Tanto scalpore per nulla!

 

di don Giorgio De Capitani

Papa Ratzinger si è dimesso per il bene della Chiesa,
Papa Wojtyla non si è dimesso per il bene della Chiesa:
chi ha voluto più bene alla Chiesa?

E tutti gli altri pontefici (264), tranne pochissime eccezioni,
perché sono rimasti sulla cattedra di Pietro fino alla loro morte?

Non entro nel merito delle vere ragioni per cui
Ratzinger ha dato le dimissioni ancora in vita:
senz’altro ce ne sono, anche misteriose, e tali rimarranno.

Già il fatto che l’annuncio ha sorpreso tutti,
compresi i più stretti collaboratori,
è indice che qualcosa non funziona nella Chiesa:
il sospetto sembra di casa, e i corvi hanno trovato il loro nido.

Sta di fatto che la decisione di Ratzinger mi ha dato ragione,
sì perché da anni sostengo che
chi ricopre una certa responsabilità
– sia nel campo civile che religioso –
deve essere in tutto e per tutto in grado di svolgere il proprio ruolo:
efficiente dal punto di vista psico-fisico,
tanto più se si hanno nelle proprie mani
le sorti della Chiesa universale.

Da anni sto dicendo che, se è vero che lo Spirito santo
mette il suo zampino nella nomina del capo della Chiesa,
non lo garantisce però dalle varie malattie o infermità:
il che significa – senza dover interpellare i sapientoni –
che anche il papa ha un ruolo da svolgere
e che tale ruolo dipende da tanti fattori,
ma che tutti sono relativi all’unico scopo,
che è il bene della Chiesa.

Sì, diciamo la parola brutta,
tutti quanti, anche il papa, siamo funzionali ad una missione
che va ben al di là della nostra carica.

Questo vale per ogni carica istituzionale:
se un sindaco diventa inefficiente per malattia o altro,
dovrebbe dimettersi dalla carica di sindaco.

Se io, prete, dovessi avere una malattia invalidante
darei subito le dimissioni.

Sto parlando di carica o di responsabilità,
non del fatto che sono prete:
non è in gioco la mia ordinazione sacerdotale.

Nel conclave il papa eletto riceve una carica,
che consiste nel guidare la Chiesa:
non riceve di per sé un mandato indeterminato fino alla morte.

Se viene meno la possibilità di esercitare tale carica,
viene meno anche il mandato.

Per questo non ho condiviso la scelta di Wojtyla
che, nonostante una gravissima malattia,
ha voluto restare papa fino alla morte.

Non lo sopportavo nel vederlo alla finestra
quasi moribondo: uno spettacolo indegno di un malato!

Ora, che Ratzinger sia stato il primo a dare le dimissioni,
del resto contemplate dall’ordinamento della Chiesa,

– Il Codice di Diritto canonico contempla la possibilità di dimissioni, infatti, il canone 332, comma 2, recita così: "Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti" –

è comprensibile che ciò possa aver creato
qualche meraviglia e disorientamento.

Il merito di Ratzinger sta nell’aver aperto la strada:
dopo di lui, se qualche altro papa rassegnerà le dimissioni,
non farebbe più così tanto scalpore.

Per essere ancor più chiaro.
Tutti sanno che anche Giovanni Colombo, cardinale di Milano,
era uno dei papabili dopo la morte di Paolo VI e di Giovanni Paolo I.
E tutti sanno come è morto, dopo una lunga malattia,
tale da renderlo irriconoscibile.
E se fosse diventato papa?
Tutti sanno che il cardinale Carlo Maria Martini,
papabilissimo alla morte di Giovanni Paolo II,
ha fatto di tutto per non essere eletto,
– si è presentato in conclave con il bastone
per rendere ancora più visibile la sua invalidità progressiva –
perché conosceva già che non sarebbe stato in piena efficienza
per dirigere la Chiesa.

Pensate come volete.
Però non vorrei che qualcuno,
a proposito di una malattia del papa,
tirasse in ballo la storia che la sofferenza salva in mondo.

