UNA QUERELA CHE SARÀ COME UN BOOMERANG PER LA GIORNALISTA GRAZIA GRAZIADEI

leccoquerela1[1]
di don Giorgio De Capitani
Nello scorso luglio, tramite il mio avvocato, Tamburini Emiliano, ho ricevuto la comunicazione del Decreto di citazione a giudizio per il prossimo 10 febbraio 2016 presso il Tribunale di Lecco (Giudice monocratico), per rispondere del reato di diffamazione tramite stampa nei riguardi della signora Grazia Graziadei, allora – e ancora oggi – giornalista della Rai.
 
Voglio chiarire i capi di imputazione.
Si tratta di due articoli, comparsi sul mio sito (www.dongiorgio.it), (articoli che mi hanno costretto a togliere, per cui attualmente non sono più visibili), di cui il primo, di poche righe, senza aggiungere nulla di mio, l’avevo desunto dal sito di Vittorio Arrigoni, “Guerrilla Radio”. Sì, poche righe, con cui Vittorio stigmatizzava un servizio della giornalista della Rai, Grazia Graziadei (allora il suo direttore era il berlusconiano di ferro Augusto Minzolini), che aveva commentato la sentenza nei riguardi di Marcello Dell’Utri, in un modo “vergognosamente di parte”, secondo anche il giudizio della gran parte della stampa italiana.
Leggi qui
e qui
ecco il video

