L’Europa e le radici Mistiche

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di don Giorgio De Capitani
È proprio vero: per tornare in noi stessi, ovvero per riflettere seriamente, occorre che siamo davvero disperati o investiti da qualche evento scioccante. Ma c’è sempre gente, in realtà tanti, che, nonostante la disperazione o gli shock, rimane “aliena” e continua a ragionare con la pancia.
Sì, tutti ci lamentiamo, ma a parole, che l’Europa così non va, perché è costruita quasi o esclusivamente sulla legge del mercato, e poi, quando siamo chiamati a fare certe scelte importanti, scegliamo in vista dello star meglio economicamente.
Siamo fatti male, siamo una perenne contraddizione: nonostante prendiamo continue batoste, votiamo di male in peggio.
Non mi riferisco solo al caso Brexit. Ogni giorno “usciamo” di testa: questo è il nostro vero dramma. Un dramma personale, ma che si fa anche dramma sociale e politico.
Se non rientriamo al più presto nel profondo del nostro essere, là dove ci si sente o, meglio, si “è” aperti all’umanità (altro che Europa!), saremo sempre frantumanti interiormente, e esteriormente scissi in un mondo di continua frantumazione.
Ognuno pensa al proprio ego: un ego che si aggiunge ad altri ego fino a raggiungere quel tot di numero che è stabilito dalle opportunità economiche. Ed ecco che si parla di gruppi, di clan, di movimenti, di nazionalismi, dividendo così l’universo in tante isole, galleggianti a se stanti sull’oceano dell’umanità. Diciamo autonomie, con ponti levatoi, pronti ad abbassarsi allo straniero.
L’alienazione, ovvero l’essere fuori del proprio essere interiore, produce necessariamente questo processo di disintegrazione umana, ancor prima che socio-politica.
Non c’è ragione che possa far ragionare la massa, quando si è alienati, ovvero frantumanti nel proprio essere.
Il più grosso problema dell’alienazione sta nello stacco abissale tra lo spirito e il corpo, tra l’essere e l’avere, tra l’unità dell’essere e la disintegrazione dell’avere.
I populismi sono il frutto di tale disintegrazione; il popolo, chiamato a scegliere, sceglie con la pancia, opportunisticamente accarezzata dal leader disintegrato.
Ora, riportare l’uomo disintegrato nella realtà unitiva del proprio essere non sarà facile, tanto più che la Chiesa non dà una mano, preoccupata com’è di salvare anch’essa il proprio corpo, ovvero la struttura.
Combattere i nazionalismi sembra, perciò, un’impresa impossibile, visto che gli imbonitori hanno un consenso facile da parte di una massa di alienati.
Certo, questa Europa costruita sull’avere non potrà resistere ancora a lungo all’urto dei nazionalismi sempre pronti a far prevalere i loro interessi economici.
L’Europa va ripensata sull’essere. E non ritengo azzardato dire che bisognerà tornare a parlare di Mistica anche in politica. Già il termine “meta-politica” può indicarci la strada, ma non basta. Occorre scendere ancora più nel profondo dello spirito.
E attenzione: non si tratta di far valere le radici cristiane, visto che la Chiesa ha sempre combattuto la Mistica. Per Mistica intendo quel mondo interiore, quello dell’essere, che non ha etichette, non ha schemi, non ha faziosità, non ha modalità religiose.
Nell’essere c’è la radice dell’Umanità.

 

2 Commenti

  1. diogene ha detto:

    … a proposito di religioni e di Mistica:

    Dopo l’attacco terroristico a Parigi, il Dalai Lama ha esordito con la frase: «Ci sono giorni in cui penso che sarebbe meglio se non ci fossero le religioni.» Alla domanda cosa intendesse dire ha continuato così :

    «La conoscenza e la pratica della religione sono state utili, questo è vero per tutte le fedi. Oggi però non bastano più, spesso portano al fanatismo e all’intolleranza e in nome della religione si sono fatte e si fanno guerre. Nel 21° secolo abbiamo bisogno di una nuova etica che trascenda la religione. La nostra elementare spiritualità, la predisposizione verso l’amore, l’affetto e la gentilezza che tutti abbiamo dentro di noi a prescindere dalle nostre convinzioni sono molto più importanti della fede organizzata. A mio avviso, le persone possono fare a meno della religione, ma non possono stare senza i valori interiori e senza etica.» Dalai-Lama –

  2. GIANNI ha detto:

    Il tema è articolato e complesso, poichè vi rientrano aspetti economici, giuridici, istituzionali.
    Cerchiamo, per quanto possibile, di sintetizzare, facendo chiarezza.
    Il regno unito non ha mai fatto parte dell’eurozona, avendo continuato ad adottare la sterlina, nè ha mai avuto i limiti imposti ai membri dell’eurozona in fatto di politica monetaria.
    Tanto che certe funzioni hanno continuato ad essere svolte dalla banca nazionale inglese, non dalla BCE.
    Regole particolari di favore hanno continuato ad operare nel rapporto trs UE e britannici, e, quindi, perchè i britannici che hanno votato leave hanno deciso in tal senso?
    Probabilmente per una serie di motivi, che vanno dalle politiche dell’immigrazione al fatto di non ritenere conveniente un mercato unico, ed in effetti parrebbe che siano maggiori i flussi dell’export da UE verso G. Bretagna, che il contrario, al dissenso sullo stesso bilancio UE.
    Oggi gli economisti si arrovellano, cercando di capire se le cose andranno meglio o peggio, economicamente, ma non credo sia possibile dare una risposta preventiva, perchè se anche certi flussi mancheranno, del tipo import dall’UE, bisognerebbe vedere se questa domanda di mercato interna britannica verrà effettivamente soddisfatta da imprese nazionali, con vantaggio pertanto per i britannici stessi, o da altri, quali potrebbero essere gli USA.
    Detto questo, nel senso che di sicuro si crea incertezza, e non necessariamente si creano vantaggi economici (questione insomma che solo il futuro ci disvelerà..), una cosa invece è certa.
    Si può benissimo dissentire da come l’UE sinora ha funzionato (per quanto certi limiti i britannici comunque non li avevano), ma perchè è stata voluta l’UE?
    Certo, probabilmente anche per interessi economici, ma in primis per evitare quelle contrapposizioni che videro i paesi europei dar vita ad una prima e poi ad una seconda guerra mondiale.
    Già lo aveva capito Churchill, che voleva una società delle nazioni, proprio al fine di prevenire tutto questo.
    Qualcuno potrebbe pensare che una costruzione europea in tal senso non serva, visto che già esiste la NATO, ma probabilmente, senza unione europea, la stessa NaTo si indebolirebbe ulteriormente.
    Neppure la NATO, effettivamente, è riuscita a far venire meno certe tensioni internazionali, in particolare nei confronti del sempre presente orso russo, ma domandiamoci cosa succederebbe se anche l’unione europea venisse meno.
    Probabilmente si sgretolerebbe anche la NATO, e qualcuno, ad est, si sentirebbe libero di ulteriori aggressioni.
    Probabilmente l’UE, come del resto succede un po’ per tutte le vicende umane, non sarà la miglior costruzione di questo mondo, ma prima di buttarla a mare, si può pensare di riformarla in senso migliorativo.
    Probabilmente, i britannici che hanno voluto lasciare l’UE non hanno pensato a questo, fermo restando che, non avendo il referendum raggiunto un certo quorum, questo fatto lascia aperta la possibilità di far votare in parlamento una decisione che invalidi il voto stesso, come previsto dal diritto costituzionale britannico.
    Gli sviluppi futuri non sono ancora del tutto chiari, e non ci resta che attendere……

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