Angelo Scola ricorda il suo intimo amico don Luigi Giussani

Il 28 febbraio scorso, in occasione del dodicesimo anniversario della morte di don Luigi Giussani (avvenuta a Milano il 22 febbraio del 2005), il cardinale di Milano, Angelo Scola, ha celebrato in Duomo una Santa Messa e ha tenuto una lunga omelia. Il Duomo era affollato come nelle grandi occasioni: solitamente, nelle celebrazioni ordinarie, è quasi vuoto. Certo, i ciellini sono ancora numerosi: la zizzania è una brutta cosa, non muore mai!
Non sto qui a dire e a ripetere le solite cose sul Movimento ciellino e sul fatto che Angelo Scola lo sia da quando è stato concepito. Ma a sentir dire certe cazzate, beh, mi viene il sangue alla testa. Ecco la più grossa castroneria: «In questi anni ho molto insistito su come la vita della Chiesa, soprattutto della nostra estesa Chiesa ambrosiana, debba esprimersi secondo quella pluriformità nell’unità che le è propria. Il metodo di vita cristiana così vissuto esalta la potenza del carisma di Don Giussani, carisma di apertura totale a partire da ogni fedele battezzato. «Siate una cosa sola perché il mondo creda» ci ha detto Gesù (cfr Gv 17,21)».
Non ho parole!
O Angelo Scola è cieco o è in male fede! Probabilmente, entrambi.

 

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