Vescovo Zenti, quando te ne vai a riposare… in pace?

da IL GAZZETTINO

“Silurato” don Campedelli,

aveva criticato le posizioni elettorali del vescovo:

Zenti gli toglie l’insegnamento

30 Giugno 2022
VERONA – Il vescovo Zenti è in attesa del successore. Nel frattempo, con la sua uscita in campagna elettorale, “letta” a favore del candidato Sboarina, non ha raccolto ascolti, quando invece l’altro candidato Tommasi, molto sospinto dai giovani, e non solo, di oratori e parrocchie, ha vinto la sfida elettorale. Il prelato ha pensato bene di silurare dall’insegnamento don Marco Campedelli, il sacerdote che aveva “osato” con una lettera aperta criticare il vescovo nella sua posizione esternata a favore del sindaco uscente, il quale dopo le sue esternazioni aveva anche avuto esplicitati i consensi di ambienti Lega e Flli d’Italia.

don Marco Campedelli

Il grazie di Montevecchi a Zenti

Ad esempio Matteo Montevecchi, della Lega, così aveva salutato l’esternazione di Zenti: «Grazie al vescovo di Verona Zenti per la sua chiarezza e le sue importanti parole. I politici di sinistra lo hanno preso di mira perché in una lettera ha ricordato che alle elezioni i cattolici dovrebbero premiare chi ha cuore la famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia gender. Ha fatto bene. Abbiamo tanto bisogno di pastori come lui».

Rete Studenti con Campedelli

Dopo il “licenziamento” di Campedelli, oggi la Rete Studenti Medi ha preso subito posizione: «Il docente di religione Marco Campedelli è stato licenziato dal suo incarico al liceo Scipione Maffei dal vescovo Zenti. Una notizia che ci lascia amareggiati, in linea con le posizioni che il vescovo ha tenuto per tutta la campagna elettorale, durante la quale ha rilasciato dichiarazioni pesanti per un vescovo, invitando i suoi seguaci a votare Federico Sboarina. Questa volta – si legge nella nota degli Studenti – ha superato le semplici parole, utilizzando il potere decisionale nelle sue mani per attaccare un docente che ha dissentito apertamente con le sue imposizioni attraverso una lettera aperta, pubblicata da svariati giornali locali. In questa lettera il docente ha denunciato le sue perplessità verso la politica propagandistica del vescovo attraverso un’analisi lucida e profonda, ponendo una serie di riflessioni sul ruolo della Chiesa e sul suo rapporto con la politica. Come comunità studentesca e come suoi alunni siamo laicamente e sinceramente dalla parte del prof Campedelli, che con coraggio ed onestà sta cercando di scardinare gli atteggiamenti reazionari che tentano di imporre dogmi religiosi nella politica».

Le accuse del don: «Preti devono solo obbedire?»

Don Campedelli aveva scritto, tra l’altro: «L’iniziativa del vescovo Zenti può essere considerata un incidente di percorso? Guardando indietro non si può invece leggerla come iscritta nel suo modo di porsi rispetto alla città? E al suo modo di interpretare il ruolo di vescovo? Nel 2015 cambiavano i destinatari: gli insegnanti di religione a cui indicava di sostenere la candidata di Salvini per le elezioni, adesso i destinatari sono i preti e i diaconi… Il vescovo Zenti – ha proseguito Campedelli – vietò a un consistente gruppo di giovani di una parrocchia cittadina di fare una esperienza ecumenica, creando un vero disagio in quei ragazze e ragazzi, che si erano studiati il Concilio e il cammino ecumenico delle Chiese. Quanto incidono certi divieti nel vissuto di un giovane che vorrebbe una Chiesa aperta e conviviale?». E poi scriveva una serie di domande: «Il Sinodo è patrimonio di una Chiesa o è proprietà di un vescovo? Per esercitare il proprio ruolo bisogna sempre appellarsi al principio di autorità? L’autorità va sempre di pari passo con l’autorevolezza? Oggi nel 2022, c’è bisogno che il prete dica ancora alla gente che cosa votare? Siamo sicuri che i laici e le laiche circa le vita, con la sua concretezza, siano meno esperti dei preti (che circa la vita in realtà sono sempre un po’ in ritardo)? Perché il vescovo Zenti su certi temi nella lettera è così preciso e dettagliato? Parla di “gender”, “scuola cattolica”, ma su altri è così generico come “ accoglienza dello straniero”. Perché allora in questo caso non parlare di “ius soli” o di “ius culturae”? Perché il vescovo Zenti ha messo cosi tanto zelo nel voler ostacolare e chiudere esperienze in città e in provincia particolarmente attente al dialogo con le diversità? Come San Nicolò all’Arena o Marcellise?».

