Il voto che apre la strada al testamento biologico

testamento
da Il Corriere della Sera
IL CASO NELLA TERRA DEGLI ENGLARO
Milano, 25 febbraio 2015

Il voto che apre la strada

al testamento biologico

Il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia si pronuncerà martedì prossimo
di Elvira Serra
Martedì prossimo il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia potrebbe approvare la Legge n.55 che istituisce il Dat, il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario. L’estensore Stefano Pustetto (Sel), con tutte le cautele del caso, è fiducioso: il suo testo è stato già firmato da 23 consiglieri su 49, con consensi bipartisan.
Se ottenesse il via libera, la norma sarebbe il primo vero passo verso il testamento biologico. La legge darebbe uniformità a quanto già accade in 34 Comuni del Friuli Venezia Giulia, tra i quali Udine, Trieste e Pordenone, che da soli rappresentano il 40% della popolazione regionale: qui i cittadini possono rivolgersi alle aziende sanitarie locali per esprimere le proprie volontà ultime in fatto di cure e ogni due settimane un notaio passa a ritirare le dichiarazioni del paziente.
Certo, in assenza di una legislazione nazionale, il medico può rifiutarsi di rispettare le volontà del malato. Ma c’è il precedente del caso Englaro (Beppino è nato in provincia di Udine, città in cui morì Eluana) e, di fatto, il paziente esprime già il suo consenso prima di ogni trattamento: perché, allora, non domandarsi se questo consenso vada accolto anche sul fine vita?
Il testo approvato per adesso dalla terza commissione consiliare del Friuli Venezia Giulia prevede che il cambio di residenza in un’altra Regione non comporti la cancellazione dalla banca dati con le dichiarazioni anticipate. Resta un silenzio sempre più assordante: quello del Parlamento. David Ermini, deputato responsabile della giustizia nella segreteria Pd, dice che «ci sono temi sui quali le maggioranze politiche non hanno ragione di porre veti». Il testamento biologico, però, non è ancora in agenda. «Ma non possiamo continuare a far finta che non esista».

8 Commenti

  1. antonio ha detto:

    IO SONO PER IL TESTAMENTO BIOLOGICO, COSI’ COME PER L’EUTANASIA E QUINDI ALL’AUTODETERMINAZIONE DI OGNI PERSONA. E’ L’INDIVIDUO CHE DEVE DECIDERE COME MORIRE E NON GLI ALTRI. NON C’E’ RELIGIONE O ETICA CHE TENGA.

  2. Valentina ha detto:

    Io sono favorevole al testamento biologico.

  3. Luciano Devescovi ha detto:

    Ho sempre considerato l’eutanasia, attiva e passiva, come un atto ispirato da quella carità che frequentemente viene chiamata “cristiana”. Utilizzo questo riferimento religioso pensando a quanto amore sia contenuto nel messaggio comunemente attribuito a Gesù, se questo era il suo nome. Le chiese e le altre organizzazioni che , nei tempi, si sono autoproclamate interpreti ufficiali della parola di Gesù, avranno le loro opinioni: la Libertà è proprio nel fatto che le Leggi non riconoscono ad alcuno la qualifica di interprete unico di quel Verbo.

  4. giuseppe ha detto:

    MI AFFIDO ALL’AMORE DEI MIEI CARI

    • Valentina ha detto:

      Io non lo farei. Le spiego: io preferirei morire piuttosto che trovarmi in stato vegetativo, dipendente dagli altri anche per le necessità più intime. In quella condizione non ci sarebbe per me nessuna dignità, la morte sarebbe molto più dignitosa e umana. Ma se “l’amore dei miei cari” non la pensasse così? Se i miei familiari decidessero per me, al mio posto, che io dovessi continuare a vivere (anzi, a sopravvivere) come un relitto, in quella condizione che per me è indegna di un essere umano e che per me io non vorrei? Non è una scelta saggia, a mio parere, pensare di affidarsi alla volontà altrui nel caso in cui non si possa più esprimere la propria. È molto meglio, invece, quando si è perfettamente in grado di intendere e di volere, esprimere chiaramente la propria volontà, e possibilmente lasciare disposizioni scritte, in modo da non dover subire la volontà altrui. Io sono, quindi, favorevole al testamento biologico.

