Cronologia dei fatti e motivazioni ufficiali della rimozione di don Giorgio

 

 

Per i disattenti o per coloro che, per diversi motivi, non sono ancora venuti alla conoscenza dei fatti, è opportuno, per non dire necessario, farne una sintesi. Non basta leggere qualche titolo di giornale, che il più volte non fa che confondere le cose, o per ignoranza o per superficialità o per malafede.
Gli eventi sono così complessi e frenetici nel loro rincorrersi, tra articoli, e-mail, incontri ecc., che occorre avere una certa attenzione e obiettività.

Cronologia dei fatti e motivazioni ufficiali
della rimozione di don Giorgio

Hanno aspettato che io compissi i 75 anni, e puntualmente il 10 maggio di quest’anno è venuto da me don Maurizio Rolla, Vicario episcopale di zona, il quale, in breve, mi ha detto che d’ora in avanti avrei dovuto fare solo il residente o il pensionato, il che significava: fare il tappabuchi. Certo, potevo rimanere in casa canonica, ma senza poter fare più nulla di mio. Risposi che non mi sentivo di assistere di persona allo sfacelo della parrocchia. Non mi rimaneva che andarmene.
Don Rolla è tornato dieci giorni dopo, il 20 maggio, per portarmi la lettera della Congregazione del Clero, nella quale mi si diceva di togliere tutti gli articoli su Berlusconi. Approfittai per ribattere ancora il chiodo: perché me ne dovevo andare? Quali erano i veri motivi? Tornai a ribadire che, se dovevo fare solo il tappabuchi, preferivo lasciare Monte. Il Vicario mi disse che la sua missione era conclusa; aveva elementi sufficienti per fare un rapporto al Vicario Generale e al Cardinale.
Poco dopo la festa per il mio 50° di ordinazione sacerdotale, celebrata domenica 30 giugno, puntualmente il 13 luglio uscì il Vicario Generale, don Mario Delpini, per comunicarmi la mia rimozione da Monte. Senza aggiungere altro e senza possibilità di replica. Una pura formalità che poteva benissimo essere sostituita con una e-mail.
Da lì partì la protesta della Comunità di Monte. Ci trovammo con un gruppo di mamme e stabilimmo anzitutto di fissare un’Assemblea pubblica, per il 23 luglio. Qualche giorno prima, esattamente il 19, dietro a una mia sollecitazione, uscì di nuovo don Rolla, e durante l’incontro lo invitai a partecipare all’Assemblea. Ci pensò, poi decise di sì. L’assemblea, a cui parteciparono circa 170 persone, servì a far capire al Vicario che c’era tanta gente che si stava mobilitando sia contro la decisione di rimuovermi sia per avere chiarimenti anche sulla Comunità pastorale, nelle mani del parroco e del vice parroco, senza alcun controllo.
