Primo anniversario della morte di CARLO MARIA MARTINI

Fra pochi giorni, il 31 agosto, sarà il primo anniversario della morte di Carlo Maria Martini. Anche la Diocesi milanese si sta mobilitando nella commemorazione.

Leggo dal Sito della Diocesi:

“Si avvicina il primo anniversario della scomparsa del cardinale Carlo Maria Martini, avvenuta il 31 agosto 2012 a Gallarate, a causa dell’aggravamento del morbo di Parkinson di cui soffriva già da diversi anni.
Come stabilito nel corso dell’ultimo Consiglio episcopale milanese, in questo primo anniversario la Diocesi onorerà solennemente la memoria di Martini, Arcivescovo dal 1979 al 2002, quando lasciò l’incarico per raggiunti limiti di età.
Sabato 31 agosto l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, presiederà in Duomo alle 17.30 la celebrazione eucaristica vigiliare, nella quale si farà memoria di Martini. Nella stessa giornata tutte le parrocchie e comunità della Diocesi sono invitate a compiere la stessa celebrazione”.

dal Sito della Diocesi di Milano

Martini, il ricordo in un documentario

Uscirà il 28 agosto in allegato al “Corriere della sera” e a “Famiglia Cristiana” e accompagnerà un libro di padre Damiano Modena. Il 29 agosto proiezione alla Mostra del Cinema di Venezia

di Cristina CONTI

25.08.2013

Un film-documentario per ricordare il cardinale Martini a un anno dalla sua morte uscirà il 28 agosto come allegato del Corriere della sera e di Famiglia Cristiana e accompagnerà un libro di padre Damiano Modena. Il regista è Salvatore Nocita.
«Questa iniziativa vuole ripercorrere le tappe principali della vita di Martini a partire dalle testimonianze di coloro che l’hanno conosciuto in prima persona e hanno potuto collaborare con lui – spiega Nicola Salvi, amministratore di Officina della Comunicazione, che ha collaborato alla realizzazione del progetto insieme al Corriere e a Multimedia San Paolo -. Ma ci sarà anche la voce del Cardinale, che racconta le scelte che hanno caratterizzato tutto il suo percorso, in particolare gli anni di episcopato a Milano». Da don Luigi Ciotti a monsignor Dario Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano, fino ai personaggi della vita civile e culturale milanese, prendono la parola quanti si sono confrontati direttamente con Martini sulle grandi problematiche della società contemporanea.
Tanti gli spunti di riflessione offerti da questo documentario. La Cattedra dei non credenti, l’apertura all’Islam, il dialogo con l’ebraismo. Ma anche il primato della Parola di Dio, in cui trovare le risposte per affrontare la quotidianità. Durante gli anni del suo mandato, poi, Martini trattò a fondo i temi del lavoro, della giustizia e della solidarietà. «Il messaggio del Cardinale è molto attuale e sicuramente dà modo di comprendere più a fondo l’epoca in cui viviamo», aggiunge Salvi.
Il film-documentario, inoltre, verrà presentato al pubblico a Venezia il 29 agosto, durante la 70esima edizione della Mostra.

 

Primo anniversario della morte di
CARLO MARIA MARTINI

(31 agosto 2012)
Riflessioni di don Giorgio De Capitani

Su Martini è stato detto e scritto di tutto, con il rischio di non riuscire a focalizzare la sua figura, centrandola sull’essenziale del suo messaggio. Penso che sia ancora troppo presto per rivalutare un personaggio così poliedrico che non basta rifarsi a qualche ricordo o citare qualche frase, magari a sproposito, per averne una visuale d’insieme. Senza dimenticare che bisognerebbe distinguere varie fasi, prima, durante e dopo il suo ministero episcopale a Milano, evitando di soffermarsi solo sull’ultima tappa della sua vita,  facendogli anche dire cose che non ha detto e tanto meno ha voluto dire.

Per esperienza personale, Martini è stato anzitutto Uomo, nonostante apparisse talora distaccato, con quel suo fare un po’ ieratico, più per la sua prestanza fisica che per il suo modo di apparire. Umano, perciò attento alle persone, privilegiando la Persona sulla struttura, e da qui è iniziata la sua opera di recupero di quei preti che erano stati emarginati dal predecessore. Un’opera paziente e coraggiosa, anche se i tempi erano cambiati (venne nominato vescovo di Milano alla fine del 1979 e ci rimase fino al 2002). Tuttavia, seppe imporre alla Diocesi un nuovo passo, evitando di rimanere nelle maglie della paura che aveva bloccato l’episcopato milanese di Colombo. Non saprei come Martini, al posto di Colombo, si sarebbe comportato. Ciò che posso testimoniare è che Martini ha anticipato i tempi, come è vero che, con Scola, siamo tornati ai tempi di Colombo. Di quel Colombo, tra parentesi, che lo aveva liquidato per la questione del servizio militare, in più con l’aggravante di essere ciellino. E pensare che nessuno pensava che dopo Martini, a parte Tettamanzi che non poteva non raccogliere a modo suo l’eredità martiniana, sarebbe successo un arresto. Forse sarebbe meglio parlare di una inversione a U.

