Marco Tarquinio, Direttore di AVVENIRE, un perfetto idiota!

Marco Tarquinio,

Direttore di AVVENIRE,

un perfetto idiota!

Che il Direttore di AVVENIRE, Marco Tarquinio, ogni giorno stia dando prova di quanto sia infinita la sua chiusura mentale, e che sulla guerra scatenata da quel criminale che si chiama Putin ai danni dell’Ucraina abbia idee confuse e contorte, lo vedono tutti, tranne forse i collaboratori di un giornale, organo ufficiale della Cei, il cui sostegno economico proviene in parte sostanziosa da contributi statali.
Quando uno che si dice libero di pensare (ma lui che cosa intende per pensare?) si aggrega a un personaggio come Michele Santoro (a proposito leggere l’articolo qui), allora è il caso di dire che il signor Tarquinio ha perso ogni limite di rispettabilità.
Se fossi Matteo Zuppi lo metterei a riposo, anche con una bella pensione (tanto, paga lo Stato!).
Ultimamente, quando ho letto l’articolo che vi propongo, allora mi sono detto: “Questo ha perso ogni lume della ragione!”.
Bisognerebbe proprio essere un idiota a non capire la differenza che c’è, ed è sostanziale, tra guerra offensiva e guerra difensiva, ma lui, Marco Tarquinio, ha la testa fasciata, proprio non capisce.
È vero: se tutti quelli abili al servizio militare si ribellassero e disobbedissero, non ci sarebbero guerre. Capisco anche che se tutti i soldati russi disobbedissero cesserebbe di colpo la guerra ucraina.
Ma non si può accettare che i soldati ucraini possano disertare e rifugiarsi ad esempio qui da noi, con tutti gli onori da tributare a un obiettore di coscienza.
A parte il fatto che sull’obiezione di coscienza io personalmente abbia tante riserve!
Opportunismo, comodità, egoismo, vigliaccheria, ecc. si insinuano in certe scelte ingannando anche i santi.
Ma il problema è questo: quando c’è una guerra “difensiva”, per cui bisogna lottare per difendersi da un ingiusto aggressore, non c’è libertà di disertare, fuggendo come un “eroe” in un’altra Nazione.
C’è un dovere imprescindibile, ed è quello di difendere la libertà del proprio Paese. Altrimenti, si è vigliacchi disertori, da punire secondo le leggi di guerra.
Ammettiamo e speriamo che l’Ucraina dovesse vincere questa maledetta guerra: con che coraggio questi traditori fuggiti all’estero torneranno in patria, liberata con il sangue di soldati rimasti fedeli al loro Paese?
Ma voi pensate che il Direttore di AVVENIRE riesca a capire questi semplici ragionamenti? Come potrebbe, se è un perfetto idiota?
***
da AVVENIRE
4 giugno 2022