Vittorio Arrigoni, dunque, che si trovava a Gaza, ma non per questo poco attento a ciò che succedeva in Italia, subito dopo il servizio giornalistico di Grazia Graziadei scrisse un commento di cinque o sei righe, facendo un paragone con le prostitute di strada. Ma era chiaro a tutti il genere letterario allegorico usato da Vittorio, così come era chiaro il suo pensiero di fondo: meritano più rispetto le prostitute che lo fanno di mestiere per campare, che coloro che si prostituiscono alle direttive del potere, tradendo la verità “oggettiva” dei fatti.
Dopo aver letto il commento di Arrigoni, lo riportai tale e quale sul mio sito: il fatto, il servizio giornalistico di Grazia Graziadei, era di doveroso interesse pubblico ed il commento di Vittorio sicuramente meritevole di analisi, interpretazione e studio.
Qualche mese dopo, all’inizio del 2011, il Maresciallo di Brivio venne in casa parrocchiale di Monte di Rovagnate per comunicarmi la “bella” notizia: la giornalista mi aveva querelato, insieme a Vittorio, e perciò dovevo scegliere un avvocato difensore. Immediatamente, tramite e-mail, contattai Vittorio, che si trovava a Gaza, per sapere se era già stato avvertito. Mi rispose che non ne sapeva nulla, anche se gli era parso strano che il pezzo “incriminato” fosse da tempo sparito dal suo Blog. Qualche mese dopo, il 15 aprile, Vittorio veniva barbaramente ucciso. La madre, in seguito, mi disse che la querela non era mai arrivata a Gaza. Nel frattempo, dopo la morte di Vittorio, la giornalista decise di ritirare la querela anche nei miei riguardi. Ma…
Quando andai a onorare la salma di Vittorio, in casa dei genitori, appena il padre mi vide, quasi urlò davanti a tutti: “Don Giorgio, gliela faccia pagare, in nome di mio figlio!”.
Qualche tempo dopo, dietro una specie di giuramento che avevo fatto al padre, scrissi un duro articolo contro Grazia Graziadei, pubblicandolo sul mio sito. Di conseguenza, il suo avvocato mi fece sapere che la giornalista intendeva procedere con la querela nei miei confronti. 
Per quanto riguarda il seguito del procedimento penale, riporto l’articolo scritto a suo tempo a quattro mani con il mio avvocato, Emiliano Tamburini.
Il procedimento penale trae origine dalla denuncia sporta nell’ottobre 2010 dalla giornalista Grazia Graziadei nei confronti di Don Giorgio De Capitani e Vittorio Arrigoni per un articolo, a firma di quest’ultimo, dal titolo “Grazia Graziadei del TG1. Vergogna”.
L’articolo che Vittorio aveva inserito nel suo blog “Guerrilla Radio” commentava, in modo evidentemente sarcastico ed ironico, un servizio della giornalista Grazia Graziadei, apparso durante il TG1 di Minzolini del 29 giugno 2010, ed aveva ad oggetto la sentenza della Corte d’Appello di Palermo con la quale l’ex senatore Marcello Dell’Utri era stato condannato a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il servizio della Graziadei (facilmente reperibile sul web) era stato oggetto di una moltitudine di commenti tra i quali, appunto, quello di Vittorio.
Allora, letto l’articolo di Vittorio, mi ero limitato ad inserire sul mio sito un link che richiamava il suo articolo.
La Signora Graziadei, ritenendosi offesa per quanto scritto da Vittorio e riportato sul mio sito, ha sporto denuncia nei miei confronti e nei confronti di Vittorio.
Il procedimento nei confronti di Vittorio si è estinto, prima ancora che lui ne avesse conoscenza, per la sua uccisione.
Nei miei confronti, invece, il procedimento penale è stato incardinato avanti al Tribunale di Roma dove in data 6 giugno 2012 si è tenuta l’udienza preliminare: Il GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) del Tribunale di Roma non ha accolto le varie eccezioni formulate dai miei difensori Avv.ti Tamburini e Rigamonti ed ha disposto il mio rinvio a giudizio per l’udienza del 30 gennaio 2013.
Durante tale udienza la Sig.ra Graziadei si è costituita parte civile dichiarando che l’articolo di Vittorio “ha determinato un enorme discredito della figura professionale dell’odierna parte civile. Quest’ultima, per l’effetto, ha subito un inevitabile turbamento psicologico dalla pubblicazione e diffusione del citato articolo Web, vedendo pubblicamente svilita la propria professionalità ed onorabilità”  e ha chiesto la condanna del sottoscritto ed “il risarcimento di tutti i danni morali e patrimoniali, patiti e patiendi, in conseguenza della condotta dallo stesso posta in essere”.
Il 30 Gennaio scorso si è tenuta, avanti al Dott. Salvatore Iulia- Giudice della IV sez. penale del Tribunale di Roma, la prima udienza dibattimentale.
I miei legali hanno preliminarmente ripresentato l’eccezione d’incompetenza per territorio del tribunale di Roma, eccezione che il Pubblico Ministero e la parte civile hanno chiesto che venisse respinta, e che invece il Giudice monocratico del Tribunale di Roma ha accolto.
Richiamando talune recenti pronunce della Corte di Cassazione, il Giudice del Tribunale di Roma ha emesso la sentenza n. 1795/2013 con la quale ha dichiarato “l’incompetenza per territorio del tribunale di Roma in favore del tribunale di Lecco”.
Il procedimento penale, pertanto, verrà “trasferito” avanti al Tribunale di Lecco dove, presumibilmente fra qualche mese, dovrà ricominciare.
Ora che succede?
Recentemente mi è stata espressa, dall’entourage della signora Graziadei, la possibilità di una via d’uscita, prima di arrivare alla prima udienza presso il Tribunale di Lecco. E cioè: l’imputato, ovvero il sottoscritto, dovrebbe fare una pubblica dichiarazione, ovvero una specie di ritrattazione di quanto ha scritto contro la signora Grazia Graziadei. Non ho avuto una benché minima esitazione: come potrei tradire Vittorio Arrigoni? Se lui fosse ancora vivo e, insieme, decidessimo di chiudere la faccenda con una specie di ritrattazione, ci penserei. Ma non posso ritrattare da solo, soprattutto dopo le parole del papà. Vado avanti. Non mi interessa di perdere la causa.
Ma… vorrei rivolgermi alla signora Grazia Graziadei. In questi ultimi mesi, L’ho vista più volte tenere qualche servizio giornalistico su Rai2. Non entro nel merito, per non beccarmi un’altra querela. Ma Le dico una cosa: il fatto che il processo si svolgerà a Lecco, e, come Lei sa, io sono lecchese e così pure lo era Vittorio Arrigoni, mi fa ritenere che, inevitabilmente, il processo giudiziario sarà esclusivamente personale, nei mie confronti, ma che il “processo mediatico” sarà ben più ampio ed interesserà necessariamente tutta la comunità lecchese vicina a Vittorio.
La vicenda tornerà alla ribalta, e non sarò certo io a metterla sotto una campana di vetro. Le migliaia e migliaia di amici di Vittorio saranno avvertiti del processo, che riguarderà il sottoscritto, ma di riflesso anche la figura, ormai mitica, del martire bulciaghese. Ma farò di più. Ho intenzione di scrivere a Monica Maggioni, che, come Lei sa, è anch’essa lecchese, ed esporrò il caso con chiarezza. Lei faccia come crede, io aspetto con ansia la prima udienza.
Infine, una parola di chiarimento sulla persona del mio Avvocato, Emiliano Tamburini, che, dal 2011, spontaneamente e gratuitamente, si è offerto nel difendermi. Dal mese di giugno di quest’anno, è diventato vice-sindaco del nuovo Comune de “La Valletta Brianza”. Le due cose andrebbero distinte, ma vorrei anticipare qualche critica. Anche se sinceramente qualche perplessità l’ho avuta se farmi difendere ancora dal signor Tamburini, ho deciso di tenerlo, dal momento che è da quattro anni che segue la mia pratica, ottenendo tra l’altro un primo successo: aver trasferito il procedimento penale da Roma a Lecco. Credo che la gente locale sia abbastanza intelligente di saper distinguere la carica di vicesindaco dal suo ufficio legale.  

