Questi osceni osceni osceni giornalisti…
di don Giorgio De Capitani
Vorrei tornare sul giornalismo italiano, che è il peggiore del mondo. Lo dico senza attenuanti. Non ce ne sono. C’è una tale responsabilità morale e sociale da non essere più sopportabile che i mass media insistano in modo talora perverso, e compiacendosene, nel proporre il peggio di sé.
Sì, non c’è etica nel giornalismo italiano, e le ripercussioni sull’opinione pubblica sono davvero devastanti. Senza dimenticare poi che, nonostante qualche tentativo di mantenere il senso critico, l’opinione pubblica beve tutto ciò che vede e sente. Rimane incollata ad una tv letteralmente “oscena”. Nel senso più stretto del termine. Una tv che esce, è fuori da ogni principio etico quando soprattutto in questione è la realtà da narrare, o la verità dei fatti da descrivere.
Il giornalismo è fatto di giornalisti, ed è su questo che vorrei soffermarmi. Non parlo in astratto, ma concretamente. I giornalisti li vediamo in faccia in tv, o conosciamo il loro nome e cognome quando scrivono sui giornali. Siamo a conoscenza anche della loro tendenza politica. Abbiamo imparato a giudicarli per quanto valgono quando scrivono. Taluni scrivono bene, altri fanno pena. Alcuni usano la propria testa, altri copiano senza pudore. Ognuno esercita un mestiere con cui poter mangiare (frase fatta!). Non ci sono giornalisti-missionari. Anche coloro che vanno in zone pericolose, non lo fanno solo per amore della verità. Qualche eccezione? Può darsi. Ma il mestiere prevale sempre sulla missione. Con questo non intendo dire che tutti manchino di professionalità. E qui bisognerebbe dire qualcosa di chiaro. La professionalità, che comporta un insieme di capacità e di doveri, è oggi una virtù rara. La società stessa di oggi ha creato l’accelerazione dell’arte che un tempo richiedeva studi impegnativi e una lunga preparazione: oggi tutto è facile, i passaggi sono veloci, ci si improvvisa artisti già a quindici anni. E gli effetti si vedono. Attrici e attricette da strapazzo, che hanno invaso il campo delle telenovele d’ogni genere.
Questo succede anche nel giornalismo. Basta poco: un po’ di pratica pressio qualche radio locale, e si passa più in alto, naturalmente dietro qualche raccomandazione e con un pizzico di fortuna.
I giornalisti seri, competenti, sono sempre più rari, e stanno scomparendo. E, se ce ne sono, sono per lo più di parte. Hanno la testa fasciata. Vedono una realtà filtrata. O dal buco della serratura di una prigione ideologica spaventosa.
E assistiamo anche a scrittori giornalisti che quando stendono un articolo per un giornale non si accorgono di essere in cattedra. Usano un linguaggio così accademico da non essere affatto accessibile ad un pubblico medio, che è quello che avrebbe più bisogno di essere informato. Articoli astrusi, talora troppo tecnici: questo non è giornalismo.
E poi – ed è la maggior parte dei giornalisti – c’è una tale decadenza professionale da non riuscire più a distinguere il compitino di un bambino delle elementari da un articolo o un servizio di cronisti che mischiano informazione e improvvisazione, prendendo spesso e volentieri lucciole per lanterne, quando poi non deformano la stessa realtà. Non si tratta solo di inesperienza, ma di supponenza, intendendo quel credersi già arrivati.
Potrei continuare. Ma non ne vale la pena. Basterebbe ciò che, anche in questi giorni, abbiamo visto e sentito in tv, o abbiamo letto su internet o sulle solite riviste patinate che solitamente si trovano in bagno, mentre aspettiamo di espellere ciò che è un’esigenza fisiologica. A dire il vero, queste riviste ricolme di gossip sono davvero stimolanti e lassative. E, dobbiamo riconoscerlo, catturano quel bisogno pruriginoso che fa parte della nostra natura di italiani assetati di sesso o di sangue.
Chiariamo subito una cosa: io non sono un giornalista! Penso e scrivo, così come ognuno di noi può avere il diritto di dire ciò che pensa. Giorni fa, avevo tentato di buttar giù un articolo che definire provocatorio è ancora poco. Poi mi son detto: anche se uso termini forti, questi giornalisti sono così cretini che non riuscirebbero a capire ciò che vorrei dire. Magari li prenderebbero come un complimento. So di parlare al vento. Ma non demordo. Perché lo dovrei fare? Se non altro, vorrei far capire alla gente comune che dovrebbe munirsi di parecchio senso critico, e non restare inchiodata davanti ad una tv “deficiente”.
