Picconatori dello Stato, ma a che pro?

di don Giorgio De Capitani

Il conflitto che da tempo si sta trascinando tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e la procura di Palermo a riguardo delle intercettazioni telefoniche avvenute tra il Presidente della Repubblica e il senatore Nicola Mancino, ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, ex ministro dell'Interno e ex presidente del Senato, indagato dai giudici palermitani per falsa testimonianza nell’inchiesta del 1992-1993 sulle trattative Stato-mafia, sinceramente mi pone forti dubbi, e lo dico senza mezzi termini, sulla opportunità di mettere sotto accusa la maggiore carica istituzionale. Perché lo si fa? A parte il protagonismo-vittimismo di certi magistrati, vedi Antonio Ingroia che si crede il pupillo e l’erede di Falcone e Borsellino, ci sono i soliti fondamentalisti difensori della giustizia, vedi Grillo, Di Pietro, Travaglio, quelli de la Repubblica, di Micromega ecc. che quasi si divertono nel trovare scorrettezze istituzionali, forse per il gusto di vedere l’intera nazione in mutande o, ancor peggio, denudata fino a mostrare le proprie vergogne, in senso biblico. Io sinceramente a questo gioco al massacro non ci sto, anche perché dubito della rettitudine di questi censori, pronti a cambiare obiettivo appena capiscono che il gioco sta per finire. Non dico che Giorgio Napolitano sia il migliore presidente che la nostra repubblica abbia mai avuto. È ancora presto per emettere giudizi. Forse poteva essere più deciso e meno accondiscendente con Berlusconi. Non intendo tuttavia fare dietrologia. Ora come ora, perché accanirsi contro i poteri dello Stato, quando tutti sanno in quale momento difficile ci troviamo, e non solo per la crisi economica, ma anche per una grave deficienza della politica che è letteralmente allo sbando? Qual è lo scopo di questo accanimento? Amore per la giustizia? Amore per lo Stato democratico? Queste balle andate a raccontarle agli allocchi!

Questi picconatori dello Stato, più per mestiere che per professione, o forse pagati chissà da chi, a che cosa mirano? A prendersi loro il potere? Non penso che sarebbero neppure capaci di resistere un solo giorno, travolti dalla loro stessa inettitudine, tanto più che finora non hanno nemmeno dimostrato di avere una benché minima Idea di Democrazia. Oltre a battere il chiodo della giustizia – intesa nella sua accezione puramente legalistica – quale grande nobile progetto di Società hanno in mente i vari Grillo, Di Pietro, Travaglio, quelli de la Repubblica, di Micromega e company? Attendo una risposta, grazie!

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6 Commenti

  1. Geppo ha detto:

    Caro Don Giorgio,
    fino ad oggi l’ho sempre letta con piacere condividendo più o meno tutto quello che diceva. In questo post, se lo lasci dire, ha preso una cantonata micidiale. Proprio perchè il presidente della repubblica napolitano (volutamente in minuscolo)deve essere un Cittadino come tutti gli altri deve essere al di sopra di ogni sospetto. E in questo caso, a conferma di molte altre sue ombre degli anni passati, non lo è stato. E ogni giorno che passa peggiora ulteriormente la sua posizione arrivando addirittura a farsi ricattare da quel minuscolo omino infido che risiede ad Arcore. Purtroppo mi sembrava di aver capito che per Lei la giustizia fosse al di sopra di tutto. Evidentemente mi ero sbagliato.
    Spero che in futuro si ricreda su quello che ha scritto.

  2. Giuseppe ha detto:

    Di qualcosa bisogna pur parlare e visto che lo spread, il pil, il mibtel e gli altri termini tecnici della crisi, non sono più parole misteriose con cui nutrire l’uditorio inconsapevole, perché non tirare fuori il conflitto istituzionale tra poteri dello stato? Personalmente, anche se so bene che la nostra realtà è diversa, non trovo scandaloso che “casualmente” venga intercettato perfino il presidente della repubblica. Se così non fosse non sarebbe mai venuto alla luce lo scandalo Watergate e Nixon, nonostante tutto, avrebbe concluso indisturbato il suo mandato. Oltretutto, la reazione di Napolitano, anche se comprensibile, qualche perplessità la suscita. Così come è quanto meno sospetto che Mancino, indagato per falsa testimonianza chieda aiuto proprio al presidente. Riconosco che per alcuni giornalisti, che magari sorvolano sugli eccessi di Grillo (quando non simpatizzano per lui) c’è quasi un bisogno viscerale di cercare scandali ed alimentarli con la propria verve polemica, ma che la categoria dell’informazione sia piuttosto avventurosa è ormai noto a tutti.

