Ho depositato in tribunale una formale denuncia-querela nei confronti di Matteo Salvini

Ho depositato in tribunale

una formale denuncia-querela

nei confronti di Matteo Salvini

di don Giorgio De Capitani
Matteo Salvini durante l’udienza, che si è tenuta nel settembre scorso, ha dichiarato sotto giuramento alcuni fatti falsi e, cosa forse ancor più penalmente punibile, mi ha accusato di aver commesso un gravissimo reato, pur essendo ben consapevole della mia estraneità.
Durante il processo ho cercato di evidenziare, con i miei avvocati, che il mio linguaggio duro e forte (ritenuto anche eccessivo e per di più volgare) nei confronti della Lega e di Salvini era necessariamente provocatorio: di fatti, davanti a politiche razziste e di puro odio, ritengo che non possano esserci ambiguità o tentennamenti. Usare i guanti non servirebbe a nulla. Bisogna essere audaci, se si vuole ottenere qualche effetto efficace, anche con qualche pugno nello stomaco, simbolicamente parlando.
Faccio mie, perché le sento mie, le parole chiarissime di don Lorenzo Milani: “Meglio essere irrispettosi che indifferenti…”.
Sì, non si può essere indifferenti davanti a scelte politiche, che lasciano morire persone indifese in mare, che discriminano ideologicamente i popoli e che creano forti e dannosi risentimenti  tra le persone.
Sì, non si può essere indifferenti davanti a politici degni di disprezzo, che si permettono di alzare il dito medio nei confronti dei propri cittadini, che irridono quelli del sud con epiteti irripetibili e offensivi, che si permettono di assimilare un popolo, i rom, a dei topi.
Sì, non si può accettare, restando indifferenti, che da ministro Salvini associ gli zingari ai topi: parole che immediatamente fanno tornare alla mente gli slogan nazisti, dove appunto gli ebrei e gli zingari venivano definiti e catalogati come topi.
Non è solo un insulto gravissimo nei confronti di un popolo che merita ogni rispetto, ma è soprattutto un “discorso d’odio” che, inevitabilmente, crea e creerà altro odio.
È quest’odio razziale che ho sempre combattuto (e non la persona in quanto tale di Salvini): un odio anche subdolo, contro cui ogni parola anche fortemente provocatoria sembra un graffio da nulla. Si sono persi quattro anni per un processo, preoccupandosi solo di proteggere la “persona” da offese verbali, quando lo stesso querelante ha sempre avuto mani libere per seminare un allucinante implacabile odio razzista, non solo con parole, anche con dei fatti e con decreti che rasentano la barbarie.
Durante la testimonianza Matteo Salvini, evidentemente ben conscio della gravità e degli effetti che tale fatto avrebbe potuto rappresentare anche nel mio processo, ha dichiarato palesemente il falso, affermando un fatto, diametralmente opposto, rispetto a quello che in modo inequivocabile emerge dai documenti prodotti.
È un fatto, a mio parere, molto grave: un ex vicepremier e ex ministro dell’interno non può, in vista del proprio tornaconto, mentire deliberatamente, sotto giuramento, davanti ad un tribunale penale.
Ma il fatto per me ancor più grave è stato che Matteo Salvini, nella stessa udienza e sempre sotto giuramento, ha anche ripetutamente affermato che nei suoi confronti avrei detto, in un mio video: “È un ladro, uccidiamolo!”.
