Martina e don Giorgio si interrogano sul Coronavirus

Martina e don Giorgio si interrogano

sul Coronavirus

 

1 Commento

  1. Simone ha detto:

    Caro don.
    Apprezzo il vostro discorso ma vorrei condividere la mia esperienza.
    Il Covid è una malattia tremenda.
    In questi 15 giorni ho avuto un caro amico malato. 50 enne che vive da solo. Febbre alta, perdita gusto e olfatto. Poi sintomi respiratori. Mai ricoverato in ospedale. L’ho chiamato ogni giorno e il sentirlo spesso spento, quasi assente era devastante. Il non poter andare da lui ad aiutarlo mi ha trasmesso un senso d’impotenza estremo.
    Certo siamo poca cosa, il virus ci ricorda la nostra fragilità e pochezza ma così è pesante. Un’esperienza tremenda. Io non ho un’alta considerazione di me, non posso salvare nessuno e non sono medico ma il non poter vedere di persona lo stato di malessere mi ha ucciso psicologicamente. Non avrei potuto risolvere nulla ma certamente sarei stato più razionale.
    Credo ci sia una netta differenza, come sempre, tra il sentirne parlare e il viverlo.

    Parlate di interiorità di essenzialità ma i segni sono evidenti..si aspetta il vaccino per ritornare a vivere peggio di prima. La chiesa in primis, tante vuote parole per poi ricominciare con feste e mangiate (proposte già ripartite, organizzate e stoppate dall’aumento dei numeri).
    Sono buono e diplomatico, dell’attuale proposta pastorale delle parrocchie cambierei il 90%. Dal catechismo, allo sport, alla liturgia. Ma soprattutto, se potessi, cambierei il 90% dei fedeli. Che definirei devoti…amanti di riti e devozioni.
    Gente priva di una fede matura e di un dialogo interiore. Gentaglia attenta a riti e precetti ma che non ha mai incontrato il Dio interiore.
    Tra questi purtroppo ci sono una serie di preti funzionari; impiegati del sacro.
    Bisognerebbe cambiare la testa di molti e riscoprire i veri valori.

    In questi mesi ho partecipato a due sacramenti di miei nipoti: ormai lo schema è predefinito, causa covid ci si trova direttamente al ristorante alle 13. Io ho partecipato alle celebrazioni ma su 40 invitati 5 in chiesa e 35 diretti al ristorante. Ci sta cambiando in meglio la pandemia, vero?

    È vero che chi ha fede, sposta le montagne. La chiesa si accontenta dei numeri e della pancia piena. Contenti loro!

Lascia un Commento

CAPTCHA
*