Omelie 2016 di don Giorgio: FESTA SACRA FAMIGLIA

31 gennaio 2016: S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Sir 44,23-45,1c.2-5; Ef 5,33-6,4; Mt 2,19-23
Una Famiglia del tutto originale, e fuori del comune
Non vorrei, ogni anno, quando si celebra la Festa della Sacra Famiglia, ripetere la solita cosa, ovvero che è assurdo presentarla come il modello di ogni famiglia cristiana. Madre vergine, padre putativo e figlio unico del tutto eccezionale: giudicate un po’ voi!
Eppure c’è qualcosa nei Vangeli, come vedremo, che dovrebbe mettere in crisi la famiglia tradizionale.
“Al di là della biologia”
Nei giorni scorsi, sono andato a rileggere l’omelia sulla Sacra Famiglia, scritta da Padre Ernesto Balducci. P. Balducci, dell’Ordine degli Scolopi, è stato uno dei religiosi più in vista e attivo nel campo, non solo religioso, anche socio-politico, tra gli anni ‘50 e ‘‘90. I suoi interessi erano i grandi temi planitari dei diritti umani, del rispetto dell’ambiente, della cooperazione, della solidarietà e della pace in una frontiera culturale tra credenti e non credenti. L’omelia che ci riguarda riporta come data il 1986. Titolo: “Al di là della biologia”.
Tenterò ora di fare una sintesi del suo pensiero a proposito della Sacra Famiglia e delle famiglie cristiane e umane.
Famiglia patriarcale e famiglia cristiana
P. Balducci parte affermando che la famiglia cristiana della nostra epoca industriale è il risultato di una elaborazione, ben studiata, della famiglia patriarcale, risalente all’epoca dell’agricoltura. La famiglia patriarcale si reggeva su alcuni principi solidi, ovvero: l’autorità indiscutibile del padre, la subordinazione della moglie e la dipendenza dei figli nei confronti dei genitori. Ecco la conclusione di P. Balducci: questo modello patriarcale oggi non regge più.
Anzitutto, diciamo che anche per la nostra legislazione civile l’autorità familiare non è più univoca. Oramai il diritto prevede due capi della famiglia, il marito e la moglie. Ma la vera  autorità dovrebbe essere un’altra, ovvero l’amore interno alla famiglia. È l’amore che tiene uniti, non l’autoritarismo. Un amore che ha mille modi di manifestarsi, ma che non ammette dipendenze, non segue metodi coercitivi che non siano ispirati alla stessa legge dell’amore, e quindi l’amore diventa il valore portante della famiglia.
Altra novità dei nostri tempi: l’emancipazione della donna, come soggetto integro. Il cammino, comunque, è ancora lungo. Terza novità: l’indisponibilità dei figli a far propri i modelli dei genitori in modo acritico: essi vogliono fare le loro scelte.
Dunque, afferma P. Balducci, il nucleo tradizionale familiare sembra disgregarsi. Tuttavia, rapportarsi con questi fatti nuovi non significa cedere alla critica distruttiva di ciò che di buono abbiamo potuto ereditare, ma, nello stesso tempo, non si può più rimanere chiusi nel torpore delle nostre privilegiate esperienze. Occorre, in altre parole, affrontare con coraggio le nuove sfide.
La Novità sconvolgente del Vangelo
Ecco la domanda cruciale: il Vangelo che cosa dice a proposito della famiglia? Anzitutto, non dimentichiamo che ancora ai tempi di Gesù i rapporti patriarcali erano rigidissimi. Gesù, dice P. Balducci, entrò in quel mondo e se fu respinto fu proprio perché non si adattò al modello. Egli non visse in una famiglia patriarcale. Ecco il punto. La sua era una famiglia del tutto fuori del comune. Già a dodici anni, come racconta l’evangelista Luca, Gesù si sottrasse all’autorità dei genitori e insegnò nel Tempio, rivendicando il proprio diritto di fare le cose del Padre celeste. Nei confronti della donna, egli si comportò con estremo rispetto, esaltandone la libertà e l’autonomia. Dette alla donna un ruolo fondamentale nell’annuncio stesso del Vangelo: non dimentichiamo che il primo annuncio della Risurrezione fu portato da una donna, Maria di Magdala.
