Un’oasi di creatività artistica, in un angolo di bosco che ora rivive

di don Giorgio De Capitani
Antonio Colombo è un grande “signore”, nel senso più pieno della parola: signore nell’animo e nello spirito.
Oramai in pensione,  non si è mai arreso alla sua creatività. Da anni, da quando ha lasciato la sua attività di panettiere, che tutti ricordano ancora in paese per la sua nobiltà d’animo, e si era comperato un appezzamento di terra destinata a bosco, a poco a poco ha saputo trasformarlo in un’oasi di capolavori artistici e di meditazione per chi, frastornato dalla vita quotidiana, vuole trovare un momento di relax spirituale.
All’antica, ma ricchissimo di spirito giovanile da far invidia ai ragazzi di oggi, il “signor” Antonio, nonostante la sua veneranda età e qualche problema di vista, continua imperterrito ogni giorno, se il tempo lo permette, a visitare la sua oasi, a curarla, ad amarla, aggiungendovi altri capolavori. Dire capolavori è poco, quando ogni cosa è del tutto originale, con il ricupero “intelligente” anche delle cose più inutili.
Ma ciò che ancor più colpisce il visitatore attento è il rispetto per la natura, quell’aver saputo creare in ogni angolo un gioiello incastonato con arte.
Ed ecco: la chiesetta, il castello (ricostruiti nei minimi particolari, illuminati con un pannello solare), la stalla con gli animali, il lavatoio con la donna intenta a lavare i panni, la fontana con i pesciolini rossi, il faro che domina la valle… Sono solo alcuni di questi gioielli. Da notare: le frasi del tutto originali, scritte sul sasso e sul legno, che rivelano quanta saggezza avessero i nostri vecchi, e che Antonio ha voluto trasmettere alle nuove generazioni. Ma i giovani ne faranno tesoro?
Quasi dimenticavo di dire che Antonio è originario di Asso, frazione Maglio. Il sindaco, qualche anno fa, ha ringraziato pubblicamente, con un attestato, l’opera creativa di Antonio. E mi dimenticavo di dire che Antonio sa fare di tutto: l’artigiano, il pittore, lo scultore, il muratore, oltre che il contadino.
Sinceramente, in queste nostre zone della Brianza, non ho ancora notato (forse sono cieco!) l’ingegnosità di qualcuno che abbia saputo amare tanto il suo pezzo di terra da renderlo un’immagine di quel Dio creatore, che non ci ha dato la terra solo per sfruttarla e, men che meno, per specularci sopra. Certo, si tirano fuori nobili ideali, ma solo per ottenere sovvenzioni economiche. E la gente talora abbocca!
Una cosa mi ha fatto riflettere visitando il piccolo eden di Antonio: è la gratuità. Sì, ha creato anche un piccolo orto, che quasi quasi non lo si nota, ma il tutto è un invito alla gratuità. Non ti viene voglia di dire: “Apprendo, e porto a casa l’idea per guadagnarci sopra”. No! Tutto è un invito a contemplare, per arricchire quell’essere profondo che c’è in noi, ma che purtroppo viene mortificato dall’avere. E non c’è solo l’avere che si consuma, ma anche l’avere che consuma chi lo desidera più dell’essere. Il desiderio di un avere smodato è una malattia ben più di grave di chi possiede, e si accontenta del poco che ha.  

 

 

 

 

2 Commenti

  1. lina ha detto:

    Bellissimo! Complimenti e grazie ad Antonio.

  2. Patrizia ha detto:

    Oltre che è un idea geniale, è anche un opera d’arte.
    Grazie al signor Antonio.

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