Ora mi chiedo che senso dare alla commemorazione della morte di Martini. Ognuno dice la sua. Anche Scola dirà la sua. Tutti ne parleranno bene. Anche Scola ne parlerà bene. Già il Vicario Generale, monsignor Mario Delpini, rivolgendo una lettera ai preti ambrosiani ha parlato di tre tempi:

«C’è stato il tempo dell’ammirazione. Durante il lungo ministero episcopale del cardinale Carlo Maria Martini sulla cattedra di Ambrogio, il suo stile e il suo insegnamento, la sua personalità e le sue visioni sul presente e sul futuro della Chiesa e della società, hanno suscitato l’ammirazione di molti e la sua fama ha raggiunto i confini del mondo. Molti hanno percepito di essere ascoltati, hanno  intuito nel suo magistero una risposta alle proprie domande, hanno trovato incoraggiamento per affrontare la loro situazione e per assumere responsabilità nelle sue parole e nei suoi gesti di prossimità e di lungimiranza.
È venuto poi il tempo della commozione. Gli anni della sua malattia e della sua pazienza, del suo confrontarsi con le cose ultime e con il limite, del suo continuare a pensare, ascoltare, scrivere, interrogarsi hanno tradotto l’ammirazione in una più intensa partecipazione affettiva, in una commozione struggente che ha avuto la sua espressione clamorosa e toccante in occasione della celebrazione di funerali.
Adesso è il tempo della comunione. Nel primo anniversario della morte siamo invitati a vivere un momento di profonda comunione ecclesiale celebrando i santi misteri. La sera del 31 agosto in Cattedrale, alle ore 17,30, tutti sono invitati per la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Arcivescovo Angelo Scola».

Sinceramente non ho capito il terzo tempo: quello della comunione. Consiste solo nel celebrare tutti uniti l’anniversario della morte di Martini? Tutto qui? Oppure in sottofondo c’è una polemica nei riguardi di quanti, in nome di Martini, si sono in parte distaccati da una Chiesa, universale e milanese, ancora ferma al pre-concilio? Come si può pretendere di essere in comunione con una Chiesa settaria? Non capisco come facciano il Vicario Generale e il Cardinale Scola a parlare di Martini, quando sono su posizioni pastorali completamente all’opposto, e quando le loro visuali di fede non coincidono in nulla con la sua apertura ecumenica. 

Tuttavia, una cosa gioca in favore di Scola e dei suoi collaboratori: il clero, che è stato forse l’unico a non aver capito o meglio a non aver accettato l’apertura di Chiesa di Martini. Se il clero avesse intuito anche solo un barlume della profezia martiniana, forse la Diocesi si sarebbe ora quasi prostrata al nuovo indirizzo di un Pastore che ha preso un’altra strada?

Non lo dico ora, ma da tempo sto constatando quanto il clero ambrosiano sia succube di un sistema, buono o cattivo che sia, sempre tuttavia struttura di fede e di pastorale di una Chiesa, che non vuole proprio progredire al passo dell’Umanità, ma che se ne sta buona buona dentro il recinto. Al massimo sono le cose da fare che si discutono, ma il sistema è sempre il medesimo, intoccabile. I valori sono gli stessi, da secoli, ovvero i legami con la religione: non importa se cambiano i vestiti, la sostanza è rimasta quella di sempre.

I laici se la prendono quando parlo o punto il dito contro il clero come se il clero, nel bene o nel male, fosse l’unico centro di attenzione, e come se, di conseguenza, i laici contassero ancora poco. Il problema è il popolo di Dio che è ancora clero-dipendente, al di là dell’autoritarismo dei preti. C’è ancora una specie di sudditanza anche psicologica, d’inferiorità, che tiene bloccata la massa dei fedeli. E, quando finalmente i laici possono dire la loro, talora e spesso finiscono negli stessi errori del clero. Ciò non succederebbe, se il clero cominciasse seriamente e coraggiosamente a educare i laici ad assumersi le loro responsabilità. Usando la loro testa, ma per il bene comune, e non per amor proprio, e tanto meno facendosi prendere dal gusto del potere.

Carlo Maria Martini, con la sua grande apertura mentale e di fede, ha cercato di responsabilizzare il popolo credente, sia accostandolo alla Parola di Dio con un metodo del tutto originale (Martini era un maestro in questo!), sia sensibilizzandolo ai problemi della società, in tutte le sue problematiche esistenziali. Talora lo ha fatto facendo “intuire” ciò che voleva dire, talora rimarcando esplicitamente il dovere per un credente di essere pensante, e non ciecamente succube di un autoritarismo clericale.   