«Una Chiesa senza dialogo può restare viva?»

E inoltre: «Si dice che la Chiesa non sia una democrazia. E questo sarebbe un motivo sufficiente per non esprimere il proprio dissenso? Per cercare di aprire nuovi cammini? I preti devono sempre obbedire? E cosa significa obbedire? Una Chiesa che non custodisce il dialogo critico, l’intelligente dissenso, può mantenersi viva?». «Come potete vedere sono solo domande – scriveva Campedelli nella lettera aperta -. Perché il senso di queste parole è provocare un dialogo, un confronto, un intelligente e responsabile dissenso. Una Chiesa viva deve rinunciare a questo? Un’ultima domanda: non è vero che ciò che viene mormorato nelle segrete e sacre (anche virtuali) stanze, alla fine, per fortuna, viene gridato dai tetti?».

1 Commento

  1. simone ha detto:

    Sinceramente sono contento quando accadono questi scandali che definirei “rivelatori”. Sì perchè la situazione è diffusa in tutte le diocesi, grandi o piccoli, ma ultimamente sembra che esistano un numero maggiore di preti capaci di uscire dal coro ossequioso verso il proprio Vescovo ed alzare qualche critica. In Italia siamo ancora allo stadio 1 dove il Vescovo non è criticabile e in alcuni casi nemmeno il parroco. Il prete che critica il Vescovo viene spedito nel paesino sperduto con 4 vecchietti ad espiare oppure punito come don Campedelli. Il laico che critica il parroco, se non il vicario, viene isolato nella comunità, cancellato da ogni cosa e costretto a cambiare parrocchia (vedasi il sottoscritto).
    Il vescovo Zenti, fortunatamente, ce lo leveremo presto dai piedi e questo scandalo velocizzerà il processo ma il problema son tutti gli altri identici nella forma e nella supponenza. E questi parlano uno giorni sì e l’altro pure di sinodalità. Gente falsa e senza la minima decenza morale. Chiariamo, quando si parla di pastorale o governo della chiesa il prete è tenuto, anche se pure su questo ci sarebbe da discutere, ad obbedire al Vescovo. Dico così perchè se il Vescovo prende decisioni pochi illuminate che si fa? Bisogna obbedire ciecamente ad una castroneria? Non a caso dovrebbero esistere i consigli che illuminati dallo Spirito dovrebbero sostenere ed aiutare il Vescovo nelle scelte. Di fatto son popolati da zerbini che rettificano le idee illuminanti o meno del Vescovo.
    Ma quando il Vescovo parla di politica, di orientamenti politici ma vorrei capire che obbedienza dovrebbe garantire un suo prete? Stiamo parlando di un ambito che esula.
    Ah vero, il vecchio parroco del mio paese è stato di fatto anche sindaco e i vari sindaci popolari che si son susseguiti han sempre preso le decisioni in casa parrocchiale e non in consiglio comunale. Vero anche che tutti i preti nativi del mio paese e con la residenza, ai tempi era raro cambiarla ogniqualvolta ci si spostava per ministero, andavano prima dal parroco e poi al seggio a votare il sindaco. Ma son particolarità del passato. Il modo in cui ha agito questo Vescovo è a dir poco maldestro oltre che imperialista. Siamo arrivati a togliere il diritto di oppinione ai preti. Non contento ha cercato di ritrattare le cose passando per vittima, definendosi ferito e risentito e ricordando che lui prega per don Campedelli e che spera si converta e ritorni in comunione col Vescovo.
    Qui siam noi che dobbiamo pregare per lei e sperare che presto la sollevino dall’incarico che non è più in grado di sostenere. Dobbiamo pregare perchè mandino un Vescovo capace di far crescere i suoi preti; non come tanti soldatini ma come uomini maturi e liberi.
    Vescovo Zenti rifletta prima di peggiorare ulteriormente la situazione; il silenzio, in certi casi, è la strada migliore.

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