Bell’esempio dalla diocesi milanese!

denuncia
Nessuno vuole mettere in dubbio le difficoltà di convivenza con gli extracomunitari, in particolare con i migranti irregolari, ma credo che la convivenza sia anche difficile tra gli stessi connazionali o i vicini di casa.
Tuttavia, ciò che non sopporto è una Chiesa che, come al solito, predica magari bene, e poi razzola male.
È appena passato il 25 dicembre, e chissà quante belle prediche, quante belle iniziative per aprire qualche porta di casa, almeno il giorno di Natale, per qualche barbone! E poi? Ecco che cosa succede: che un parroco di persona presenti una lettera di denuncia contro uno stabile, vicino agli ambienti parrocchiali, occupato provvisoriamente da alcuni poveracci. Non c’era un’altra via per trovare una cristiana soluzione?
Ho espresso più volte diverse riserve sui preti diocesani milanesi, anche se non posso negare che ci siano nelle nostre parrocchie nobili tentativi di accoglienza e di integrazione, ma questi religiosi veramente fanno pena! E per religiosi intendo frati ovvero preti delle più disparate congregazioni religiose che guidano comunità parrocchiali.
E sono anche falsi, come ad esempio il dehoniano Padre Francesco Inversini, parroco di Cristo Re (via Galeno 32, Milano) nel quartiere di Villa San Giovanni, ai confini di Sesto San Giovanni. Alla fine di agosto del 2015, in occasione del 50° anniversario della fondazione della parrocchia con la presenza di Angelo Scola, padre Inversini, durante una intervista, alla domanda: “Gli immigrati sono molto presenti?”, rispondeva: «Sì, soprattutto latinoamericani, asiatici, filippini e persone che vengono dai Paesi dell’Est. La convivenza è pacifica tra gli stranieri stabili e i nuovi arrivi. E sono ben integrati nella comunità».
Certo, è passato più di un anno, e probabilmente i nuovi arrivi di migranti avranno creato qualche ulteriore problema, ma perché, appena si presenta un’emergenza, invece che seguire la via evangelica, si sceglie la via della denuncia?
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da Repubblica

Effetto Amri alle porte di Milano,

il parroco attacca:

“Via i clandestini, possibili reazioni incontrollate”

La paura del terrorista sotto casa contagia anche l’uomo di fede. Dura lettera di padre Francesco Inversini che chiede l’intervento della polizia per sgomberare un palazzo dove hanno trovato rifugio alcuni migranti: “Sono senza controllo e lasciati liberi di agire a piacimento”
di ZITA DAZZI
A poca distanza dalla sua parrocchia, è stato ucciso Anis Amri, il terrorista di Berlino. E quindi il prete della chiesa di Cristo Re si è preso paura. Tanto che, raccogliendo proteste e mugugni dei suoi fedeli, sta chiedendo alla polizia di sgomberare i migranti che occupano una palazzina davanti all’oratorio: “Sono clandestini, senza controllo e lasciati liberi di agire a piacimento”, scrive padre Francesco Inversini. La lettera è partita martedì mattina, dopo che il religioso ha trovato le cassette delle offerte forzate. “Adesso basta, non si può andare avanti così”, ha detto ai suoi collaboratori il parroco alla chiesa in via Galeno 32, a Villa San Giovanni, non lontano da Sesto San Giovanni. Ha scritto la sua denuncia al commissariato di Greco Turro ed è andato di persona a consegnarla. Oggetto: “Abitazione abusiva dell’ex ditta grafica Marco, in via Fortezza 27”. Qui si sono insediate alcune decine di migranti. “Sono africani: magrebini e senegalesi – spiega Tommaso, il responsabile dell’oratorio – sono tanti, almeno 50, e mettono paura ai bambini, assediano chi esce dalla chiesa chiedendo l’elemosina. Non si vive più. Sono stranieri, fanno la coda fuori dal ‘Pane quotidiano’ per farsi dare il cibo. Ma abbiamo anche i nostri poveri italiani da curare. Io lo capisco, il parroco che chiede l’intervento della polizia. Non possiamo aspettare che “quelli” vengano a farci la pelle, senza farci sentire dalle autorità”.
Padre Inversini, da fuori Milano, spiega che non c’è bisogno di aggiungere altro a quello che dice la lettera: “La gente è preoccupata perché non sa darsi ragione di quanto avviene – legge – gli avvenimenti recenti creano sospetti e inquietudini nella popolazione”. La paura del terrorista sotto casa ha contagiato anche l’uomo di fede. “A nome degli abitanti – esorta il parroco nella denuncia alla polizia – ritengo opportuno segnalare e sollecitare un intervento delle autorità competenti per chiarire e sanare una situazione che può divenire incontrollata e generare reazioni incontrollabili”.
A far arrivare la denuncia a Palazzo Marino ci ha pensato la consigliera Silvia Sardone, di Fi, “ras” del quartiere. La ringrazia il signor Tommaso, che resta fino a tardi in oratorio a sorvegliare i 50 bimbi della squadra di calcio: “Non dico il mio cognome perché altrimenti quei tizi mi fanno la pelle, ma qui, i genitori e i fedeli sono arrabbiati. Non è escluso che qualcuno decida di passare alle vie di fatto, se le autorità non intervengono”. I toni si alzano al solo nominare la solidarietà, che in una chiesa di solito non è una bestemmia: “In quartiere non c’è più pace, siamo sotto assedio – spiega il collaboratore del prete – . Questa gente va e viene, non ha i documenti, dà fastidio, spacca i vetri delle auto. Nel palazzo occupato si sono anche attaccati abusivamente alla corrente elettrica. Adesso sono in 50, ma potrebbero diventare 300. L’edificio ha tre piani e c’è qualcuno in portineria che gestisce gli ingressi, visto che ormai entrano dalla porta principale, come a casa loro. Uno sconcio che deve finire”.
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da La Tribuna di Trevisto
30 dicembre 2016

