L’EDITORIALE
di don Giorgio
I preti di oggi e… la Mistica
Mi meraviglio che un prete ancora oggi ignori la Mistica, per intenderci quella speculativa medievale, che affonda le sue radici nel Nobile Pensiero degli antichi pagani greci, e nel Vangelo più puro dello stesso Cristo in quanto Logos eterno, ed è assurdo che si pongano addirittura dubbi sulla autenticità pastorale di chi ha avuto il dono o grazia di aver scoperto il segreto del suo essere prete, radicalmente radicato nel Pensiero più puro di Cristo.
Bisognerebbe allora dire che il vero problema non è il prete che si dice Mistico, anche se pone grossi problemi a chi non lo è, ma povero di mente è chi rinnega la Mistica speculativa medievale.
E il fatto che ancora oggi i preti diffidino dei preti Mistici, ovvero dei preti autenticamente Evangelici, pone seri dubbi non solo sulla loro identità di ministri del Logos eterno, ma anzitutto sul loro stesso sentirsi esseri umani. Sì, perché chi non è Mistico inteso come ho chiarito non è neppure un essere umano.
Capisco che ai miei tempi si ignorasse la Mistica, e che nei seminari non parlassero di Mistica, anche se, inconsciamente, eravamo attratti da Santi in realtà Mistici, senza che lo sapessimo o potessimo saperlo. Era proibita sì la parola “Mistica”, ma in realtà eravamo dentro inconsciamente Mistici. I professori stessi, ottimi e invidiabili teologi, inconsciamente Mistici, ci spingevano ad essere anche noi dei Mistici.
Che oggi un prete mi guardi con sospetto per il fatto che io scriva di Mistica, e che le mie omelie siano imbevute di Mistica, questo fa capire l’ignoranza del clero odierno, che entra nei seminari “imbevuto di carnalità” ed esca prete imbevuto di “carnalità”, e poi ci lamentiamo dell’apostolato dei preti giovani, tra l’altro con forti lacune di teologia e senza alcuna cognizione del latino e del greco. Forse una volta, ai miei tempi, la Chiesa istituzionale temeva la rinascita della Mistica, che essa aveva condannato a morte alla fine del ‘600, per ragioni evidenti di supremazia di potere, ritenendosi l‘unica intermediaria tra i credenti e quel Dio, inteso come oggetto delle sue pretese.
Il più grosso guaio di questa Chiesa è che non chieda ancora perdono di aver preteso di voler eliminare la Mistica, sì “preteso” perché in realtà neppure Dio potrebbe annullare Se stesso, e quella assurda pretesa come effetto ha avuto il suicidio stessa della Chiesa, che è stata castrata nel suo essere divino. E quando parlo di Chiesa istituzionale comprendo anche la gerarchia, clero compreso, suore comprese, e quel mondo laicale già dir sé “mondo, ovvero in balìa delle tenebre, ovvero con l’Intelletto spento.
Sì, perché senza Mistica siamo spenti di dentro, e allora succede che la gerarchia è cieca, i preti e le suore sono ciechi, tutto è cieco in un mondo, che dire carnale è eufemistico.
E succede ancora oggi, per ignoranza più che per cattiveria, che si taccia di eterodossia, perciò emarginandolo o ponendo su di lui ombre sospette, chi vive nel giusto, in linea con il grande nobile Pensiero greco, confluito nel Vangelo di Cristo e riscoperto dalla Mistica speculativa medievale.
E insisto nel porre l’accento sull’aggettivo “speculativa”, perciò non visionaria o emotiva, o legata ai sensi, ma che attinge all’Intelletto divino, che perciò fa Luce sulla realtà di un mondo che è tenebra, in balìa di un ego spaventoso che toglie al nostro essere interiore ogni spazio per la presenza del Divino.
La Mistica “speculativa” medievale, il cui rappresentante più tipico è Meister Eckart, pone al centro l’unione più profonda con il Divino, che si genera e rigenera in ogni essere umano, a condizione che si faccia spazio alla sua presenza con il distacco da quell’ego che è l’ostacolo principale all’Unione con la Divinità, come Spirito purissimo.
Distacco, e ciò fa già paura! Parlare oggi di distacco dall’inessenziale sembra mortificare la stessa creatura di Dio, uscita, secondo questi imbecilli, dalla mente di Dio, già con i paludamenti principeschi.
Ho letto: “Nasciamo nudi, eppure passiamo la vita a rivestirci di orgoglio, di oggetti, di giudizi, di illusioni. Alla fine, torniamo polvere, con le mani vuote, come il giorno in cui siamo arrivati. Forse allora dovremmo smettere di correre per possedere, e iniziare a vivere per condividere. Perché ciò che resta davvero… è quello che abbiamo dato”.
In realtà tutto è dono di Dio, a noi non resta che fargli stazio per riceverLo in abbondanza. Il distacco in senso mistico non ha nulla di negativo, di mortificante, è il contrario: è un togliere l’inessenziale per ricevere l’Essenziale.
Senza il distacco non avviene l’unione con Dio.
Questi pochi accenni che ho fatto basterebbero per aprire un po’ la testa a quei preti, e sono la maggioranza, che vivono all’esterno del loro essere, immersi nella carnalità di una religione che loro chiamano ortodossia. Sì, perché questi preti ignoranti del Mistero di Dio ritengono che i Mistici, i veri credenti, siano fuori dal dogma della Chiesa. Di quale Chiesa? Quella istituzionale che si è inventato un proprio dio, che impone ai suoi devoti ciechi e ottusi, come se fosse il Dio “spirito e verità” di cui parlava Cristo nel dialogo con la Samaritana. E voi credete che i preti di oggi abbiano capito il messaggio di Cristo?
Potrei continuare…
18 ottobre 2025
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