A che serve cambiare i Vicari episcopali se non si cambia prima il vescovo di Milano?…

A che serve cambiare i Vicari episcopali se non si cambia il vescovo di Milano?…

 

5 Commenti

  1. luigi ha detto:

    Confesso la mia ignoranza sui vicari don Giorgio. Sapevo del Papa vicario di Cristo, ma mi era sconosciuta quella dei vescovi. Dopo l’audio il comportamento con don Giorgio è da paraculi. Farà lo stesso don Gianni Cesena, avendo vissuto accanto a Martini? Agirà con coscienza o solo per obbedienza? Se agirà con coscienza non potrà non aprirsi alla comunità parrocchiale di Cernusco ascoltando la loro richiesta di far celebrare a don Giorgio la messa domenicale delle 10,30 (recupererebbero una pecorella smarrita come me che lo ascolterebbe dal vivo e non solo sul sito). Il termine vicario non piaceva a papa Gregorio Magno, che preferiva servo dei servi di Dio. Ci sono due comportamenti che fanno la differenza secondo me tra il vescovo che è buon pastore e quello che non lo è. Nel primo l’ego tende lentamente ad eclissarsi, nel secondo a farlo emergere.

    Mi affido ad alcune parole di un’intervista della Fondazione C.M. Martini a don Angelo Casati.

    Intervistatore: “Martini, a chi non lo conosceva bene, poteva incutere forse un po’ di soggezione.”
    Don Angelo Casati: “Vorrei sottolineare nelle sue parole l’inciso che condivido pienamente “a chi non lo conosceva bene”. Era, la sua, una riservatezza che, a mio avviso, nasceva da una dose di timidezza, non invadeva il campo, non forzava la porta, stava sulla soglia. Sempre intento a capire. Ricordo come mi raccontassero di un Sinodo, in cui gli toccò di presiedere e come egli avesse ricordato ai suoi collaboratori di porre attenzione agli interventi dei vescovi ”minori” e come questi ultimi si fossero accorti della tenera attenzione del cardinale nei loro confronti e come di conseguenza portassero al segretario borsate di farmaci dei loro paesi per una presunto raffreddore dell’arcivescovo, che forse altro non era che un sintomo di una qualche timidezza. In queste ore mi sono anche detto che quella sua riservatezza non ha creato minimamente distanze: si prende distanze da chi invade, ci si apre a chi sosta ad ascoltare e a capire.”
    Intervistatore: “Come viveva lui questa sua grande fama, l’aspettativa dei molti che speravano addirittura che lui diventasse Papa?”
    Don Angelo Casati: “Non era uomo di carriera. Anzi metteva spesso in guardia da questa malattia che è la rovina della chiesa. Gli interessava Gesù e il suo vangelo, fuori dalle astuzie e dalle macchinazioni. Erano in tanti a parlargli dei loro sogni di una chiesa più libera, più accogliente, più affidata al vangelo. Condivideva i sogni. Percepiva che molti in lui riconoscevano il sogno. Invitava a resistere.”

    • Don Giorgio ha detto:

      Non parlerei di timidezza. Lo dico per esperienza personale: ho avuto con Martini diversi incontri personali, uno addirittura alle 7.30 di un mattino, non mi ricordo di quale anno. In ogni incontro vedevo un Martini attento e risoluto: ascoltava e ribatteva, anche si innervosiva se mi vedeva titubante nel parlar male di un suo collaboratore. Un giorno mi disse seccato: “Tu devi dire tutto anche di un mio collaboratore, poi tocca a me valutare se a dire la verità sei tu o lui”. Rimasi di stucco. Un’altra volta mi riprese anche duramente perché era successo un fatto che mi metteva sotto accusa, e lui non riusciva a capire se dicessi la verità.
      Martini era risoluto, autorevole, voleva capire e si imponeva senza usare titubanze.

      ” palralr male di un suo colalborator. .

  2. simone ha detto:

    Oltre la situazione particolare di don Giorgio, credo che le speranze di un cambiamento siano pari a zero. Lo dico anche in virtù alla lettura, propiziata dall’omelia domenicale di don Giorgio, dei testi di mons. Carlo Ferrari. Leggendo il diario del concilio, le riflessioni, le proposte mi viene da PIANGERE rispetto alla situazione in cui siamo. Quelle idee, intuizioni, dove sono finite? Più ci si allontana temporalmente dal concilio, più si torna indietro, più ci si distanzia da quel momento di grazia. I vescovi DIMENTICANO, cancellano, omettono le scelte conciliari, sotterrano i testi conciliari per riaffermare il loro potere totale.
    I vicari son preti senza palle, tirapiedi del vescovo, gente che spera di aver trovato la strada giusta per la carriera. Sono disposti a tutto, anche alla menzogna e alla cattiveria, pur di intraprendere la carriera. Non fanno il bene della Chiesa ma realizzano solo la volontà e i piani di potere del Vescovo. Ma il problema sono i Vescovi, tutti i Vescovi in carica; loro vanno defenestrati e bisogna ricostruire da zero.
    La storia di don Giorgio mi stupisce relativamente visto che son tanti i parroci mandati via con questi modi. Alcuni con la forza, altri con gli oblati “sicari”, altri con un calcio nel culo…insomma questo è il modo per realizzare la “volontà del vescovo”. Potrei citare il caso di un parroco da 13 anni di una parrocchia che questo Settembre è stato mandato via, per un servizio non in parrocchia, a cui è stato proibito di celebrare una Messa la domenica in parrocchia pur essendo vicino e avendo disponibilità di servizio. I capricci del Vescovo che non hanno NULLA a che fare col desiderio della comunità. Noi dobbiamo sempre accettare, capire, obbedire silenziosamente a scelte assurde, che non hanno niente di educativo e cristiano. Vipere!

    • Don Giorgio ha detto:

      Ho la sensazione che, a parte la sudditanza supina dei vicari o dei collaboratori al loro vescovo, è che siano scelti dal vescovo tra i preti peggiori, i più ebeti, i meno intelligenti, incapaci di avere un proprio pensiero.
      Siamo sinceri: lo stesso Martini soffriva di essere in uno schema da dover rispettare, parlava e non parlava, faceva intendere ma poi dichiarava obbedienza al papa: però, lasciava parlare i suoi preti più liberi. Più volte ho chiesto sia a Martini che a Tettamanti: “So che voi non potete dire apertamente certe cose, lasciatele dire a qualche prete, non punitelo…”. Tettamanzi mi rispose un giorno: “Chi te lo proibisce!”, poi anche lui fu vittima di un Vicario generale, don Carlo Redaelli, che io chiamavo il Signor Diritto Canonico, ora vescovo non so dove. Questo Vicario non me ne perdonava una, e interveniva duramente con il Diritto Canonico in mano, ovvero nel culo.

      -. za. tetemanza.

      • simone ha detto:

        Mons. Carlo Redaelli, fortunatamente, sta facendo danni come vescovo di Gorizia e lo lasciamo volentieri dov’è. Spicca di certo per la sua rigidità e inesistente empatia. Purtroppo la diocesi è grossa e bisogna saper demandare; in curia da anni non ci sono le giuste persone. I Preti, quelli con la P maiuscola ossia quelli che hanno riconosciuto la loro missione e stanno in mezzo alla gente, evitano in tutti i modi di finire in curia, vivono serenamente in parrocchia facendo di testa loro. I carrieristi, quelli che cercano una via per diventare Vescovi, schiavi del loro ego e della loro voglia di realizzazione, accettano qualunque incarico pur di elevarsi rispetto alla massa. Penso che i vicari oggi vengano presi tra i pochi che accetterebbero il ruolo. Abbiamo due vescovi ausiliari e un padre missionario di Rho mons. Elli che ha girato quasi tutte le zone. Il resto lo conosco poco e finirà presto nel dimenticatoio. Sei uno schiavetto che fa il lavoro sporco imposto dal Vescovo senza poter dire la tua, tanto mica ti ascolta Marietto!
        Sul diritto canonico bisogna sempre farsi una domanda: conta di più la legge o la coscienza? Davanti ad una giusta contestazione deve prevalere il confronto o la rigida applicazione della norma?
        A me pare chiaro ma io non son stato educato in seminario con il potere morale del Rettore, manco fosse Dio in terra. Ho vissuto i miei traumi, diversi problemi in famiglia ma prima di ingoiare qualcosa io ci penso e non mi faccio imporre le cose. Si discutono, si combatte…poi magari si cede ma senza aver lottato fino alla fine. Invece qui si ingoiano rospi sperando che aiutino a farsi amicizie per diventare un giorno…alla fine gli ultimi due Vescovi Ausiliari eletti erano due vicari di zona; bravissimi a fare il loro mestiere in accordo col Vescovo…casualmente son diventati Vescovi.
        Mentre i bravi sacerdoti non finiscono mai nelle terne…mai! Poi ci lamentiamo dello spessore dei Vescovi attuali: a tutto c’è una risposta!
        Il caro Marietto in vita sua NON ha passato 1 giorno intero in parrocchia. Tra studi, seminario, curia non ha passato 1 giorno intero come parroco di una parrocchia. Mi sembra che manchi qualcosa alla sua formazione di pastore.

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