causa graziadei 1  (1)causa graziadei 1  (2)

17 Commenti

  1. bastiancontrario ha detto:

    Il vero boomerang può essere una sentenza di condanna, che darà pubblicamente ragione all’avversario. I giornalisti subiscono abitualmente querele per diffamazione, e se le fanno non dovrebbero mancare di fondamenti.
    Paragonare a una prostituta è certamente un’offesa (vedi Grillo alla Montalcini), che tale resta pure quando fosse meritatissima. Ed è tutto da dimostrare che per incensare Dell’Utri si debba essere per forza venduti, e non invece fans che ci credono davvero.
    La promessa di vendicare l’onore dell’amico morto è più da antico eroe pagano che da prete, e comunque in tirbunale non varrà come attenuante.
    Perciò meglio cercare un accordo piuttosto che un presunto martirio inutile.

    • Don Giorgio ha detto:

      Non sono un coglione come te!

    • zorro ha detto:

      Purtroppo non essere obbiettivi porta inesorabilmente alle ingiustizie dell’utri non penso che sia uno stinco di santo qualche scheletro nell’armadio l’avra’ sicuramente la sua coscienza cosa dice?Sa solo lui cosa ha commesso e quante vittime innocenti ha circuito con il suo fascino del potere.Forse persone cosi’ non meriterebbero tanta attenzione mediatica ma solo la galera

  2. gigi fuma ha detto:

    non indietreggi di un solo millimetro, per il suo onore e per Vittorio, se serviranno soldi per la causa ci tasseremo, non molli don giorgio

  3. zorro ha detto:

    In galera non si va e in questo mondo anche se si viene condannati per diffamazione non e’ la morte di nessuno .Ai tempi antichi ci si sfidava a duello e uno dei due periva o rimaneva ferito.Forse era meglio prima si risparmiavano soldi e i giudici avevano piu’ tempo x reati piu’ gravi.Da che mondo e mondo il giornalismo e’ sempre stato lecchino del potere di turno.La realta’ e’ ben diversa dalle cronache giornalistiche lo stesso Biagi diceva lo spettacolo e’ finito e i suonatori tornino a casa per la notte qualcosa di simile.Un’ altra cicatrice da combattente x Don Giorgio non e’ la prima e non sara’ l’ultima chi fa la guerra ne subisce le conseguenze piangersi addosso non serve.

