Tecnologia e tabula rasa umana

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Tecnologia e tabula rasa umana

Non sono un esperto, ma dicono che il mondo degli utenti di internet sia la prova evidente di una società complessata mentalmente e di un tale degrado morale da far pensare alle epoche peggiori della storia.
Basta poco, avere un sito o un blog, e subito si incontrano anime confuse, spettri vaganti, cervelli fusi, santerelle indemoniate.
Lo so. Bisognerebbe evitare il più possibile di far parte di questo mondo, rifiutando ad esempio facebook, usando internet il minimo indispensabile.
D’altronde, perché non renderci conto che il mondo è proprio quello che si rivela su internet, in tutta la sua miseria umana? È comodo starsene alla larga, e tenere ciascuno il proprio io lontano da ogni rischio di contaminazione. Ma il nostro io non è forse quello che, dietro ad una sigla anonima, svincolato da ogni timidezza, rivela la propria identità? Chi siamo noi in realtà?
Solitamente ci nascondiamo dietro quell’ipocrisia facciale che le convenienze sociali ci impongono, ma appena ci capita di usare una maschera, allora liberiamo ogni repressione, ogni tabù, ed ecco l’horrendum di casa nostra.
Ma cos’è questo “orrendo” che esce di prepotenza, quando cadono i tabù convenzionali? L’orrendo è ciò che noi “non siamo”, ovvero non appartiene al nostro essere umano più spirituale: è invece quell’insieme di vuoto che parla pensando di essere, è quel misto di un sapere presunto e di una ignoranza repressa, che si ritiene “soggetto pensante”, quando in realtà è solo oggetto vagante nel mondo di un consumismo imperante. 
Semplicemente, la società moderna è un complesso di tabule rase, su cui ciascuno scrive nel vuoto di una mente selvaggia. E poi parliamo di evoluzione? Certo, l’evoluzione c’è, ma è puramente tecnologica, la quale, in assenza di un pensiero, non fa che aggravare l’umanità, rendendola sempre più selvaggia. In altre parole, la tecnologia è al servizio della stupidità umana, e la porta al settimo cielo, verso una visibilità stratosferica.
La tecnologia, che procede senza l’evoluzione umana, è solo una forma che schiavizza e  alla fine produrrà effetti devastanti. Non mi sembra facile oggi conciliare tecnologia e umanità, ovvero con la coscienza umana. La tecnologia vola sulle ali della insipienza e della assoluta mancanza di valori.
Eppure, si dice, i diritti umani si fanno valere sempre di più, sembra che aumenti la sensibilità ai problemi ecologici, la Chiesa sta ottenendo un grande consenso. Ma è solo apparenza. La realtà, purtroppo, è un’altra. Appena l’io viene toccato nel proprio egoismo, salta tutto: fede, chiesa, diritti umani. L’essere si stacca dal proprio io, che prevale su dio, sulla patria, su ogni idea di umanità.
Fare tanti mea culpa a che servirebbe? Sì, sarebbe già qualcosa riconoscere dove sta il vero marcio di questa società maledetta, ma non basta tamponare, prendere qualche pasticca per far passare il mal di pancia o il mal di testa. C’è da fare una rivoluzione radicale: partire dal proprio essere, partire dal pensiero, ribaltare la cultura o il modo di concepire la vita.
Siamo alieni: fuori dal nostro essere. Ecco dove sta il vero male. L’alienazione porta ad un “modus vivendi” assolutamente folle, che ha ingranato la quinta, col favore di una tecnologia che è sfuggita dalle mani dell’Umanità, diventando un mostro, l’horrendum cosmico.
26 luglio 2015
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