Religione
Siamo qui in attesa di un nuovo Vescovo. Chi sarà? Non è una domanda solo curiosa, ma che ha un suo peso, nel senso che basta poco, un cardinale di corte vedute o appartenente a qualche Movimento ecclesiale di cui noi lombardi ben conosciamo anche gli intrallazzi più vergognosi, per rimettere la Diocesi su binari morti.
Non faccio un nome a caso. Uno tra quelli che ritengo in linea con una pastorale fortemente evangelica. Lo vedo anche come futuro Papa.
Invito di nuovo le parrocchie
a mobilitarsi
DOMENICA PROSSIMA 13 FEBBRAIO 2011
per far sentire tutta la loro solidarietà anche di credenti
alle manifestazioni in favore della dignità della donna.
Si può anche non condividere un volantino,
ma non si può ignorare ciò che sta succedendo
nel nostro Paese:
SE NON ORA QUANDO?
Tra l’opportunismo di chi tace
e l’opportunismo di chi finge di parlare
non rimane che la rabbia di una verità
che rimane come repressa,
ma più che la verità a soffrire è il cammino
di un popolo che resta immobile,
tra l’indifferenza e l’ignavia, a godere
desideri e desideri di cose.
Da Papa ha difeso più volte, anche con prese di posizioni pubbliche, il «sacro celibato». Pensare che, da giovane teologo, Joseph Ratzinger fu tra i pochi uomini della Chiesa a metterlo in discussione: «Una regola, non un dogma nell'accezione più rigida del termine», scriveva nero su bianco nel 1970 insieme ad altri otto teologi, in un memorandum di sei pagine inviato alla Conferenza episcopale tedesca.
Eminenza, in questi ultimi mesi, prima che si chiuda il ciclo del Suo proficuo ministero pastorale nella diocesi milanese:
- faccia un ulteriore gesto profetico;
- scuota le coscienze degli italiani, credenti e non credenti, lanciando un urlo di riscossa;
- dica espressamente ciò che Lei pensa, senza usare giri di parole che dicono e non dicono in stile vaticano;
- apra uno squarcio di speranza in un momento di confusione totale.
Hanno a lungo invitato il sindaco Letizia Moratti senza ricevere risposta. Ma i 600 rom del campo di via Triboniano sotto Natale riceveranno un'altra visita importante, quella dell'arcivescovo Dionigi Tettamanzi.
È la prima volta che il cardinale entra in un campo nomadi, ma chi l'ha visto visitare i campo profughi in Palestina sa che non è certo il tipo che si spaventa per il degrado.
Voi che vi prostituite agli idoli terreni,
andate al diavolo!
Voi, adoratori di un rottame di chiesa
che si regge sulle stampelle di un potere blasfemo,
andate a vaffan…!
Ce lo ricorderemo questo Natale 2010 come quello della plateale consegna dello stock di 280 crocefissi con il tassativo obbligo di essere appesi - di nuovo, dopo due millenni - sui muri delle aule scolastiche delle scuole superiori del territorio.
La conclusione nel prossimo mese di marzo del ministero episcopale del nostro arcivescovo Card. Dionigi Tettamanzi pone il problema della sua successione. E' una grande questione ecclesiale e anche civile. All'inizio del terzo millennio la situazione interna ed internazionale è oggettivamente difficile e la Chiesa è alla vigilia di inevitabili cambiamenti. La nostra città poi è al centro delle contraddizioni politiche e sociali del paese.
Il preservativo è una libera scelta di chi lo vuole o non lo vuole usare. Parlo di scelta di coscienza, perciò di un diritto da lasciare alla discrezionalità di chi ritiene opportuno metterlo o no. Lo ritengo soprattutto un mezzo o un modo per evitare figli non voluti. Il preservativo è un dogma di inibizioni di una Chiesa che sul sesso ha costruito il suo vero regno di dominio sulle coscienze.
Anche Padre Livio fa parte di quella schiera di fondamentalisti pazzoidi - alla stregua dei gestori di Pontifex.roma - che non fanno altro che screditare la vera Chiesa di Cristo, e si divertono a fare del masochismo una virtù santificante e a tenere soggette le anime per togliere loro ogni respiro di libertà
Vorrei tentare, se è possibile, dire la mia, non tanto per difendermi da un tribunale di super-cattolici legulei fin nelle midolla, e neppure con la speranza di togliere qualche velo dai loro occhi accecati dal fanatismo più ottuso, ma per amore di quella verità che, se è vero che non è “mia”, non è neppure prerogativa della religione, di nessuna religione.
27 febbraio 2011

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BARBARA X

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