La Chiesa milanese: tra orizzontalismo sociale e verticalismo religioso

preti milanesi
di don Giorgio De Capitani
Nel periodo sessantottino, anche noi preti eravamo in effervescenza. D’altronde, a differenza dei giovani d’oggi che bisognerebbe spingere a calci nel sedere, allora erano i giovani a spingere noi preti a uscire dalla sacrestie, coinvolgendoci in una contestazione che ricadeva su tutto, in particolare sulle istituzioni religiose. E ciò non poteva non preoccupare le autorità ecclesiastiche.
Mi ricordo quanto fosse in ansia l’allora cardinale di Milano, Giovanni Colombo, che si irritava, talora prendeva posizioni controproducenti rimproverando noi preti più esagitati, minacciando anche provvedimenti disciplinari. Ci accusava di orizzontalismo sociale a discapito del verticalismo religioso.
Oggi, a ripensarci bene, il cardinale aveva delle buone ragioni, ed è stato anche profeta, visto che in seguito la pastorale “sociale” non otterrà quei frutti che tutti speravamo.
Ma vorrei spiegare meglio la terminologia, contestualizzandola.
Il problema è che allora, ma anche oggi, si prendeva per “verticalismo” solo ciò che era “religioso”, ovvero appartenente ad una religione, che aveva ben poco a che fare con l’Umanesimo evangelico. E succedeva, come oggi, che il cosiddetto verticalismo portava l’essere umano lontano da se stesso. In questo senso, il ’68 era più cristiano, in quanto cercava di riscoprire l’Umano, al di là di una religione dis-Umana.
Certo, qualcosa non ha funzionato: il ribaltamento sociale e strutturale non c’è stato, e si è finiti come al solito dalla padella alla brace. Via una ideologia, è arrivata un’altra.
In altre parole, il ’68 non ha operato il ribaltamento dal fare allo spirito, dall’esteriore all’interiore, dalle apparenze alla realtà, dall’avere all’essere. Tolta qualche struttura di troppo, si sono subito fatte avanti altre strutture, e la storia ha continuato il suo tran tran di miserie e di schiavitù, di violenze e di sudditanze.
E così è successo che i preti sono rientrati in riga, fagocitati dalla Chiesa-struttura, ancora più forte di prima. Le autorità ecclesiastiche, sempre in nome di un falso verticalismo, hanno ripreso il loro potere di dominio sulle coscienze, sfornando nuovi preti al servizio di una religione gerarchicamente e religiosamente verticistica, nel senso più lontano dalla interiorità dell’essere umano.
Purtroppo, c’è sempre stato un alternarsi di orizzontalismi sociali e di verticalismi religiosi, e di un goffo per non dire maldestro tentativo di connubio, tale da compromettere ancora di più la realtà più pura del Cristianesimo, che è la Verità dello Spirito nell’essere umano.
Lo so che dire queste cose, non solo ai laici zoticoni, ma agli stessi preti, è assai difficile, anzi è talmente fuori della loro logica, laica o religiosa, da sembrare del tutto “anormale” ogni minimo accenno.
Penso ancora ai preti milanesi, buoni anzi ottimi servitori di una Chiesa-religione, talmente funzionari da risultare loro ostico per non dire impossibile uscire da questo schema, compiacendosi anzi di esserne schiavi obbedienti.
Parlare loro di Mistica sarebbe come pretendere che un leghista si senta parte dell’Umanità, abituato com’è a coltivare patate e cipolle nel proprio orticello, chiuso perfino allo sguardo di amici e di parenti.
I preti ambrosiani sono come cavallette che, dovendo servire più parrocchie, corrono di qua e di là, senza incidere nella realtà più profonda della gente. Alla gente danno un servizio liturgico, trasandato anche questo, senza offrire ai credenti un pane sostanzioso, al di là dell’ostia consacrata che entra in bocca e va poi direttamente nello stomaco.
A questi preti manca l’essenziale che è l’Essenziale, ovvero lo Spirito vivente, l’anima del proprio essere interiore.
Non vado oltre, perché già vedo sul volto di qualche confratello una smorfia come di chi borbotta: “Ti sentirò un’altra volta. E poi: proprio tu ci parli di queste cose, tu che sei così duro e implacabile coi vizi sociali e religiosi, tanto duro da essere sempre incazzato nero, così incazzato da sembrare un indemoniato?”.
Rispondere a questi preti, vittime di una religione paurosamente esteriore, tanto alienata da sembrare solo pelle, sarebbe come “buttare le perle ai porci”.
Dico solo: non si tratta di prendere una strada diversa dalle altre, tanto per provare qualcosa di nuovo. La via è quella della Mistica, che consiste in una realtà tanto semplice quanto rivoluzionaria: rientrare nel sé, ovvero del proprio essere, e quindi scoprire quel mondo del Divino che finora è rimasto nascosto, quel mondo dell’Essere che la religione, complice anche la Chiesa cattolica, ha voluto tenere nascosto, a iniziare dai suoi ministri, castrati nella coscienza, ovvero nel proprio essere interiore.
La religione s’impone come mediatrice di un dio fasullo, mentre nel nostro essere ogni mediazione proveniente dall’esterno può essere solo dannosa.
Ecco cosa intendo per “praticone”. I preti milanesi sono praticoni, perché servono una religione esteriore, e, se parlano di spiritualità, intendono “religiosità”.
I valori “spirituali” sono un’altra cosa: riguardano il mondo dello “spirito”, che è la parte più profonda dell’essere umano, là dove non c’è distinzione di sesso o di cultura o di razza, ma libertà dello Spirito che non ama le strutture, nemmeno quelle religiose.
Certo, dobbiamo pur vivere in questa società, che è fatta anche di strutture. Ma è qui che tornano in mente le parole di Cristo: “Siete nel mondo, ma non del mondo”. Per mondo s’intende la realtà terrena in tutta la sua complessità di bene e di male, ma dove il male sembra prevalere. La religione è una di queste realtà complesse, dove il maligno se la gode.
Ripeto, bisogna pur vivere in questo mondo, ma da esseri umani, se per umano s’intende l’essere più profondo, lo spirito vitale, il fondo dell’anima, la caverna del cuore.
Se il nostro darci da fare non è “animato” dall’essere più profondo, siamo solo “servitori” del “grosso animale” platonico, di cui fa parte anche la religione, anche la Chiesa cattolica.
E allora chiedo troppo al futuro vescovo di Milano di essere un provocatore nel senso più mistico del termine, ovvero che dovrà provocare la Diocesi nella sua essenza più profonda, che è lo spirito dell’essere umano?
E allora chiedo troppo al futuro vescovo di Milano di partire dai suoi preti praticoni”, per convertirli alla Mistica più reale?
Forse sì, chiedo troppo: se il nuovo vescovo di Milano iniziasse anche solo a proporre qualcosa di mistico, sarebbe subito crocifisso dai preti milanesi!
E sì, perché ai preti milanesi chiedete tutto, ma non di uscire dai loro schemi mentali e strutturali, un coacervo di abitudini religiose e di comodità pastorali. Sì, sembrano sul posto, ma in realtà sono altrove; sembrano fedeli alle direttive del loro vescovo, ma in realtà gestiscono le pecore con la massima autonomia di chi le tosa e poi sfrutta anche la lana, tanto sanno che le pecore non emettono un solo lamento.
Far capire ai preti praticoni milanesi che devono anzitutto essere servitori del loro essere più profondo, e da lì partire per servire il popolo di Dio facendo capire ai fedeli che devono entrare nel loro essere, sarebbe un primo passo di conversione. Ma ciò sarà difficile, perché i preti milanesi sono gnucchi, e dai più giovani non arrivano buoni segnali, viziati al massimo e al limite della superficialità più paurosa: moderni in superficie, e morti dentro. D’altronde, sono figli del loro tempo: il seminario non aiuta certo a renderli figli del vero Tempo, che è quello dello Spirito divino.