  5. Giuseppe ha detto:

    Come sempre il parlamento è il più lento a recepire le istanze e le esigenze di una popolazione che chiede soltanto di vivere in un paese civile, in cui siano garantiti tutti i diritti fondamentali. Probabilmente perché è composto in gran parte da un’accozzaglia di ex portaborse e leccapiedi di personaggi più o meno conosciuti, il cui spessore intellettuale è inversamente proporzionale alla quantità di denaro che intascano, sia come appannaggio che per vie traverse. Tenendo ben presente, in ogni caso, la deferenza verso i rappresentanti politici della chiesa cattolica e dei paesi che contano. Basti prendere ad esempio il documento finale sul dibatto relativo al riconoscimento dello stato palestinese…

  6. GIANNI ha detto:

    Materia molto delicata, di cui già abbiamo discusso in altre occasioni.
    Vorrei quindi dire qualcosa, sopratutto per chiarire alcuni punti, che forse sono stati equivocati in passato da taluno, sulle mie posizioni.
    Per conferire maggior ordine, ecco un sintetico indice:
    1) La mia posizione sulla legge
    2) Il rapporto tra tale posizione e la religione
    3) Perché non ritengo superflui commenti o dissertazioni.

    1) Personalmente, non sono per limitare la libertà del singolo sul cosiddetto fine vita, per cui sono favorevole ad una legge che contempli tale diritto, al tempo stesso, tuttavia, a differenza di altri, rendendomi perfettamente conto di taluni aspetti che possono inficiare la formazione della volontà stessa.
    Detto in altri termini, potrebbero insorgere cosiddetti quasi vizi nella formazione del consenso, e non per motivi che conducano ad interrogarsi se talune libertà siano conformi o meno a qualche magistero religioso, ma perfettamente laici, peraltro nella piena mia consapevolezza, espressa con assoluta onestà intellettuale, che si tratta di posizione contraria al magistero cattolico.
    Sono le stesse ragioni per cui, in presenza di tale facoltà, personalmente non usufruirei mai di un certo tipo di opzione sul fine vita, e che nulla hanno a che fare, come dicevo, con quanto ne pensi la chiesa cattolica, o altra confessione o religione.
    Quando ci poniamo l’interrogativo di cosa fare nel caso fossimo in una situazione di incapacità di intendere e di volere, rispetto al fine vita, ovviamente non possiamo sapere cosa decideremmo a fronte di determinati sviluppi scientifici.
    A mio avviso questo potrebbe essere un vizio nella formazione del consenso di ognuno, appunto di non poter prevedere come stiano le cose in un futuro in cui venga meno la propria capacità di intendere/volere, ma ovviamente resta libero ognuno di correre i relativi rischi e le conseguenti incertezze.
    Infatti la mia è una posizione fondata su motivazioni laiche, non confessionali.
    Non mi dilungo sul tema, perché già ampiamente argomentato anche altrove da parte mia.
    Dico solo che se si fa una legge, questa deve essere nazionale e che deve salvaguardare il giuramento ippocratico.

    2) Rapporto con il magistero cattolico o di altre confessioni o religioni.
    Come si nota, la mia posizione nulla ha a che fare con il magistero cattolico o di altro tipo. A me, a differenza di altri, non interessa se detta posizione sia conforme o non conforme, ad esempio, al magistero cattolico.
    A differenza di pensatori che, a mio avviso, con notevole pregiudizio dell’onestà intellettuale, si arrovellano per dare un determinato cappello ideologico o confessionale alle loro posizioni.
    La mia opzione, come sopra evidenziato, si fonda sulle ragioni, tutte laiche, espresse al punto 1), non su altro.

    3) Il motivo per cui non ritengo superflui commenti o dissertazioni, a differenza di altri, riconduce intanto al fatto che la mia posizione non è la stessa, appunto, di altri.
    Pertanto, per un verso, proprio per il rispetto dovuto alle altrui idee, sarebbe assurdo, intanto, dire che una propria posizione è la stessa di altri, quando non la si ritiene tale. Pertanto sarebbe appunto superflua se fosse la stessa, ma così non è.
    Inoltre, per altro verso, proprio considerando la diversità di idee su un tema, se si considera esaustiva solo la posizione di taluni, pur autorevoli teologi o personaggi noti alla cronaca, su cosa si possa o debba pensare in materia, allora si conferisce una sorta di patente dogmatica a taluni su determinate materie, come appunto se, pur con tutto il dovuto rispetto, un Kung o la signora Coscioni fossero necessariamente esaustivi o godessero quasi di un’infallibilità dottrinale. Non mi pare, al limite chi cattolico la riferisce al papa, appunto in base al dogma dell’infallibilità pontificia, peraltro neppure sempre, ma solo quando parla ex cathedra, fermo restando che un giudizio di superfluità sulle altri opinioni, a mio avviso, la dice lunga sul rispetto del libero pensiero.
    E, proprio in virtù di principi opposti all’Ipse dixit, penso che taluni aspetti rimangano sullo sfondo, per non dire che sono completamente assenti, in talune riflessioni, ragione fondamentale per cui evidenziarli mi pare tutt’altro che superfluo.
    Pertanto, ripeto, la mia posizione è semplice: libertà sì, ma nella piena consapevolezza dei rischi che quella stessa volontà subisce per i motivi superiormente esposti.

  7. clementina ha detto:

    Sarei felice se la mia regione facesse da apripista

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