Errare humanum est, perseverare autem diabolicum!
di don Giorgio De Capitani
Non credo che ci sia bisogno di tradurre, tanto più che mi rivolgo a professori di latino!
Ma, nel nostro caso, il detto antico non è del tutto esatto. Già c’è stato qualcosa di perverso, quando l’8 maggio dell’anno scorso abbiamo assistito a quella plateale “oscena” manifestazione davanti al Duomo di Milano per onorare la croce o, meglio, uno dei chiodi con cui Gesù sarebbe stato fissato alla croce. In realtà, secondo gli storici si tratterebbe di un falso. Posso anche capire la credenza popolare del medioevo, ma come si può avere ancora la spudoratezza di far credere cose simili, davanti al mondo intero?
A parte la venerazione del chiodo del cavallo di Costantino, ciò che allora avevo contestato, e tuttora contesto, è la ricerca di una spettacolarità fuori posto. Si vuole far credere di essere in tanti. E poi, che significa essere in tanti? Cinquantamila sulla piazza del Duomo! Quanti sono quelli che vanno in un concerto? Quanti sono quelli che ogni domenica frequentano gli stadi di calcio?
E poi, che significa contarci? Cristo non ha forse detto: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20)?
Non credo di essere stato l’unico ad aver contestato la manifestazione ridicola dell’anno scorso. Anche personalità “eminenti” avevano espresso forti dubbi, perfino sul costo di simili manifestazioni di massa.
Ed ecco la notizia.
18 maggio
La Chiesa all’Expo,
riflessione e spettacolo in piazza Duomo
In serata, alle 21, l’evento che, tra musica, teatro, arte e fede,
segnerà l’inaugurazione della partecipazione ecclesiale all’Esposizione.
Nei prossimi giorni saranno comunicati maggiori dettagli su programma,
artisti coinvolti e modalità di iscrizione
Per saperne di più, leggere qui.
Veramente diabolico!
Riprendo le considerazioni che avevo fatto sul mio sito l’anno scorso, dopo aver appreso la notizia che il cardinale Scola aveva invitato i cresimandi delle parrocchie di Milano nel Duomo di Milano: per fortuna non tutte le parrocchie hanno aderito, tuttavia sono stati ben 500 i ragazzi e ragazze che hanno ricevuto la Cresima dal Cardinale!
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Ho capito una cosa: in questa Diocesi, che sempre più difficilmente sento “mia”, si vogliono sfruttare le ricorrenze sacramentarie o celebrative, per suscitare un po’ di movimento di folla, e altro che qualità! Si creano solo emozioni di un giorno, con effetti spettacolari che poi lasciano il vuoto, coperto da un alone apparente di fede.
[…] Cardinal Scola, sei fuori di testa! Perché fai queste cose? Perché punti al numero? Non sai che ciò che manca alla nostra pastorale è la qualità, diciamo pure lo stile divino nel fare le cose? Noi ambrosiani per la nostra stessa natura siamo dei praticoni: facciamo e facciamo, e, sotto il vestito o l’apparenza… niente o ben poco!
Tu stai inventando di tutto pur di far vivere la diocesi di proposte di massa, e stai sbagliando di grosso! Rimarrai sempre più solo, e perderai la gente, quella vera, quella gente che ancora oggi sente il bisogno di qualcosa di valido, di profondo, di forte, di evangelicamente forte.
Il vero problema della Diocesi milanese è il clero, soprattutto quello giovane, che non crede nella essenzialità, che è semplicità, di una fede che esige una educazione profonda nell’essere. Una educazione coerente, costante, che è anzitutto amore per il proprio posto di lavoro. Si dice che per noi preti soprattutto le anime contano. Balle! E poi, che significa anima?
Certo, facciamo pregare, inventiamo processioni, organizziamo incontri di spiritualità, ma il tutto, senza quello Spirito, qui ci entra, che è l’anima del nostro impegno pastorale.
Una Diocesi si rinnova, quando, dietro naturalmente la spinta del proprio Pastore, il clero locale imposta la propria comunità secondo quello Spirito che Essenzialità d’essere. Non si tratta di usare queste parole con la nostra gente, ma si tratta di agire tenendo in noi presente ciò che lo stile divino. Lo stile divino è il suo Essere. Così dovrebbe essere per ogni credente, e per noi preti. Ma purtroppo non è così. E non lo è, perché dall’alto non c’è il buon esempio, e soprattutto non c’è quella saggezza che dà credito alle esperienze pastorali più aperte al soffio dello Spirito. Questa è la missione del vescovo: non accentrare a sé o al proprio consenso le masse, ma stimolare perché nel proprio piccolo ogni comunità si rinnovi nello Spirito.
