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Il vero virus è l’ipocrisia
di Paolo Ermani
28-02-2020
Se fosse ancora vivo Guy Debord vedrebbe il pieno compimento di quella che lui aveva preconizzato nella Società dello spettacolo. Siamo infatti dentro un film dell’assurdo dove l’ipocrisia e la spettacolarizzazione regnano incontrastate. Ne è la prova ciò che sta accadendo in questi giorni…
Se fosse ancora vivo Guy Debord vedrebbe il pieno compimento di quella che lui aveva preconizzato nella Società dello spettacolo. Siamo infatti dentro un film dell’assurdo dove l’ipocrisia e la spettacolarizzazione regnano incontrastate. In una simile società con quali argomenti si vendono copie di giornale, si aumentano le audience della televisione e i follower dei social? Con il sensazionale, le urla, le volgarità, il gossip ma soprattutto il terrore. Quello stesso terrore che tra l’altro è funzionale all’unica politica che hanno determinati partiti e politici per raggiungere i loro scopi. Eccoci quindi servito su di un piatto d’argento il Corona virus. Eppure per urlare al terrore, all’allarme rosso, alla sensazione, gli elementi non mancherebbero di certo.
Prendendo solo alcuni dei tantissimi possibili esempi, in Italia i morti per fumo di sigarette sono 80 mila l’anno, per alcool sono 40 mila, migliaia sono i morti e feriti in incidenti stradali, innumerevoli poi i morti conseguenti al cibo spazzatura o pericoloso per la salute che si ingerisce in quantità industriali. Tragica ciliegina sulla torta, i morti da inquinamento atmosferico sono 80 mila di cui molti si concentrano in una delle zone più inquinate della terra che è la Pianura Padana. Proprio in quel nord che sembrerebbe il focolaio della peggiore apocalisse che mai l’uomo abbia conosciuto dalla sua apparizione e che ha fatto ad oggi una decina di morti (soprattutto anziani), cioè il terribile, mostruoso e invincibile Coronavirus.
Se c’è veramente tutta questa attenzione alla salute e alla vita con relativa gigantesca mobilitazione per una decina di morti di Coronavirus, ci aspettiamo la messa al bando immediata delle sigarette e la chiusura di tutte le aziende che le producono, vista l’ecatombe. Rendere quantomeno tutte le bevande analcoliche per decreto, fare andare le automobili a velocità massima di 50 chilometri all’ora, visto che la velocità è una delle cause maggiori degli incidenti. Modificare completamente la società rendendola in breve tempo libera dai combustibili fossili, impedire qualsiasi produzione e pubblicità di cibo spazzatura o pericoloso per la salute e orientarsi solo su cibo sano di cui l’Italia sarebbe regina nella produzione viste le nostre eccellenze alimentari. Se la vita è preziosa, allora il principio di precauzione dovrebbe essere al primo posto e invece casomai vige il principio di cavie, visto l’ennesimo bombardamento elettromagnetico che ci aspetta con il 5G.
Siamo di fronte a qualcosa di apocalittico che non è il Coronavirus ma un sistema economico che ci regala centinaia di migliaia di morti ogni anno e che sta distruggendo le stesse basi della nostra esistenza. Non ci preoccupiamo dell’estinzione della vita sulla terra, quindi anche la nostra, ma andiamo nel panico se i media ingigantiscono notizie e creano isteria, laddove dovrebbero fare vera informazione e non la fanno. Ulteriore elemento di amara riflessione è l’attuazione di misure emergenziali straordinarie che dimostrano che, se si volesse, si potrebbe agire subito contro il vero problema che è il cambiamento climatico e l’aggressione all’ambiente, con tutte le gravissime conseguenze e drammi che comporta.
Quindi è chiaro che quando si vuole ci si mobilita immediatamente e sono solo emerite balle quelle che politici e decisori vari ci raccontano quando dicono che intervenire urgentemente per prevenire la catastrofe climatica non si può, non ci sono i soldi, non ci sono le forze, non è conveniente, ecc.
E il paradosso è che molti Comuni e qualche Regione hanno pure dichiarato l’emergenza climatica: qualcuno di voi ha visto in questi Comuni o Regioni uno spiegamento di forze e allarme come quello relativo al Coronavirus? Eppure stiamo parlando di un problema ben più grave e questa è una ulteriore dimostrazione che le emergenze climatiche dichiarate sulla carta sono solo maquillage. Disinteressandoci degli aspetti fondamentali, abbiamo costruito una società folle, totalmente fragile in cui siamo dipendenti da tutto e basta un niente per andare nel panico e svuotare i supermercati. Figuriamoci cosa succederà quando si aggraveranno i problemi dovuti ai cambiamenti climatici con inevitabili difficoltà di approvvigionamento, crisi energetiche, idriche, agricole. Sarà quindi il caso di prepararsi e costruire il più possibile una società di collaborazione, autosufficienza energetica, alimentare e di salvaguardia dell’ambiente cioè la nostra casa. O vogliamo ancora aspettare che chi ha costruito e difende strenuamente questa società fallimentare, possa dare risposte e soluzioni che non ha e non gli interessa minimamente dare? Meglio mettere in pratica seriamente e velocemente le vere soluzioni perché chi ci racconta tutti i giorni che il nostro è il migliore dei mondi possibili e ci spinge a schiacciare ancora di più sull’acceleratore come se nulla fosse, dimostra costantemente tutta la sua impreparazione, ipocrisia e malafede.
Chi l’avrebbe mai detto, che tutto il pane sottratto ai poveri per finanziare scienza e tecnica… sarebbe finito metà in una pattumiera al primo starnuto di un pipistrello… l’altra metà invece sulle nostre teste,nella forma di minaccia atomica, inquinamento e alienazione? Siamo proprio fuori di testa…
Ho scandalizzato un frate che era mio amico quando gli ho detto che non temevo la morte ma la sofferenza. Francesco d’Assisi non la chiamava “Sorella Morte?” Ho rischiato tante volte di morire. In situazioni disperate l’ho desiderata. Ho sofferto e ho visto soffrire. Un bel ragazzo stroncato dal cancro. Una stupida volontaria che glielo faceva pesare come un castigo divino. L’ipocrisia o la maschera che l’ego umano indossa serve a coprire le paure. E la morte in questa società opulenta fa paura. Perchè è una società vuota senza più valori. Paul Claudel ha posto un interrogativo sul quale inviterei a riflettere: “Che valore ha la vita se non per donarla?” Tutto il contrario dell’ego umano che vuole tutto per sè. Chiudo con la preghiera semplice di Francesco d’Assisi che termina con ” … è donando che si riceve, è perdonando che si ottiene il Perdono, ed è morendo, che si risuscita alla Vita eterna.”
Condivido pienamente questa analisi
ANCH’IO.