Una diocesi in affanno…

di don Giorgio De Capitani

Family 2012: che cos’è? È l’incontro mondiale delle famiglie che quest’anno (il settimo per l’esattezza) sarà celebrato in tutta la sua solennità a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, con la partecipazione di Benedetto XVI che sarà presente di persona per tre giorni, dal 1 al 3 giugno.

Certo, è innegabile che l’Incontro avrà una risonanza mondiale, anche per la sua spettacolarità. Mi preme perciò fare alcune considerazioni. La prima è di carattere generale. Mi chiedo se queste manifestazioni servano a raggiungere gli scopi prefissi. Senz’altro uno, ed è quello di mostrare i muscoli ovvero di far sapere a tutto il mondo che la Chiesa c’è ancora, ed è forte, e punta sulle realtà fondamentali, tra cui eccelle la famiglia. Quale famiglia? Già qui gli interrogativi sono tanti, come tante sono le riserve. La Chiesa ha sempre proposto la famiglia ideale, ovvero quella unita indissolubilmente dal sacramento del matrimonio, e con numerosi figli. Un ideale che non può rifarsi alla Sacra Famiglia di Nazareth, dove troviamo un padre putativo, una madre vergine e un unico figlio del tutto eccezionale. Tutto l’opposto della famiglia ideale proposta dalla Chiesa!

La Chiesa si è costruito un modello tutto suo di famiglia, e lo propone senza mezzi termini a tutti i credenti. Sa benissimo che anche le famiglie “cattoliche” stentano oramai a reggere gli schemi imposti e spesso e volentieri tradiscono il modello proposto. Ed è per questo che si organizzano oceaniche adunate delle famiglie “ben riuscite” di tutto il mondo. Ma quante sono in realtà? Magari numerose, all’apparenza. Sì, all’apparenza. Ed è qui che questi Convegni rivelano grandi crepe. Non è tutto oro ciò che luccica. Mai come ora questo detto dovrebbe far riflettere la Chiesa. Ma la Chiesa è sempre vissuta tra gli ori dei suoi templi, e dei suoi palazzi. Oro che luccica, pur tra il letame delle loro oscenità!

Passo ora a riflettere sulla diocesi milanese, che quest’anno ha avuto l’onore e l’onere di organizzare l’Incontro mondiale. Da mesi la macchina organizzativa sta facendo impazzire i vari comitati o le varie associazioni con il pesante incarico di far sì che tutto riesca nel migliore dei modi. Immaginate cosa può comportare la presenza di milioni di persone, con tutti gli annessi e connessi. Immaginate il costo anche finanziario, pur alleggerito dal volontariato. Immaginate l’impegno di risorse anche fisiche, mentali, stress ecc., togliendo perciò energie da altri campi che forse non meriterebbero di essere lasciati scoperti in un momento in cui una tra le più grosse diocesi del mondo soffre, da una parte per una grave inerzia pastorale dovuta soprattutto ad una mancanza di Profezia, e dall’altra per un efficientismo o pragmatismo talora scriteriato che vorrebbe compensare l’inerzia profetica.

La diocesi milanese da tempo ha il fiato grosso. Nonostante i vari Montini, Martini e Tettamanzi, essa non è riuscita a fare il salto di qualità che avremmo desiderato: per colpa di un clero immobile e per colpa di un laicato più clericale del clero stesso. Si è ultimamente criticato la poca accortezza di Tettamanzi, che avrebbe lasciato la diocesi un po’ in balìa di una curia strettamente ligia al diritto canonico. Non sono del tutto d’accordo, anche se è vero che nella nostra diocesi è difficile uscire dagli schemi classici: ogni vescovo che ha tentato qualcosa di Nuovo è stato subito bloccato dal solito giro degli amanti dell’ordine per l’ordine. A Milano, purtroppo, i vescovi più aperti non hanno avuto quell’appoggio presbiterale che avrebbe dovuto sostenerli, invece che boicottarli.