Come si possono accettare irritanti servizi di cronaca riguardanti tragedie di una tale gravità da esigere una grande professionalità, anche come capacità nell’usare il criterio più obiettivo di narrare i fatti, con grande delicatezza umana, senza superare i limiti della propria professionalità? Ho letto che qualcuno se l’è presa perché Rai1 avrebbe continuato a trasmettere un programma di cucina dimenticando quasi la tragedia della scuola di Brindisi. Immaginate se la tv nel suo complesso ci avesse continuamente rotto le palle con servizi ripetitivi e irritanti sugli eventi dolorosi di questi giorni. Certo, bisogna dare la notizia, ma come? Sempre le stesse immagini, sempre le solite parole, sempre alla ricerca delle ipotesi più assurde, e poi… succede che la realtà è un’altra. E allora, dimenticandosi di chiedere scusa, si fanno altre ipotesi e poi… la realtà è un’altra.
Tutto questo non è più sopportabile!
Dico ciò che penso: non è più possibile cambiare solo qualcosa del modo con cui si fa informazione. Va tutto rifatto. La tv è tutta da cambiare. Bisogna creare spazi adeguati per una vera informazione, e non bastano i programmi cosiddetti di discussione (Gad Lerner, Floris, ecc.). Non è questa l’informazione che sogno. Neppure Santoro è il mio ideale. Oggi non esiste una informazione obiettiva e altamente qualificata e qualificante. Non parlo di programmi culturali, che sono un altro problema. Parlo di informazione. Per lo più assistiamo a risse, a discussioni accademiche, da salotto: qualche spunto lo possiamo anche prendere, ma l’informazione per me è un’altra cosa. So che è un’altra cosa: se poi mi chiedete che cos’è, forse non potrei rispondervi. Ma so che è un’altra cosa.
Ma almeno partiamo dal poco. Iniziamo a fare informazione limitandoci al puro necessario: notizie brevi, possibilmente obiettive, senza invadere il campo degli inquirenti, senza fare supposizioni, ed evitando le solite interviste alla gente che passa, o ai soliti politici. Informazione, e basta! Una parola in meno che una parola in più, evitando di dare giudizi personali, o facendo la solita faccia, costretta prima a piangere e poi a sorridere. Gli inviati non possono essere giornalisti precari. O giornalisti che aspettano il momento “provvidenziale” per correre sul posto a dire le cose che sentono alla radio o da altri servizi più informati.
In questi giorni abbiamo avuto un’ulteriore prova di quanto il nostro giornalismo italiano sia veramente schifoso! Non lo sopporto più.
Errata corrige : Giovanni Floris e non Flores , per dovere di correttezza nei confronti dell’interessato.
Circa il ‘ macellaio sociale ‘ si tratta solo di un ‘ democristiano ‘ vecchio stampo che si comporta come tutti i democristiani ( leggi Casinando e company ); circa ‘ l’Homo videns ‘ fa rima con l’homo ridens il quale è padrone assoluto di tutte le reti maggiori e quindi fa e fa fare tutti i suoi porci comodi ; ma la gente è sempre lì che le guarda!!- riprendendo Alberto Conti , di cui per altro condivido la maggio parte dell’analisi – … poi concludo ; mentre per Giuseppe che parimenti mi trova in sintonia su molti aspetti , ma scusa , tu l’hai mai letto ‘ Il Fatto Quotidiano ‘ ? ; prima di sostenere che sono degli arraffazzonati o dei pressopochisti credo proprio ci si debba pensare non cento ma mille volte ; quelli a cui ti riferisci sono tutti o quasi a libro paga dell’Homo ridens o associati e conniventi. Per concludere : non ho più la televisione – neppure la scatola – da nove anni e stiamo benissimo – io , mia moglie ed una figlia di 6 anni – ; mi informo su Internet ; ho comprato l’Unità finchè ne è stata direttrice Concita de Gregorio e sono un lettore anche de ‘ Il fatto ‘ ; ritengo Gard Lerner , Flores e Santoro ottime persone e di valore nel loro mestiere ; tutti i leccaculo del ‘ cainano ‘ mi fanno schifo , mentre qualche trasmissione a carattere scientifico – quando mi è capitato di vederle in ambienti diversi da casa mia -, m’è parsa di buon livello documentario e informativo ( leggi padre e figlio Angela ); ne esistono anche su alcuni giornali la cui linea è pur sempre da prendere con le molle ( leggi Stampa ) ; in sintesi ; aboliamo la televisione e probabilmente miglioreranno di molto i giornali e verrà automaticamente eliminato il peggior ‘inquinante'(( persona !) – non solo del giornalismo ma dell’intera società civile e finanziaria – nella storia degli ultimi trent’anni se non quaranta!