Don Rolla lasciò però tutti quanti scontenti per delle risposte del tutto evasive. Qualche giorno dopo, gli scrissi una lettera aperta accusandolo di aver agito come Ponzio Pilato. Nel frattempo mi interessai presso la curia milanese per sapere come inviare una lettera al Cardinale: fu in quell’occasione che seppi che Angelo Scola non riceveva i laici. La lettera, scritta da alcune mamme di Monte, gli venne spedita alla fine di luglio. Finora non ha avuto alcuna risposta. Inoltre mandai un’email al Vicario Generale per sapere se era possibile avere un incontro con lui. Mi rispose fissandolo per il 7 agosto. Il giorno stabilito venne da noi, qui a Monte. Ma anche questo incontro fu una delusione: le mamme rimasero profondamente amareggiate. Capirono che la decisione della mia rimozione era già presa. Qualche giorno dopo scrissi a Mons. Delpini una lunga e durissima lettera, in cui stigmatizzavo le incongruenze e le ipocrisie dei superiori, e attaccavo il Cardinale.
Nel frattempo maturò tra le mamme l’idea di scrivere a Papa Francesco. Si riunirono, e stesero la lettera, che verrà poi inviata mercoledì 21 agosto, accompagnata dal libro-ricordi che era stato preparato in occasione del mio cinquantesimo di Messa. Ho scritto un’altra lettera al Vicario, e l’ho inviata a mezzo posta elettronica lunedì 19 agosto. Mi ha risposto subito invitandomi di nuovo a un confronto, che ho accettato. Nel frattempo, sono venuto a conoscenza di altre cose riguardanti altri preti che avrebbero subìto umiliazioni da parte del Vicario Generale. Il che mi ha messo di nuovo sul chi va là. A seguito di una telefonata con il Parroco di Dolzago, il quale mi riferiva di uno scambio di email con don Delpini, ho inviato al Vicario Generale questa e-mail, abbastanza forte: «Ho sentito a mezzogiorno per telefono don Giorgio Salati, parroco di Dolzago, il quale giustamente è preoccupato per chi celebrerà ogni domenica la Messa a partire dal 1° settembre alle ore 18 nella sua parrocchia. Mi ha detto che Le ha inviato una email, e che Lei avrebbe risposto dicendo che vorrebbe incontrarmi settimana prossima. Sono disposto all’incontro purché si discuta sulla decisione di rimuovermi da Monte, ovvero se tale decisione è irrevocabile oppure no. Se è irrevocabile, non c’è più alcun motivo di incontrarci. Non intendo farmi umiliare da nessuno, neppure dal cardinale, e tanto meno sentirmi dire che devo obbedire, per volere di Dio. Sul dopo, ovvero su ciò che, per bontà vostra e di don Giorgio Salati, potrò fare per sentirmi ancora utile alla Diocesi milanese, non mi interessa più di tanto. Deciderò cosa fare: se ritirarmi o no. Rottame per rottame, preferisco rottamarmi a modo mio. Mi preme ora sapere se la mia rimozione da Monte è irrevocabile. Tutto qui. Aspetto una Sua risposta. Saluti, don Giorgio De Capitani». Ed ecco la risposta: «Non so quando sarà l'incontro. L'Arcivescovo ha ritenuto di dover riprendere la questione in modo più complessivo e quando arriveremo a orientamenti comunicabili mi farò premura di essere tempestivo. Un cordiale saluto, don Mario». Ora non ci rimane che aspettare. Nel frattempo però non spegniamo le nostre proteste, anche attraverso una pagina che è stata aperta su facebook, dal titolo:
“Un tam-tam di voci per don Giorgio, da Monte fino a Papa Francesco”.
don Giorgio De Capitani

