Prete in vacanza e niente Messe di Natale, fedeli insorgono a Rocca di Cambio (L’Aquila)

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Non è un caso del tutto eccezionale quello di don Roberto Zapata, parroco a Rocca di Cambio (L’Aquila). Non sempre i parrocchiani alzano la loro voce di protesta, per cui tutto passa sotto silenzio.
A parte certe “vacanze” di preti che forse non sono tanto furbi da coprirle organizzando efficacemente i turni per la loro sostituzione, il problema è ben più vasto e allarmante.
Qui al Nord, ad esempio, nella Diocesi milanese, oramai va di moda ridurre gli orari delle Messe non sulle esigenze della gente, ma sulle comodità dei preti, che, in nome di chissà quale sopravvivenza, pensano anzitutto a rifarsi il corpo, senza naturalmente dar troppo nell’occhio. I parroci giustificano ogni ridimensionamento dell’attività pastorale parlando di nuove esigenze, di una migliore qualità del servizio.
Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: l’amore per il proprio posto di lavoro, una delle qualità forse fin troppo ossessive dei parroci di una volta, è venuto meno, e si fa di tutto, anche assumendo più responsabilità zonali (che poi lasciano il tempo che trovano), per assentarsi dalla propria parrocchia, e i frutti si vedono: le chiese si stanno sempre più svuotando, le attività parrocchiali sono sempre più in stile culinario.
Con la scusa che anche il Papa ha parlato di periferie, non si capisce più che cosa sia il cuore della parrocchia. Periferie! E il centro dov’è?
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Prete in vacanza e niente Messe di Natale,

fedeli insorgono a Rocca di Cambio (L’Aquila)

26 dicembre 2016
ROCCA DI CAMBIO – Il parroco torna nel suo paese e la parrocchia resta chiusa proprio durante le feste, senza nessuno che celebri la messa di Natale.
Né quella della mezzanotte del 24 dicembre, né quella dell’indomani.
Succede a Rocca di Cambio (L’Aquila), dove una intera comunità di fedeli è insorta, anche perché l’assenza del prete ha impedito anche lo svolgimento di un funerale, giorni addietro.
L’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, non ha provveduto alla sostituzione, quindi la chiesa sarà chiusa finché don Roberto Zapata non tornerà dal Nicaragua, rientro previsto per la fine di gennaio.
La presenza di un altro parroco è solo saltuaria, spiegano alcuni cittadini, e per il rito funebre della settimana precedente al Natale i familiari hanno dovuto provveedere a trovare un prete altrove.

2 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    L’ennesima conferma della tendenza ad un abbandono delle chiese, non solo da parte di laici, magari sempre meno interessati alla religione, come sostiene qualcuno, ma anche da parte dei sacerdoti stessi.
    Inutile pretendere che le chiese di riempiano, se poi gli stessi sacerdoti fanno trovare le porte chiuse.
    Del resto, appare ormai sempre più chiaro che anche per molti sacerdoti la propria attività non viene più concepita come una missione, come accadeva un tempo, ma come mero lavoro, che peraltro, quando capita, è pure meglio evitare, in barba alle esigenze dei credenti e della diocesi.

  2. Giuseppe ha detto:

    Immagino che il viaggio del reverendo non sia stato improvviso, quindi ci fosse tutto il tempo per provvedere ad una soluzione tampone per il periodo della sua assenza. In ogni caso appare quanto meno singolare che una comunità parrocchiale rimanga senza sacerdoti proprio in un periodo così intenso e significativo da un punto di vista liturgico. Non ci si può lamentare del sempre più consistente abbandono delle chiese da parte dei fedeli, se poi non si fa di tutto per accoglierli e celebrare con loro almeno la messa domenicale e delle feste di precetto. Quand’ero ragazzo e frequentavo la parrocchia, ricordo che a volte alcuni preti arrivavano a celebrare più messe durante l’arco della giornata per sopperire ad una cronica carenza di sacerdoti. Oltretutto mi risulta che Rocca di Cambio sia una meta turistica invernale abbastanza frequentata da comunità e associazioni e ci sarà pur stato qualche religioso di passaggio che sarebbe stato in grado di sopperire a questa assenza. Che io sappia sua eccellenza il vescovo ha l’autorità necessaria a far fronte a certe emergenze, c’è da chiedersi , perciò, se ci tenga realmente (e quanto) alla pratica religiosa degli abitanti della diocesi che amministra.

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