  4. Patrizia ha detto:

    Un omaggio all’avvocato che difende don Giorgio, questi gesti onorano Lei e la sua categoria.
    Grazie di cuore.

  5. Mario Crosta ha detto:

    Solidarietà con Don Giorgio ingiustamente colpito dalla sfrontatezza di chi si ritiene messo su un piedistallo e pertanto ingiudicabile. Spero che i telespettatori facciano il vuoto intorno ai narcisisti del protagonismo da quattro soldi.

  6. giovanni ha detto:

    don Giorgio non ceda e vada avanti. certi pseudo giornalisti devono capire che: 1) la Rai è un servzio pubblico pagato da noi cittadini e da questa pretendiamo servizi corretti 2) che per ingraziarsi il padrone di turno non ci si può prostituire

  7. Giuseppe ha detto:

    Sbaglierò, ma ho l’impressione che ci sia molta presunzione tra i giornalisti delle emittenti televisive, specialmente di Rai e Mediaset, benché la qualità dell’informazione lasci molto a desiderare. Come se non bastasse, credo che il TG1 abbia toccato il fondo della banalità, della faziosità e dell’insulsaggine proprio quando, grazie all’amico Silvio, era diretto da Minzolini.

  8. GIANNI ha detto:

    Questa volta decido di commentare, a prescindere da quello che ci siamo detti in privato…
    Anche perchè è una questione che già avevo seguito.
    Ovviamente, anche per rispetto di alcuni fondamentali principi, direi che sarebbe inopportuno valutare o dare consigli, senza conoscere tutte le carte.
    Non posso che esprimerti la mia solidarietà, e sarebbe interessante capire quale sia la strategia consigliata dall’avvocato.
    Vi sarebbe ( mi sento di dirlo perchè non aggiungo nulla a quanto potrebbe dire un legale o a quanto già rcimpreso negli atti) che tra le possibilità ve ne sarebbe appunto una analoga alla remissione della querela.
    Come questa estingue il reato, anche l’oblazione lo estingue.
    Solo che in questo caso, a differenza dei reati sanzionati solo con pena pecuniaria, l’accettazione dell’oblazione è rimessa alla valutazione del giudice, che potrebbe anche respingere la relativa istanza.
    A dirla tutta, per molti giudici questi fatti vengono considerati come fatti bagatellari, di poco conto, per cui se possono chiuderli con una causa di estinzione, solitamente vedono positivamente la cosa.
    In ogni caso, di sicuro in galera non si va, in caso di condanna, si applica la condizionale, che poi, dopo tot anni, estingue a sua volta, comunque, il reato.
    Io, fossi indagato di una fatto analogo, cercherei sopratutto di farmi spiegare dal mio avvocato come pensa di procedere, e non escluderei del tutto l’ipotesi del’oblazione, sopratutto se il professionista mi parlasse di esito incerto.

    Sono anche molto d’accordo sul fatto che si debba distinguere tra ruolo politico e forense.
    Uno può essere un ottimo principe del foro, e magari non essere considerato allo stesso livello come politico, o viceversa, nulla di male.
    LA professionalità non va certo valutata in base all’operato politico.
    Vorrei dire di più, ma sinceramente non saprei cosa dire, se non che all’estero, come già feci notare a suo tempo, vi sono molti giudici che non ritengono diffamatorio il mero riportare l’opinione altrui.
    Qui però siamo in Italia e non mi risulta che si segua tale indirizzo.
    Comunque non si sa mai, anche i giudici cambiano opinione e quindi nulla può mai essere escluso.