Martini ha iniziato il suo ministero episcopale invitando la Diocesi alla contemplazione della Parola, per poi incarnarLa nell’attualità del momento presente. Dunque, al centro, la Parola di Dio, ma la Parola profetica, capace di scoprire in realtà chi è l’Uomo, in tutta la sua concretezza. L’Uomo di tutti i tempi, e dunque anche l’Uomo d’oggi.

È chiaro che ora spetta a noi, ricordando la figura e il messaggio di Martini, applicare le sue intuizioni. Non ha detto tutto in modo esplicito, ai suoi tempi non poteva neanche farlo. Ma non dobbiamo, in nome della comunione ecclesiale, ridurre Martini entro l’ambito della vecchia struttura. Sarebbe tradirlo.

Carlo Maria Martini è da cogliere nelle sue intuizioni più che in ciò che in realtà ha detto o ha fatto. Certo, dobbiamo stare attenti. È facile uscire dalla Profezia, e prendere scorciatoie. Altro modo di tradirlo.

Non posso concludere queste riflessioni senza chiedermi: la Diocesi milanese continua sulla strada delle intuizioni aperte e profetiche di Martini, o preferisce riesumare la salma, onorandolo con i sacri incensi, magari mettendogli sul capo l’aureola di santità, che sarebbe come “ridimensionare” il suo spirito profetico, su misura della Chiesa-struttura-religione?

Angelo Scola “che c’azzecca” con Martini?

 

3 Commenti

  1. attilio ha detto:

    Ho tra le mani un libro di Carlo Maria Martini, Cardinale di Milano. Edito a cura delle ACLI milanesi, edizioni Dehoniane Bologna. Il titolo ” Educare alla solidarietà sociale e politica”.

    Sono discorsi, interventi, messaggi tra il 1980/1990.
    Al cap. 69 il Card. Martini propone:” Come combattere e superare il fenomeno della corruzione politica.

    Trattasi di una meditazione agli alunni delle scuole socio-politiche (Milano, 4 marzo 1989).

    Al cap. 55 ” Educare alla politica”. Discorso per la solennità di S. Ambrogio (Milano, basilica di S.Ambrogio, 5 dicembre 1987).

    Il libro spazia per tutti gli ambiti della società e quindi dell’umanità.

    In circa 750 pg. cogliamo la profezia di questo Uomo di Chiesa.

    Preparare una “memoria adeguata” per la ricorrenza p.v., credo non sia semplice.
    Allo stesso tempo può diventare un’occasione stupenda per la Chiesa, e non solo di Milano.

    Vale però, la celebrazione Eucaristica. L’Unica Comunione, col Signore e i suoi Santi.

    Don Giorgio, fraternamente La ricordo, e auguro ogni bene a Lei e alla comunità di Monte.

  2. GIANNI ha detto:

    Se è vero che l’essenza di un uomo si coglie talora più per quello che non dice, che per quello che dice, o per quanto indica per il futuro, piuttosto che per quanto analizzato del passato e della contingenza storica, allora direi che uno dei quesiti più interessanti, legato alle sue opinioni, è quello relativo alla necessità di un terzo concilio vaticano.
    Cosa sarebbe diventata la chiesa con un vaticano III?
    Chissà, oggi forse non staremmo ad assiste al divario tra Scola e don Giorgio, tra una chiesa gerarchica e la comunità di Monte.
    Credo che la chiesa, in particolare il duomo milanese, lo celebrerà in modo formale.
    In quanto figura di rilievo, ma glisserà su molte sue posizioni, anche perchè decisamente antitetiche a quelle di Scola.

  3. Giovanni Di Nino ha detto:

    Anche a me lascia perplesso “il terzo tempo”, forse volutamente troncato “comunione”, manca il resto “e liberazione” o, meglio della “normalizzazione”. Povero caro amico Maria Martini! lo celebreranno a denti stretti, scopiazzeranno qualche sua frase ad effetto per i deboli di spirito, magari alla presenza degli affaristi di cl, quello di Arcore e tutto il cucuzzaro al seguito! Immagino le TV della “casa” che riprenderanno la ricorrenza stando attenti a non perdere il primo piano del padrone (o padrino, visti i tempi). Non so CHI verrà a commemorare il Cardinal Martini nella tua comunità, con che faccia parlerà ai fedeli di misericordia, di solidarietà, di rispetto per i deboli, di accoglienza, di ascolto… Comunque vadano le cose, penso che il Cardinal Martini preferirà una sincera preghiera ad una logorroica omelia. Un caro saluto da parte mia, cafone del Sud!

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