Omelie di don Giorgio 2012: Festività dell’Assunta

 
 
15 agosto 2012: Festa dell’Assunzione di Maria Santissima
 
Parlare di Maria, madre di Gesù, può essere facile, ma è anche difficile. È facile: basti pensare ai numerosi, incalcolabili libri scritti su di lei. Non ne avete un’idea. Libri teologici, libri di spiritualità, libri devozionali, libri di preghiere. Che dire poi dei canti in onore della Madonna? Più che la musica, sono i testi che s’inventano o si copiano, senza badare troppo al contenuto, preoccupati di cantarli a tutta voce. E che dire delle numerose apparizioni, più presunte che reali, dove non si capisce se a parlare è la Madonna o il nostro troppo amore per lei, per cui facciamo dire a Maria, anche sotto dettatura, ciò che sono i nostri desideri, le nostre aspirazioni, i nostri sogni, talora le nostre pretese? C’è in tutto questo anche buona fede, ma il più delle volte protagonismo e calcoli interessati. Perché la Madonna dovrebbe ancora parlare?
Se dunque è facile parlare di Maria, nello stesso tempo è difficile dire qualcosa di interessante sulla presenza della Madre di Gesù in mezzo a noi. Maria non parla dal suo trono di gloria, ma nella sua semplicità di umile ragazza di Nazaret. Che significa allora festeggiare l’Assunzione di Maria in cielo? Già la parola assunzione fa pensare a qualcosa di straordinario, di esaltante, di misterioso.
Prendo lo spunto dalle riflessioni di due preti. Anzitutto, P. Ermes Ronchi scrive: «L'Assunzione di Ma¬ria al cielo in anima e corpo è l'icona del nostro futuro, anticipazione di un comune destino: an¬nuncia che l'anima è santa, ma che il Creatore non spre¬ca le sue meraviglie: anche il corpo è santo e avrà, trasfi¬gurato, lo stesso destino del¬l'anima. Perché l'uomo è u¬no».
Qui dovrei rimanere a lungo, evidenziando una verità di estrema importanza: l’unitarietà del nostro essere umano, ma, se la memoria non lo tradisce tanto facilmente, chi mi ascolta non può negare che ci torno sopra in quasi tutte le omelie settimanali. La separazione tra l’anima e il corpo, come si è sempre fatto, sia in filosofia che nella religione, è una pesante eredità che ci stiamo ancora portando avanti.
Continua P. Ermes: «I dogmi che riguardano Ma¬ria, ben più che un privilegio esclusivo, sono indicazioni esistenziali valide per ogni uomo e ogni donna. Lo in¬dica benissimo la lettura dell'Apocalisse: vidi una donna vestita di sole, che sta¬va per partorire, e un drago. Il segno della donna nel cie¬lo evoca santa Maria, ma an¬che l'intera umanità, la Chiesa di Dio, ciascuno di noi, anche me, piccolo cuo¬re ancora vestito d'ombre, ma affamato di sole. Con-tiene la nostra comune vo¬cazione: assorbire luce, far¬sene custodi (vestita di sole), essere nella vita datori di vi¬ta (stava per partorire): ve¬stiti di sole, portatori di vita, capaci di lottare contro il male (il drago rosso). Indos¬sare la luce, trasmettere vi¬ta, non cedere al grande ma¬le. La festa dell'Assunta ci chia¬ma ad aver fede nell'esito buono, positivo della storia: la terra è incinta di vita e non finirà fra le spire della vio¬lenza; il futuro è minaccia¬to, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti della violenza di qualsiasi drago».
Parole chiarissime. Interessanti. Suggestive. Sempre attuali. Vorrei che meditassimo a lungo la frase: “la terra è incinta di vita e non finirà fra le spire della violenza”. Una prova è l’intera millenaria storia dell’umanità. Se siamo ancora qui oggi è proprio perché “la terra è (sempre) incinta di vita”. 
La seconda riflessione la prendo dalle parole di don Mario Campisi che completano il discorso precedente.
«Un tempo c'era chi considerava il corpo solo un impedimento, una zavorra da cui liberarsi per permettere all'anima di raggiungere il cielo. Sembrava quindi quasi un obbligo disprezzare il corpo, macerarlo nella penitenza, farlo soffrire, per assicurare all'anima la beatitudine eterna.