 

6 Commenti

  1. Federico ha detto:

    Mi piacerebbe un articolo sul discorso di C.M. Martini del 1990 “Noi e l’islam: dall’accoglienza al dialogo”.
    Lo avevo letto a suo tempo ma non ne trovo più il testo completo.

  2. Luigi ha detto:

    “Coltivare la propria interiorità significa trasformare la vita in un’avventura di crescita e di bellezza. Coltivare la propria interiorità è praticare la “spiritualità del desiderio”: capire quel che vogliamo e avere il coraggio dei propri desideri”. C.M. Martini
    “Chi ha coraggio rischia di sbagliare. Ma solo gli audaci cambiano il mondo, rendendolo migliore.” C.M. Martini
    Sogno che s’avveri la chiesa dei padri del Concilio Vaticano II, non la “società perfetta” pre-conciliare dei 700 anni precedenti. Spero che il nuovo arcivescovo di Milano “coltivi la propria interiorità” e “abbia il coraggio anche se rischia di sbagliare” e si segua i padri conciliari. “Vieni o Spirito del cielo manda un raggio di tua luce, manda il fuoco creatore …”

  3. GIANNI ha detto:

    Riporto il mio commento all’editoriale:
    Ovviamente sulla religione e sul rapporto tra figure come Cristo (parlo di figure per rispetto a tutti, anche a coloro che non credono..) e la religione, si sono sprecati fiumi d’inchiostro.
    Modestamente, la mia interpretazione è sempre quella: a differenza di alcuni, probabilmente la maggior parte, che ritengono esservi un filo conduttore, anche magari esile, tra l’originaria figura di Cristo e la successiva religione, personalmente ho sempre preferito parlare di frattura.
    Certo, in nome di Cristo, ma sostituendo l’originario cristianesimo con altro, poi è intervenuta una religione che era altro……
    Di qui una fondamentale distinzione tra la mia opinione e quella di chi crede ancora che sia possibile un ritorno, nel cattolicesimo (ma il discorso varrebbe anche per altre confessioni) al cristianesimo delle origini.
    Se la religione è altro, spesso anche in contraddizione con la realtà originaria, ne deriva un antagonismo, che porta a considerare difficile la coesistenza di due visioni, ormai opposte.
    Probabilmente ha pesato molto il tipo di cristianesimo, reso compatibile con istanze statali, di un Costantino…
    Stesso discorso per la mistica, ma su questo non mi dilungo, avendo già affrontato il tema.
    L’ho detto e lo ripeto, è come pretendere che il marxismo faccia proprie visioni liberali o viceversa.
    Se vogliamo, anche marxismo e liberalismo avevano, all’origine, la comune radice di ribellione ad un certo stato di cose….ma poi, in nome di quella comune radice..le sorti si sono separate.
    Secoli ed anzi, millenni di storia, lo dimostrano.
    Ora è ben difficile, per non dire impossibile, pensare ad una riunificazione di quanto separatosi nel tempo.
    Più facile concepire opposte visioni.
    La religione neppure è stata in grado di mediare, pur al suo interno, tra diverse interpretazioni, anche se tutte riconducibili a schemi religiosi, da cui la nascita di diverse confessioni.
    Figuriamoci se è in grado di mettere in discussione se stessa, sarebbe come se una corrente ideologica, anche politica, dicesse: sinora ci siamo sbagliati…..quando mai?

  4. Giuseppe ha detto:

    Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, Padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto, conforto .
    O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
    Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuo santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.

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