Prima o poi, lo Spirito santo s’incazzerà!

di don Giorgio De Capitani
Ogni giorno che passa
aumenta in me la convinzione
che noi ambrosiani siamo stati veramente puniti.
Una ragione c’è, ed è che siamo figli del ben-avere,
e che soprattutto in questi ultimi anni
produciamo vocazioni del ben-avere.
Dire che sia lo Spirito santo
a far nascere nei cuori la vocazione religiosa
beh, ce ne vuole di coraggio e di spudoratezza!
I preti ambrosiani sono sempre stati praticoni,
anche affaristi, con il “male della pietra”:
tuttavia, non possiamo negare che, se non altro,
qualche vescovo dal forte richiamo interiore
lo Spirito santo ce lo donava.
Vescovi mal compresi, anche emarginati,
mai contestati apertamente
secondo il principio tipicamente meneghino:
“borbotta pure, ma salva la sedia!”.
I preti ambrosiani sono forse stati i primi
a concepire l’obbedienza secondo il criterio opportunistico:
“obbedisco al mio vescovo,
ma che se ne stia lontano dalla mia comunità:
a casa mia faccio come mi pare e piace!”,
lasciando nel suo brodo il pastore,
poco meno la veneranda curia quando fa pagare le tasse.
Non dico che sarebbe facile per un vescovo
dare una svolta radicale alla diocesi milanese,
a partire dal suo clero.
Visti i precedenti, i credenti sono gnucchi,
le comunità cristiane sono gnucche,
il clero è ancor più gnucco.
Ma a maggior ragione bisogna rischiare
di rompere la testa ai credenti, alle comunità e al clero,
partendo da un apostolato rivoluzionario:
un apostolato con la forza interiore dello Spirito!
Non c’è altra via!
Continuare a cambiare rattoppi, a mettere nuove pezze,
a puntare sull’efficientismo, sulle cose da fare e programmare,
a indire inutili Sinodi minori o maggiori,
senza tentare di cambiare un po’ la testa
è tutto lavoro inutile, un perditempo,
tarpare le ali allo Spirito.
Sognavo un vescovo che osasse,
che puntasse in alto, che parlasse di Spirito:
è stato solo un desiderio,
in realtà siamo stati ancora puniti,
ma stavolta la punizione va ben oltre la sopportabilità.
È ora di urlare:
Spirito santo, intervieni!
Siamo nelle mani di un presuntuoso,
a cui il potere ha tolto anche il cuore,
supposto che prima ce l’avesse.
Un “piccoletto” che si crede l’unica guida della Milano per-bene,
anche civile e non solo religiosa,
e non capisce, proprio è un gnucco!,
che bisogna puntare in alto, molto in alto,
perché è di questo che la gente ha bisogno.
Passi il Discorso alla Città nella vigilia del patrono di Milano:
un discorso tutto pelle!
Ma ascoltando le omelie natalizie
mi sono convinto che siamo ben sopra la pelle:
c’è sempre una pelle che ricopre la pelle,
e il neo vescovo milanese ama ricoprire le pelle di altra pelle,
di una parola fredda, noiosa, ripetitiva,
ben lontana dal Logos divino, che è Spirito.
Eppure la città di Milano e la diocesi ambrosiana
avrebbero urgentemente bisogno di essere scosse nello Spirito,
perché solo nello Spirito lo spirito dell’essere umano potrà rivivere.
Avanti così, Delpini, e ti troverai una diocesi a pezzi,
ma non ti accorgerai perché sui pezzi
stai distendendo una grossa pelle
tale da coprire il respiro dell’essere umano.
Sei partito con il piede sbagliato!
No, in realtà stai facendo così come ti ordina il papa di fare:
punire noi ambrosiani tutta pelle, solo pelle,
A te il compito di farci un po’ di solletico.
Ma io mi ribello, in nome di quello Spirito
che è la realtà interiore dell’essere umano.
Durerai poco!
Lo Spirito prima o poi s’incazzerà!

 

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