E adesso è arrivato un cardinale, Angelo Scola, forse con l’intento di prendere in mano le redini un po’ troppo allentate, tornando ai tempi antichi, quando il vescovo era il centro del potere. Se non avesse avuto la macchia di essere ciellino, che ha fatto sì che tra il clero all’inizio serpeggiassero mugugni di malumore, avrebbe ottenuto subito un consenso generale: oggi però il consenso sta salendo. Anche noi preti ambrosiani siamo succubi del complesso del nuovo padrone, non tanto per uno spirito di fede o di obbedienza, ma per quel senso di devozione opportunistica per cui ci costa poco tradire la fedeltà al predecessore. Il clero ambrosiano – ne faccio parte, perciò so ciò che dico! – non sopporta gli ordini, ma ama l’autorità-potere: ai preti piacciono gli schemi, non sopportano i profeti, gli innovatori, gli spiriti liberi. Sappiamo quanto Martini abbia sofferto a Milano, e sappiamo quanto Tettamanzi sia stato mal sopportato. Noi preti ambrosiani siamo strani, e contraddittori: non vogliamo essere comandati, ma nello stesso tempo vogliamo essere guidati da una autorità forte. Amiamo gli ordini, senza tuttavia sentirceli imposti sulla nostra pelle. Ci si crea il proprio orticello dove il tizio, il caio e il sempronio agisce da unico pastore. Il contesto va rispettato: lo si sente come un dovere. Ma il vescovo stia a casa sua! Un vescovo troppo “umano” va bene, ma non può mettere a rischio la struttura portante della Diocesi, quella struttura che nello stesso tempo possa permettere a ciascun prete di costruire il suo piccolo regno. E poi ci sono quei benedetti contrasti con la curia, quando si tratta di trasferimenti non accettati di buon cuore o di provvedimenti “canonici” che mettono a dura prova la “paternità” del Pastore.

Quando poi si intende riorganizzare le parrocchie dell’intera diocesi accorpandole in una struttura più ampia (Comunità pastorale), allora non solo salta l’orticello del singolo pastore, ma le stesse comunità parrocchiali non vogliono facilmente adattarsi all’accorpamento che esse giudicano irrispettoso delle singole identità. Colpa solo di Tettamanzi che avrebbe spinto in tal senso? Il futuro gli darà ragione? Non lo so. Ma una cosa è certa: oggi come oggi ad essere in opericolo, più che l’identità delle singole parrocchie, è il cammino di fede già intrapreso di chi sta tentando un salto di qualità pastorale. La comunità pastorale omologa anche la Profezia. Questo è il rischio più grosso. E su questo il cardinale Sciola ha buon gioco nell’imporre un suo indirizzo pastorale, magari dietro la giustificazione di ridare alla diocesi maggiore autorevolezza. Dai suoi primi passi cadenzati da numerosi interventi dottrinali di vario genere, ho il timore che la diocesi milanese tornerà nei ranghi: il clero in fondo sarà soddisfatto, rimanendo bloccato al suo immobilismo. Certo, la diocesi milanese non è immobile in fatto di organizzazione. E non farà brutta figura nei prossimi giorni. Ma è qui il punto: ci si illude con lo strafare e nello strafare, ma l’anima dov’è? Non esiste la Profezia del fare, ma nel fare. Nella nostra diocesi non sono mancati grandi santi operatori di carità, ma la Profezia va ben oltre una carità operosa. Non riesco proprio a individuare, oggi come nel passato, la presenza di grandi Profeti. Montini, Martini e Tettamanzi, ciascuno a modo suo, hanno tentato di dare un passo diverso alla diocesi. Ma il clero nel suo complesso è rimasto “ottuso”. Il cardinale Scola riporterà tutto nella “normalità”. La sua cultura esibizionista servirà solo a cercare un po’ di credibilità. Ma noto che la società civile non lo considera affatto. Lo invitano, e lui tiene ogniqualvolta la sua ripetitiva “lectio magistralis”. Ma l’indifferenza rimane.
 

10 Commenti

  1. don rino ha detto:

    Sottroscrinedo in toto l’articolo,aggiungo solo questo: la falsità di questa kermess sta in questo,il Papa doveva fermarsi nei luoghi del terremoto lì dove ci sono le famiglie,quelle famiglie toccate dal dolore e dalla morte e dalla distruzione! non facendolo 8a parti tutti i falsi motivi che si possono addurre) dimostra palesemente la falsità di tutto ed elogia l’ipocrisia dei molti cattolici apostolici romani sposati con figli al seguito che però loro e solo loro di giorno ostentano l’indissolubilità,la sacramentalità e l”eterossesualità ma di notte ……..sono i primi a vivere altra realtà che poi di giorno sono contro…

  2. elena ha detto:

    MA UN SIGNOR BRIGANTIN CI VOLEVA A MILANO

  3. calvino ha detto:

    Oh che bello sabato sera tutti a salutare al Parco Nord Papa Razinger, quello che nel 2009 ha dichiarato santo Thomas Moore uno che aveva la simpatica abitudine di mandare al rogo chi possedeva nella del 500′ Londra una Bibbia in lingua inglese. Non contento Razi lo ha anche dichiarato santo protettore dei politici, ecco perché siamo ridotti così. Razinger lo ha dichiarato martire….Beh è normale che se uno ha dei comportamenti così entusiasti del genere umano beh poi non si può lamentare se Enrico VIII ti taglia la testa.
    Comuunque viva i lo sport al Parco Nord e abbasso questo papa ed il suo seguito di familisti amorali.