In sintesi, le motivazioni addotte dai Superiori – i due Vicari, quello Episcopale di Lecco e quello Generale – sono principalmente due:
1. i litigi tra i tre preti della Comunità pastorale degenerati a tal punto da non essere più sopportabili;
2. la raggiunta età pensionabile di 75 anni.
Come si può facilmente constatare, queste motivazioni non stanno in piedi, o non sono sufficienti per arrivare a emettere una sentenza di condanna così dura nei riguardi di don Giorgio, o solo di don Giorgio, con la rimozione da Monte. È chiaro che dietro c’è ben altro: anche una questione politica. Ma c’è soprattutto una diversa visuale di fede: in contrapposizione ci sono due Chiese.

Vi presento da leggere la lettera che ho scritto al Vicario Generale il giorno prima che ci fosse l'incontro con le mamme. Tra parentesi in corsivo c'è il testo che le mamme mi hanno suggerito di togliere, per evitare di compromnettere lo stesso incontro.

A monsignor Mario Delpini
Vicario Generale della Diocesi di Milano

(versione integrale:
in corsivo tra parentesi quadra il pezzo tagliato)

Mercoledì 7 agosto, verso le ore 17, come d’accordo Lei s’incontrerà qui a Monte con tre mamme e una ragazza della mia comunità. Dico ancora “mia”, perché in ogni caso farà sempre parte della mia vita sacerdotale.
La pregherei di ascoltarle con particolare attenzione. In questi giorni ci siamo più volte incontrati, anche per capire come (nel sempre breve spazio di tempo di un incontro) porre nella migliore efficacia possibile alcune domande che la gente di Monte (e non solo di Monte) si sta facendo, tra tanti dubbi unitamente a tanta preoccupazione di dovermi perdere. Sì, i perché sono tanti, e la comunità vorrebbe che Lei rispondesse chiaramente almeno al perché si metta un prete nella condizione di lasciare tutto, come se ormai non si avesse più bisogno di lui. Il cardinal Martini, nei tredici anni in cui sono stato a sua completa disposizione, mi ripeteva spesso: “Don Giorgio, io ho bisogno che tu mi aiuti, la diocesi milanese è grande!”. Ora sento che la Diocesi voglia fare a meno dei suoi preti, almeno di quelli che potrebbero aiutarla senza dover per forza entrare in quella struttura di cui lo stesso Martini soffriva la rigidità.
Tre anni fa, senza alcun motivo, mi hanno tolto gli incarichi pastorali. Almeno una giustificazione! No. Nonostante tutto, senza che i superiori me lo avessero proibito, ho continuato a condurre la parrocchia di Monte, con l’impegno di collaborare con la Comunità pastorale. Poi è successo che, per la chiusura pastorale spaventosa del parroco don Roberto (guarda caso, nominato proprio in quel periodo in cui mi avevano messo in pensione forzata), abbiamo subito iniziato (non solo io, anche gli altri due collaboratori) a discutere, anche animatamente, per riuscire a trovare un’intesa sul modo di condurre la Comunità pastorale nel rispetto delle identità di ciascuna parrocchia. No, tutto doveva essere omologato, tutto doveva rientrare in una concezione pastorale a dir poco pre-conciliare. Questo non potevamo accettarlo. Ed è così che a poco a poco si è creata quella scissione soprattutto tra la Parrocchia di Monte e la Comunità pastorale, tanto più che la mia parrocchia aveva già preso il largo, e lo dico anche con orgoglio.
Lei immagina una comunità, che ha già fatto un certo percorso di fede, doversi di colpo fermare, peggio tornare indietro? Questo non lo potevo accettare. Nonostante tentativi e sforzi di dialogo, tutto risultò inutile, secondo quel detto autoritario: “Io sono il parroco, perciò decido a modo mio!”. E così don Mario Bonfanti se ne andò anche dalla Chiesa cattolica, così don Benjamin dovette lasciare Santa Maria, ed ora tocca a me? Ma un parroco non deve essere anzitutto un padre? Ma che padre è mai quando non fa altro che denunciare i suoi collaboratori? Poi arrivò don Luca che fece il resto. In un anno è riuscito a distruggere ciò che don Roberto, nella sua debolezza anche fisica, non era riuscito ancora a fare. Quest’anno, non lo dico io, ma tutti quanti, la Comunità pastorale ha toccato il fondo, distrutta in ogni suo organismo. Ed io dovevo starmene a guardare? Ho continuato a guidare la mia parrocchia ottenendo sempre più collaborazione e consenso per il mio modo di vedere la Chiesa, tuttavia ho cercato di far presente ai superiori la situazione della Comunità pastorale. Il mese di settembre dello scorso anno ho detto più volte all’allora neo vicario episcopale, don Maurizio Rolla, di riunire il Direttivo per chiarire le cose. Nulla. Tutto è andato avanti sotto un regime a due che ha imposto un ritmo veramente “infernale”. Bersagliato, odiato senza una ragione da don Luca, che sinceramente non conosco neppure di viso (l’ho visto solo una volta il mese di marzo del 2012!), ciò che mi preoccupava