Salvini si è messo il cuore in pace

da www.huffingtonpost.it
26 Gennaio 2023

Salvini si è messo il cuore in pace

di Alessandro De Angelis
Ora che le armi all’Ucraina le manda Meloni, e non Draghi, dimentica la famosa via del Santo Padre e acconsente tacendo. Amarcord del Matteo francescano
C’era una volta, con Mario Draghi a Palazzo Chigi, il Matteo Salvini pacifista: sincero, ipocrita, filo-russo (ricordate il dibattito?). Ecco il “the best of”, solo sulle armi.
“Sono un tifoso dell’introduzione del servizio militare, ma all’Europa non chiedo di distribuire armi, ma di perseguire la via del Santo Padre: confronto, dialogo diplomazia, sanzioni e non armi letali”
(26 febbraio 2022).
“Se lei mi chiede, da papà che deve spiegare la guerra a una bambina di 9 anni, è con le bombe che si fermano le bombe? Mi permetto di avere dei dubbi. Posso permettermi di avere dei dubbi?”
(1 marzo).
“Io che quando sento la parola armi letali, missili, bombe, nucleare… dico: stiamo attenti, quindi cautela, diplomazia, ascolto, confronto, preghiera”
(1 marzo).
“Se mi chiedere se le armi sono la soluzione per evitare la guerra, evidentemente no. Preferisco la diplomazia e per chi crede la preghiera”
(3 marzo).
“Ne ho parlato con monsignor Gallagher nella Santa Sede questa mattina. La risposta non può essere armi contro armi perché sennò ci andiamo di mezzo tutti”
(10 marzo).
“Onestamente quando in Parlamento sarò chiamato a votare a favore dell’invio di armi, lo dico con la massima onestà, sarò in difficoltà”
(18 marzo).
“Temo che la soluzione non sia mandare le armi”
(18 marzo).
“Mandare più armi all’Ucraina secondo me non è la soluzione per avvicinare la pace: bisogna fare tutto quello che serve per avvicinare la pace”
(31 marzo).
“Sto lavorando per la pace, continuando a rifornire di armi l’una o l’altra parte, rischiamo di lasciare ai nostri figli un mondo nella devastazione”
(28 aprile).
“Abbiamo sempre votato gli aiuti all’Ucraina. Ma ora mi chiedo: quante altre armi ancora mandiamo? Quanti morti ancora devono esserci? Dopo mesi direi un attimo, pensiamoci, basta giocare alla guerra”
(1 maggio).
“Vogliamo tornare alla guerra fredda? Vogliamo tornare a Rocky contro Ivan Drago?”
(3 maggio).
“Continuare a mandare armi è una risposta debole come affermato dal Segretario di Stato della Santa Sede, cardinal Parolin”
(4 maggio).
“Non penso che dopo due mesi e mezzo la risposta sia altre armi. Due mesi e mezzo fa abbiamo votato con convinzione (il decreto Ucraina, ndr) ma ora bisogna domandarsi cosa allontana la pace e cosa la avvicina”
(6 maggio)
“Altre armi all’Ucraina? No, porterebbero altri morti, altra guerra, altra fame. Si torni al dialogo, si lavori per la pace”
(7 maggio).
“Spero che il viaggio di Draghi in America porti pace e non altre armi”
(9 maggio).
“Inviare nuove armi allontanerebbe la pace e non mi sembra opportuno. Se non cambiamo rotta perderemo per strada migliaia di posti di lavoro”
(10 maggio).
“Mandare aiuti economici e militari all’Ucraina inizialmente era giusto. Ora ulteriori invii di armi non penso siano la soluzione giusta”
(16 maggio).
“Le armi rinviano la pace e creano morte oltreconfine e disoccupazione in Italia. C’è il rischio di avere un autunno e un inverno di tensione sociale, licenziamenti e chiusure di massa”
(17 maggio).
“Abbiamo dato mandato al governo di mandare armi se lo ritenesse necessario, penso che sia arrivata la fine dell’invio di armi”
(18 maggio).
“Conto che non ci sia bisogno del voto (del Parlamento, ndr) sullo stop all’invio di armi anche perché se andiamo avanti così tra sei mesi conteremo milioni di morti”
(18 maggio).
“Qualcuno in quest’aula parla di inviare altre armi, io non ci sto”
(19 maggio).
“Bene il dialogo con Putin e con la Russia, l’arma più forte per fermare la guerra rimane la diplomazia”
(26 maggio).
“Noi da settimane lavoriamo per la pace mentre il Pd parla solo di armi e guerra. Più chiaro di così”
(31 maggio).
“Spero ci sia occasione di un incontro con Lavrov”
(2 giugno).
“Le armi inviate in Ucraina finiranno nelle mani delle organizzazioni criminali. Quando sento la gente in Parlamento dire di mandare le armi, io dico: occhio che quelle armi ti tornano indietro con gli interessi”
(2 giugno).
“Spero che non ci sia bisogno di votare un nuovo invio di armi e che si voglia usare la diplomazia”
(6 giugno).
“Più armi si mandano, più si allungano i tempi della guerra, e più difficile è portare le parti a un dialogo, io ci sto provando con le mie relazioni”
(7 giugno).
“Dopo quattro mesi dall’inizio del conflitto il mondo ora chiede diplomazia. Le armi ad oltranza non sono la soluzione”
(23 giugno).
Draghi cade il 20 luglio, e Salvini non parla più di armi (e neanche di lutti e sciagure che avrebbero portato embargo e sanzioni).
Il governo Meloni invierà lo scudo anti-missile e artiglieria. Tedeschi e americani i carri armati.
Tecnicamente un vero salto di qualità. E Salvini non ha più niente da dire.

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