Omelie 2022 di don Giorgio: ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

15 agosto 2022: ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Ap 11,19-12.6a.10ab; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-55
Ogni anno il 15 agosto si festeggia l’Assunzione della Vergine Maria al cielo. Fu papa Pio XII il 1° novembre 1950 a proclamare dogma di fede l’Assunzione di Maria. Le Chiese ortodosse celebrano nello stesso giorno la festa della Dormizione della Vergine.
La “dormitio Virginis” in Oriente e l’assunzione in Occidente sono fra le più antiche feste mariane.
Non mi soffermo sul significato teologico di questa festa o sulla questione se la Madonna sia morta fisicamente oppure no prima di salire in cielo. Vorrei invece soffermarmi sul brano del Vangelo, che riporta l’inno più famoso, ovvero il Magnificat.
Credo che, proprio perché oggi è anche ferragosto, la gente debba essere provocata da un messaggio rivoluzionario.
Importa poco o nulla sapere se il Magnificat sia uscito direttamente dalla bocca di Maria o non sia una composizione liturgica nata all’interno delle celebrazioni comunitarie dei primi cristiani. Tra l’altro, il Magnificat ha ben poco di originale, essendo una raccolta di citazioni dell’Antico Testamento.
Casomai la cosa grandiosa e originale è che il Magnificat sia stato da Luca messo in bocca a una donna. Qualcosa di strepitoso a quei tempi!
Si può dire che il Magnificat sia stato il più commentato (noto il commento di Lutero), e sia stato messo in musica da famosi musicisti classici e moderni.
Che cosa dire sul Magnificat, cogliendone il cuore della fede di una donna o di una comunità che iniziava a vivere in pienezza il dono del Risorto?
Non possiamo anzitutto non cogliere l’umiltà di Maria, che si sente tutta al servizio dell’Onnipotente.
Parlare oggi di umiltà sembra qualcosa di scandaloso. Si vorrebbe essere qualcuno, qualcosa, una notizia, un evento, o quell’ego che senza volerlo mette sul trono l’imbecillità da adorare, o da farsi idolatrare. È il corpo che conta, la carne, ciò che si ha, ovvero l’apparenza, la visibilità, la mediaticità, dunque l’inganno: la carne inganna, perché copre la verità dello spirito.
L’umiltà di Maria è ciò che ella è davanti a Dio. Una volta ci insegnavano a dire “ella” quando si trattava di una persona, “essa” quando si trattava di una cosa. Pensate che oggi si preferisce dire “essa”, forse perché la donna è svanita come oggetto tra gli oggetti.
Qualcosa da consumare. Si guarda una donna, e la si consuma come un oggetto.
Stupende le parole di Maria nel Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Il Signore ci guarda nel nostro essere, che si spoglia di ogni carnalità.
Umili si è davanti a Dio che ci spoglia di ciò che abbiamo, per guardaci in ciò che siamo.
Povertà e umiltà sono due virtù essenziali nella Mistica medievale.
Ed ecco la tromba dello Spirito santo, l’urlo di una donna che sfida ogni potere umano.
L’umiltà di Maria non è timidezza o paura o fuga dalla realtà. Maria affronta i potenti, i superbi, i ricchi. Li minaccia nel loro presente e nel loro futuro, sulla parola di Dio che già si è comportato nel passato come giudice implacabile della storia di uomini senza scrupoli.
Più che le parole di Maria sui potenti rovesciati dai loro troni (quanti nel passato, tutti quanti!), più che le dure parole contro i ricchi rimandati a mani vuote (che ironia!), ciò che mi hanno sempre colpito sono le parole contro i superbi dispersi nel pensieri del loro cuore. Sembrano parole un po’ sibilline, quasi contorte, ma sono chiarissime alla luce della Grazia divina.
Qual è il vero peccato dei potenti e dei ricchi? È la loro arroganza, la loro superbia, l’esatto contrario dell’umiltà.
L’umiltà sta in ciò che si è, l’arroganza sta in ciò che si ha o si crede di avere. Solitamente l’arrogante è un ignorante, uno che ingrossa ciò che non ha, ha la mente annebbiata per cui pensa di essere chissà chi, ma non sa di essere solo qualcosa, di essere un oggetto.
I superbi sono dispersi da Dio nei loro pensieri, che non sono di per sé pensieri, ma riflessi di un ego smodato.
La ricchezza di per sé o il potere di per sé non creano danni quanto la superbia degli arroganti.
Il potere degli arroganti o dei superbi va oltre il potere stesso. In fondo si dice che gli angeli ribelli siano stati vittime della loro superbia.
L’orgoglio fa perdere la misura delle cose, la superbia fa perdere l’equilibrio. I superbi oltrepassano i limiti della decenza o della dignità dell’essere umano.
Che cos’è il cosiddetto delirio di onnipotenza, se non il superamento dei limiti insiti nell’essere umano, che è creatura precaria? E se la Mistica parla di divinità dell’essere umano, siamo dèi per la generazione in noi del Verbo divino, è quando però l’essere umano si è spogliato di tutto il suo avere, potere, sapere.
Siamo dèi, in quanto spiriti spogli di ogni realtà carnale.
Chi è vittima del delirio di onnipotenza è uno fuori di testa, fuori di quell’intelletto divino che fa vedere la realtà, e la realtà è nuda nelle sue apparenze, o spoglia di ogni superbia che ingigantisce le apparenze.
Dunque, più che il potere in sé o la ricchezza in sé è l’arroganza o la superbia che dovrebbe spaventarci.
E Dio, ha detto Maria nel Magnificat, “ha innalzato gli umili”. Sempre al passato. Sì, perché la storia ci insegna che è sempre successo così: i potenti sono crollati, i ricchi sono crollati, i superbi si sono dispersi nel nulla. Questa è la legge della storia. Una legge che riguarda anche il presente e il futuro.
Ma gli uomini sono così imbecilli che dimenticano il passato, non si ricordano della storia, ma l’imbecillità non toglie o cambia il giudizio della storia.
Per questo il Magnificat va recitato ogni giorno, cantato ogni giorno, fatto risuonare in ogni angolo della terra.

1 Commento

  1. Giovanna ha detto:

    Grazie don Giorgio.
    Anche tu combatti i potenti con tutta la tua semplicità e umiltà.
    Con modesti strumenti ma con uno spirito immenso.
    Grazie.
    Parole cariche di Vita.
    Tutti dobbiamo dare e fare di più seguendo l’esempio di Maria.

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