Omelie 2021 di don Giorgio: SECONDA DOPO LA DEDICAZIONE

31 ottobre 2021: SECONDA DOPO LA DEDICAZIONE
Is 56,3-7; Ef 2,11-22; Lc 14,1a.15-24
Il tema di fondo che unisce la Bibbia
Se dovessimo cercare uno dei temi di fondo o, meglio, il tema di fondo che è come un filo d’oro che unisce tutta la Bibbia, dal primo libro che è la Genesi fino all’ultimo che è l’Apocalisse, dovremmo dire che è senz’altro l’impegno o la cocciutaggine di Dio nel far ritornare il Creato alle sue origini o a quell’Uno da cui tutto è originato, come da una sovrabbondante infinita Sorgente di Bene.
Dunque, un ritorno all’Uno o a quell’Armonia divina che è stata frantumata da un misterioso peccato, noto come originale, da cui sarebbero venuti tutti i mali di questo mondo.
Se voi chiedete ai grandi Mistici medievali, vi risponderebbero che il peccato originale è l’”amor sui”, amore di se stesso, o quell’ego che vuole espropriare l’essere umano del suo unico bene, che è il Bene Sommo, ovvero vuole distaccare l’essere umano dal suo Unico Uno Necessario.
In parole più semplici: la creatura ha origine dal Sommo Bene, il quale l’attira a Sé, perché altrimenti cadrebbe nel nulla. Ogni essere tende necessariamente al suo Creatore.
E se è vero che tendiamo come essere verso il Bene Sommo, è anche vero che l’ego vuole staccarci da questo tensione verso Dio o verso l’Unico Uno Necessario, per farci innamorare di noi stessi in quanto creatura. Ecco che cosa significa “amor sui”.
Dunque, siamo tra una tensione verso Dio e una tensione verso noi stessi. La tensione verso Dio fa parte del nostro stesso essere, che non può fare a meno del suo Creatore, ecco perché possiamo parlare di tensione ontologica.
L’ego vorrebbe mettersi in mezzo, e staccarci da Dio, e, anche se non ci riuscirà mai, tuttavia può creare gravi disagi nel nostro esistere come creatura.
Qui il discorso si farebbe abbastanza complesso, ma interessantissimo.
Immaginiamo un essere umano che sia costretto a vivere in una società che fa di tutto per distoglierlo dalla sua tensione verso il Bene Sommo.
Certo, possiamo attutire il dramma, quasi coprendo il nostro tendere verso Dio, uscendo da noi stessi e farci ubriacare dalle cose che danno l’illusione di una felicità che sarà sempre apparente, ovvero carnale. E succede che il dramma aumenti, perché più ci esterniamoci, più ci allontaniamo dal Sommo Bene.
Dire così le cose potrebbe sembrare che si voglia solo porre qualche problema in più di quanti già ne abbiamo, e non capiamo che questo è il vero problema per l’essere umano e per l’umanità.
Sì, il vero problema è il dramma di vivere fuori di noi, accalappiati dalle cose esteriori, che ci trascinano lontano dal mondo dello Spirito, a cui tendiamo per la nostra stessa natura.
Qui possiamo già parlare di inclusione e di esclusione, ovvero di far parte del Mistero divino che è l’Unico Uno Necessario, in quanto Bene Assoluto, oppure di far parte di un mondo che ci esclude da questa Unità divina.
O siamo inclusi nel mondo del Divino che è il mondo del nostro essere, o siamo esclusi, perché portati fuori in un mondo del tutto carnale.
È chiaro che, più siamo fuori sommersi in un mondo di carnalità, meno sentiamo l’esigenza ontologica, cioè come essere, del nostro tendere verso il Sommo Bene.
Il vero dramma sta in questa lotta tra l’inclusione e l’esclusione, lotta che poi si riflette in ogni campo socio-politico e religioso.
L’ego agisce in noi per staccarci dallo Spirito divino, e agisce poi fuori di noi in un contesto esistenziale, dove tutto si gioca sull’inclusione e sull’esclusione. Tutto dipende da come prendiamo il senso dei due termini: possiamo essere inclusi nel mondo dello Spirito oppure nel mondo della carne.
Il mondo dello Spirito ci armonizza, orientandoci verso l’Unico Uno Necessario che è il Bene Sommo, mentre il mondo della carne ci frantuma in mille cose, ovvero la carnalità ci frammenta nella nostra carnalità, che ci separa dal nostro essere.
Non sono uno psicologo, ma, se lo fossi, forse troverei proprio in questa frammentazione la vera causa di tutti i mali, dei disagi o degli stress dell’uomo di oggi.
E sulla carnalità ha buon gioco ciò che noi chiamiamo esclusione sociale. Ci si esclude a vicenda, a causa di quell’io che a tutto antepone il proprio ego, anche se lo camuffiamo in nome dei diritti sociali, che in realtà non sono altro che la somma di tanti io individuali. Ogni io esclude l’altro: il mio esclude il tuo, e viceversa.
L’egoismo o individualismo stabilisce con quali criteri escludere o includere in una nazione o in una cosiddetta democrazia gli esseri umani, presi nella loro carnalità: dunque, si antepone il principio dei privilegi o della priorità a quel concetto di umanità che antepone invece il principio della unitarietà. Tutti nell’Unico Uno Necessario, che è il Sommo Bene.
Sì, il nostro vero dramma è di soffrire una tensione da parte della carne che rompe il legame del nostro essere al mondo del Divino.
Forse avrei dovuto spiegare prima il senso etimologico della parola “tensione”: deriva da “tendere”, da qui i due verbi “intendere” e “attendere”. Intendere riguarda una tensione interiore, mentre attendere riguarda una tensione esteriore. Intendere richiama l’intelletto, attendere richiama l’agire.
Se le parole hanno un loro senso, cerchiamo di non tradirlo, per evitare di falsare il nostro modo di pensare. Prima si intende, poi si attende.
Possiamo porci una domanda: che cosa noi attendiamo? Perché attendiamo solo carnalità? Proprio perché prima non intendiamo, ma ci lasciamo prendere da attese fuori del nostro essere.
Provate a pensare anche alla parola “intesa”: dovrebbe richiamare qualcosa di profondo, e non quella specie di compromesso che avviene in tutti i campi.
La vera intesa è tra il nostro spirito e lo Spirito divino. C’è, quando il nostro spirito si unisce con lo Spirito divino. Qui non ci sono compromessi. Lo spirito è esigente. È radicalmente esigente. Poi magari Dio chiuderà un occhio sul nostro comportamento esteriore, ma lo chiude se vedrà il nostro impegno alla conversione: quel tornare in noi stessi, dove l’Intelletto divino illumina il nostro intelletto interiore.
Basta poco, e un mondo diverso può aprirsi davanti a noi. E ogni esclusione sociale cadrà definitivamente.

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