So che la sofferenza salva il mondo,
ma un conto è la responsabilità di una carica,
un conto è la sofferenza che può rendere invalidante una carica.

Prima di chiudere,
vorrei citare il caso della elezione di Giovanni Paolo I:
il conclave fu rapidissimo,
Papa Luciani fu eletto solo dopo quattro votazioni,
nella stessa giornata.
Mi ricordo il commento del cardinale Giovanni Colombo:
“Un grande segno della presenza dello Spirito santo
e della unitarietà della Chiesa!”.
Difatti, dopo 33 giorni il papa morì!
Non conosco il commento successivo del cardinale di Milano.

 

 

10 Commenti

  1. luciano ha detto:

    Caro don Giorgio, non voglio essere cerchiobottista, ma credo abbiano fatto bene entrambe i due ultimi Papi.

    Giovanni Paolo II, con la sua condotta ha rimesso al centro il tema della Croce Gloriosa che e’ di scandalo per gli uomini (me compreso) che cercano di fuggire da essa.

    Benedetto invece con il suo gesto ci ha ricordato che il Pontefice e’ l’ultimo dei servitori, e ci ha testimoniato l’umilta. Attenzione, lui non e’ sceso dalla croce, perche’ con il suo gesto, il mondo gli ha ribattutto i chiodi, accusandolo implicitamente di vilta’, ma ci ha voluto ricordare il momento tremendo che viviamo e l’esigenza di rilanciare l’annuncio della buona novella al mondo con una forza fresca.

    Io don Giorgio non condivido molto di quello che lei scrive, su di una cosa convengo, e’ tempo di un Gesu’ radicale, solo che la radicalita’ io la intendo diversamente.

    Per me radicalita’ significa tornare all’essenza di Gesu’, ai suoi comandamenti, all’amore al nemico, all’abbraccio della croce, al non piegarsi al mondo accettando anche di essere spezzati.

    Come dice San Paolo ai corinzi: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.”

  2. Patrizia ha detto:

    Ma come sarà il dopo, potrà mai vivere da uomo libero un ex Papa? A Celestino V fu impedito.

  3. Giuseppe ha detto:

    Impossibile negarlo, Benedetto XVI con il suo gesto ha colto tutti di sorpresa. Non si spigherebbe altrimenti la reazione così vivace, e in gran parte scomposta, che le sue parole hanno suscitato non solo nella cosiddetta “opinione pubblica”, ma anche da parte di illustri personaggi dello stesso clero cattolico. Non essendo in grado di addentrarmi in giudizi teologici o normativi, posso solo affermare che, da un punto di vista prettamente umano, papa Ratzinger ha tutta la mia comprensione ed ammirazione per questo atto che, a mio avviso, è una grande prova di coraggio. Il papa non è un supereroe, né una divinità, ma un uomo come tutti gli altri che è stato chiamato a svolgere un compito, certamente gratificante, ma molto (forse troppo)impegnativo sia sotto il profilo puramente spirituale e pastorale, che (disgraziatamente) sotto il profilo politico. Per assolvere degnamente questo ruolo è certamente necessario essere nella pienezza delle proprie forze e delle proprie capacità, altrimenti si corre il rischio che la figura stessa del papa possa risultare dimezzata, con grave danno per tutta la chiesa e ciò essa che rappresenta nel mondo. Prendere atto della propria debolezza e, dopo lunghe riflessioni, trarne le debite conseguenze è certamente molto difficile , ma doveroso se si possiede un briciolo di senso di responsabilità. Papa Benedetto, con grande umiltà e una dignità non comune, rinuncia agli allori e alla gloria di questo mondo per ritirarsi a vita privata, per questo dobbiamo essergli grati e sperare che la sua scelta sia d’ora in poi d’esempio per tutti noi, ma specialmente per chi riveste incarichi di rilievo.

