Ecco il “tour de force” di una trottola impazzita

Ecco il “tour de force”

di una trottola impazzita

Premetto che il mese di gennaio 2025, rispettando una promessa fatta all’inizio dell’Anno giubilare, Mario Delpini avrebbe dovuto ridurre i suoi impegni, diciamo, usando un eufemismo, pastorali.
Ma, già lo sappiamo, Delpini Mario (non è comunque l’unico nel campo gerarchico a nascondersi dietro bugie) ha tenuto il solito ritmo della trottola, anzi ci sono stati giorni, e potrei dimostrarlo con esempi, in cui gli impegni sono stati due, forse magari anche tre. Tranne che il signor Stefano Femminis, responsabile dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della Curia milanese, aveva ricevuto l’ordine di non pubblicare nell’Agenda dell’Arcivescovo, che tutti possono leggere sul sito della Diocesi, gli incontri del suo Capo, a cui devotamente obbedisce.
Finito finalmente il mese di gennaio, in cui, ripeto, Mario Delpini quasi di nascosto ha fatto la solita trottola, Stefano Femminis ha reso pubblici gli impegni del mese di febbraio: in totale 36, ovvero più di uno al giorno.
Mi pongo alcune domande, o meglio me le ri-pongo: anzitutto, come fa anche fisicamente ad essere dappertutto, e come fa a preparare i testi degli interventi? Ma la domanda più provocatoria è questa: come fa a pensare a trovare il tempo per i veri problemi che stanno letteralmente mandando a picco la Diocesi milanese?
Oramai è sotto gli occhi di tutti: parrocchie senza preti, parrocchie che hanno bisogno di un ricambio di preti, che non si trovano. Ho sentito da un amico prete (anche io ho informatori tra un clero non certo sottomesso a un vescovo “inetto”) che il Vicario episcopale della Città di Milano avrebbe incontrato i decani per discutere con loro su eventuali disponibilità di preti da sposare come parroci nella zona lecchese.
Fra qualche anno, così mi hanno riferito, avremo solo tre preti novelli diocesani. Nel frattempo preti sempre più anziani e inefficienti o che saranno chiamati alla Casa del Padre lasceranno un posto vuoto. Se questo non è un grosso problema, che cos’è?
E allora come si può accettare che un vescovo non si ponga questo problema, ovvero della carenza dei preti e delle comunità pastorali allargate a più parrocchie, lasciate in balìa della buona volontà di qualche prete che deve fare salti mortali: pensate ai paesi di montagna, dove si devono ridurre le Messe, lasciando comunità senza poter sostituire i preti con dei laici ben preparati per guidare almeno alcune celebrazioni liturgiche?
Mario Delpini neppure ci pensa, neppure si pone il problema, pur sapendo (forse) che nelle emergenze le soluzioni non saranno mai le migliori, ma solo scelte raffazzonate, tappabuchi, che porteranno alla disfatta delle comunità cristiane.
Vorrei evitare di parlare di Parrocchie locali, perché so di avere contro una tendenza che oggi va di moda (anche per comodo!) di togliere la località fisica alle nuove comunità. Ho il mio chiodo fisso, ovvero che la località, dove vive la gente, è importante, per non dire essenziale, ai fini pastorali.
Ma senza preti che cosa si fa? Perché non affidare ai laici ben preparati ruoli o incarichi (chiamateli come volete: ministeri), perché svolgano nelle comunità locali servizi, anche rimunerati, per il bene della stessa comunità?
Vi invito a leggere o a rileggere l’articolo che la signora Antonietta Cargnel aveva scritto per il mio sito l’anno scorso.
QUI
Ripeto, almeno porsi il problema, almeno discutere, almeno abbozzare qualche ipotesi di soluzione! No!
A un sacerdote, parroco di una comunità pastorale con più parrocchie, in una zona montagnosa lecchese, che si lamentava perché aveva qualche bella idea, ovvero affidare ad alcuni laici già preparati il ministero, in linea con le proposte della signora Cargnel, ma che trovava ancora ostacoli o silenzi da parte delle autorità, proponevo la disobbedienza, così come tra l’altro aveva proposto il teologo Hans Küng nel suo libro “Salviamo la Chiesa”, facendo un esempio, apparentemente banale, il servizio delle chierichette sull’altare, a lungo proibito dal Vaticano, e risolto con una generale disobbedienza dei preti. Ecco, per ottenere qualcosa, bisogna disobbedire coralmente. La gerarchia non può scomunicare tutti i preti: sarebbe un suicidio! E allora deve cedere…
E voi pensate che nella diocesi milanese i preti abbiano il coraggio di disobbedire apertamente? C’è un generale borbottìo, lamentele a non finire, ma sottobanco, in privato, sottovoce, senza uscire allo scoperto. Hanno paura di perdere il cadreghino. Certo, c’è chi disobbedisce, ma con mille stratagemmi che sanno di furbizia, per cui i superiori lasciano fare, anche perché sanno che non si tratta di questioni importanti, di scelte radicali che potrebbero ferire l’autorità del vescovo. Si tratta di cose concrete, capricci, anche se a lungo andranno a incidere sulla buona pastorale. Non si tratta mai di principi, di valori, di verità di fede.
Basta che un parroco inizi a disobbedire, seguito da un altro, e da un altro ancora, e la catena potrebbe allungarsi fino a mettere in crisi ogni durezza di cuore di chi resiste, tentenna, finge di nulla, rimanda la decisione.
Tu, parroco, sei convinto della tua scelta, ritieni che tale scelta sia per il bene della gente, abbia un futuro che potrà aprire nuovi orizzonti? Che aspetti? Che il gelido silenzio o uno studiato attendismo dei caporioni o capetti mandi in fumo anche solo una idea, da valutare subito sapendo che perdere tempo sarebbe come perdere occasioni di Grazia? Metti in opera, nel tuo piccolo, ciò che hai in mente di fare, magari chiuderanno un occhio per non sollevare un polverone a danno delle istituzioni, e così sarai un apripista provvidenziale.
E se sei un prete diocesano milanese, sappi che se aspetti che il vescovo, fra due o tre anni, andrà in pensione, l’occasione di oggi se non la sfrutti subito morirà in questi due o tre anni, per la ottusità di un vescovo che preferisce fare la trottola impazzita gettando via semi eterni.
***
Vi invito ora a leggere questo articolo
Delpini: «Giovani alzatevi, dimostrate che non siete una generazione di buoni a nulla»
e a vedere questo video

L’ho segnalato a qualche prete e a qualche laico, vi giuro che sono rimasti scioccati. Il vescovo aveva davanti ragazzi e ragazzini dell’oratorio!!!
Non pretendo di colpo un miracolo da un vescovo che quando tiene omelie riesce a scoraggiare anche le anime belle, disposte ad ascoltare a occhi chiudi ogni parola di un prete, ma quando si tocca il fondo (che dico? qualche fondo?) allora qualcuno dall’alto dovrà pur intervenire.
Saremo costretti a subire un Anno di Grazia tra malumori, insofferenze, delusioni, inganni?

Commenti chiusi.