    • Paolo ha detto:

      Beh, certo è meglio tagliere la testa a chi ha una immagine sacra e a chi, stando al dettato evangelico, sceglie di dare continuità alla sua ssequela alla Chiesa e al primato petrino (sancito dai Vangeli), e per questo viene ammazzato da un PAZZO che aveva solo l’interesse a incamerare i beni della Chiesa per i suoi porci comodi e l’hobby di far fuori le mogli a calci in pancia. Oppure è meglio prendere il nome di un idiota svizzero che spara cavolate a destra e a manca. E tra i “familisti amorali” ci troviamo anch un certo Gesù, una certa Maria e un tal Giuseppe, padre PUTATIVO. Uno come il Santo Padre VE LO SCORDATE.

  4. Paolo ha detto:

    Purtroppo non andranno a Milano ma al campo volo di Bresso immerso nel Parco Nord. Bloccheranno completamente il traffico a Sesto San Giovanni, Cinisello e Bresso con anche vie transennate… I disagi per i cittadini saranno molti a fronti di pochi vantaggi sopprattutto per chi il papa lo vedrebbe volentieri in qualche altro posto…

  5. Jp ha detto:

    Dovrebbe essere venuto il momento che molti nella gerarchia vestano il sacco e facciano penitenza. Noi fedeli collaboriamo con intensa preghiera perché il Signore mandi un nuovo Francesco che sorregga l’edificio spirituale della Chiesa. (per gli edifici di muri e cemento ci pensi qualcun altro a gestire l’immobiliare).

  6. Giuseppe ha detto:

    Non conosco la realtà della diocesi di Milano, ma trovo molti punti in comune con quella di Roma e, probabilmente, con tutte le altre diocesi italiane. Riguardo alla famiglia è uno dei diversi totem che la chiesa cattolica si è creata per dare un’immagine di sé il più possibile edificante e consolatoria, un po’ come succede con un certo tipo di pubblicità che altera la realtà solo per rassicurare i consumatori. Purtroppo sappiamo bene che, invece, buona parte degli stessi membri del clero sono stati (anche in tempi non molto remoti…) dei veri e propri distruttori di quell’armonia familiare a cui sembrerebbero tenere così tanto.

  7. massimo ha detto:

    Caro Don Giorgio credo che più che la Diocesi di Milano in affanno sia stessa chiesa cattolica ormai assediata da più fronti e su più fronti. Dopo l’ennesimo scandalo che coinvolto la Curia Vaticana. Le situazioni in cui si è trovata coinvolta Comunione e Liberazione con lo scandalo del San Raffaele. E tutta la serie di scadali legati alla pedofilia che hanno coinvolto diversi sacerdoti. Credo siano sintomatici di una situazione di grave crisi che sembra però non avere soluzioni di breve periodo.
    Secondo me per un motivo molto semplice. Benedetto XVI è l’uomo sbagliato nel momento sbagliato. Dopo un papato come quello di Wojtyla si doveva optare per un Papa certo non della personalità di G.Paolo II ma nemmeno un persona coltissima ma largamente influenzabile come Ratzinger. Un Papa troppo debeole dal punto di vista decisionale totalemente succube del card. Bertone che con Giov.Paolo II in salute sarebbero scappate a gambe levate.
    Logico che dopo un papato di grande personalità come quello di Wojtyla. Molti movimenti come CL e tradizionalisti hanno rialzato la testa. Gettando la Chiesa Cattolica in una squallida situazione di guerra per bande.

  8. Luciano ha detto:

    Caro don Giorgio, mi trova perfettamente in sintonia con quello che ha scritto. Non servono gli effetti speciali o le adunanze oceaniche per ricostituire il popolo dei credenti. Finchè si continuerà a voler fare diventare una religione il cristianesimo, si otterrà sempre più l’incremento dell’indifferenza, aumentando la rabbia e il dissenso di chi non si riconosce in questa chiesa fatta di regole e gerarchie, troppo spesso a misura del potere temporale, senza considerare il Messaggio e la Volontà di Dio. In ogni caso, continuo per la mia strada, in compagnia di chi, come me, è in ricerca della Verità che è posta nella Parola e che emana il Dono della Profezia, necessario per ritornare all’Essenziale che è Cristo. Tutto il resto è noia!!!

  9. Gianni ha detto:

    Riprovo a postare un commento, ma devo dire che non mi trovo molto a mio agio in questo nuovo sito.
    Mi limito, quindi, vista la probabilità di non riuscire a far funzionare i commenti, a dire che ovviaamente la famiglia cosiddetta cristiana, nella sua quotidianità, poco o nulla ha a che vedere con l’eccezionalità di Gesù.
    Si tratta di quel modello sociale, cui pare richiamarsi anche la costituzione.
    Ovvio che poi, laicamente, si siano affermati anche altri modelli sociali.
    PEr il momento mi fermo qui.
    Se poi i commenti funzionano anche per me, programmo altri interventi.

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