Nasrin Sotoudeh, la donna che fa paura agli ayatollah

da L’Espresso
OPINIONI
Roberto Saviano
L’antitaliano

Nasrin Sotoudeh,

la donna che fa paura agli ayatollah

È un avvocato che si batte contro le violazioni dei diritti umani. Il regime iraniano l’ha condannata a 33 anni di carcere e 148 frustate

Buonismo. Mi sono interrogato spesso sul significato di questa parola che viene utilizzata per degradare qualsiasi comportamento si fondi su ragionevolezza, rispetto, comprensione, compassione. La parola “buonismo” oggi è usata per descrivere e insinuare un comportamento ipocrita, come se dal bene e dal fare il bene, dal compiere una buona azione e dal pronunciare parole di vicinanza si possa guadagnare qualcosa. Buonismo degrada il bene insinuando che dietro un comportamento giusto o empatico ci sia soltanto guadagno monetario o di consenso. Dal praticare il “bene”, vale invece la pena ricordarlo, non si guadagna nulla, se non isolamento, diffidenza, insulti.

Quando ho saputo che l’avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh, che da sempre difende i diritti umani, è stata condannata per la sua attività da un tribunale di Teheran a 33 anni di carcere e a 148 frustate, mi sono chiesto se anche lei venga accusata di buonismo. Ho immaginato che il suo fosse, per alcuni, l’identikit della buonista iraniana: una donna pericolosa, tanto pericolosa da dover essere fermata. Ed è pericolosa Nasrin Sotoudeh, dal momento che si specializza nella difesa delle madri e dei bambini maltrattati, che si impegna affinché si investa di più in psicologi, sull’assunto che chi abusa spesso è stato abusato e che quindi curare è fondamentale per evitare violenze. Nasrin si impegna per la difesa dei minori arrestati in Iran. Tra il 2005 e il 2015 in Iran vengono messi a morte 73 bambini accusati dei crimini più svariati: dalla violenza, alla droga, all’omicidio. Nasrin lotta per impedire che dei minori siano condannati a morte.
Il suo impegno per i diritti umani la porta a difendere i dissidenti politici e così inizia la collaborazione con Shirin Ebadi (Premio Nobel per la Pace nel 2003). Entrambe sono geniali studiose del diritto e costringono i tribunali iraniani a dare delle risposte legate ai singoli casi e non ideologiche.
Da avvocato difende Zahra Bahrami, una cittadina iraniana che aveva anche passaporto olandese. Era stata arrestata durante le manifestazioni contro il governo del 2009. Nella sua casa vennero trovati 450 grammi di cocaina e 420 grammi di oppio. La figlia di Zahra Bahrami dichiarò che la droga era stata messa lì per incastrarla, perché sua madre non aveva mai fumato nemmeno le sigarette. Nasrin Sotoudeh stava riuscendo a dimostrare l’innocenza di Zahra, ma venne condannata a 6 anni di carcere per «aver agito contro la sicurezza nazionale». Inoltre, le fu vietato di lavorare come avvocato per 10 anni e di lasciare il Paese. Zahara venne condannata a morte e impiccata il 29 gennaio 2011.
Nonostante tutto questo, la “buonista” iraniana Nasrin ha continuato a difendere i dissidenti, dalle donne che protestano contro il velo obbligatorio, agli intellettuali che manifestano contro il regime. Shirin Ebadi ha detto di Nasrin: «È uno dei pochi coraggiosi avvocati difensori dei diritti umani rimasti, che ha accettato qualsiasi rischio per difendere le vittime delle violazioni di diritti umani in Iran».
Nel 2010 Nasrin viene arrestata. In carcere fu costretta a intraprendere uno sciopero della fame per poter vedere i suoi familiari. Al quarantasettesimo giorno di sciopero, suo marito disse: «Le sue condizioni di salute sono così drastiche che non credo che arriverà al nostro prossimo incontro». Nasrin interruppe lo sciopero dopo 49 giorni, in seguito a una visita in prigione di alcuni membri del Parlamento che accolsero la richiesta di revoca del divieto di viaggio a sua figlia.
Negli ultimi anni Nasrin è stata più volte arrestata per reati contro la sicurezza dello Stato, locuzione generica che il governo iraniano attribuisce a chiunque osi esprimere dissenso. Pochi giorni fa il tribunale islamico di Teheran le ha inferto una nuova condanna a 33 anni di carcere e 148 frustate per “propaganda contro lo Stato”, “collusione contro la sicurezza nazionale”, “istigazione alla corruzione e alla prostituzione”. Se la pena verrà attuata, Nasrin, che oggi ha 55 anni, potrebbe non uscire mai dal carcere. La sua voce libera e democratica, che tanto fa paura al regime, rischia di essere messa a tacere per sempre.

 

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