Parroco invoca lo sgombero,

i volantini dei migranti:

“Siamo persone perbene,

venite a prendere un tè con noi”

“Cari residenti, non abbiate paura, venite a conoscerci”. Rispondono così i profughi finiti nel mirino del parroco di Villa San Giovanni, non lontano da Sesto San Giovanni dove nei giorni scorsi è stato intercettato e ucciso in un conflitto a fuoco lo stragista di Berlino. Padre Francesco Inversini aveva scritto alla questura invocando lo sgombero del palazzo dove hanno trovato rifugio e loro hanno preparato dei volantini per la cittadinanza, invitando i residenti del quartiere a prendere un tè nel palazzo abbandonato il 9 gennaio alle 8.30. Anche il parroco è stato stato invitato .
video di Edoardo Bianchi

4 Commenti

  1. Mappo ha detto:

    Nessuno dei parrocchiani che hanno invocato l’intervento e la lettera di padre Franco lo difende? Io spezzo una lancia in sua difesa, conosco la persona e la parrocchia che ha sempre accolto e supportato i bisognosi, italiani o stranieri che fossero. Unica condizione è che quell’aiuto lo venissero a chiedere apertamente. Nessuno riesce a comprendere le preoccupazioni di un parroco sulla cui persona grava la responsabilità di un oratorio e di una scuola materna frequentata da bambini e adolescenti? Immagino che molti genitori apprensivi abbiano manifestato le proprie preoccupazioni a padre Franco inducendolo a intraprendere l’iniziativa di scrivere la lettera incriminata.
    Don Giorgio riesce ad immaginarlo?

  2. Giuseppe ha detto:

    Bell’esempio. Anziché sedare gli animi esacerbati e rassicurare le persone che, in certi quartieri, ormai hanno paura anche solo dell’aria che respirano, il prete, colui che in qualità di pastore dovrebbe offrire conforto e incitare allo spirito di accoglienza e di carità, diventa il portavoce del malcontento lasciandosi condizionare dai luoghi comuni che la propaganda di certi politici scellerati e del chiacchiericcio da comari semina a piene mani. Nel frattempo, però, c’è anche chi si comporta come due carabinieri che alcune notti fa hanno soccorso una donna e sua figlia di 3 anni, senza fissa dimora, che stavano rischiando di morire dal freddo particolarmente pungente in quel momento. Le hanno pagato di tasca propria un albergo dove pernottare e rifocillarsi e hanno regalato un vestitino alla bambina, senza chiedere nulla in cambio e si stanno adoprando per poter vedere se è possibile sanare la situazionedell’immagrata.

  3. Don Giorgio ha detto:

    Probabilmente i carabinieri hanno più cuore dei preti!

  4. GIANNI ha detto:

    Leggendo il testo della lettera/denuncia, si parla di sconosciuti.
    Se la cosa deve essere gestita senza razzismo, allora occorre che di questi fatti ci si occupi, senza domandarsi se commessi da italiani, stranieri, extracomunitari.
    E ovviamente occorre decidere cosa fare senza distinzioni di razza.
    Se poi, ad esempio, si decide di porgere l’altra guancia, allora occorre capire come, ancora una volta senza distinzione tra italiani e stranieri.
    E’ nella distinzione che sta il rassismo.
    E, come dice la costituzione, tutti sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di …razza….
    Ma io credo che il problema qui sia un altro.
    E cioè non tanto la sopravvenienza di fenomeni immigratori, da taluni identificati come fonte di tutti i mali, ma la decadenza della convivenza civile, che comunque non nasce da quando sono presenti gli extracomunitari.
    Occupazioni abusive, di locali industriali o adibiti a civile abitazione, diffusa sopratutto in certe zone, non è fenmeno nuovo.
    E riguarda tanti casi di illeciti commessi da italiani.
    Poi a questo tipo di illecito solitamente si accompagna la commissione di altri reati, atti vandalici, furti e furtarelli, ecc…..
    Bisogna quindi decidere, complessivamente, se nei confronti di questa criminalità, per certi versi, a torto o ragione, considerata minore, si deve usare la risposta della legge, o quella della comprensione, o altro ancora…
    L’errore sarebbe indentificare, presuntivamente, gli autori di eventuali illeciti con gli extracomunitari.
    Bisogna invece considerare la possibilità che possano anche essere italiani.
    Poi, appunto, una volta eventualmente identificati, decidere cosa fare.
    Usare una risposta evengelica oppure legale, o valutare secondo i casi di maggior o minore gravità.
    Del tipo: se reato commesso per motivi di necessità (difficoltà economica), senza violenza, allora la prima volta si potrebbe perdonare, poi…..
    Se invece reato più grave…..

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