  3. bobby sands ha detto:

    riguardo a lenin indicato come “luminoso esempio” vorrei ricordare che la frase “il lavoro rende liberi” scritto all’ingresso dei campi di concentramento nazisti fu copiata pari-pari dal russo quando i gerarchi nazisti andarono a “imparare come si fa” da lenin.
    falce e martello e svastica sono stati 2 orrori che speriamo non si possano ripetere mai più.
    meno male che napolitano si è ravveduto (penso anche alla sua presa di posizione sull’ungheria nel ’56) l’unica cosa che gli rimprovero è di aver (in tempo passato) aver avuto tanto in odio l’uomo da non aver fatto battezzare i propri figli.
    p.s. allego parte di una pagina di wikipedia
    In seguito all’avvento al potere dei comunisti in Russia (1917-18), la proprietà dell’arcipelago venne requisita dallo Stato. Con un decreto firmato da Lenin, gli edifici del monastero furono espropriati e riconvertiti in Solovkij Lager’ Osobogo Naznachenia (SLON) [2], vale a dire «Campo per scopi speciali». L’acronimo contiene un gioco di parole: slon, in lingua russa, significa ‘elefante’ [3].
    Un campo di lavori forzati fu aperto, in una delle isole, nel 1920 dai bolscevichi per i prigionieri della guerra civile.
    Le isole furono scelte come luogo di detenzione di prigionieri politici in seguito ad un avvenimento accaduto nel 1923. In quell’anno, in una prigione a Vjatka (Oblast di Kirov), alcuni reclusi avevano inscenato una protesta clamorosa dandosi fuoco. Il fatto provocò una profonda emozione nella società russa. Il governo decise allora di trasportare i prigionieri in luoghi di detenzione il più possibile lontani dalle città.
    Si pensò alle isole Solovki: l’arcipelago è situato a 1.200 km da Mosca e 700 da Leningrado, abbastanza lontano affinché l’eco di eventuali rivolte non potesse giungere fino alle orecchie del popolo russo. Il primo contingente di detenuti politici, cinquecento, arrivò nell’arcipelago nel giugno del 1923.
    Uno dopo l’altro, vennero aperti campi di detenzione su tutte le isole. Negli anni seguenti, oltre agli oppositori politici, furono inviati alle Solovki criminali comuni, religiosi, membri dell’alta società zarista.

    Dati e cifre [modifica]

    « Lavori quanto mangi. »

    (Regola fondamentale dei campi di lavoro forzato in URSS)

    Ecco l’impressione che ricevette un prigioniero, quando entrò per la prima volta nel dormitorio:

    « La nostra camerata conteneva 70 uomini. Sdraiati sui pancacci, nessuno parlava. Ispira un senso di orrore il silenzio mortale di 70 persone, instupidite dall’accoglienza ricevuta a Kem’ e dal trasbordo sulla nave gremita fino a scoppiare, annichiliti dalla sensazione di aver toccato il fondo dell’inferno mettendo piede alle Solovki. Probabilmente ciascuno rimuginava la fine che lo attendeva… Nella testa ottusa neppure un pensiero. Mi muovo come un automa, ho perso la cognizione del tempo e dello spazio. »

    (Michail Nichonov, 1928)

    Nell’arco di sedici anni, dal 1923 al 1939, transitarono dalle Isole Solovki 850.000 prigionieri.
    Nel 1929 si contavano nelle sei isole 39 campi di lavoro. La detenzione arrivò a riguardare fino a 70.000 persone in contemporanea. Negli anni trenta i detenuti più rappresentati erano, sorprendentemente, contadini (il 67% dei reclusi).
    Le condizioni di vita nel campo erano pessime. L’indice di mortalità era altissimo. Le principali cause di decesso furono: dissenteria, scorbuto, tubercolosi, tifo petecchiale. Nel solo inverno 1929-30 si svilupparono 25.500 casi di tifo, colpendo quasi la metà dei coscritti.
    Nel campo si effettuarono due fucilazioni di massa: nel 1929 e nell’ottobre del 1937: in questa seconda circostanza vennero giustiziati 1.115 detenuti, di cui 500 in una sola notte.
    Negli anni sessanta il campo di lavoro è stato progressivamente spopolato. I gulag vennero chiusi nel 1990, all’indomani dello scioglimento dell’URSS.