E se ho usato il termine “ladro”, l’ho usato in senso “politico”, riferendomi al fatto che Salvini per me ha rubato e sta rubando ai poveracci provenienti dal terzo mondo e anche a tutti gli italiani quei diritti umani che rappresentano la base della Democrazia. E il termine “ladro”, così da intendere, mi serviva nel video, tanto discusso quanto deliberatamente frainteso, per fare un ragionamento tanto paradossale quanto semplice: se Salvini, senza magari aver detto esplicitamente di uccidere i ladri, sempre però dimostrava a prescindere una proclamata solidarietà con gli uccisori, ho inteso far capire la gravità del suo comportamento “politico”, denunciando la sua contraddizione. Ed ecco il mio ragionamento: se fosse giusto uccidere un ladro per il solo fatto di essere un ladro, allora sarebbe giusto uccidere anche Salvini, in quanto ladro di democrazia, ma siccome non dovrebbe essere giusto uccidere i ladri, se non per legittima difesa quando effettivamente viene messa in pericolo l’incolumità del derubato, allora non può essere giusto neppure uccidere Salvini. La mia era solo una forte provocazione, chiamatela pure paradossale, per far comprendere la gravità del comportamento di Salvini, che solidarizzava con gli uccisori dei ladri, a prescindere dalle valutazioni delle circostanze e dell’effettiva determinazione di un pericolo concreto all’incolumità personale, perciò prima ancora che la giustizia facesse il suo corso, analizzando ciò che era effettivamente successo.
L’assurdità della conseguenza del ragionamento (“allora sarebbe giusto uccidere anche Salvini”) permette di mostrare l’assurdità del presupposto del ragionamento stesso: affermare che possa essere lecito uccidere un ladro per il solo fatto di essere un ladro e di essere entrato in un’abitazione altrui senza alcuna valutazione sulla legittima difesa e quindi sull’effettiva determinazione di un pericolo concreto all’incolumità personale.
Dunque, non ho mai detto o scritto che Matteo Salvini deve essere ucciso, e Salvini ben lo sapeva.
Egli, pur consapevole del reale contenuto dei miei scritti e dei miei video, ha voluto accusarmi di reati gravissimi, come la minaccia e l’istigazione a delinquere, in un’aula di Tribunale alla presenza anche di numerosissimi giornalisti.
E i giornalisti non hanno ovviamente perso l’occasione nel riportare, a caratteri cubitali, sui giornali e nei telegiornali, l’affermazione falsa, secondo la quale io avrei detto: “Salvini è un ladro, uccidiamolo”.
Valuterò, con calma, con i miei avvocati se procedere penalmente anche nei confronti dei giornalisti che hanno deliberatamente scritto un fatto palesemente falso: io non ho mai detto che bisogna uccidere Salvini o che auspico che qualcuno lo uccida, anche perché sarei tra l’altro ben sciocco, solo se pensassi alle conseguenze di un simile gesto: Salvini diventerebbe un eroe nazionale con monumenti nelle piazze di tutti paesi d’Italia, e con numerosissime vie dedicate al “martire” leghista. Sono convinto, e lo dico da anni, già ai tempi del Berlusconi onnipotente, che sarà la Storia a giudicare gli uomini potenti, e la Storia ci insegna che prima o poi tutti, compreso il popolo consenziente, andranno a sbattere contro lo stesso muro di vergognosi e disumani pregiudizi che si sono costruiti.
È evidente come il “potere” abbia condizionato e influenzato anche l’informazione: solo pochi, pochissimi giornalisti hanno ritenuto doveroso verificare i fatti, leggere i miei articoli e vedere i miei video e constatare, pertanto, che i concetti che avevo espresso erano totalmente diversi da quelli a me attribuiti da Salvini, che, tra l’altro, usando la sua arte mistificatoria, riesce ad avere sulla massa un forte influsso, anche per il suo potere fortemente condizionante.
Oggi non c’è giornale o sito internet che non associ il mio nome all’affermazione: “il prete che ha detto che bisogna uccidere Salvini”.
Non so se la Procura di Lecco abbia già deciso autonomamente di iscrivere Salvini nel registro degli indagati per il reato di falsa testimonianza e calunnia, ma io, a scanso di equivoci e per evitare inutili perdite di tempo, ho deciso di depositare un formale atto di denuncia querela.
Sono certo che la medesima attenzione e severità mostrata dalla giustizia nei miei confronti per la manifestazione di un giudizio nei confronti di Salvini verrà applicata anche nei confronti di un rappresentante del “potere”.

