Omelie 2021 di don Giorgio: UNDICESIMA DOPO PENTECOSTE

8 agosto 2021: UNDICESIMA DOPO PENTECOSTE
1Re 18,16b-40a; Rm 11,1-15; Mt 21,33-46
Davanti ai tre brani della Messa, per un verso siamo tentati di sorvolare quasi disgustati per qualcosa di irritante (pensiamo a Elia che uccide o fa uccidere 450 profeti di Baal, e pensiamo anche al padrone della vigna, protagonista della parabola evangelica, che fa uccidere i vignaioli infedeli).
Tuttavia nei tre brani troviamo spunti per qualche interessante riflessione.
Uno contro tutti
La cosa che anzitutto colpisce leggendo il primo brano è la sproporzione numerica: da una parte 450 profeti di Baal, e dall’altra Elia, uno solo, ma profeta del Dio vivente.
Verrebbe da pensare; il molteplice contro l’unità, la massa contro il singolo. Come si può vincere, quando si è soli o in pochi? Il numero sembra stare sempre dalla parte del potere. Il potere è numero, è molteplicità. Anche la dittatura è numero. Il dittatore non è mai solo, ha bisogno di una schiera di galoppini o di militari ciecamente obbedienti. Anche la democrazia è numero: occorre il consenso della gente. Più consenso, più la democrazia sta in piedi. Così si pensa.
Il numero è forza e fa la forza, e così si pensa anche nel campo religioso. Talora noi cristiani siamo tentati di contarci, e dire: “Siamo ancora in tanti”, e ci consoliamo. Oppure: “Siamo in pochi”, e ci demoralizziamo. Quanti sono i cristiani nel mondo? E quanti sono i musulmani? E quanti sono i miscredenti, gli atei, ecc. ecc.?
E la Chiesa moltiplica i suoi organismi, le sue attività, le sue iniziative, le sue assistenze, i suoi movimenti ecclesiali, come se tutto dipendesse dal numero. E pensate anche alla nostra fede: un insieme di riti, di preghiere, di invocazioni, di celebrazioni, di festività liturgiche, ecc. Il numero conta!!!
Si invocano Dio e i santi con litanie, con balli, con canti che non finiscono più, urlando, sbraitando, in modo isterico, allo stesso modo dei profeti di Baal: «Venuto mezzogiorno, scrive l’autore del brano, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: “Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà”. Gridarono a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue». Mi vengono in mente le stesse scene isteriche di certi Movimenti ecclesiali.
Ecco, da una parte la molteplicità e quindi la complessità, e dell’altra l’unità e la semplicità. Il dio dei numerosi ed esaltati profeti di Baal non risponde, ma risponde il Dio del profeta Elia.
C’è un’altra espressione che vorrei sottolineare, quando si legge: “fino a quando salterete da una parte e dall’altra?”. Non entriamo nel campo politico dove prostituirsi sembra una moda, ma pensiamo al nostro modo di vivere da credenti. Si salta da una fede all’altra, da una religione all’altra, alla ricerca di un dio fatto su misura delle nostre comodità. Addirittura oggi si fanno convivere più religioni, prendendo qualcosa da ognuna, facendo perciò un miscuglio.
Quando penso alla parola “idolo” non penso solo alle divinità pagane, che se non altro avevano anche qualcosa di simbolico, ma penso a quella idolatria che già gli antichi profeti condannavano: si adora non Dio, e questo sarebbe anche giusto, ma una sua immagine (idolo significa immagine) che è una falsa rappresentazione del Mistero divino. Di Dio ci facciamo una idea tutta nostra, o quell’idea imposta dalla religione, e così adoriamo la nostra idea o l’idea della religione. Idea, ovvero idolo.
A me non sono mai piaciute certe esaltazioni religiose, fanatismi o fondamentalismi che fanno di Dio un fantoccio. Dio è purissimo spirito, è essenzialità, è semplicità, e come allora si può adorarlo istericamente? Ci si aggrappa a tutto, anche a tradizioni che hanno fatto il loro tempo, e che oggi vengono riprese in modo del tutto ridicolo. Bisogna spogliare i riti di ogni superfluo, di ogni vecchiume, di paramenti, di tutto un apparato che mortifica lo spirito.
La liturgia deve essere pura, essenziale, semplice. Basta coi virtuosismi di ogni genere. Anche i luoghi sacri devono essere essenziali e semplici.
Se il primo brano di oggi può essere urtante perché Elia viene presentato come un violento, pensiamo ad un altro episodio che riguarda lo stesso Elia.
Giunto al monte di Dio, l’Oreb, dopo quaranta giorni e quaranta notti di cammino nel deserto, sostenuto fisicamente solo con una focaccia e con un orcio d’acqua, “entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: “Che cosa fai qui, Elia?”. Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita”. Gli disse: “Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore”. Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, un sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna» (1Re 19,8ss).
Invece che “sussurro di una brezza leggera”, qualcuno traduce «voce di silenzio sottile».
Non è difficile notare il contrasto tra l’Elia violento del primo brano e il baccano isterico dei profeti di Baal e l’Elia che scopre Dio in “una voce di silenzio sottile”.
Il nostro rapporto con il mondo del Divino: tutto così delicato, puro, silenzioso, nella interiorità del nostro essere umano.
Con questo non si intende togliere anche l’aspetto liturgico della Messa. D’altronde l’assemblea ha la sua fisicità o carnalità, così i luoghi sacri.
Tuttavia, non dimentichiamo le parole di Gesù: «Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,5-8).

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