Omelie 2021 di don Giorgio: QUARTA DI PASQUA

25 aprile 2021: QUARTA DI PASQUA
At 20,7-12; 1Tm 4,12-16; Gv 10,27-30
“Il primo giorno della settimana”.
Almeno per tre volte troviamo negli scritti del Nuovo Testamento l’espressione: “Il primo giorno della settimana”.
Anzitutto, tutti e quattro i Vangeli ci informano della risurrezione del Signore Gesù specificando che essa avvenne “il primo giorno della settimana” (Mt 28, Mc 16, 2.9; Lc 24,1; Gv 20,1). Gesù apparve quel giorno a Maria Maddalena (Mc 16,9; Gv 20,11-18), alle donne (Mt 28:8-10), a Pietro chiamato anche Simone o Cefa (Lc 24,34; 1Cor 15,5), ai due discepoli sulla via di Emmaus (Lc 24,13). E non è ancora tutto: «La sera di quello stesso giorno, che era il primo giorno della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: “Pace a voi!”. E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono» (Gv 20,19-20).
Nel libro “Atti degli apostoli” (è il brano di oggi) Luca scrive: «Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane, Paolo, ecc. ecc.”. (At 20,7)
L’apostolo Paolo, nella prima lettera ai cristiani di Corinto, scrive: “Quanto poi alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi. Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare”.
Riflessioni
“Il primo giorno della settimana”: a che cosa corrispondeva? Indicava il giorno che i pagani chiamavano “dies Solis”, il giorno del sole, giorno che separava il sabato dal lunedì. Solo successivamente il primo giorno della settimana per i cristiani verrà chiamato “domenica”, giorno del Signore. Il termine “domenica” lo troviamo per la prima volta nel libro dell’Apocalisse (1,10) (libro scritto verso la fine del I secolo).
Non so se è giusto dire che gli antichi idolatri o gentili (oggi diremmo i pagani) amavano in modo particolare il sole, la luna, la luce. I primi seguaci di Cristo per prima cosa “cristianizzarono” le feste in onore del dio sole e il primo giorno della settimana, “dies solis”. Pensate anche al Natale cristiano, che ha sostituito la celebrazione pagana del solstizio d’inverno, “Natalis Solis Invicti”, cioè la nascita del nuovo sole che, dopo la notte più lunga dell’anno, riprendeva nuovo vigore.
Se insisto su queste cose è perché vorrei farvi capire una verità che oggi abbiamo perso con un capovolgimento culturale, per cui, gli stessi credenti, ritengono che l’inizio della settimana sia il lunedì, mentre già presso i pagani il primo giorno della settimana era il “dies Solis”, sostituito poi dalla domenica, giorno del Signore Risorto.
Sia presso i pagani che presso i primi cristiani il primo giorno era una realtà di Luce, una realtà illuminante: il Sole o il Cristo Risorto!
Pensate: la settimana iniziava con un giorno di Luce.
Ma poi che cosa è successo?
Ancora oggi diciamo: da lunedì iniziamo una nuova settimana, la quale poi si conclude con la domenica. E così abbiamo ribaltato, capovolto l’inizio della settimana. Anticamente il lunedì era chiamato “feria secunda”, e noi siamo riusciti a ritenere il lunedì come il primo giorno della settimana.
Non so se riuscite a capire la gravità di una simile concezione della settimana. Non vorrei parlare solo ai cristiani. Iniziare la settima con un giorno dedicato alla Luce! E per i credenti a maggior ragione iniziare la settimana con un giorno dedicato al Cristo risorto!
Voi capite quanto sia essenziale, e anche quanto sia oggi difficile rimettere le cose a posto. Come far capire almeno ai credenti che la domenica è il primo giorno della settimana, e non l’ultimo giorno?
La domenica, Giorno del Cristo Risorto, dà inizio alla settimana nella Luce.
Ma attenzione: non è neppure giusto limitarsi a dire che il primo giorno della settimana è la domenica, come se l’ultimo giorno fosse il sabato.
Dovremmo vedere la settimana come un circolo, entro cui tutto procede da un inizio che poi verrà ripreso ciclicamente. È quanto succede anche nella Natura con le stagioni, che si rinnovano ciclicamente.
Chiarisco meglio. Si va dalla domenica alla domenica, senza discontinuità. Ogni domenica genera un’altra domenica e, secondo la concezione spirale della storia, tutto procede non in modo lineare rimanendo sullo stesso piano, ma si torna per salire, come quando si va in montagna: i tornanti indicano un ritornare ma salendo fino a raggiungere la cima della montagna. Ogni vetta comporta dei tornanti, soprattutto se la salita è ripida.
Ciò avviene nella storia: la storia è una spirale. Non si ripete mai. Ciò avviene nella Natura: la Natura è una spirale, non si ripete mai. Ciò avviene nel tempo: nulla si ripete. Pensate alle nostre giornate. Ogni giorno è diverso.
Così la nostra Fede. Non è una ripetizione di formule, di gesti, di sacramenti. Anche la Fede è come una spirale. Si procede, salendo. Più ci si distacca dal superfluo, più si scende nel Mistero divino, o più si sale verso la Montagna di Dio.
Dunque, dalla domenica alla domenica: si torna, e si sale. Non c’è nulla di scontato, di ripetitivo. Ogni domenica è diversa dall’altra, non perché succedono cose diverse, ma perché ad ogni domenica c’è una Sorpresa, che è quel Divino che il nostro spirito interiore scopre sempre più in profondità. Ecco perché si dice: si sale o si scende. Salire e scendere sono due immagini che indicano la stessa realtà. Ogni immagine è relativa al Mistero divino. Anche il pozzo possiamo vederlo come una spirale.
Il rischio negativo del ritualismo liturgico qual è? Ripetere le stesse cose, quando anche le cose cambiano. Ciò che noi contempliamo ogni domenica è il mondo del Divino che è sempre antico e sempre nuovo, come direbbe Sant’Agostino. “Tardi ti amai, bellezza tanto antica e tanto nuova…”, così inizia una delle preghiere più belle di tutti i i tempi.
Ogni domenica sono qui in chiesa, ma non a celebrare un rito, ma a vivere una Sorpresa divina.
Ecco perché, a differenza della religione che è statica, ripetitiva, per non dire noiosa, la Mistica è un procedere verso l’Infinito. In un cerchio che non è qualcosa di chiuso. Pensiamo al Mistero trinitario. Non è un cerchio all’infinito?

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