L’Isis e… i bambini delle scuole

L’EDITORIALE
di don Giorgio

L’Isis e… i bambini delle scuole

Qualche giorno fa, una mamma musulmana era in lacrime perché la sua bambina, che frequenta le nostre scuole, era fatta oggetto di sfottò da parte dei suoi compagni di scuola, secondo cui musulmana equivale a terrorista.
Qualcuno dirà: Sono bambini, perciò non sanno distinguere!
Credo che, dietro, ci sia qualcosa di preoccupante, ed è quel terrorismo diffuso, ad opera non solo dei terroristi in quanto tali, ma anche dei mass media italiani, complici di aver creato un tale clima di panico da coinvolgere la parte più debole, ovvero il mondo dei bambini. Anche i genitori sono colpevoli, quando, di fronte ai figli, ne parlano scaricando su di loro le paure, a loro volta fomentate dai mass media.
Quanti genitori hanno saputo nei giorni scorsi parlare dei fatti tragici di Parigi spiegando ai figli dove effettivamente stia la causa del male, senza sparare giudizi nel mucchio e senza dividere, come solitamente si fa, il mondo tra buoni e cattivi, come se noi occidentali fossimo il bene e il mondo arabo fosse il male?
Ma credo che anche la scuola debba fare la sua parte, senza limitarsi a qualche minuto di silenzio, ma con un’azione educativa prolungata, costante, propositiva. Oramai, che la Lega lo voglia o no, nelle nostre scuole sono presenti immigrati di ogni religione, ed è doveroso rispettarli, anche togliendo simboli prettamente cristiani. Non è segno di debolezza, o di cedimento alle pressioni di chi non la pensa, in fatto di fede, come noi. Non si tratta neppure di impostare la scuola in senso laicistico. La scuola è scuola, e basta: via ogni etichetta, via ogni simbolo che possa dividere. Con questo non intendo proibire di parlare della religione, o, meglio, della storia delle religioni con le loro usanze, le loro feste, le loro tradizioni. Questo fa parte della storia, ed è giusto conoscerla. Ma un conto è far conoscere la storia, un conto è privilegiare una certa religione su un’altra.
Come è sbagliato proporre i simboli o le tradizioni di una sola religione, così è stato sciocco proibire ad una classe di andare a visitare una mostra di arte cristiana. Arte è arte, e non c’entra la religione in sé: oggi si va a visitare una mostra di arte cristiana, domani si andrà a visitare il museo egizio, o il museo ebraico, o il museo islamico. Questa non è catechesi o indottrinamento. È arte, è storia.
Sono contrario alla attuale ora di religione cattolica nelle scuole pubbliche, sono invece favorevole alla introduzione dell’ora della storia delle religioni.
Se l’Isis di oggi sta facendo stragi nel mondo nel nome di un fantomatico Allah, e si mette in evidenza in modo confuso il fondamentalismo islamico, perché allora non dire ai ragazzi che, secoli fa, la religione cattolica ha fatto le Crociate, ha ucciso innocenti, ha creato terrore con l’Inquisizione? Tempi passati? Ma è storia!
Oggi abbiamo la fortuna di convivere con più razze, culture e religioni: perché non partire dal meglio che c’è in ciascuna di loro, per costruire un mondo migliore? Perché non dire ai nostri ragazzi che l’Europa, in particolare la Francia, sbaglia mettendosi sullo stesso piano dell’Isis, bombardando innocenti? Perché non educare i nostri piccoli mocciosetti dicendo loro che la fortuna di vivere in un Paese come l’Italia non deve essere un privilegio di pochi, ma che la terra è di tutti, e che non va divisa in parti diseguali?
Certo, mi fa male vedere un bambino fortunato sfottere un bambino sfortunato. Questo non è più accettabile. E non diciamo, a loro giustificazione, che sono bambini.
27 novembre 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
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1 Commento

  1. teresa ha detto:

    Mi permetto di farle i miei conplimenti, un editoriale intelligente, obbiettivo e rispettoso. Oggi merce molto rara. Grazie.

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