Basta un piccolo passo in avanti, puntare ad esempio sulla qualità della fede, uscendo perciò dai soliti schemi o tradizioni pastorali mortificanti, o non accettando la moda di cambiare il vestito per sostituirlo con un altro solo apparente, ed ecco, subito c’è l’altolà della gerarchia, preoccupata che tutto sia conforme alle direttive canoniche. E così ogni innovazione finisce nel nulla. Anni e anni di duro lavoro pastorale buttati al vento. Con la speranza che il vento disperda qualche buon seme!
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Una certa colpa è del cardinale Scola, ma la colpa è anche di coloro che gli stanno vicino, che lo consigliano male oppure favoriscono ogni sua richiesta poco saggia.
Una Diocesi che vive di sensazionalismo, di frammentarismo, di belle parole campate per aria, di poca o nulla lungimiranza…
Una Diocesi che spudoratamente ha interrotto un cammino già intrapreso, per di più con la supponenza di chi crede di vedere meglio dei Profeti…
Dalla curia non aspettiamoci nulla di buono: talis pater talis…
Dai preti milanesi ancor meno: è quello che cercano, ovvero starsene tranquilli e comodi nel loro brodo. Il loro battito è regolare, come il tempo che passa nell’inerzia, ogni tanto scossa da qualche ventata d’aria.
Questa millenaria Diocesi fra poco franerà, a meno che lo Spirito non intervenga con i suoi colpi provvidenziali.
Il colpo provvidenziale arriverà proprio con l’Expo?
In questo periodo storico l’evangelizzazione passa attraverso i movimenti laicali, dove un laico si dedica tutto, in maniera esclusiva, alla cura e alla guida dell’educazione e dell’evangelizzazione delle persone, facendo riferimento al papa. I sacerdoti sono in questi movimenti esclusivamente per i sacramenti.
Qui si trovano tanti giovani e tante vocazioni.
Delle diocesi che ne sarà? Troppa mondanità e troppo spirito secolare e affaristico ha spento lo Spirito!
Sempre condivisibili da parte mia le analisi di don Giorgio
Sono certo che la manifestazione di massa in Turchia , in difesa dei principi democratici e pregna di valori umani inalienabili, oltre che di coraggio civile nei confronti del terrorismo apolide nel mondo, sia una lezione per l’Italia e l’inesistente Europa stessa.
Giuste le riflessioni di don Giorgio, giusto riflettere sul grado di autenticità della fede di gente comune nel riconoscimento della propria sintonia col profondo significato del senso della nostra vita.
Ancora l’Expo! Anni fa in TV andava in onda la pubblicità di un televisore che diceva più o meno così: «… avremmo potuto stupirvi con effetti speciali e immagini fantasmagoriche, invece vi proponiamo la normalità…»
Ogni volta che si parla dell’Expo sembra di menzionare qualcosa di unico e irripetibile, si inneggia con orgoglio all’ingegno italico e, anche il semplice cronista sembra sollevarsi da terra di qualche metro contagiato dal portento di questa manifestazione. Peccato che, come al solito, ci si dimentica quanta corruzione e quale incredibile giro di interessi illeciti ne hanno contrassegnato e ritardato i lavori e quanti imprenditori si sono arricchiti alle spalle dei contribuenti. Tutto ciò ha tanto il sapore di un provincialismo che dovrebbe mortificarci, perché di esposizioni universali a partire da Londra 1851 ce ne sono state quasi quaranta . . . e, tanto per fare un esempio, Parigi ne ha ospitate ben cinque edizioni. Eppure, ogni volta che tocca al nostro paese organizzare qualche manifestazione internazionale, sembra sempre che sia la prima volta o che si tratti dell’allestimento più sfarzoso ed ineguagliabile. Questa edizione oltretutto si occupa di alimentazione, argomento che stride fortemente con l’impegno economico che è costato, considerate che si affronta un problema che coinvolge gran parte della popolazione mondiale, afflitta da malnutrzione o addirittura sottoalimentata.
Che anche il cardinal Scola si premuri di cogliere l’occasione per presentare i suoi effetti speciali, non mi stupisce più di tanto, visto il personaggio. Anche perché, gli alti prelati della chiesa cattolica sono sempre pronti a presenziare a manifestazioni ed eventi di grande richiamo e non brillano certo (salvo alcune eccezioni) per semplicità e modestia.
Talora la chiesa diviene luogo e occasione per manifestazioni laiche, ma queste non si confondano con momenti spirituali e religiosi.
Quel che è laico deve essere chiaro che tale resta, come un concerto sia pur di musica classica.
Si va in chiesa per ascoltarlo, poi non è detto che questo stimoli spiritualità o momenti di fede.
Talora certa chiesa pare invece indugiare in occasioni che con la religione hanno poco a che fare, appunto un’altra concezione di chiesa, ben diversa da chi preferisce momenti di spiritualità raccolta, non eclatante, ma sincera e sentita.