    Comunque voglio concludere con un augurio, spero porti bene.

    • GIANNI ha detto:

      dimenticavo…proprio oggi il papa ha rilanciato sull’amnistia.
      E’ da tempo che se ne parla, e sicuramente se verrà approvata, la diffamazione sarebbe ricompresa…bisogna solo vedere i limiti temporali, nel senso che si applica per i fatti commessi sino ad una certa data.
      In ogni caso, se interviene una causa estintiva del reato, come appunto amnistia, remissione della querela, ecc. questo non fa venir meno il diritto della parte civile al risarcimento del danno.
      Ma, se interviene una remissione, è solitamente perchè le parti già si sono messe d’accordo.
      In questo caso il risarcimento desiderato sarebbe una sorta di ritrattazione….
      Comunque, in caso di condanna si potrebbe ricorrere nei gradi successivi di giudizio, fin tanto che non intervenga un’amnistia o anche eventualmente la prescrizione, intanto la pena con la condizionale resta sospesa, solo che nel frattempo il giudice potrebbe comunque accordare una provvigionale sul risarcimento, cioè una somma che la parte civile può già ottenere con provvedimento esecutivo…
      Quanto sopra per completare il quadro delle varie prospettive……..
      Io tra tutte queste, ripeto, opterei per l’oblazione, iniziativa che, se accolta dal giudice, potrebbe spiazzare la controparte.
      Certo, questa potrebbe comunque proseguire il processo in sede civile, ma solitamente, se viene meno il penale, anche il civile poi non prosegue, nel senso che per la controparte sono comunque lungaggini e costi…….
      comunque solitamente si diceva così, almeno ai miei tempi: inizia a vincere il penale, e poi il resto si vede……..

  9. diogene ha detto:

    …meritano più rispetto le prostitute che lo fanno di mestiere per campare, che coloro che si prostituiscono alle direttive del potere, tradendo la verità “oggettiva” dei fatti.

    • Samuele ha detto:

      Ricordo bene di aver letto quel commento di Vittorio, quando lo aveva scritto e prima che venisse cancellato. Un commento che era molto simile a quello scritto qui sopra da Diogene.
      Era in effetti un’opinione dura, probabilmente molto fastidiosa da leggere per chi la riceve, ma a mio parere legittima sul piano etico/morale. Era una opinione nella quale sostanzialmente si diceva proprio ciò che dice diogene, qualcosa del tipo: meglio chi “vende” il proprio corpo di chi “vende” le proprie idee. La Graziadei poteva rispondere direttamente che lei non ha mai venduto le proprie idee, poteva criticare i modi, poteva anche dire che il paragone fosse volgare. Poteva prima di tutto mostrarsi superiore e fregarsene. Ma credo che l’azione giudiziaria penale sia quanto di più inopportuno e sbagliato, perché finisce per alimentare il pregiudizio per quelle ragazze che si ritrovano (per obbligo o necessità) a far quel difficilissimo lavoro. Essere paragonata a una venditrice “di idee” è diffamatorio? Perché?
      Tra l’altro, a mio parere tale azione è figlia di un grande pregiudizio: Vittorio in quel commento sottointendeva chiaramente che chi fa “il mestiere più antico del mondo” merita rispetto, probabilmente anche più di chi vende le sue idee. Perciò il suo non era palesemente un insulto né una diffamazione. Faceva un parallelismo tra la vendita del corpo e quella delle idee. Il giornalista vende sempre le proprie idee per mestiere, ovviamente: è il suo lavoro. Arrigoni sottointendeva che tale vendita fosse per fare una bella figura col politico di turno, così come una ragazza vende il suo corpo per mangiare. Ok, è una critica molto feroce, cinica, triste, magari anche errata, ma perché diffamatoria? Perché?….

Lascia un Commento

CAPTCHA
*