Oggi si lavora per vivere o si lavora per morire?

 

Sono intervenuto più volte, e lo farò ancora, sulla mia pagina di Facebook, a riguardo della vicenda Ilva-Taranto. L’ultima mia provocazione è la seguente:

«La drammatica vicenda dell'Eternit di Casale Monferrato non ha insegnato proprio nulla! Operai e sindacati stanno ripetendo gli stessi errori con l'Ilva di Taranto. E poi succederà che tutti correranno a chiedere risarcimenti, quando, troppo tardi, apriranno gli occhi sui danni arrecati. Andranno difesi e risarciti solo i cittadini innocenti, e non gli operai che ora protestano per la difesa della loro fabbrica che produce veleni. Ma perché succedono queste cose? Perché la storia non insegna proprio nulla? Quali sono i veri e giusti diritti da difendere? Un posto di lavoro sic et simpliciter? E la salute? E i diritti della comunità non contano? Per solidarietà sociale non s'intende anche questo? È proprio vero: questi operai sono egoisti, e basta! E dimenticano che l'egoismo può condurre a crimini imperdonabili».

Alcuni mi hanno risposto dicendo di approvare, in parte o in toto, ciò che ho scritto, altri mi hanno offeso, dimostrando ancora una volta quanto siano chiusi in un mondo pauroso, che vede solo i propri interessi. So benissimo, e lo ripeto, che cosa possa comportare perdere oggi un posto di lavoro, ma altrettanto benissimo so quanto valga la vita che sta prima del posto di lavoro. E la vita in gioco non è solo quella individuale dell’operaio che è libero di fare le sue scelte, tra cui rischiare di morire di cancro, ma non è libero di farle sulla pelle degli altri. E non mi si dica che gli operai che da anni hanno lavorato in una fabbrica non sono mai venuti a conoscenza di nulla! Balle! Vedevano, e tacevano. Vedevano, e coprivano. Certo, il pane è importante per vivere. Ma non è una contraddizione nei termini dire: lavorare per vivere, quando in certi casi si lavora per morire? Che cos’è la vita? Solo il posto di lavoro che procura un pezzo di pane? Smettiamo di fare poesia sul pezzo di pane guadagnato col sudore della fronte, quando in realtà costa sangue e morte, per sé e per gli altri. 

A questi operai che cosa predichiamo? Che bisogna a tutti i costi tenere un posto di lavoro? Che bisogna a tutti i costi salvare la loro fabbrica? Mai parliamo di salute? Di sicurezze? Di dignità umana e sociale? Ecco perché parlo di egoismo! E l’egoismo consiste anche nel contestare scendendo in piazza in migliaia, ma ognuno come se fosse un’isola. Risolto il “suo” problema”, chissenefrega degli altri?
Quanti tra gli operai che lavorano presso l’Ilva si sono posti il problema della salute della città? Dei bambini colpiti da gravi malattie? Quanti? E che cosa vogliono ora: salvare solo il loro posto di lavoro in quella fabbrica di morte? Certo che devono scendere in piazza, ma per avere più garanzie, più rispetto, perché lo Stato faccia di tutto perché il loro posto di lavoro sia garantito, ma “altrove”. Che la fabbrica paghi i danni!
Ma dire che la colpa ricada tutta sui dirigenti della fabbrica non mi pare corretto: la colpa è anche di chi ha taciuto, pur sapendo, la colpa è anche di chi ha concesso permessi che non doveva concedere, la colpa è anche dei sindacati (quanto vi odio, farabutti!), la colpa è anche degli operai che, pur a malincuore, hanno contribuito con la loro prestazione d’opera al mantenimento della fabbrica. La fabbrica produce, e gli operai si lasciano sfruttare, anche nell’era moderna. Si pensava che fossero passati i tempi di Carlo Marx. Ma Carlo Marx non ha insegnato proprio nulla, se questi operai ancora oggi sono degli ingranaggi di un sistema economico che ti dà un pezzo di pane, ma a un costo: quella della vita!  

Tra le risposte al mio intervento su Facebook vorrei citare una in particolare: quella di Rosella Balestra:  

Salve don Giorgio dirle Grazie è poco… sono rosella la coordinatrice del Comitato Donne Per Taranto ci stiamo battendo per la tutela della Salute nostra e dei bambini di taranto i più esposti ai veleni che svettano da quella Industria criminale ormai da anni… La situazione qui è davvero drammatica più di quello che appare dai giornali. Solo il silenzio ci ha accompagnato in questi anni. Ora finalmente quel muro omertoso si è si cominciato a spaccare e si vedono i Crimini cui da sempre siamo stati vittime. abbiamo bisogno di persone come lei che abbiano il coraggio di metterci la faccia, di denunciare, di dire la verità e di essere a nostro fianco. Non ci abbandoni don Giorgio… il diritto alla Vita non può essere barattato con nulla al mondo. Grazie di cuore non solo da parte mia ma anche dei nostri figli che continuano ad ammalarsi… Loro meritano di più.

Mi è giunta anche una e-mail.