 

11 Commenti

  1. Luca ha detto:

    Speriamo

  2. Luigi ha detto:

    Quello che stupisce è la mancanza di memoria degli italiani. Che Salvini dica delle falsità non è una novità. Se le dice sotto giuramento è giusto che se ne tenga conto specie se ha portato a condannare come è successo don Giorgio. Non faccio l’elenco dei processi persi da Salvini per le sue querele come per il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi. Ne è un esempio sulla mancanza di memoria l’ignoranza del consigliere ex leghista ora in Forza Nuova di Trieste Fabio Tuiach che come cattolico si sentiva offeso da Liliana Segre per aver espresso che Gesù era ebreo. Un friulano doc famoso, David Turoldo, era amareggiato di questa ignoranza dei cattolici. Lo stato confusionario del consigliere a seguito dell’affermazione ne è la dimostrazione. A chi ha voglia di documentarsi consiglio di leggersi il libro di Giuseppe Barbaglio “Gesù ebreo di Galilea” o di Rinaldo Fabris “Gesù il Nazareno”.

  3. alberto restivo ha detto:

    Non so se le seguenti considerazioni possano essere utili.
    In ogni caso le riporto.
    Dico riporto, perchè non sono mie, ma di un mio amico, avvocato, con cui ebbi occasione di parlare di questo articolo.
    Parlando del più e del meno, come si è soliti fare tra conoscenti o amici, ecco che il discorso cade su questo tema.
    In tale occasione mi ha spiegato che si deve distinguere tra fatto e valutazione/interpretazione di un fatto.
    Da quel che ho capito: un conto è affermare che le dichiarazioni attribuite ad un soggetto questo soggetto non le ha mai fatte.
    Ben altro conto è fornire una interpretazione, come il fatto di dire che ladro significava ladro di democrazia, e che dietro il discorso dell’uccidere stava un ragionamento, implicante una causa di giustificazione cui Salvini avrebbe fatto riferimento.
    La conseguenza sarebbe, stando a questo mio amico, che il giudice non è tenuto a far valere interpretazioni del fatto.
    Anche perchè, allora, in questa materia, che riguarderebbe la diffamazione, chiunque potrebbe dire che non intendeva riferirsi alla persona, ma ai fatti relativi a questa persona.
    Ma il discorso è che tali fatti non sarebbero disgiungibili dalla persona, e sarebbe per questo che si è arrivati ad una condanna di don Giorgio.
    Insomma, anche se qualcosa a suo tempo l’avevo studiata anch’io,
    mi pare di aver capito che poi, in un processo di questo tipo, se poi il condannato, in questo caso don Giorgio, a sua volta sporge denuncia, si espone al rischio di una condanna per calunnia, perchè un conto, appunto, è poter dichiarare che certe frasi proprio non si sono mai dette, altro conto che vadano interpretate in un certo modo…..
    In effetti, credo tutto sommato che questo mio amico non abbia tutti i torti, e che i legali di don GIorgio debbano considerare anche tale elemento.
    Mi auguro, quindi, che tale elemento sia stato ponderato attentamente, prima di prendere qualsiasi decisione.

  4. Giuseppe ha detto:

    Non è una novità che Salvini menta: lo fa da sempre. Mentire è molto spesso spesso una caratteristica dei politici e per quanto lo riguarda basta pensare alla lunga frequentazione con Berlusconi, l’archetipo dei bugiardi. Per una persona che disprezza le istituzioni l’aula di un tribunale equivale alla tribuna del Papeete Beach, si seminano odio e menzogne in entrambi i casi. É tempo che qualcuno gli dia la lezione che merita mettendo a nudo la sua meschinità e la sua vigliaccheria.

  5. Alberto ha detto:

    Caro Don Giorgio, da credente mi sento di solidarizzare con un anziano prete come lei che mostra tanta passione per la fede e che in alcuni suoi interventi ha saputo ben trasmettere.
    Mi lasci però dire che lei la condanna se l’è cercata due volte, primo con le parole rivolte a Salvini, secondo rifiutando la sua clemenza, il resto va da sè. Mi chiedo che senso ha voler perseverare nel suo essere errante? Prego per lei da cristiano e sto dalla sua parte comunque, sperando che non si presti ad ulteriori giudizi negativi del tribunale di Lecco.

  6. bartolomeo palumbo ha detto:

    NON VI SONO PAROLE ADEGUATE PER CONDANNARE LA LEGA E TUTTI I LEGHISTI CHE INSUDICIANO L’ITALIA E TUTTI GL’ITALIANI CHE VIGLIACCAMENTE VOTANO PER UN SIMILE PARTITO.Per gente simile ci vorrebbe un altro processo di NORIMBERGA.

    • Giorgio ha detto:

      Non sono un simpatizzante di Salvini, l’ho detto diverse volte, ma frasi come questa portano acqua al suo mulino. Chi vota un certo partito che non ci piace va combattuto con delle idee migliori, non va certo apostrofato come vigliacco.
      Queste cose caro Bartolomeo non si fanno in democrazia e soprattutto non sono di buon gusto.

      • Don Giorgio ha detto:

        Ah, ah ah, Salvini e i leghisti vanno combattuti con idee miglori! Che idee hanno? Sono senza testa!

      • bartolomeo palumbo ha detto:

        GIORGIO hai ragione.Chiedo scusa se ho esagerato, ma il mio risentimento verso la lega è tale che talvolta perdo le staffe e reagisco incondizionatamente.I n quanto a idee migliori devo riconoscere che avendo emigrato da circa sessant’anni, non ho le competenze necessarie per contrabbattere gli argomenti della lega o di qualsiasi pertito dell’estrema destra.SOLO POSSO DIRTI CHE AVENDO LAVORATO A MILANO SONO STATO INSULTATO E DISPREZZATO(TERRUN).

        • Giuseppe ha detto:

          Caro Bartolomeo anch’io ho lavorato e vissuto per qualche anno a Milano, ma erano altri tempi e gli insulti e le allusioni venivano detti sottovoce, a volte quasi con vergogna. Salvini e la Lega invece, ha cominciato a urlare queste espressioni, scoperchiando un vaso di Pandora enorme, da cui hanno cominciato ad attingere anche persone insospettabili, che magari per una forma un po’ ipocrita di “educazione” non si erano mai lasciate andare a trascendere.

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