Omelie 2013 di don Giorgio: Terza dopo Pentecoste

9 giugno 2013: Terza dopo Pentecoste

Gen 3,1-10; Rm 5,18-21; Mt 1,20b-24b

Non so se faccio bene o no, in ogni caso penso che sia onesto affrontare la verità, senza tenere gli occhi bendati, soprattutto su ciò che riguarda gli aspetti fondamentali della nostra esistenza. Non penso che parlare di peccato originale sia come parlare di Imu.
Alzi la mano chi non ha mai avuto qualche dubbio su ciò che la Chiesa ci ha finora detto a proposito del peccato di Adamo, che sarebbe stato trasmesso all’intera umanità. Quando arriva un teologo che toglie qualche velo e apre un po’ la porta e la finestra, ci sembra di respirare meglio, e vorremmo sapere ancora di più. Qualche anno fa ha fatto discutere il libro “L’anima e il suo destino”, scritto da Vito Mancuso.
Tento ora di sintetizzare il pensiero del teologo. Il dogma del peccato originale è una invenzione del tutto cristiana. Gli ebrei, ad esempio, non hanno mai inteso il capitolo terzo della Genesi come un dogma del peccato originale. Nell’Antico Testamento non ci sono tracce in tal senso, nemmeno negli scritti dei Profeti. Il primo è stato S. Paolo a contrapporre la redenzione di Cristo al peccato di Adamo, il cosiddetto peccato originale originante, e poi condotta a compimento dalla teologia dei Padri della Chiesa, soprattutto da sant’Agostino, secondo cui ogni bambino nasce col peccato per il fatto stesso di essere un uomo: è il cosiddetto peccato originale originato. Tale peccato pone ogni nuovo nato in una condizione di inimicizia con Dio, in preda alla corruzione e alla concupiscenza, e quindi bisognoso, ma al tempo stesso incapace, di salvezza. Per raggiungere questa salvezza è necessario che qualcun altro, al posto suo, la consegua: è necessaria la redenzione. Ecco spiegata, secondo la visione tradizionale, la centralità assoluta di Cristo.
Ed è così che il dogma del peccato originale è giunto a ricoprire un ruolo di importanza vitale per la teologia cristiana, al punto che l’attuale Catechismo scrive: “non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al Mistero di Cristo”.
Tutto questo non può non far nascere come un senso di smarrimento nel teologo che constata, per amore e rispetto della verità, che il dogma del peccato originale presenta aspetti alquanto problematici. Nel racconto biblico ci sono cose che non vanno: molte incongruenze. Vediamone alcune.
Ancora oggi il Magistero della Chiesa afferma che il peccato originale è un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’umanità, sostenendo con ciò la storicità di Adamo e dell’episodio che lo riguarda, il cosiddetto peccato originale originante (quanto a Eva, per la dottrina tradizionale il suo peccato non ha alcuna importanza perché il peccato originale è solo quello di Adamo, capostipite dell’umanità). Ma il legame tra Adamo come personaggio storico e peccato originale presuppone l’affermazione del monogenismo, cioè che tutto il genere umano sia riconducibile ad un’unica coppia primordiale. Sennonché, i dati della ricerca scientifica sulle origini dell’uomo portano a sostenere piuttosto la teoria opposta, il poligenismo.
Una seconda grande difficoltà riguardo al peccato originale originante concerne la palese contraddizione tra la situazione del primo uomo uscito dalle mani di Dio, e quindi ritenuto perfetto, e il fatto che sia caduto immediatamente di fronte alla prima, tutto sommato non irresistibile, tentazione. Che razza di santità e giustizia è quella che alla prima occasione ha disprezzato il comando di Dio?
Altra difficoltà. La teologia non ha mai spiegato in modo soddisfacente in che modo possa avvenire la trasmissione del peccato originale a tutti gli uomini. Il Concilio di Trento ha stabilito che il peccato originale si trasmette a ogni essere umano per il fatto di essere generato. Ma che significa? Il modo principale con cui si è tentato di spiegare la trasmissione del peccato originale è legato alla teoria dell’influsso negativo del piacere dell’amplesso sessuale, a causa del quale la generazione che ne consegue è inevitabilmente macchiata dalla concupiscenza. Dunque, è la libidine dell’atto sessuale a trasmettere il peccato originale. Questa teoria emerge particolarmente negli scritti di S. Agostino. È da questa concezione che ebbe origine quella sessuofobia che ha innegabilmente contraddistinto il Cristianesimo per buona parte della sua storia. È vero che oggi più nessun teologo sostiene questo, ma è anche vero che nessuno ci spiega come avviene la trasmissione del peccato originale originante. Lo stesso Catechismo della Chiesa cattolica afferma che la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Ma la nostra ragione che cosa dice? Forse che il destino di miliardi di esseri umani dipende dalla colpa di un signore sconosciuto in un lontanissimo passato? Ognuno di noi a causa di questo personaggio (il primo Adamo) nascerebbe già peccatore senza aver commesso nulla di male; in compenso, però, sempre senza dover fare nulla di bene e sempre a causa di un altro signore (il secondo Adamo) verrebbe redento e parteciperebbe gratuitamente della salvezza. Non è tutto un po’ strano? Non è che siamo solo considerati delle marionette senza libertà?
