«Bilancio di missione,
aumentano le risorse impiegate…»,
e il vescovo Mario commenta…
Non so se ho compreso bene le parole di Mario Delpini. Se le ho fraintese, qualcuno mi corregga, e mi tacerò per sempre.
In breve, Delpini dice: solitamente guardiamo all’aspetto negativo della diocesi per il calo della frequenza dei fedeli alle Messe feriali e soprattutto festive. Invece vorrei sottolineare anche un aspetto positivo, ed è l’incremento delle offerte per le opere parrocchiali. Sì, si viene poco in chiesa, però la gente, anche se non frequenta più, stima ancora le attività caritative, assistenziali, ecc. organizzate dalle parrocchie.
Eccellenza, sarà anche vero, ma forse c’è qualcosa che non va. Al di là dell’amore o attaccamento lodevole per le opere strutturali ecclesiastiche, non c’è qualche altra motivazione, economicamente più interessata, per cui la gente dà ancora le offerte anche sostanziose per le opere della Chiesa?
Ma il discorso si farebbe molto più complesso e lungo, appena si tocca la natura vera della missione della Chiesa, che non è tanto o soprattutto di tipo strutturale. Anche alla Chiesa in quanto istituzione compete o spetta impegnarsi in opere assistenziali o educative, ma con quale spirito? Come si può dire o far anche solo intendere: in fondo, in fondo, la gente è ancora generosa, anche se non è più praticante! Certo, non intendo la fede solo come pratica religiosa (venire a Messa, ricevere i sacramenti, pregare, ecc. ecc.), ma il fatto che la gente si sia allontanata dalla chiesa non dovrebbe far pensare, e non viene almeno un dubbio che dare un’offesa sia un alibi o una specie di auto-assoluzione perché alla gente in fondo trova comodo fare i cavoli propri, senza più alcun punto di riferimento? Però, però… qualche rimorso c’è, e allora facciamo una bella offerta, e la coscienza si mette in pace.
E come mai ovunque le strutture oratoriane o parrocchiali soffrono, costrette anche o a chiudere o a ridurre gli spazi, a causa delle enormi spese per luce, riscaldamento, ecc. ecc. e magari perché interferiscono altre attività ad esempio missionarie, come se gli ambienti oratoriani contassero di meno? Non si tratta di stabilire una gerarchia di scelte o di valori, ma di non tradire il primo dovere di ogni comunità, che è quello di dare opportuni spazi ai ragazzi e ai giovami e anche agli adulti, per la loro formazione anche civile.
Eccellenza, vorrebbe anche dirmi di essere contento che i milanesi sovvenzionino le spese per il Duomo, senza nemmeno accorgersi che il Duomo è oramai vuoto di fedeli, anche durante le cerimonie solenni?
È vero, la gente in parte è giustificata: Lei fa di tutto per scoraggiare in particolare i giovani a partecipare alle funzioni o agli incontri nella Cattedrale. Siamo lontani anni luce da quando Carlo Maria Martini parlava a migliaia e migliaia di giovani che venivano attratti da una parola che toccava il loro cuore, o la loro sete di verità.
Ho l’impressione, Eccellenza, che a Lei non interessi nulla della realtà spirituale, perché, se ne fosse interessato, non agirebbe come si sta comportando.
So di insistere, e duramente, nel contestare il suo modo di fare pastorale, ma ho una forte impressione di trovarmi di fronte a un muro di gomma. Non dubiti: ogni colpo che torna indietro lo rinvio, e prima o poi qualcosa si romperà. Non sono tra quelli che pensano e dicono: “Tanto non serve a nulla! Che faccia ciò che vuole!”. Non pretendo l’impossibile, ma che almeno Lei faccia un piccolo esame di coscienza, e se ritiene di avere la coscienza pulita, non rifiuti un confronto schietto, senza assumere quel tono di arroganza di chi ha sempre l’ultima parola.
So ancora attendere anche se Lei sa che il tempo è a mio sfavore.
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Quanta gente che viene alla Messa settimanale
in Duomo di Milano
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