Le 11 cose in cui si può provare a fare come Seneca (sì, le buone intenzioni sono già qualcosa)

Seneca, ritratto da Rubens (Ap)
dal Corriere della Sera
Rassegna filosofica

Le 11 cose in cui si può provare a fare

come Seneca

(sì, le buone intenzioni sono già qualcosa)

di MASSIMO NAVA
È sempre di interessante constatare come i grandi interrogativi del nostro tempo rimandino continuamente possibili risposte alla saggezza degli antichi. Ed è motivo di soddisfazione intellettuale constatare che questa saggezza risale ai nostri antenati romani e greci. Tutto sembra già scritto ed è di straordinaria attualità, come fa notare la prestigiosa rivista americana The Atlantic che ripercorrendo l’opera di Seneca, si sofferma in particolare sul dialogo con il fratello Gallione : la «ricetta» per una vita serena e responsabile, con piena soddisfazione del corpo e dello spirito, alla ricerca della propria felicità e al tempo stesso del servizio alla collettività.
«Tutti gli uomini vogliono essere felici», scriveva Seneca al fratello intorno all’anno 58, ma nessuno ci vede chiaro quando si tratta di esaminare in cosa consiste la felicità: «edonismo», «vita in armonia con la natura» o, forse, nel linguaggio moderno, «pace interiore». Il filosofo fu esiliato da Roma dall’imperatore Claudio, per poi tornare come precettore e consigliere dell’imperatore Nerone, il quale prima lo ammirò, poi lo accusò di cospirazione e infine lo costrinse al suicidio. La lezione di Seneca è quindi ancora più straordinaria se relazionata con la sua vita tormentata. «Il solo fatto che sia riuscito ad alzarsi dal letto ogni mattina, e persino a sorridere, è un’impresa. Perché tutto quello che ha passato lui è molto più difficile da superare di quello che capita in una vita quotidiana qualsiasi», scrive The Atlantic.
È negli ultimi anni che Seneca compone il saggio Sulla vita felice, una raccolta di precetti per trovare la felicità di fronte al caos del mondo. Considerato un lavoro minore rispetto all’opera più importante del filosofo, le Lettere a Lucilio, fondamenta dello stoicismo, il saggio è tuttavia di straordinaria attualità.
Lezione numero 1 Nella prima lezione, Seneca ci invita a porsi con la stessa equidistanza di fronte alla morte o a una commedia. Non dice che un funerale o farsa sono la stessa cosa, ma ci invita a controllare le nostre emozioni affinché non ci sommergano: l’animosità alimenta catastrofismo e nevrosi.
Lezione numero 2 «Mi sottoporrò a qualsiasi lavoro; la mia anima sosterrà il mio corpo». Questa è una delle grandi lezioni della ricerca moderna: la salute fisica e intellettuale è alla base di una vita felice. Le persone che hanno conservato voglia di vivere e salute anche in età avanzata ci sono riuscite perché non hanno mai smesso di imparare e di fare esercizio fisico.
Lezione numero 3 «Disprezzerò le ricchezze senza essere più triste se si trovano in qualsiasi altro luogo che non sia la mia casa, né più orgoglioso se brillano intorno alla mia persona; non sarò sensibile né all’arrivo né alla ritirata della fortuna». Seneca va oltre il famoso adagio secondo cui il denaro non rende felici: ci insegna che l’attaccamento alla ricchezza è fonte di infelicità.
Lezione numero 4 Così, nella quarta lezione, considera «la terra degli altri come la mia, e la mia come appartenente a tutti ». In altre parole, l’infelicità non deriva solo dal desiderare le cose, ma anche dall’aggrapparsi a ciò che si possiede.
Lezione numero 5 «Vivrò convinto di essere nato per gli altri e ringrazierò la natura delle cose». Mettersi al servizio degli altri è uno dei modi più semplici per essere più felici. «Fare beneficenza e volontariato, spendere denaro per gli altri, donare sangue sono atti che aumentano il nostro benessere», scrive The Atlantic.
Lezione numero 6 «Qualunque bene possieda, non lo conserverò come un avaro, né lo disperderò come un prodigo». La moderazione porta la pace interiore. E ancora una volta la scienza moderna dà ragione a Seneca. Sappiamo quanto sia importante essere misurati nel consumo di alcol e cibo. «Ma Seneca ci dice che dobbiamo misurarci anche con le virtù: se lavorare è un bene, lavorare in eccesso rischia di renderci dipendenti dal lavoro».
Lezione numero 7 «Non conterò né peserò i miei benefici». Il valore di ciò che faccio non si basa su quanto mi costa, ma sul beneficio che ne traggono gli altri. «Per esempio, il vero valore del mio lavoro non è il mio stipendio, ma ciò che porta agli altri».
Lezione numero 8 «Nulla per l’opinione, tutto per la coscienza nelle mie azioni». La lezione è duplice. In primo luogo, dobbiamo resistere al confronto sociale. Si tratta, infatti, di un pilastro della psicologia. «Ed è probabilmente uno dei motivi principali per cui — scrive The Atlantic — i social network devastano il nostro buon umore: ci confrontiamo costantemente con amici e sconosciuti. L’integrità e la moralità portano alla felicità, l’ipocrisia all’infelicità».
Lezione numero 9 «Grazioso con i miei amici, mite e facile con i miei nemici, mi piegherò prima che mi venga chiesto, risponderò alle richieste oneste». «Amate i vostri nemici», ci insegnano la Bibbia e i Vangeli. Un insegnamento presente in molte filosofie. Martin Luther King disse in un sermone del 1957: «L’amore ha un potere redentore. Ha un potere che trasforma le persone».
Lezione numero 10 «Saprò che la mia casa è il mondo e che gli dei sono i suoi padroni; che sono sopra e intorno a me, censori delle mie azioni e delle mie parole». Devo agire non solo come se gli altri mi guardassero, ma anche come se Dio stesso avesse i suoi occhi costantemente su di me. Questa è un’ attualissima lezione di etica, a prescindere dalla propria fede o dall’essere o meno credenti. È l’idea dell’ agire sociale «come se».
Lezione numero 11 «Quando piacerà alla natura chiedere di nuovo la mia anima […], ci andrò». «Pensare al bene degli altri — scrive la rivista americana — è un modo per accettare serenamente la propria morte. Secondo uno studio su pazienti oncologici terminali, quelli tra loro che si sentivano in pace erano “concentrati su un’altra persona”: Vedevano la loro malattia come un’opportunità per dare agli altri, incoraggiando gli amici o partecipando a studi clinici con l’obiettivo di aiutare i futuri pazienti».
Per quanto saggi, questi insegnamenti di Seneca — ricorda infine The Atlantic — sono talvolta difficili da applicare. Vanno contro alcuni dei nostri impulsi naturali. «Seneca comprese molto bene questa contraddizione e, oltre a questi precetti, propose una loro applicazione pratica : provare, ovvero provarci, un po’, ogni giorno». A questo o proposto, merita un accenno la difesa del lavoro del filosofo. «I filosofi non si prestano a fare le cose che dicono, ma le concepiscono come oneste intenzioni. Non disdegnate le buone parole e i cuori pieni di buoni pensieri. L’occuparsi di studi salutari è degno di lode al di là dei risultati».

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