritana e con Nicodemo.
Un Pozzo e una Notte splendida.
Il Figlio di Dio si fa Grazia, Dono, Rinascita.
Pozzo o Notte: Mistero che viene alla Luce.
Passerà tutto il frastuono, la carnalità del Natale, e che cosa resterà?
I fumi, gli odori, le puzze di bruciato…
Un vuoto d’essere: dal vuoto al vuoto.
Riempiamo pire il vuoto, ma il vuoto resterà, appena le cose se ne andranno, ma altre cose saranno pronte a riempire il vuoto, e così sembra che il vuoto sia una pienezza, ma di che?
Qualche buonismo c’è sempre per soddisfarci: aiutare un barbone, dare la carezza a un bambino che piange, fare una elemosina.
Senz’altro bello, doveroso aiutare i bisognosi, ma non basta dar loro qualcosa di materiale.
Cristo guariva il corpo per guarire lo spirito.
A lui premeva la Fede pura… anche solo un granello di Fede per spostare le montagne.
Dire buon Natale farebbe troppo pensare, e poi chi sa che cos’è veramente il Natale?
La Chiesa dice le solite cose che scivolano via sulla pelle.
E anche il credente sembra confuso, impaurito, fuori fase, fuori di sé.
E anche quest’anno il Natale sarà una somma di emozioni che evaporeranno il giorno dopo il Natale.
Anni fa, scandalizzando qualche prete, avevo parlato di “orgasmo natalizio”.
Non c’è forse paragone più efficace!
Sì, resterà qualche problema fisico per il troppo mangiare o per il troppo bere.
Ed ecco un ardente invito: viviamo il Natale nel Mistero divino, nella speranza che il mondo si converta.
Che almeno inizi una conversione tra la Chiesa…
24/12/2021
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