L’Italia (come nel 1992) garantisca

chi obietta e diserta questa guerra

Marco Tarquinio
Maria Silvia Bazzoli ricorda l’importante precedente della norma che trent’anni fa offrì rifugio nel nostro Paese a chi rifiutò di contribuire al massacro in corso nella ex Jugoslavia. Giusto, umano e costituzionale ripetere con russi e ucraini quella scelta e un gesto di rispetto, di accoglienza e di valorizzazione
Gentile direttore,
desidero dialogare con lei su un tema che le molto caro, in difesa del quale lei indossa da settimane un “nastro verde” simbolo della resistenza nonviolenta russa alla guerra d’invasione in Ucraina decisa da Vladimir Putin. Le azioni simboliche sono importanti, ma io so che dobbiamo affiancare a esse iniziative concrete, finalizzate alla protezione di disertori, obiettori e renitenti alla leva in Russia. Ma anche in Ucraina. L’associazione Giuristi democratici si è fatta avanti con un appello a difesa del diritto all’«obiezione di coscienza» in Ucraina, un diritto che dovrebbe essere garantito da parte del governo Zelenszky. Personalmente, credo che si possa compiere un passo ulteriore, chiedendo al nostro governo e ai nostri parlamentari una legge che garantisca il diritto di asilo nel nostro Paese a disertori, obiettori di coscienza e renitenti alla leva dei due Paesi, così come venne fatto nel 1992 in occasione della guerra nella ex-Jugoslavia. Mi riferisco all’articolo 2 bis della legge 390 con il quale, in armonia col principio del ripudio della guerra sancito dalla nostra Costituzione, si impegnava l’Italia «a garantire comunque l’ingresso e l’ospitalità ai giovani cittadini delle Repubbliche ex Jugoslave che siano in età di leva o richiamati alle armi, che risultino disertori o obiettori di coscienza». Se l’Italia, trent’anni fa, ebbe il coraggio di promuovere una norma nella quale venivano riconosciute la diserzione e l’obiezione di coscienza come valori da proteggere, assicurando protezione a tutti coloro che rifiutavano di farsi carne da macello e di uccidere i propri fratelli, amici, vicini di casa e avversari in nome di nuovi nazionalismi e folli idee di conquista, perché non farlo anche oggi? Personalmente credo che dovremmo chiederlo e pretenderlo con forza e convinzione, non solo al nostro Governo, ma all’Europa intera. “Diserzione” e “obiezione di coscienza” sono parole scomode, ma quanto mai necessarie: in una società imbevuta di cultura e valori guerrafondai, la prima viene ancora largamente considerata un atto di codardia, e la seconda – riconosciuta in Italia pochi decenni fa dopo anni di lotte – è ancora guardata con sospetto. Altro che vigliaccheria! Diserzione e obiezione di coscienza costituiscono atti di estremo coraggio. Perché ci vuole un coraggio da leoni per sottrarsi all’imposizione delle armi, su qualsiasi lato del fronte ci si trovi, e rischiare la vendetta dei propri commilitoni, la Corte marziale, gli insulti della propria gente e la condanna dell’opinione pubblica. Per andare dove, poi? A questa domanda il nostro Paese seppe dare una risposta straordinariamente lungimirante allo scoppio di un’altra guerra. Godiamo di un precedente importantissimo, a cui nessuno fa riferimento. Certo, finché abbiamo politici, giornalisti e opinionisti che ci raccontano che in Europa una guerra così non la si vedeva da 80 anni, dimenticandosi dell’assedio di Vukovar e di Sarajevo, del genocidio di Srebrenica, delle bombe della Nato sganciate su Belgrado, dei 4.000.000 di profughi, dei 140.000 morti, delle 20.000 donne stuprate nei territori della ex-Jugoslavia, come possiamo pretendere che qualcuno si ricordi della Legge 390 del 24 settembre del 1992? La pace va nutrita di parole e di azioni. La protezione di renitenti alla leva, disertori e obiettori di coscienza, su entrambi i fronti, russo e ucraino, costituisce un’azione concreta fondante. Un’azione rivoluzionaria che se promossa su vasta scala può diventare una “bomba” e incrinare, il castello ideologico fondato sull’unica via della «resistenza armata».
Maria Silvia Bazzoli
Proprio così, gentile e cara dottoressa Bazzoli, la pensiamo allo stesso modo: «La pace va nutrita di parole e di azioni». Per questo lei si spende a quel che so in molte attività culturali, per questo qui ad “Avvenire” facciamo il giornale che facciamo: senza nascondere nulla delle guerre in corso (dico sempre che le guerre cominciano a finire solo se e quando riusciamo a “vederle”) e dando valore a tutti coloro, uomini e donne, che si battono senz’armi per sovvertire la logica devastante e assassina della guerra. Davanti all’insensatezza atroce della guerra d’Ucraina, riaccesa al calore bianco dall’invasione russa, lo facciamo, esattamente come in tutti gli altri casi in cui l’umanità si massacra: in Yemen, in Sud Sudan, in Siria, in Libia… e l’elenco potrebbe continuare, come stiamo dimostrando, ogni giorno sin dalla nostra prima pagina con la rubrica ”Non solo Kiev“ dedicata a tutte le guerre che i nostri politici e la nostra opinione pubblica italiana ed europea rifiutano o fanno semplicemente fatica a riconoscere come tali. Stavolta, però, con la guerra d’Ucraina è diventato straordinariamente difficile anche solo dire che la guerra è un male assoluto e – come chiede papa Francesco, e uomini di limpide azioni di pace come Gino Strada hanno invocato per tutta la vita – perciò va «abolita». Adesso, non domani. Da dove cominciare? Anche dalle porte spalancate a chi rifiuta di fare la guerra e di ammazzare e distruggere. Il precedente delle braccia aperte ai disertori e obiettori delle guerre nella ex Jugoslavia che lei richiama è davvero importante. Ed è giusto, umano e costituzionale ripetere con russi e ucraini quella scelta di solidarietà e di asili, un concreto gesto di rispetto, di accoglienza e di valorizzazione. Non mi stanco di ripeterlo: gli eroi sono quelli che non uccidono.

2 Commenti

  1. BI-TONTO ha detto:

    Ricordatevi queste facce,e questi nomi!!! Quando ci sarà la guerra contro la Chiesa,questo ‘EROI'(insieme a molti della CEI) saranno i primi a TRADIRE GESU’CRISTO,abbnadonando la Chiesa ,il più velocemente possibile!!!! (BOYS OF THE GENERATION ,BY CAMILLO RUINI!!!!)

  2. Patrizia ha detto:

    La martire Ucraina sta facendo da scudo al Mondo intero, perché la minaccia è sul Mondo intero.
    Quale problema abbiano questi falsi pacifisti non si sa, ma é certo che qualcuno lo abbiano. Una cosa però è certa, quello che dovrebbero fare è VERGOGNARSI.
    Un saluto al grande Don.

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