Segnalo il video “No alla guerra!” di Giulietto Chiesa, reperibile su http://www.megachip.info/
(è uscito dopo che ho postato qui il mio commento)
Nel finale c’è molto più dell’indignazione di un vecchio saggio, c’è il grido che ogni buon padre di famiglia dovrebbe urlare in faccia ai potenti tutti i santi giorni, fino a che non potranno più far finta di non averci neppure sentito
Chi racconta dovrebbe possedere i doni della sintesi e della chiarezza. Naturalmente poi, se si affrontano argomenti specifici che, non essendo di interesse comune richiedono un approfondimento della materia, sarebbe logico aspettarsi anche un minimo di competenza per non rischiare figuracce, ma soprattutto per non indurre in errore le persone a cui ci si rivolge. Insomma, chi scrive (non solo i giornalisti) o parla per portare alla conoscenza altrui notizie o anche solo impressioni personali, deve poter essere in grado di farlo, altrimenti è meglio che cambi mestiere. Il grande difetto della comunicazione in Italia, infatti, è il pressapochismo: “qualità” che fa il paio con “l’arte di arrangiarsi” tipicamente nostrana di cui è infarcita la nostra quotidianità. Anni fa smisi di comprare il giornale e di seguire i notiziari televisivi perché pieni di inesattezze e di errori grossolani, nascosti per lo più da termini ad effetto e giri di parole che avevano il solo scopo di dare l’impressione di essere informati, ma che alla fin fine ti facevano restare con la sgradevole sensazione di non aver capito niente o di aver perso tempo, perché ne sapevi meno di prima. Non potevo però fare a meno di tenermi al corrente per cui, gradualmente, ho cercato altre forme e fonti di informazione a cui attingere e, con molta circospezione, dare un’occhiata (possibilmente non superficiale) alla carta stampata e ai telegiornali. È inutile che ce lo nascondiamo, l’informazione è sempre stata di parte e lacunosa, ma dall’avvento della tivù commerciale (in particolare quella di proprietà del tiranno dell’etere) ha assunto aspetti vergognosi, riducendosi a semplici slogan propagandistici per questo o per quello (perché le cattive abitudini sono contagiose) senza contribuire in alcun modo all’arricchimento sociale (culturale sarebbe troppo) degli utenti. Se a tutto ciò aggiungiamo la smania di protagonismo e la buona dosa di presunzione di cui gran parte dei professionisti della parola sono affetti, il quadro che ne risulta è a dir poco deprimente.
E’ peggio, è molto peggio.
I giornalisti della carta stampata, lautamente pagati da “aiuti pubblici” oltre che dai loro padroni, i ladri della finanza, contano ormai come i 2 di picche, sono solo un contorno, un tributo “dovuto”, una conferma ufficiale del mainstream di regime. Chi li legge più i giornali?
L’homo videns è tutto terreno di caccia della TV, ed è qui che si gioca l’oscena partita quotidiana di “formazione” dell’opinione pubblica. E’ qui che si decide cosa NON dobbiamo sapere, è qui che si distorcono le “notizie che contano”, ribaltando la realtà nei suoi significati più evidenti. E’ qui che si protrae da anni e anni la PROPAGANDA DI GUERRA, per farci accettare le geopolitiche più schifose in totale contraddizione con la nostra Costituzione Repubblicana. Afghanistan, Iraq, Libia, tutto e sempre basato sulla menzogna di regime (conclamata a posteriori, ma senza conseguenze per i responsabili), amplificata da questi schifosi giornalisti, che non possono non sapere. Oggi, giorno per giorno, stanno preparando la guerra a Siria e Iran, coinvolgendoci nel crimine che si rivolgerà inesorabilmente contro noi stessi. Questi vermi schifosi dei vari TG, questi “esperti” tra lo stupido e il fazioso, comunque prezzolati dai veri centri del potere, questi sepolcri imbiancati di “professione”, occupano direttamente i cervelli degli italiani attraverso il nervo ottico e auditivo, hanno accesso diretto al cuore delle coscienze, ormai completamente manipolate e deviate, frastornate e distratte, incapaci del benchè minimo spirito critico.
Una prova tra tutte? La permanenza di un macellaio sociale scelto alla guida del paese, un economista cretino di fatto per gli atti compiuti in totale dispregio dei principi della vera economia, che sta liquidando definitivamente il paese, ma molto utile ai suoi benefattori di sempre di Wall Street & Company.
Siamo a rischio d’estinzione, e i giornalisti selezionati dal potere ne sono lo strumento principale. Andrebbero processati, prima che sia troppo tardi.
Bwh, è difficile sopportare certo pseudo giornaliamo. ma omrai questo pare un livello consolidato di poca professionalità.