era solo poter “salvare” la mia parrocchia tenendola fuori da ogni bega di una comunità allo sfascio. Sotto lo sguardo “indifferente” di chi doveva intervenire, ma non è mai intervenuto. Ma ecco che, appena compiuti i 75 anni, don Rolla è venuto a dirmi che ora dovevo fare solo il “residente”. In che senso? risposi. È chiaro che restare a Monte facendo solo il residente, lasciando così che la mia parrocchia subisse le manie di una pastorale senza capo né coda, quella imposta da don Luca e da don Roberto, sarebbe stato per me una umiliazione e una sconfitta per la comunità di Monte. Non mi dica che io ho accettato di andarmene da Monte. La verità è che sono stato messo nella condizione di non restare. E dove andrò? A celebrare solo una Messa la domenica sera a Dolzago! Ma vi rendete conto che in tal modo mi distruggete? O meglio, volete distruggere ciò che da anni sto portando avanti: una visuale di Chiesa che non è certo quella anti-conciliare, ma che, guarda caso, sembra più in linea con quella di papa Francesco. La gente qui continua a ripetere: Papa Francesco dice le stesse cose che da anni don Giorgio sta dicendo!
Forse qui dovrei chiarire meglio. Il vero problema che riguarda la Comunità S. Antonio abate della Valletta non riguarda tanto il rapporto tra i tre preti, e neppure il criterio con cui si organizzano le attività, ma riguarda il modo completamente diverso di vedere la pastorale, che naturalmente dipende dalla visuale che si ha della Chiesa. [E penso che anche questo sia il problema conflittuale che c’è tra la mia visuale di fede e di Chiesa e quella di una diocesi che di colpo ha interrotto una tradizione che si stava creando: quella di Montini, di Martini e di Tettamanzi. Perché nascondere la testa sotto la sabbia? Ed ecco la domanda: dietro questa mia rimozione c’è forse il volere del cardinale che fin dall’inizio ho contestato per il modo con cui è stato nominato? Certo, le mie potevano essere solo illazioni, ma il tempo forse mi sta dando ragione. Mi fossi anche sbagliato, la mia fosse stata pura cattiveria, anche qui un vescovo non è forse un padre? Colombo mi ha più volte ripreso e mi ha chiamato in curia, con martini era un continuo scambiarci lettere e colloqui, così con Tettamanzi. E Scola finora mi ha totalmente ignorato, come se fossi un pazzerello! Chiaro: la mia visuale di fede è all’opposto della sua.
Perciò, dovete smetterla di tirar fuori la storia della mia età o la storiella della Comunità pastorale. Qui è in gioco un modo diverso di vedere la Chiesa. Abbiate almeno il coraggio di dirlo.
Con Martini e Tettamanzi non ho mai avuto problemi di questo tipo, casomai sul mio modo di esporre le mie idee. Tettamanzi mi raccomandava di dire qualche parolaccia in meno. Ma sulle idee eravamo d’accordo! E alla domanda: Eminenza, non mi proibisca di dire la mia sulla Chiesa ecc.? Risposta: Chi te lo proibisce? Capivano che, nella posizione in cui si trovavano, non potevano dire certe cose, e perciò mi lasciavano parlare. Non è questo che dovrebbe fare un vescovo? Lasciar parlare i suoi preti più dissidenti? Ma questo può succedere quando si è in sintonia di idee, ma quando, come per Scola, non si è in sintonia, allora è logico che si approfitta dell’età per trovare tutte le scuse possibili per far tacere un prete. Questo l’ho capito! Ma questo la gente non lo vuole capire. La gente, Scola o non Scola, capisce solo una cosa:]
oggi la Chiesa non può più essere chiusa all’Umanità, deve aprirsi allo Spirito di libertà, che non può soffocare in una struttura mortificante, non può essere legato all’ordine o alla obbedienza cieca e supina. Tettamanzi in un incontro mi ha detto: “Don Giorgio, il nostro punto di riferimento è anzitutto Cristo, poi… la Chiesa!”. Questa è la risposta che da tempo mi aspettavo. [Non mi pare che oggi la Chiesa ambrosiana, nel suo vescovo e nella sua gerarchia, mi risponderebbe allo stesso modo].
So di diocesi che lasciano una certa libertà alle comunità di base, altre chiudono un occhio. Ma è mai possibile che nella diocesi più grande del mondo non possano esistere delle eccezioni? Certo, è impossibile, con un cardinale che ha una visione di fede che non sembra in linea con la Chiesa di Francesco.
Le chiedo ancora: ascolti con attenzione le mamme che mercoledì sera Le esporranno i loro perché e le ragioni della loro protesta. In tanti riconoscono in Monte uno stile diverso anche quando protestano. Ma lo stile non esclude determinazione. E non vorrei che si giungesse ad una rottura insanabile. Ciò potrebbe recare qualche danno alla immagine della diocesi milanese. Si dialoga, finché si può. Poi, terremo presenti le parole di Tettamanzi: Prima Cristo, poi la Chiesa (naturalmente intendeva quella istituzionale)!
Cordiali saluti
don Giorgio De Capitani     
           

