La sfida di Dio e del Cristo!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

La sfida di Dio e del Cristo!

Se qualcuno mi chiedesse qual è la cosa che oggi mi fa arrabbiare di più, ovvero qual è ciò che più mi preoccupa, rispondo con franchezza che è la Chiesa cattolica.
Dunque, non è tanto il mondo politico, pur in tutta la sua stupidità ideologica, ma l’istituzione ecclesiastica a occupare i miei pensieri: quella Chiesa che doveva ”essere”, invece si è fatta “avere”; doveva essere “spirituale”, invece si è fatta “carnale”.
In altre parole, la Chiesa è rimasta fuori di quella Buona Novella (o Vangelo), che il Figlio di Dio ha annunciato, incarnandosi, senza però tradire la sua Realtà di Logos, anzi nascondendosi nella realtà della “carne”, ma per “spiritualizzarla”, e non viceversa.
L’incarnazione del Logos è servita alla Chiesa per istituzionalizzarsi, ovvero per incarnarsi in una struttura massicciamente mastodontica, in cui però lo Spirito non trova neppure un  angolino per insediarsi, per poi imporsi secondo la legge del seme che, quando trova nella roccia anche una piccola fessura, riesce a fruttificare.
Anche la Chiesa potrebbe dire, come Carlo V d’Asburgo, che sul suo Impero non tramonta mai il sole.
E poi succede che nella sua realtà spirituale trionfino le tenebre.
Eppure Cristo, che non aveva neppure una pietra su cui posare il capo, aveva chiaramente detto ai suoi discepoli di rinnegare se stessi, come se avesse già previsto  ciò che sarebbe successo: l’idolatria di una Chiesa genuflessa ad adorare se stessa, nelle sue formosità carnali.
Ed ecco la domanda: perché Cristo, ciononostante, ha voluto una Chiesa fondata su Pietro e suoi suoi successori?
Non è facile rispondere a questa domanda, ma potrebbe essere istintivo pensare, come quando Dio creò il mondo, ad una sfida con se stesso.
Sì, la Chiesa/istituzione, la Chiesa/struttura, la Chiesa/religione è la sfida di un Pensiero, che tale dovrà rimanere, nonostante la Chiesa assumerà lungo i millenni il volto più carnale (istituzionale, strutturale, religioso) che tenterà di soffocare il Pensiero di Cristo, ovvero lo Spirito santo.
In gioco c’è la sfida sullo Spirito santo, che è l’essenza di ogni essere umano.
E qui, ma non nel suo aspetto sociale, l’essere si salverà o si dannerà.
La politica, ed è nella sua natura, fa parte del “grosso animale”, è il “grosso animale”, dove il corpo è la castrazione dello spirito, e quindi è più che comprensibile che lo spirito debba pagare (soffrire) per una realtà tutt’altro che favorevole allo sviluppo del mondo interiore dell’essere umano. L’essere umano, per la politica, è parte del “grosso animale”.
Ma che la Chiesa faccia parte di questo gioco mortale (non si vive solo di corpo!), questo è semplicemente osceno: è il vero tradimento del Pensiero di Cristo.
Ma Cristo l’aveva previsto, e ha voluto lo stesso che si desse avvio al cammino più contorno e perverso di una degenerazione inarrestabile di una istituzione religiosa al limite della pazzia.
La Chiesa provoca in continuazione il Pensiero di Cristo, e probabilmente ciò durerà fino alla consumazione totale del tempo. Così Cristo ha voluto, e così Cristo vuole: sfida se stesso finché ci sarà un frammento del Creato.
Il credente, il vero credente, sta al gioco del Cristo: e accetta la sfida contestando la Chiesa istituzionale, perché risorga il Pensiero di Cristo, contrapponendolo al “grosso animale”.
Da una parte, si ha una Chiesa/istituzione che si adora come “grosso animale” e si hanno i suoi cultori più devoti (i fondamentalisti di ogni epoca); e, dall’altra, si ha il Profeta o il Mistico con il Pensiero del Cristo: un Pensiero che non potrà mai essere l’anima del “grosso animale” (assurdo!), ma, all’interno del “grosso animale”, dovrà essere l’anima di ogni essere umano.
La Chiesa/struttura è solo un contenitore d’esteriorità, di carnalità, di apparenze di Bene: l’essere umano, per essere spirito vitale, vivrà nel contenitore, ma respirando l’Eterno.
Ma ciò sarà possibile? La Chiesa/tempo non finirà per reprimere ogni essere umano, imponendosi come “grosso animale”?
Cristo non verrà mai meno alla sua sfida: il suo Pensiero rimarrà sempre uno stimolo per una Chiesa devota di se stessa, ma lo stimolo produrrà anche spiriti ribelli, come testimoni della duplice sfida: quella dell’Onnipotente quando creò l’universo, e quella del Figlio di Dio quando s’incarnò per donare, sulla Croce, lo Spirito vitale per ogni essere umano.
25 maggio 2019
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

1 Commento

  1. Luigi ha detto:

    Le confesso don Giorgio che mi sento più vicino alla chiesa valdese che a quella cattolica pur essendo cresciuto in questa tradizione. Quando vado a messa con mia moglie cattolica, recito solo il Padre nostro che accomuna tutti i cristiani. Osservo distaccato e ascolto le omelie. Esaurita la figura carismatica di Carlo Maria Martini, non vedo nel cattolicesimo attuale figure di spessore. Non che le altre confessioni cristiane siano messe meglio. La spiritualità è importante. Il vangelo è chiaro: “Non di solo pane vive l’uomo”. La giustizia sociale va bene, ma non basta. Non so se sia questa la ragione per la quale è arrabbiato con la Chiesa cattolica. Se lo è, ha la mia comprensione. C’è un monaco benedettino che Martini guardava con attenzione per la sua spiritualità al passo coi tempi: Anselm Grun.

Lascia un Commento

CAPTCHA
*