Comunisti “scomunicati” e preti pedofili “protetti”: che Chiesa è mai questa?

EDITORIALE
di don Giorgio

Comunisti “scomunicati” e preti pedofili “protetti”:

che Chiesa è mai questa?

Anni fa, quando il comunismo era comunismo di massa e lo si sentiva denso e palpabile nell’aria appena ci si avvicinava ad una fabbrica di operai con le mani sporche e il volto coperto di sudore misto a rabbia, o quando  erano imminenti le elezioni amministrative, e soprattutto quelle politiche che scombussolavano anche i cimiteri (tirando in ballo tutti i soprusi subìti dai defunti, genitori, nonni e bisnonni risalendo fino ai primordi dell’umanità), e quando il popolo era quasi costretto a prendersi la tessera del Pci come appartenenza anche fisica ad un organismo, non solo sindacale, che compattava soprattutto gli incerti e i deboli, che in tal modo erano più protetti e sicuri, ebbene, anche noi preti, giovani e non più giovani, eravamo combattuti tra la paura di uscire del tutto dalla sacrestia e la voglia matta che avevamo di buttarci nella mischia, anche perché anche i comunisti erano brava gente, il cui unico torto era quello di essere stati traditi da una Chiesa borghese: forse erano più buoni del pane che i paolotti cattolici mangiavano ogni giorno alla mensa eucaristica.
Certo, dovevamo stare attenti, per evitare di cadere nella trappola della fobia ecclesiastica per ogni sentore di anticlericalismo anche solo verbale, poco importa se poi i preti perdonavano con la confessione sacramentale ogni espressione blasfema lanciata contro il cielo da bravi collaboratori dei parroci, preoccupati solo che i sacramenti venissero distribuiti  sì ai peccatori, ma non ai “nemici” della Chiesa. 
Erano altri tempi, forse migliori degli attuali, anche se la lotta era dura, molto dura: tempi in cui la Chiesa aveva perso il consenso della massa e si era barricata in casa, nella speranza che, prima o poi, tutto tornasse nell’ovile, e che l’odio battesse in ritirata davanti a quel Dio onnipotente che aveva sconfitto ben altre eresie e ben altre forze demoniache.
Era sempre questione di tempo, e sul tempo la Chiesa aveva sempre vinto. Non si sapeva perché il tempo alla fine desse sempre ragione ad una istituzione che, a parte la sua parte migliore di profeti e grazie divine, non sembrava mai sul punto di sfasciarsi e neppure di pentirsi per i suoi numerosi misfatti commessi, naturalmente sempre in nome di Dio.
Forse è proprio per la Chiesa che vale il principio: “Più male faccio, più bene otterrò: il Signore onnipotente non è forse capace di far rivivere i morti?”. Tranne che non sempre, o forse raramente, il bene della Chiesa corrisponde al disegno di Dio.
In realtà, di morto nella Chiesa c’era un mondo di pensiero represso e di diritti conculcati, tutto al servizio di un potere che di divino non aveva nemmeno l’odore acre dell’incenso. E più nuvole d’incenso avvolgevano gli spazi delle chiese, più il popolo si narcotizzava di quel misticismo che, se non altro, serviva a proteggerlo dalla blasfemia della Chiesa più che dalle bestemmie rabbiose dei comunisti mangia-preti.
E è quello che anch’io mi chiedevo, benché inizialmente solo nel profondo del cuore, ovvero se fossimo ministri a servizio di un popolo “maledetto” dagli uomini di Chiesa, o al servizio di una comunità di satana.
Ma eccoci qui, in un’altra tempesta, anche se il bastimento della Chiesa ora sembra solcare tranquillo i mari, col favore di un vento mai così propizio.
Ma come può essere che i venti siano propizi, se c’è burrasca? La Chiesa attuale dove crede di andare? Eppure la tempesta è propria in casa di quella Chiesa, Vaticano e non solo, che odora solo apparentemente di buon incenso che in realtà puzza di marciume, a partire dalla testa giù giù fino ai piedi di preti quasi costretti ad arrangiarsi come possono, forse perché fragili e abbandonati, ma non per questo da giustificare, o per lo meno usati male dai gerarchi e poi abbandonati, ma in ogni caso protetti dagli stessi gerarchi (ma solo per salvarsi la faccia!), quando arrivano al punto di trasformare l’amore puro di Dio in pulsioni sessuali verso i piccoli, e Cristo oggi forse non si limiterebbe a ripetere le sue ire contro gli scandali: il mare non basterebbe più, e neppure le pietre!
E voi  credete che la Chiesa uscirà da questa tempesta con le ossa rotte? No! Si giustificherà, come ha sempre fatto: anche gli scandali servono a dar gloria a Dio!
Siamo bravi nel tirare in ballo la strage di Erode per i bambini innocenti, parlando del crimine dell’aborto, e chissà perché Erode non è poi così brutto, quando si tratta di bambini violentati sessualmente dai preti!
Ah, certamente, il comunismo era l’incarnazione del demonio, e lo si è combattuto fino a scomunicare anche brave persone, solo perché credevano in una causa senz’altro migliore di quella difesa da una gerarchia capitalista, e oggi siamo qui a proteggere un crimine che passerà alla storia come la vergogna di una Chiesa capace solo di creare tabù  sul sesso più innocente, e di chiudere un occhio sul sesso, ad uso e consumo di preti pervertiti.
Ma come può un padre/pastore o pastore/padre denunciare un figlio pedofilo? Certo, come può? Ma come ha potuto la Chiesa condannare, in modo implacabile, talora e spesso come un cane rabbioso che perseguita un agnello innocente, i comunisti escludendoli dai sacramenti (senz’altro il male minore!), solo perché credevano in una umanità migliore?
Il problema è che la Chiesa ha sempre avuto una doppia morale, pur preoccupata di salvare “esternamente” la “sua” morale, ma è sempre stata assoluta nel condannare quel libero pensiero che, espresso in tutta la sua energia, potrebbe non solo rivoluzionare la dottrina dogmatica della Chiesa, ma scoperchiare la stessa doppia morale della Chiesa.    
29 luglio 2017
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