9 Commenti

  1. coguaro ha detto:

    Che bella immagine si è costruita questa Chiesa, che come dottrina ha l’estetica e l’ambizione! Continuate ad inquisire…continuate!!! Sarete presto inquisiti anche voi, che vi nutrite del pane del potere e bevete dal calice della falsità! Non voglio citare nessuna profezia, per voi vertici ecclesiastici, che siete per i giusti un po’ Erode un po’ Pilato! Verrà comunque quel giorno che inchioderà i potenti ed i collusi con essi! La gente sana è stanca di vedere lo sfarzo e le parole inutili con cui vi ammantate! Se come penso, il vento di rinnovamento partirà da Papa Francesco, sarà questa la vostra nefasta profezia, igiene della Chiesa attuale, per tornare ad un sincero cammino, con chi ha gridato di dolore nella ricerca della vera giustizia, non trovando le porte della sincerità e carità spalancate! Per entrare nei tortuosi meandri della vostra casta bisogna asservirsi come i diversi gradi della Massoneria! Chi è mite come san Francesco non vi ha mai fatto paura! Perchè cristtianamente non era investito da alcun potere ne poteva intaccare il vostro! Vi hanno dato sempre fastidio le persone reattive, che aprono gli occhi alla gente come Don Giorgio e tutta la schiera di preti degni storicamente che non cito perchè ben conosciamo! Questo Francesco non ancora tra i santi però…sarà la vostra Nemesi! Pentitevi!!!

  2. Giuseppe ha detto:

    Piccoli uomini che pensano di essere grandi prelati e gestiscono il loro minuscolo potere come se fossero sovrani assoluti… assolutamente scandaloso…

  3. Patrizia 1 ha detto:

    Non riceve i laici:Semplicemente agghiacciante!
    E Papa Francesco che telefona personalmente alla gente?
    E non sarebbe il caso che a dimettersi non sia solo il Berla, ma anche chi gli ha fatto da “insegnante”?
    (Complimenti per i risultati).

    • Agostino ha detto:

      Papa Francesco? Ve lo girate come volete voi. Ma non è delle vostre truppe cammellate, e lo si vede dalle sue preese di posizione su certi temi. Vediamo:

      1) ABORTO (dal “fatto quotidiano”, giornale VERGOGNOSO): http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/12/aborto-papa-francesco-difendere-sempre-vita-sin-dal-concepimento/683060/

      2) CELIBATO DEI PRETI:“Io sono a favore del mantenimento del celibato, con tutti i pro e i contro che comporta, perché sono dieci secoli di esperienze positive più che di errori” (Card. Bergoglio)

      3) UNIONI GAY (tra parentesi, rispetto TUTTI): “L’omosessualità è sempre esistita ma non era mai successo nella storia che si cercasse di darle lo stesso status del matrimonio”.

      Come vede, cara Patrizia, c’è un Papa Francesco che vi immaginate voi e un Papa Francesco ben più reale, in continuità con i due precedenti (e grandissimi) pontefici.

  4. GIANNI ha detto:

    Ho già provato a lasciare un commento, ma dev’essersi perso…
    Sintetizzando:
    Dalla cronologia dei fatti emergono talune cose, alcune chiare, altre decisamente no.
    CHiara la diversa visione di fede e di chiesa rispetto a Scola ed ai due sacerdoti della comunità, con cui tu, don Giorgio, hai bisticciato.
    Preti che probabilmente la pensano come Scola.
    Ma NON capisco perchè ai tempi di Tettamanzi ti tolsero gli incarichi pastorali.
    Eppure, con questo vescovo, non la pensavi allo stesso modo?
    Secondo te perchè?

