All’11 aprile possibilmente del 2018: te le canterò di santa ragione!

di don Giorgio De Capitani
L’udienza del 13 marzo presso il Tribunale di Lecco è saltata, perché Matteo Salvini, tramite il suo avvocato, ha fatto sapere che aveva per quel giorno un “legittimo impedimento”.
Ma di “quale” legittimo impedimento si è trattato?
La storia di Strasburgo non mi convince.
In realtà, il leader della Lega non vuole affrontare il confronto in un’aula giudiziaria con un prete (pinco pallino non interessa) da lui querelato, visto che, oggi, da vincitore, per lui sarebbe quasi una specie di umiliazione.
Tutti verranno a sapere che Matteo Salvini si è conquistato un grande consenso popolare, “anche” per quello che io chiamo “metodo Salvini”, ovvero: querelare e processare tutti i suoi oppositori che non hanno peli sulla lingua, sapendo che la legge italiana è dalla sua: una legge ancora prigioniera del sistema più che medievale, secondo cui non si può dare spazio, perché ritenuto pericoloso alla democrazia, alla libertà di opinione o di pensiero.
Forse Matteo Salvini non prevedeva di arrivare dove ora è arrivato, e perciò non aveva messo in conto i processi in corso. Ed ora che fa? Trova tutte le scuse, e lui ne può inventarne a bizzeffe, per snobbare anche la giustizia.
Questo lo ritengo una scorrettezza da non perdonare, ma da denunciare, tanto più che tra le sue promesse ce n’era una, ora dimenticata, ovvero quella di snellire i tempi dei procedimenti penali.  
Certo, lui promette, e poi tira sempre l’acqua al suo mulino.
Lo può fare, perché il popolo italiano glielo lascia fare, e non solo il popolo, ma probabilmente una certa legge che favorisce certi privilegi del potere.
Ci sarà Matteo Salvini mercoledì 11 aprile, alle ore 10, al Tribunale di Lecco?
Sono sicuro che inventerà un’altra scusa.
Qualcuno mi ha scritto che per me sarebbe una buona notizia il fatto che Salvini rimanderà e rimanderà il processo, e magari estinguerà la querela.
Ma non sarei del tutto contento, per il semplice motivo che l’11 aprile sono deciso a dire tutto ciò che penso contro un politico che, soprattutto ora che è in auge, lo ritengo ancor più oggetto dei miei strali, e le ragioni sono tante, che ora non sto qui ad elencare.
Nessuno mi convince che un politico, come politico, valga semplicemente perché riceve un grande consenso. Non è il consenso popolare a stabilire i “valori”, neppure della Democrazia.
Ma se dobbiamo parlare di un voto democratico quello scelto dal popolo, perché processare ciò che è il cuore della democrazia, ovvero la libertà di esprimere tutto ciò che uno può pensare e dire sulla politica e sui politici in quanto tali? E che la si smetta di buttare tutto sul piano del rispetto della “persona”!
Sono veramente stanco di sentire la solita tiritera noiosa e stomachevole che ogni parola di troppo debba per forza di legge essere riferita alla “dignità della persona”.
Nella contestazione “politica”, magari verbalmente dura e violenta, non c’entra la persona (tranne il caso in cui si riferiscano fatti ben precisi, ma menzogneri), ma il personaggio nel suo contesto politico.
E poi che succede? Si querelano le parole ritenute “offensive”, e non si condanna chi, più che con  le parole, con le proprie ideologie (che possono far scuola) contribuisce a creare, direttamente o indirettamente, occasioni di violenza o, è ancor peggio, proibisce di risolvere pacificamente drammatiche problematiche sociali. 
Si guarda al moscerino, e lo si uccide, e non si guarda al pachiderma che calpesta ogni diritto umano.

3 Commenti

  1. Egidia Beretta ha detto:

    Don Giorgio, la penso come lei. Per Salvini sarebbe una specie di umiliazione (visto che si crede il nuovo Redentore)presentarsi a un processo e sottomettere il suo ego ad una lezione di democratico dissenso.
    Mi dispiace di non poterci essere, a quell’udienza. Sono nel bel mezzo di uno dei miei Viaggi con Vittorio. Ma sono con lei.

  2. Andrea ha detto:

    Don Giorgio, ho visto che non accenni mai a quel gravissimo crimine che è la geoingegneria clandestina. Che ne pensi di esso? Perché la politica tace su questo importante argomento?

  3. Giuseppe ha detto:

    L’Italia è diventata una repubblica nel 1946, ma evidentemente per qualcuno c’è ancora la monarchia. Solo che al posto dei re e dei nobili ci sono quei leader politici che fanno della demagogia e del populismo il loro cavallo di battaglia. Arroganti e dispotici, da bravi sovrani hanno le loro corti e un seguito estremamente servile, che ricorda tanto i “clientes” della antica Roma che, come noto, chiedevano il patrocinio dei ricchi e potenti patrizi per assicurarsi vantaggi e privilegi. Ammesso per ipotesi che ci sia questa nuova pseudo monarchia, esiste pure, ovviamente, il reato di lesa maestà, che secondo tradizione deve essere lavato col sangue. Ma anziché invocare giudizi di dio e altre corbellerie simili, oggi si ricorre alla querela. Un sistema che, per qualcuno, sembra essere quasi una sorta di titolo di merito, della serie “più gente quereli più sei importante…” che ricorda tanto il famoso detto di Mussolini «molti nemici, molto onore». Contrariamente a quanto ci è stato tramandato dalle antiche ballate, però, questi reucci moderni non sembrano avere lo spirito intrepido e ardimentoso degli antichi cavalieri e, spesso, preferiscono limitarsi a lanciare il sasso nascondendo la mano…
    Non mi stupirei, perciò, se Salvini continuasse a chiedere (e pretendere) rinvii, pur di evitare il confronto diretto

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