  4. PetrusLXXVII ha detto:

    Io ritengo che la Chiesa avesse necessità di questi due atteggiamenti esemplari, incarnate nelle scelte estreme fatte dagli ultimi due pontefici! Non credo sia un caso che lo Spirito Santo, in ravvicinata successione abbia mosso queste due grandi personalità ad esprimere tangibilmente la diversità dei “talenti” loro assegnati, differenze che non sono divisione ma ricchezza per la Chiesa Universale!
    So’ di esprimermi spesso duramente con lei don Giorgio.. ma mi preme sottolinearle che non conoscendo i più profondi pensieri del suo cuore, i quali solo il Signore conosce.. meglio di quanto è concesso al nostro Io, non giudico la sua persona, ma quel che lei dice e scrive!
    Ciò che traspare dalle sue parole è una interpretazione della fede dal sapore neo-gnostico e per molti versi mondanamente “utilitaristico”, cosa che rende il suo pensiero non conforme alla fede apostolica.. “Quello che abbiamo veduto e udito, [..toccato..] noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”. Non dico lei, me sue parole sono in totale discontinuità con questo annuncio..
    Allora, riallacciandomi al suo discorso circa il senso di responsabilità nel rassegnare le dimissioni, in particolare per un presbitero, io mi chiedo: al di la degli impedimenti psico-fisici, può un ministro di Dio che (non voglio dire nelle intenzioni) nelle parole esprime tale discontinuità, ignorare la separazione posta in essere proprio con la fede verso cui è stato chiamato a rendere testimonianza? Se in cuor suo un sacerdote percepisce la separazione apportata in seno alla Chiesa (e proprio circa la quale ieri il Papa nè ammoniva la colpevolezza) e di cui, magari suo malgrado, si fa portavoce, può ignorare il senso di responsabilità che dovrebbe ricondurlo a ricercare l’Unità col Corpo Ecclesiale, anche attraverso la rinuncia alla carica?
    Se vuole degnarmi di una risposta, badi che per quanto coerente all’ortodossia della fede, non deve confondermi con un tradizionalista fondamentalista (come usa definire chi la pensa altrimenti da lei), essendo semplicemente un fedele laico che liberamente pensa. E a testimonianza di quel che dico le posso citare gli scontri ideologici avuti con i redattori del sito pontifex.roma (da lei segnalatomi un pò di mesi fà, additandomi di farne parte, pur io non conoscendolo), su tematiche epistemologiche ed escatologiche.
    Cordiali saluti..

  5. Gianni ha detto:

    Ci sarebbe molto da dire….
    ma in questi giorni ho taluni problemi tecnici….con internet…….
    mi limito quindi a dire che le dimissioni sono un fatto molto umano e che chi si stupisce, o peggio grida allo scandalo, quasi in veste pseudotradizionalista, neppure conosce il diritto canonico.
    E comunque, che male c’è?

    Se il papa dovesse continuare anche quando non ce la fa più, diverrebbe ostaggio dei suoi mali.

  6. dave ha detto:

    Pur non avendo molto amato Benedetto XVI ho sempre apprezzato una cosa in lui: in questi otto anni ci ha sempre richiamato a guardare a Cristo e non alla sua persona. Questa è la vera differenza con Giovanni Paolo II che a forza di concetrare i fari sempre su di se ci aveva quasi fatto dimenticare chi fosse Gesù. Penso che il senso di queste dimissioni siano da leggersi anche così: la Chiesa si regge su Cristo e non sul Papa che rimane pur sempre e solo un servizio. (anche se importante). Pur una volta Lode a Benedetto XVI

  7. Bruno ha detto:

    Oggi sono triste e non so quando mi passerà .
    Eppure , ripensando a quell’Aprile, L’annuncio
    non mi allieto’ più di tanto anzi nei giorni successivi
    sapendo maggiori notizie del nuovo Papa ritenni
    un pontificato lontano dai tempi che viviamo.
    Non ebbi modo di cambiare mai giudizio .
    Ne Lui fece o disse qualcosa per Carmelo cambiare.
    Perché allora oggi sono molto triste?
    perché provo tenerezza e grande affetto
    per l’Uomo? Io vivo vicino a Castel Gandolfo e già
    L’impropabile possibilità di poterlo vedere e chissà capire
    il grande PERCHÉ mi da pace.