    Aleksandr Solzhenicyn ne fece il prototipo dell’universo concentrazionario sovietico nella celeberrima opera Arcipelago Gulag (1973): «La specificità del Gulag è frutto dei principii sperimentati alle Isole Solovki: l’utilizzo dei forzati per risparmiare, il prolungamento arbitrario della detenzione con nuove condanne all’esilio, la subordinazione dei detenuti politici ai criminali, l’interdipendenza tra razione alimentare e lavoro e, infine, l’umiliazione costante dei prigionieri attraverso un regime che calpesta i diritti umani più elementari» [4].
    Secondo una ricerca storica pubblicata nel 2009 [5] Adolf Hitler, ben prima della sua ascesa al potere (datata gennaio 1933) avrebbe mandato suoi emissari nelle isole Solovki per “studiare” il sistema concentrazionario sovietico. I risultati avrebbero soddisfatto gli inviati di Hitler, tanto che la Germania nazista avrebbe creato la propria rete di lager sul modello dei campi di lavoro sovietici. Tale tesi riprende di fatto quanto sostenuto dallo storico Ernst Nolte, nel suo saggio La guerra civile europea, 1917-1945. Nazionalsocialismo e bolscevismo, del 1987. In questo studio, l’autore elabora la cosiddetta teoria del nesso causale, secondo cui il gulag sarebbe sostanzialmente il “prius logico e fattuale” di Auschwitz e di tutto l’universo concentrazionario nazista.

  4. Salvatore Testa ha detto:

    Don Giorgio forse lei a sua insaputa, non si accorge di essere un berlusconiano di ferro (Monti è Berlusconi con il loden verde). Complimenti. Di Pietro e Grillo sono pagati da qualcuno? Non capisco se lei scherza o parla sul serio?

  5. paolo69 ha detto:

    «La figura di Lenin, teorico e artefice della prima grande rivoluzione socialista, è oggi, per i giovani che si schierano contro il capitalismo, un luminoso punto di riferimento» Chi l’ha scritta? Castro, Kim-yong-hun, Bertinotti… macché: Giorgio Napolitano nell’aprile 1970. E’ una delle tante frasi comuniste-comuniste che si trovano nel libro qui sotto dette e scritte dal nostro Presidente della Repubblica quando era dirigente e deputato al nazionale del P.C.I.

    Libro: “IL COMPAGNO NAPOLITANO” Idee e ideali di Giorgio Napolitano dirigente del Partito comunista italiano A cura di Lanfranco Palazzolo Prefazione di Giorgio Galli Pagg. 270 – € 20,00 ISBN 978-88-7953-235-8 Edizioni Kaos

    Napolitano…d’accordo per una classe dirigente italiana sostanzialmente immorale, superficiale, ignorante e corrotta è un personaggio decoroso, assolutamente “presentabile” di una “certa” onorabilità etica, però a differenza di quanto dicono di Lui i detrattori diciamo “totali” il Suo limite non è che “è stato comunista” ma che non lo è più da troppi anni, e non tanto principalmente nell’ideologia quanto invece nel rigore morale (che era piuttosto radicato nel vecchio P.C.I. certo più che nella D.C.) che mi sarei aspettato nel combattere Berlusconi e il berlusconismo essendosi invece strettamente limitato a puri interventi di incostituzionalità delle Leggi criminali che il flagello, l’Attila dell’Italia contemporanea (alias Mister B.) cercava di far passare e forse neppure a questo minimo.Da notare che la controversia di cui scrive la riflessione del nostro Don Giorgio come anche, ad esempio, l’incontro SEGRETO avuto con Papa Ratzinger per una questione di controversia fiscale, a scapito del nostro Fisco ovviamente, (fatto riportato anche questo dal libro “Sua Santità…”di Luigi Nuzzi) dimostrano che, di fatto,che Egli non si attiene strettamente ai poteri precisamente disciplinati e “impolitici” che la nostra Sacra Costituzione conferisce al Presidente della Repubblica. Per mia convinzione anche il nostro Dr.Napolitano ha percorso ,purtroppo, come Dalema o Veltroni un cammino umano e politico di “trasformismo” “annusando” che il “vento” tira dagli anni ’80 a tutta destra, come può un iscritto al P.C.I. dopo l’imperdonabile suicidio di questo Partito ritrovarsi iscritto, dopo vari passaggi, a una schifezza senz’anima come il P.D.?Non sarebbe stato più coerente passare, ad esempio, a “Rifondazione comunista” visto le Sue idee passate? Le mafie organizzate e ogni illegalità non hanno diritto né legale né etico a nessuna trattativa da parte di nessuno, devono essere schiacciate e eliminate con violenza senza nessuna grazia dallo Stato che è l’unico detentore del potere pubblico nell’interesse della collettività!

  6. bobby sands ha detto:

    caro don giorgio
    sono arrivato al suo sito tramite you tube da circa un mese,penso di aver ascoltato e letto quasi ogni cosa di quello che a detto e scritto e devo confidarle che sono in disaccordo con lei praticamente su tutto al punto che dopo aver letto questo suo ineccepibile articolo sono tornato in cima alla pagina per ricontrollare il nome dell’autore dato mi che venuto il dubbio che fosse farina del sacco del (da lei definito)porco di arcore

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