Un’altra grossa difficoltà è la questione della sorte dei morti senza battesimo, cioè con la macchia del peccato originale nella loro anima e quindi colpevoli agli occhi di Dio: che fine hanno fatto tutti i figli di Dio prima della redenzione storica di Cristo e morti con l’anima macchiata dal peccato originale?
Ma la questione più scottante riguarda l’origine dell’anima umana che secondo la dottrina della Chiesa viene attribuita direttamente a Dio, senza alcun concorso dei genitori nel momento del concepimento. La domanda è: come può Dio creare direttamente l’anima spirituale, e nello stesso tempo assoggettarla alla corruzione e alla concupiscenza ponendola in uno stato di inimicizia con lui? Come può Dio creare l’anima immortale partecipe della sua natura e, nello stesso tempo, farla nascere morta rispetto alla vita soprannaturale a causa del peccato contratto per la colpa di un altro? È evidente che non può. L’origine dell’anima non deve portare a escludere il ruolo attivo dei genitori nella sua generazione. Il fatto che l’anima abbia una natura spirituale non esclude la sua origine materiale.
Ora, è chiaro che nel mondo esiste il male, esiste il peccato. Ma ciò non è dovuto ad una colpa originaria che viene trasmessa ad ogni singolo essere umano. All’inizio dell’universo c’era un puntino di energia, ovvero una singolarità cosmica. Da quel puntino infinitamente piccolo sarebbe poi scaturito l’infinitamente grande, attraverso un processo evolutivo di mutazioni delle varie specie. Non si è trattato dunque di uno sviluppo lineare. Ciò ha comportato squilibri, imperfezioni, contrasti. Ecco il male. Dunque, il mondo non è nato perfetto. L’evoluzione porta ad una maggiore perfezione. La prova sta nel fatto che oggi la coscienza si è maggiormente sviluppata: abbiamo conquistato diritti e valori prima impensabili. Finché ci sarà questo mondo, ci sarà sempre la lotta tra il bene e il male, tra l’imperfezione e la perfezione, tra il caos e l’ordine, tra un bene minore e un bene maggiore. L’evoluzione non è mai indolore. La vita allora che cos’è? Mancuso risponde: la vita è logos (perfezione) più caos. Nello sforzo di dare più ordine e perfezione al caos, interviene la nostra responsabilità, e ciò è possibile solo se c’è il libero arbitrio.
Questa nuova teologia sul peccato mette in evidenza due aspetti, molto importanti: anzitutto il valore della libertà umana, che non è ferita così mortalmente da sentirsi impotente. Tanto meno è ferita per una causa a noi indipendente, che risale ai primordi dell’umanità. La storia del peccato originale comporta una visione del tutto negativa della nostra esistenza umana. Il male c’è, ma è superabile, anche da coloro che non credono e non si rifugiano nei sacramenti della Chiesa, visti come mezzi indispensabili per ottenere la salvezza. Pensate al battesimo, come primo sacramento che toglie il peccato originale. Ma che senso ha dire questo? Voi riuscite a distinguere un bambino che è battezzato da un altro che non è battezzato? Dicono che Hitler abbia ricevuto il battesimo cristiano. Cosa avrebbe fatto di più se non fosse stato battezzato?
Ma la cosa maggiormente da rivalutare è l’incarnazione di Cristo, che, al di fuori del peccato originale, al quale è sempre stata legata, acquisterebbe un’altra dimensione. Cristo è venuto per salvare il mondo. Che vuol dire?
Capite allora che, se riusciamo a svincolarci dalla visuale dogmatica del peccato originale, ci si potrebbero aprire nuovi orizzonti. Dopo duemila anni di un cristianesimo dogmatico e moralistico, non sarebbe giunto il momento di andare alla scoperta di nuovi mondi? 

 

3 Commenti

  1. lina ha detto:

    Mi sorge spontanea una domanda: perchè Gesù si è fatto battezzare da Giovanni Battista, quale significato aveva questo gesto?

  2. ada ha detto:

    Probabilmente, proprio il fatto di avere il libero arbitrio, di avere la possibilità di aderire o di opporci al Disegno di Dio, di fare la Sua o la nostra volontà, è il peccato essenziale non solo dell’uomo ma anche di alcuni angeli.
    Anche a Maria SS fu chiesta l’adesione che lei diede in pieno; anche Cristo venne sula Terra per fare la volontà del Padre.
    Tutti noi abbiamo la possibilità di scegliere: alla fine, siamo noi stessi che ci condanniamo alla lontananza da Dio, se scegliamo la nostra e non la Sua Volontà.
    Il vero peccato è la Superbia, il volerci sostituire a Dio!

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