  8. Luciano ha detto:

    Giovanni XXIII, ebbe una Ispirazione Profetica per tracciare la Strada per un Rinnovamento concreto della Chiesa di Cristo, alla Luce della Parola da cui il popolo di Dio, naturalmente e direttamente deve attingere. Paolo VI, ricevette l’Immensa eredità di Attuare insieme al popolo di Dio, il Frutto Stupendo che ha prodotto per Grazia di Dio, il Concilio Vaticano II. Giovanni Paolo I, fu il pontefice che, nella sua brevità temporale, diede Speranza di poter Attuare quel Magnifico Rinnovamento della Chiesa. Venne Giovanni Paolo II, grande comunicatore abbastanza giovane vigoroso che, purtroppo, risultò un restauratore dell’obsoleta chiesa gerarchica e piramidale che considerava il popolo di Dio, eternamente infantile e bisognoso di essere guidato ad ogni passo. Per cui, tutta quella ventata di Rinnovamento, durante il suo lungo pontificato, si svilì, sino ad arrivare ad un distacco dall’uomo creatura, in rapporto alla chiesa gerarchica e con tanto, troppo potere temporale e, sempre più lontana dal Vangelo. In ultimo, Benedetto XVI che, al tempo del Concilio Vaticano II, era considerato un rinnovatore. Poi, col tempo, è cambiato sino ad essere un conservatore ed un restauratore di quell’antica chiesa, piena di vuote e incomprensibili liturgie, tradizioni e precetti/obblighi vari. Da ultimo l’aver elevato alla dignità della porpora, alcune persone che non fanno altro che trasmettere il vuoto siderale che continua ad allargarsi tra l’uomo creatura Amata da Dio con la Creazione e questa povera chiesa che segue spesso i dettami di mammona e non l’Offerta d’Amore Smisurato che Gesù ci Dona senza dovercelo meritare. Rispetto la sua decisione di mettersi da parte, per amore della Chiesa di Cristo che, grazie ai troppi uomini religiosi, corrotti dal potere e dalla lussuria, contribuiscono a dare tinte fosche alla Chiesa di Dio che deve essere Povera, come Gesù ci indica. Il Figlio di Dio, incontrava ogni uomo sulla strada della vita, incarnato con ognuno, nel quotidiano vivere. Gesù aveva sul capo non la mitra o la tiara, solo una corona di spine acuminate, il suo trono è stata una croce di legno grezzo e il suo corpo era avvolto in tante spire di lacerazioni da flagello. Le sue mani non avevano anelli ma fori di chiodi e i suoi piedi non calzavano morbide scarpe di pelle erano bucati dal grosso punteruolo conficcato nelle sue carni e fissato al legno di quello strumento di tortura, da dove ha donato tutto tutta Sua Umanità e il Suo Amore Divino e Smisurato per l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio. Non mi pare che i molti uomini di chiesa attuali, abbiano molto a che vedere con Gesù Cristo. Concludo con la Viva Speranza che Gesù ha promesso e cioè: “le fiamme degli inferi, non prevarranno sulla Mia Chiesa”. Che lo Spirito anto, possa posarsi in quei luoghi dove forse manca da tempo e possa posarsi su un uomo con il Dono della Profezia che possa, con l’Aiuto di Dio e dello Spirito, condurre la Chiesa di Cristo a Ritornare Autentica Testimone dell’Amor di Dio per l’uomo e per tutte le creature nel Meraviglioso Creato.

  9. emanuele ha detto:

    Caro Don Giorgio, preghiamo insieme per il futuro di questa nostra Chiesa, con la speranza che sia sempre più povera di beni e sempre più ricca di umanità.
    Una Chiesa non contro i ricchi, ma che combatta per i ricchi perché diventino poveri.
    Allora forse i seminari torneranno a riempirsi di Veri e Umili Ministri di Adonai.
    Grazie per il tuo mintero. Emanuele

  10. Patrizia ha detto:

    Due Papi molto diversi tra loro, per origine, cultura e carattere,ammirevole l’indomito spirito di sacrificio di Papa Woityla, rispettabile la decisione di Ratziger, ambedue sono state scelte coraggiose.

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