Buonasera Don Giorgio, non sono un credente religioso e perdoni la franchezza. Ma a lei credo. Grazie per come si espone sul caso Taranto, grazie di cuore. Sono 20 anni da quando ero bambino che combatto. Lo facevo quando ne avevo 12 durante il pranzo mi lamentavo in continuazione perchè seguivamo il tg locale e se parlava di ILVA il mio pranzo era rovinato. Ora ne ho 32 combatto al fianco degli ambientalisti. Sono persone di cuore solidali mettono a disposizione le loro case per ospitare riunioni. Si fanno cose con due soldi e si cerca di farle bene. Egoisti si gli operai ma non hanno colpe. La colpa è di 50 anni di monocultura e di chiusura culturale. Userò una metafora, se la popolazione mangia solo pasta al sugo non potrà mai conoscere il sapore di una carbonara. Ora la rete e la possibilità di viaggiare con più facilità stanno migliorando le cose. La gente si informa, vede, sente può commentare partecipare. Ed ecco che così il blocco è stato abbattuto. Ora dobbiamo affrontarne un altro, la politica legata al malaffare. Riva è un pezzo grosso molto vicino alla politica romana. E il nostro presidente di Regione ha interesse a diventare un politicante romano anche lui. E' sconveniente mettersi contro questi grandi interessi. Ora però ci ha pensato la cittadinanza che qualche tempo fa presentò un esposto alla procura di Taranto. Finalmente una donna in questa città si è assunta la responsabilità di affrontare il tema caldo. Ce l'abbiamo fatta la sentenza c'è ma ora rischia di essere rivoltata grazie all'operare del ministero dell'ambiente nella persona di Clini, dell'operare del presidente della regione puglia nella persona di Vendola.
La ringrazio nuovamente, per qualsiasi cosa contatti me o Rosella Balestra o altri ambientalisti liberi cittadini. Sono mesi che lavoro al loro fianco pur vivendo a Roma da 5 anni. Per la mia città un saluto affettuoso.

Francesco

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ARJEotFY7VY[/youtube] 

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ztuHE4JCUXU&feature=related[/youtube]

 

6 Commenti

  1. lorena ha detto:

    Carissimo Don Giorgio,
    in questi giorni in cui è venuto a galla il problema ILVa, da quando l’opione pubblica è venuta a sapere finalmente il dramma che da anni si consuma a Taranto (e dintorni, non dimentichiamo che il nord salento raccoglie sottovento tutte le polveri provenienti dal sito industriale incriminato)mi sono chiesta come mai tutta la stampa fosse a fovore dei lavoratori, poche volte ho letto e sentito giornalisti schierati a favore di quel bene supremo che è la salute. Mi sono chiesta come mai, oggi, dopo aver saputo delle intercettazioni, forse mi sono data una rsposta. Grazie Don per le parole intelligenti. Ad egoismo io, senza offesa, aggiungeri ignoranza.

  2. alsalto ha detto:

    He mio caro Don.
    Il gioco delle tre carte, lo conosci?
    Mazziere, pollo e compari.
    Mazziere l’ilva, polli nojaltri e compare lo stato.
    Si privatizzano i guadagni e si statalizzano le perdite.
    Come del resto ci insegna la storia dell’industria italiota, fiat docet. Clini l’ha detto chiaro e tondo, mica si puo’ fermare un bel nulla, mica si possono lasciare a casa migliaia di lavoratori. Ed in effetti come si fa? Che mangiano poi? Cozze alla diossina? Maddai.
    Infatti il nostro ministro ambientalista ha subito auspicato una riverifica dell’opera dei magistrati, cosi’ sulla fiducia, hai visto mai.
    Mesi fa’ il clini ha regalato ai caltagirone la possibilita’ di incenerire le eco balle e co. nei loro cementificatori eppure nessuno ha detto nulla…ed invece ora ci si sveglia dal torpore…hahahhahaha, che figata.
    Che cime questi del governo monti, vero?

    Don, che dici? Ne convieni oppure no, e’ il giochino delle tre carte oppure sono un visionario? Hahahahaha….

    http://alsalto.blogspot.it/2012/04/che-casini-con-clini-caltagirone.html

    Stammi bene Don, sempre in gamba e sempre ww il monti ww mi raccomando, lui si che ci salvera’ hahahaha….

    • alsalto ha detto:

      Ovvero, intendo che arriveranno i soldini statali per l’opera di bonifica ed adeguamento degli impianti. Paghera’ di tasca propria il popolino come sempre, mentre i Riva e vari azionisti si dividono i ricavi.

  3. Giuseppe ha detto:

    L’ho già scritto nei giorni quella dell’Ilva è una vera e propria trappola. Costringere gli operai a scegliere tra la disoccupazione o la morte è la cosa più vergognosa e immorale che potesse loro capitare. Il problema è che adesso trovare una via di uscita diventa sempre più difficile e doloroso. Quando succedono le catastrofi naturali immediatamente viene messa in moto la macchina della solidarietà, perché in una situazione del genere, più o meno paragonabile a quelle, non si è provveduto?

  4. Gianni ha detto:

    O c’è menefreghismo, o ignoranza.
    Io non so se gli operai sappiano cosa sono gli idrocarburi aromatici, ad esempio.
    MA anche se non lo sanno, quando fai parte di un ambiente, sentirai pure qualcosa, qualcosa che ti dice che qualcosa non quadra, oppure sono tutti sordi e ciechi, perchè non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere?

  5. pierluigi ha detto:

    In questo periodo di crisi l’occupazione lavorativa rimane, agli occhi degli occupati, il bastione da tenere a tutti costi; occorre che gli occupati siano informati seriamente su quella che sarà la loro salute tra poco tempo, la salute viene prima del lavoro, ma il lavoratore può con la lotta salvaguardare la salute ed anche il posto di lavoro, si tratta comunque di sacrifici, mi sembra sia il momento di affrontarli, umanità chiede anche questo.

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