Omelie 2020 di don Giorgio: PRIMA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

30 agosto 2020: PRIMA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE
Is 65,13-19; Ef, 5,6-14; Lc 9,7-11
Il Bene e il Maligno
La Bibbia, se è Parola di Dio, perciò, come scrive Giovanni nel Prologo del suo Vangelo, il Logos che si ri-genera per opera dello Spirito santo nel nostro grembo, di uomo o donna indifferentemente, cioè senza alcuna distinzione di genere, va letta, meditata al di là di ogni incrostazione storica, al di là di ogni impossibilità umana, onde cogliere quella Novità che è l’energia vitale dello sviluppo della storia, che è un composto di bene e di male.
Quando, come nel primo brano della Messa, leggo o sento leggere che il Signore crea “nuovi cieli e nuova terra”, e che Egli sempre dispone di Sorprese così da dare svolte radicali, togliendo alla malvagità umana il comando o il suo primato, sorgono in me tante domande, senza poter dare alcuna risposta razionale: la razionalità di per sé mi porterebbe a pensare che tutto oramai è impossibile perfino a Dio. Tale è la malvagità umana, dietro cui sta il Maligno (nome che potrebbe richiamare cause ed effetti), che ci si rassegna ad ogni evenienza e a proteggersi come si può durante emergenze globali.
D’altronde, che significherebbe Novità, se tutto funzionasse a meraviglia? In tal caso, parleremmo di “normalità” di un Disegno divino che si realizza nel tempo, e, se ce la prendiamo, è perché vediamo solo qualche aspetto, gustiamo solo qualche gioia nel poco o lungo tempo che ci è permesso di vivere.
Invece, ognuno dice la sua, e la storia è un caotico miscuglio di bene e di male, in cui il bene sembra essere sopraffatto da un male che si serve di tutto, perfino della religione, per mettere in crisi il Disegno divino.
I libri di storia, anche quelli destinati ai bambini delle elementari, sono un arido e odioso elenco di date di guerre e di violenze, e non si parla mai di un Disegno divino che sa intrecciare misteriosamente queste date così da risultare l’energia del Bene, capace di trovare sempre opportunità e possibilità perché venga a galla la Sorpresa di Dio.
Qui non si tratta di riscrivere la storia alla luce del Divino provvidenziale, e forse neppure la Bibbia, storia sacra, è riuscita a farsi leggere al di là di eventi talmente vergognosi e violenti da porre qualche domanda sulla storia di quell’Alleanza che doveva tenere a bada il popolo eletto, più barbaro che civile, più cocciuto nel tradire che nell’essere fedele al Dio dell’Alleanza.
Se da una parte studiamo la storia su testi che sono carnalmente cronache di eventi contraddittori e legati ad un cieco destino senza perciò una via d’uscita, dall’altra parte manca una lettura sacra di una storia che non può essere così irrazionale da lasciare la creatura nelle mani di forze malefiche.
Dall’inizio della creazione sembra che la storia sia un intreccio inestricabile di poca luce e di molte tenebre, e se è vero che il sole ogni giorno continua a sorgere all’orizzonte, è anche vero che ogni giorno tramonta, lasciandoci già nella sofferenza di un giorno di fatiche e di una notte ancor più travagliata.
Sarei tentato di dire le solite cose sulla notte dell’uomo moderno, che accumula più stress di un giorno di lavoro. Oramai è successo che il giorno non è più nostro, ovvero non è più gestito da noi, e che invece ci siamo accaparrati la notte, facendone un’alcòva di istinti bestiali, quasi a compensare le fatiche di un giorno, che la società ci ha derubato allo scopo di consumarci nel corpo, e, per una stupida rivalsa, noi di notte finiamo per consumarci l’anima.
E allora, visto che siamo al collasso fisico, psicologico e mentale, non sarebbe il momento di riprenderci il giorno e di dare alla notte il suo valore di riposo? Cioè, non sarebbe il momento di riequilibrare il giorno e la notte, per dare un senso al nostro corpo, riscoprendo il segreto dello spirito?
Quando penso ad esempio alle vacanze, che senso ridare a loro, visto che sono diventate una evasione dal nostro essere, come se bastasse cambiare aria per far riposare il fisico?
Nuovi cieli e nuova terra
“Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra”. Quando leggiamo queste parole, subito pensiamo ad un altro diluvio universale o a qualcosa di simile. Non vogliamo capire che anche qui non si tratta di sostituire i cieli o la terra, ma di cambiare il nostro modo di vedere i cieli e la terra.
Quando si legge che il Signore sta per creare qualcosa di nuovo, vuol dire che Dio ci dà la possibilità di scoprire nella Creazione quei germi che sono ancora tali, ma che stanno per germogliare.
Del resto la parola Natura, intesa non solo come il mondo animale, ma anche come il mondo vegetale e diciamo anche minerale, significa “ciò che sta per nascere”.
Dio non disfa e rifà, ma la fa nascere, come se il parto richiedesse ancora milioni di anni dal suo concepimento.
La nostra collaborazione umana, e Dio la richiede in continuazione, sta non solo nell’aiutare la Natura a partorire, ma soprattutto nel nostro cambiare gli occhiali o, meglio, nel cambiare addirittura gli occhi. Per occhiali intendo le ideologie o i pregiudizi di ogni genere, mentre per occhi intendo la nostra vista interiore, che richiede occhi più profondi, ovvero spirituali.
Dunque, l’espressione “nuovi cieli e nuova terra” va intesa così: Dio ci chiede di vedere le cose, e ci la capacità di farlo con la sua grazia, in modo del tutto nuovo, perché la Creazione è sempre disponibile a partorire Sorprese divine.
Il vero miracolo è questo: sta nello scoprire i segreti di una Natura sempre partoriente, e questi miracoli non vengono da Dio come se fossero qualcosa di eccezionale, ma provengono dal nostro nuovo modo di vedere la Creazione, con gli occhi interiori dello spirito che si fissano nello Spirito divino.
Ogni giorno abbiamo a nostra disposizione la possibilità di fare “nuove” le cose: bisogna vederle diversamente dal come abitualmente le vediamo con gli occhi carnali.
Con gli occhi carnali ogni giorno vediamo un mondo che sta morendo, mentre con gli occhi dello spirito possiamo vedere un mondo che ogni giorno sta nascendo.
Perché allora aspettiamo interventi straordinari divini o rivoluzioni della storia, quando spetta a noi cambiare il mondo, proprio a partire dal nostro modo nuovo di vedere la Creazione? Ecco perché da tempo sostengo che la vera rivoluzione sta nella Mistica, che è lo Sguardo nuovo con cui vedo Dio e in Dio vedo ogni sua creatura.

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