Nel Vangelo, dunque, continua P. Balducci, c’è una ricchezza di spunti profetici che alludono a un’altra condizione umana. Ma questi spunti sono rimasti senza sviluppo a causa della sistemazione della Chiesa all’interno della cultura del mondo greco-romano. È allora che la Chiesa ha compiuto una sintesi tra valori profetici, di tipo evangelico, e strutture etico-giuridiche, desunte invece dalla storia e perciò provvisorie. Ora siamo alle decomposizione di tale sintesi.
Come trovare una via d’uscita?
A questo punto, P. Balducci si pone la domanda: come trovare una via d’uscita? Da una parte, non si può negare l’evidenza, ovvero la disgregazione dell’ordine costituito tradizionale, che aveva retto per millenni, dall’epoca dell’agricoltura, fondato sull’autoritarismo maschilista; e, dall’altra, c’è il Vangelo che va nel senso opposto, ovvero per un altro ordine, fondato sull’amore e sulla dignità dell’essere umano.
Se è vero che non possiamo fare a meno dell’ordine, altrimenti ci sarebbe un caos che trascinerebbe con sé tutto il buono finora raccolto, è anche vero che c’è ordine e ordine: il Vangelo parla di un ordine “nuovo”. Ecco dove sta il segreto, la via d’uscita.
La sfida moderna quale sarà? Non consisterà nel tenere a tutti i costi i modelli arcaici, tentando di armonizzarli con i nuovi modelli di vita. È quanto sta facendo ancora la Chiesa, dimenticando, proprio lei, che il Vangelo non porta con sé modelli stabiliti di vita e di organizzazione. La sfida consisterà allora in una nuova sintesi tra valori propri del Vangelo e i modelli di vita che stanno sorgendo.
Pensiamo anche al dramma di San Paolo. Nei suoi scritti, molte volte parla della donna come un rabbino dei suoi tempi, cioè con profondo maschilismo, e allora la sua è una cultura già finita, che non ha più senso. Ma la Chiesa che fa? Continua a riprestarci nella liturgia brani intrisi di maschilismo paolino, dimostrando così di essere anch’essa ancora rabbinica dei tempi di Gesù. Ma c’è in San Paolo anche una tensione profetica, là dove egli scrive che davanti al Cristo non ci sono né uomo né donna. Le differenze appartengono ai limiti della storia. Non fanno parte del disegno di Dio. Quando questi limiti si spezzano, non dovremmo scandalizzarci, ma essere pronti ad accogliere il nuovo che emerge.
In sintesi, commenta ancora P. Balducci, chi osserva il mondo e si limita ad osservarlo, oggi non può essere che pessimista disperato; ma chi osserva il mondo per cogliere nelle disgregazioni diffuse germogli nuovi e si impegna a lottare perché i germogli maturino, costui è un ottimista, un ottimista critico che vede con occhi lucidi il male che lo circonda, ma vede anche la novità che nasce.
Il Vangelo autentico si sta liberando dalle sintesi storiche che lo avevano come incapsulato e ibernato. Il Vangelo o si assume come parola proiettata sul futuro o ha perso senso. Ma siccome il Vangelo ha questa capacità, che è per la mia coscienza una specie di riprova esistenziale della sua origine divina, allora dobbiamo avere il coraggio di far fronte alle nuove emergenze della storia senza avvilirci, sapendo che soltanto la violenza conquista il regno di Dio, secondo le parole di Gesù: «Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12). Ma di quale violenza si tratta? Non di violenza che opprime e distrugge, ma di violenza che fa nascere: la violenza della levatrice, la violenza che fa venir fuori dalle viscere del creato la novità che urge dentro. È questa la violenza che l’educatore, il magistrato pubblico, il genitore, il ministro della parola di Dio, tutti devono esercitare insieme perché il mondo nuovo nasca.

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