Omelie 2020 di don Giorgio: DECIMA DOPO PENTECOSTE

9 agosto 2020: DECIMA DOPO PENTECOSTE
1Re 8,15-30; 1Cor 3,10-17; Mc 12,41-44
Nei tre brani della Messa si parla di tempio: del tempio di Salomone (primo brano), del tempio del nostro essere (secondo brano) e di tesoro del tempio (terzo brano).
Anzitutto, una premessa. Nella religiosità ebraica e presso le popolazioni pagane si parla di tempio, mentre presso le altre religioni si parla di moschea (per i musulmani), e di chiesa o cattedrale o duomo (per i cattolici).
Chiediamoci anzitutto: che cosa significa tempio? A me piace sempre andare alla ricerca del senso etimologico delle parole, ovvero del loro significato originale più autentico. La parola “etimologia” deriva dal greco “etimo”, che significa “vero, reale”, e “logia”, da “logos”, ovvero discorso. Dunque, l’etimologia studia il significato più autentico di una parola, prima che poi col tempo questa parola subirà varie contaminazioni, assumendo anche significati completamente diversi.
Quale è il significato del tempio?
E allora, ecco la domanda: qual è il vero significato della parola “tempio”?
Secondo alcuni studiosi, tempio deriverebbe dal verbo greco “temno”, che significa “separare”, e da “temno” è derivato il termine “tèmenos”. “Tèmenos” rappresenta un appezzamento di terreno che veniva espropriato e assegnato a capi o regnanti, oppure riservato al culto di un dio o alla costruzione di un santuario. Il termine passò quindi a indicare il luogo sacro pertinente ad un santuario e la sua recinzione.
Già alcune considerazioni. Il tempio, almeno per noi moderni, è un edificio più o meno grande, dotato di un tetto, di una porta, ma non è visto come un “luogo” e meno che mai come “separazione”. Potremmo, tutt’al più, accordarci sul fatto che un tempio è posto in un certo luogo e spesso è separato dal resto del mondo da un muro, da un colonnato, magari da un’alta siepe come a volte nelle chiesuole di montagna. Ma da qui a dire che un tempio è un luogo, che è una separazione, chiaramente ce ne passa…
Quindi, più che un edificio sacro, la parola “tempio” anticamente indicava un luogo destinato al culto, recintato per proteggerne la sacralità, per distinguere il sacro dal profano. Profano deriva dal latino “pro-fanum”, “pro” vuol dire davanti, quindi fuori, “fanum” significa tempio. Quindi, la cosa profana è ciò che è fuori dal sacro, fuori dal tempio. Non allargo il discorso, ma occorrerebbe una maggiore chiarezza quando si confrontano le due parole: sacro e religioso. Tutto è sacro nell’universo, ogni cosa è sacra, o almeno contiene la sacralità, l’immagine divina (che ciò venga riconosciuto o no è un altro discorso), ma la religiosità ha un significato più ristretto e limitato al mondo della religione.
Il tempio presso gli antichi rappresentava uno spazio consacrato dall’àugure, un sacerdote dell’antica Roma che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il volo degli uccelli, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del loro volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi che emettevano. Una figura, quella dell’àugure, che era comunque già nota alla cultura etrusca. Il templum veniva tracciato in aria dall’augure, con uno speciale bastone arcuato all’estremità, detto lituo, con il quale veniva ricavata una porzione sacra di cielo, che veniva quindi orientata e ripartita in regioni fas e nefas (cioè gradite o sgradite agli dei) allo scopo di trarne presagi dal volo degli uccelli (non dimentichiamo che gli uccelli erano simboli di realtà celestiali). A tale spazio consacrato corrispondeva sulla terra un analogo spazio che poteva essere sia temporaneo (legato alla durata del singolo rito di divinazione) sia permanentemente destinato all’esecuzione di sacrifici e al culto degli dei. In tal caso il luogo diveniva sede di un edificio di culto: la vera dimora del dio.
Considerazioni personali, ma non del tutto
Dite quello che volete, ma, al di là di certi riti magici, io leggo qualcosa di altamente positivo anche per noi cristiani: tracciare idealmente un cerchio nel cielo, per farlo poi corrispondere con la zona sacra di un tempio o di una chiesa, quasi per dire che questo posto fisico è congiunto con la Divinità. Non è tanto un luogo fisico da vedere come casa dove Dio abita, ma ciò che conta è l’unione profonda del nostro essere con Dio.
Quando sono in una chiesa, le pareti di colpo diventano trasparenti, o di colpo scompaiono, perché Dio non può essere rinchiuso tra quattro mura. Una volta le cattedrali venivano costruite con particolari finestre che lasciavano filtrare una luce particolare che proveniva dal di fuori, dall’alto del cielo. Qui non vorrei parlare della banalità delle nuove chiese, che non hanno nulla di sacro, nulla di mistico, e che non aiutano certo a elevare la mente a Dio. Una volta gli architetti erano uomini di Dio, che progettavano cattedrali mistiche, oggi gli architetti sono qualunquisti, per cui per loro costruire un cesso e costruire una chiesa è la stessa cosa.
Eppure Cristo, nel famoso dialogo con la samaritana, aveva esplicitamente detto: “Viene l’ora in cui, né su questo monte (il monte Garizim della samaritana) né a Gerusalemme adorerete il Padre… viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità…”.
Mi sto sempre chiedendo quale sia questa ora di cui parlava Gesù Cristo. “Viene l’ora, ed è questa…”. C’è stato nel passato, nel più splendido medioevo, in cui l’ora sembrava fosse arrivata, con la Mistica, che in sintesi potremmo definire: l’ora dello Spirito santo nel profondo dell’essere umano, e poi la Chiesa istituzionale ha distrutto tutto, rimandando l’ora, che ancora oggi non si vede. Ancora oggi c’è l’ora della carnalità di una fede che fa inorridire le parole di Cristo.
Il tempio siamo noi
Passando al secondo brano della Messa, San Paolo che cosa ha scritto? “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”. E la Chiesa istituzionale come ha letto queste parole? Riferendole solo al corpo, come se, profanandolo con certi peccati sessuali, noi profaneremmo Dio stesso.
Almeno la Chiesa pensasse al proprio corpo, come organismo mastodontico, vuoto di spirito! E poi non capisce che il vero tempio di Dio siamo noi, nel nostro essere interiore, dove abita lo Spirito, da adorare nella libertà più assoluta. Milioni di templi sacri non fanno un solo tempio, che è il nostro essere interiore. Potete pregare come e quanto volete in una chiesa, ma se non scoprite ciò che siete dentro, dove abita la Divinità, tutte le vostre preghiere non servirebbero a nulla!

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