Oggi, forse, compiamo l'errore opposto: dedichiamo un'attenzione esagerata al nostro aspetto fisico, quasi che da esso dipenda la riuscita o il fallimento della nostra vita… E, invece, ignoriamo facilmente i bisogni, le necessità dell'anima, dello spirito, che ha esigenze ineludibili».
Il problema sta nell’armonizzare tra loro l’anima e il corpo. Ma per poterli armonizzare occorre prima avere una concezione esatta di ciò che è il corpo e di ciò che è l’anima. Armonizzarli non significa presumere che essi abbiano lo stesso valore. Ma il corpo che cos’è? L’anima che cos’è? Qui sta il punto.
Don Campisi dà ora una sua risposta: «La festa dell'Assunzione della Vergine Maria ci aiuta a rimettere un poco le cose al loro posto, a ritrovare una certa saggezza. Mentre ricordiamo una verità di fede, solennemente proclamata dalla Chiesa, noi siamo chiamati a ritrovare un rapporto più vero, più autentico, più evangelico con il nostro corpo.
Esso non è da considerarsi solo un astuccio dell'anima, un astuccio destinato a corrompersi. Cosa sarebbe questa nostra vita senza il nostro corpo? Quale sentimento, quale atteggiamento potremmo comunicare, esprimere, realizzare senza passare attraverso il nostro volto e le nostre mani? Parte essenziale della nostra esistenza, il corpo è chiamato a diventare uno strumento di amore: attraverso il suo calore e la sua fatica, attraverso i suoi gesti e le sue espressioni passa infatti la nostra risposta all'amore di Dio, il nostro amore per i fratelli.
Come non pensare che all'origine della nostra stessa vita c'è un gesto di amore profondo, colmo di tenerezza, che ha portato gioia, appagamento, dolcezza ai nostri genitori? Come non ricordare che nel corpo di nostra madre noi abbiamo compiuto l'esperienza fondamentale di essere accolti, nutriti, tenuti al caldo, protetti, preparati alla vita? E che ancor oggi attraverso un abbraccio, una stretta di mano cordiale, un bacio, una carezza, noi possiamo dare e ricevere amore, compassione, sostegno?
Il corpo della Vergine Maria non poteva conoscere la corruzione del sepolcro perché aveva portato in sé l'Autore della Vita. Guardando a quel corpo, trasfigurato subito dalla gloria di Dio, noi possiamo intuire il destino di questo nostro corpo. Attraversato dalla sofferenza, percorso dal dolore, deformato e segnato dalla malattia, esso può portare con sé – come in un vaso di argilla – un tesoro prezioso: l'amore che Dio vi riversa, la nostra risposta di amore rivolta a lui e ai fratelli. Proprio per questo anche il nostro corpo va verso un destino di bellezza e di gloria. È troppo grande quello che ha vissuto per considerarlo una realtà destinata a scomparire. "Glorificate, dunque, Dio, nei vostri corpi" destinati alla sua luce e alla sua gloria!».
Ne abbiamo su cui riflettere. Forse oggi non è il giorno adatto. Per questo mi sembra che l’Assunzione di Maria sia una festa un po’ sciupata. Ma penso anche che in questi giorni, staccandoci un poco dalle preoccupazioni di tutti i giorni, abbiamo la possibilità di respirare qualche momento di gioia. In fondo la Festa dell’Assunta può anche dirci questo: respirate qualche momento di serenità, per poi tornare tra gli affanni della vita che, in questi momenti, non è certo facile almeno per la stragrande maggioranza del genere umano. Non pretendiamo di goderci la vita da miliardari, ma di viverla per quel tanto per cui qualcuno ci ha messo in questo mondo. Nella gioia di un amore che continua anche dopo di noi.   

 

1 Commento

  1. Luciano ha detto:

    Grazie don Giorgio per questa omelia arricchita anche da altre meditazioni che danno un senso spirituale concreto a questa Festa dell’Assunta. E’ vero, il corpo e l’anima sono inscindibili perchè compongono l’autenticità di ognuno di noi. Il corpo è indispensabile per riceve e trasmettere l’Amore gratuitamente ricevuto, l’anima è davvero il tesoro inestimabile ed incorruttibile, contenuto in un vaso di argilla. Tutti e due sono indispensabile per il cammino e per l’arrivo. Buona Festa e ancora grazie infinite.

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