  5. gianfranco ha detto:

    caro don giorgio,spero che questo papa ti faccia giustizia,il caro vicario vuole tutti preti come don verzè

  6. giovanni ha detto:

    don Giorgio
    una cosa mi lascia molto amareggiato: come é possibile che un Vescovo,il card.Scola, non degni di una minima considerazione, anche per un “cazziatone”, un suo prete che HA SPESO TUTTA LA VITA per la Chiesa di Milano ?
    Questo é molto brutto e certo non depone a favore delle qualità dell'”uomo”Scola !

    • simbad il marinaio ha detto:

      Il mio commento/risposta, si deve intendere come ordinaria opinione. Nient’altro.

      Durante il “processo” alla Comunità di Monte e sopratutto al Suo Pastore,in parallelo si sono realizzati processi, dinamiche, vicende,addirittura storiche, e all’interno della Chiesa, e all’interno della “Politica italiana” e forse, la politica, un tantino troppo “Indigena e autoctona”.Più semplicemente con residenza Lombarda. O no?

      A Maggio (è bene verificare), e scusate, la mia personale memoria, faceva e fa fatica a codificare date, notizie, verdetti, opinioni e tutto il resto.
      Non è neppure questione di modestia o d’altra virtù assenti, ma l’età migliora poco la memoria.Io parlo per me, sia chiaro.

      Dunque, farei l’ipotesi che un capo della Chiesa, e un “principe” della politica “indigena ed autoctona”,non possono ora accedere a quel “cerimoniale peloso” per pensare, suggerire, praticare, maneggiare,decidere.

      Meglio lasciare un pò tutto tra le nuvole. Un pò sospeso. Al massimo un :”ci pensi Lei, o pensateci voi. Del resto io son qui da poco, non sono del tutto al didentro, nè al difuori. Insomma preparate il catino con acqua e sapone, poi si vedrà!”.

      Tanto spero ed auguro che possiamo, almeno un pochino sorridere, per certi personaggi, magari molto “creativi”, per carità! Ora però ci sono le condizioni “meteorologiche”, per cui potrebbero togliere gli ormeggi e navigare al largo. La meta possono sceglierla loro. Ci mancherebbe!

      Temo, seriamente, che una motivazione, davvero vera, davvero verace, potenzialmente farebbe “crollare” la “Chiesa indigena” e la “politica autoctona”.

      E allora?
      Allora credo che la Comunità di Monte, la Comunità on-line, e il loro Pastore possono stare serene.

      Il Pastore, ordinariamente conduce. Conduce sempre al luogo confortevole. E’ la mia opinione. Grazie e auguri di ogni bene. Nessuno escluso.

  7. GIANNI ha detto:

    Riesco forse ora a capire qualche elemento ulteriore, rispetto ai precedenti articoli.
    Quindi:
    1) esiste un contrasto con altri due preti.
    2) Gli incarichi già sono stati tolti 3 anni fa.
    Cosa dedurne?
    Evidentemente, che quei due sacerdoti sono invece allineati con un diverso concetto di chiesa, consono a quello di Scola, immagino.
    E, però, c’è una cosa che non capisco.
    Ossia: la diversa visuale di fede e di chiesa, come causa principale degli eventi, è chiara, ma….
    3 anni fa non era vescovo di Milano Tettamanzi?
    Quindi, quegli incarichi non furono tolTi sotto l’episcopato di Scola, ma allora, perchè far rientrare Tettamanzi tra i vescovi con cui c’era una condivisione della stessa concezione di chiesa e di fede?
    In effetti, questo è un aspetto che non mi è chiaro.
    Ossia; capirei se quegli incarichi li avesse levati Scola, ma perchè Tettamanzi lo fece?

Lascia un Commento

CAPTCHA
*