Poveri schiavi del tempo che macina cervelli e corpi

L’EDITORUALE
di don Giorgio

Poveri schiavi del tempo che macina cervelli e corpi

Se qualcuno mi chiedesse: quali sono stati i miei auguri in occasione delle feste natalizie e quali sono gli auguri per l’inizio del nuovo anno, risponderei: che questi giorni passino il più in fretta possibile, con la stessa velocità della luce, poiché… ne ho piene le scatole!
Vorrei che non ci fossero più feste come il Natale e che venisse sospeso magari per legge la celebrazione dell’ultimo dell’anno.
Sì, ne ho piene le tasche!
Preferisco la monotonia del tempo piuttosto che romperla con festività o bagordi o altro.
Queste rotture della monotonia del tempo sono proprio delle “rotture”!
E perché poi il tempo dovrebbe lasciarsi ritmare dalla nostra stupidità, la quale fa di tutto per farci credere di essere noi i padroni del tempo?
Il tempo potrebbe anche essere “nostro”, ma ad una condizione, che però non rientra nei canoni comuni: c’è un solo modo di governare il tempo, ed è quello di viverlo “spiritualizzando” il suo contenuto.
Se il tempo può definirsi come un contenitore, dove si raccoglie tutto ciò che succede nella vita, è  proprio questo, ovvero ciò che succede nella vita, che andrebbe vissuto all’interno del nostro essere, tanto più che ciò che succede in parte dipende da noi, e quello che non dipende da noi lo possiamo vivere senza rendercene schiavi.
E noi, alieni, gente che vive fuori dal nostro essere, pensiamo di rendere meno monotona la signoria del tempo con feste e baldorie o altro, e in questo la religione fa la sua bella parte, così la società che non si tira mai indietro quando si tratta di togliere il pensiero con qualche divertimento e qualcosa di pancesco.
Soffermiamoci sull’ultimo dell’anno, che è il culmine della follia collettiva, con quella voglia matta di ammazzare l’anno vecchio per dare inizio ad un nuovo anno, pensando di cancellare tutto dalla lavagna con un colpo di spugna.
È un rito, si dice, vecchio forse come è vecchio il mondo, almeno da quando hanno diviso l’anno in secondi, minuti, ore, mesi e anni, come un maledetto ciclo che sembra ripetersi come una ruota dentellata che gira macinando cose e persone. 
In ogni caso, il rito dell’ultimo dell’anno è degno solo della stupidità umana, che consuma il cervello dei ricchi e dei poveri, degli intelligenti e degli analfabeti.
Ma il tempo continua il suo ritmo, senza farsi intimidire dagli scongiuri di gente scriteriata.
Se fate caso, ogni anno che finisce per la maggior parte gente è sempre brutto, da dimenticare, e ci si augura un nuovo anno strapieno di felicità, ma nulla cambia se per felicità s’intende un benessere senza spine.
Nulla cambia, e tutto cambia: non perché si passa dal 31 di dicembre al 1 dell’anno, ma perché le cose cambiano, le situazioni cambiano, l’esistenza cambia in uno scontro tra il bene e il male, o nell’armonia degli opposti.
Si parla del male che genera il bene, e del bene che genera il male (pensate all’invidia, alle persecuzioni, ecc.), ma non si parla mai degli opposti che portano alla sintesi in un continuo gioco di tesi e di antitesi.
Ma se è difficile trovare armonia e sintesi per un meglio sempre migliore, rimanendo al di fuori del nostro essere, tutto è possibile quando spostiamo il campo dialettico all’interno del nostro essere.
Fuori di noi, siamo in balìa di forze misteriose e malefiche, o sconnesse tra loro, mentre all’interno del nostro essere lo scenario cambia: lo spirito può essere vincente, è sempre vincente, tanto più che c’è una forza a nostra disposizione che è l’intelletto attivo, che sa mantenere la sua libertà d’azione, bloccando ogni condizionamento proveniente dall’esterno.
Dentro di noi il tempo perde il suo potere distruttivo, di frantumazione, di dispersione, annullandosi nell’eternità o nell’Uno eterno.
Ma il corpo non cesserà di far sentire i suoi influssi negativi, tanto più che si serve di una maschera del bene, che l’ego, l’origine del male.
Il guaio per l’uomo è che nessuno gli dica come vivere in libertà il suo tempo.
Il guaio è che neppure la religione ci è di supporto, illudendoci con benedizioni rituali che sono dei ridicoli palliativi per sacralizzare il tempo, come se il tempo fosse qualcosa di semplicemente demoniaco.
30 dicembre 2017
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

2 Commenti

  1. Danilo ha detto:

    Non c’è alcun dubbio che i festeggiamenti moderni per le varie ricorrenze si sono volgarizzati e “commercializzati” oltre misura ed hanno ormai superato lo scopo stesso della ricorrenza ed anche del buon gusto. Un tempo i festeggiamenti per la semina e per la mietitura erano strettamente legati alla nostra vita ed erano pieni di significato; oggi tutto è vuoto di contenuto perché la società è essa stessa vuota.
    Non illudiamoci, non migliorerà in futuro e meno di un enorme cataclisma che ci riporti indietro nel tempo ma che ovviamente non ci auguriamo.

  2. Enrico Virtuani ha detto:

    Bellissimi pensieri. Siccome non credo nella politica e nelle istituzioni, non resta che la Chiesa. Se i preti fossero tutti come lei, allora si potrebbe sperare in un cambiamento, ma purtroppo le cose non stanno cosi. Non demorda, perché è un sostegno per chi la legge e l’ascolta. Un saluto fraterno. Enrico

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