Il borgo diventato scuola dove insegnano genitori e nonni

da L’Espresso
Istruzione, bene comune

Il borgo diventato scuola

dove insegnano genitori e nonni

Una frazione ai piedi dell’Appennino toscano. Un istituto elementare che doveva chiudere per mancanza di alunni. E le mamme che lo hanno trasformato in un progetto vincente, coinvolgendo tutta la comunità
di GIACOMO ALBERTO VIERI FOTO DI CLAUDIA GORI PER L’ESPRESSO
13 gennaio 2020
“Un paese a scuola” è il nome scelto da una bambina di 11 anni, Caterina, per raccontare una storia cominciata quattro anni fa in un borgo di circa mille abitanti, Fognano, ai piedi degli Appennini, in provincia di Pistoia. Quando nel 2015 la dirigenza della scuola elementare “Atto Vannucci” ha comunicato che non c’erano abbastanza iscritti per formare la prima e che dunque l’istituto sarebbe stato chiuso, spostando i bambini nei paesi vicini, un gruppo di mamme ha raccolto più di 800 firme e le ha portate all’assessore di Montale, il comune di cui Fognano è frazione.  Ma non si sono limitate a questo: all’assessore queste “mamme-vulcano” (come sono state soprannominate) hanno portato anche un’idea. Vincente. Spiegano Marta Del Rosso, Paola Ballini e Cristina Breschi, fra le promotrici del progetto: «Visto che gli istituti dei paesi vicini faticavano a fare il tempo pieno e i servizi di prescuola o doposcuola, abbiamo pensato di offrirci noi, prestando  le nostre energie e il nostro tempo libero, promuovendo una serie di iniziative ludico-didattiche nuove per tutti. Purché in cambio si tenesse aperta la nostra elementare». Le mamme hanno quindi strappato un “proviamoci” dall’amministrazione locale: il loro gruppo si faceva garante della progettazione dei laboratori, dell’assistenza nell’aiuto compiti e del riordino delle aule a fine turno.
E così  è nata Scuola Aperta, un progetto che col tempo è andato molto oltre i suoi propositi iniziali. Genitori creativi, piccole associazioni di paese, singoli cittadini: in moltissimi hanno sottoposto alle mamme di Fognano idee fresche e stimolanti di attività pomeridiane. Un padre pittore col suo laboratorio di arte figurativa, un’associazione tutta al femminile che insegna a lavorare il tombolo per la realizzazione di pizzi e merletti, un giovane nonno e i suoi mosaici, un progetto di orto sinergico e perfino uno di robotica educativa, grazie al quale i bambini hanno partecipato alla riqualificazione di un tratto di Agna, il fiume del paese, ideando attraverso modellini Lego un progetto poi realizzato dalla Pro Loco. E ancora: l’educazione civica ed europea, un laboratorio di giornalismo, uno di cortometraggio, lo yoga della risata, la collaborazione con l’Associazione a sostegno delle persone con sindrome di Down di Pistoia, Il Sole, quella con l’unità cinofila Febo, con Unicef, Legambiente, la Misericordia e Croce d’oro locale, che si sono resi disponibili per il trasporto dei bambini, col pulmino, da un paese all’altro, nel pomeriggio del venerdì. Dice oggi la piccola Anna, considerata la mascotte dell’avventura del piccolo paese: «Nessuna delle mie amiche sa come si fa un film. Io sì». Altri bambini, accanto a lei, sono impegnati in un laboratorio di disegno a mano libera, sotto lo sguardo delle nonne-volontarie.
Già, i volontari: ormai sono più di 50 quelli che, con le loro competenze, ruotano intorno a questo progetto. E il limite di un minimo di 20 alunni partecipanti imposto dal Comune è stato ampiamente superato: a oggi, i bambini che prendono parte al progetto sono 50. Sicché i  laboratori, per una banale questione di capienza delle aule, si sono trasferiti negli spazi dell’ex scuola materna del vicinissimo paese di Tobbiana, che era chiusa da anni. Un paradosso felice, in effetti, spostare le attività non per carenza di iscrizioni ma per esubero. E questa è un po’ la coppa invisibile, placcata di orgoglio, che tengono in mano queste donne e le loro famiglie. Merito anche della Fiera dei saperi, una giornata in cui la comunità accoglie le idee e i contributi del territorio, costruendo un programma-puzzle sulle idee che singoli genitori, nonni, volontari, hanno da offrire ai bambini sotto forma di risorse, materiali, tempo.  Il calendario delle proposte spazia, senza generi né classificazioni, con l’intento di instillare nei giovanissimi studenti, e cittadini del domani, una coscienza attenta, complessiva, sulla società e le sue urgenze. Un modo, come dice Carlotta Pugi, madre di due ragazzi (e a sua volta promotrice di un laboratorio di scrittura creativa) «per allineare i ragazzi al tempo presente. Sentiamo spesso parlare di allontanamento dalla scuola e dalla società in generale», spiega. La potenza di questo progetto, quella che ancora a distanza di anni mi meraviglia, è data dal fatto che noi li stiamo “riportando” nell’adesso, nel qui».
Ma Scuola Aperta  rappresenta anche uno strumento di unione e conoscenza fra enti del territorio e cittadini, un modo per fare squadra mettendo al servizio della comunità sinergie inaspettate, alleanze che si sono create in funzione di un obiettivo preciso: educare e, reciprocamente, migliorarsi. L’esperimento infatti è diventato fondamentale anche per molti anziani che attraverso lo scambio e le attività di volontariato hanno trovato nei laboratori un modo per impiegare il tempo o raccontare la propria storia. Come ad esempio ha fatto una signora della zona, Anna Maria Torracchi, che è stata ospite un venerdì pomeriggio regalando ai bambini le sue memorie di superstite della Seconda guerra mondiale.
Ora la proposta nata dal basso guarda anche altrove, verso una possibile esportazione oltre i confini locali, anche tramite bandi europei. La vittoria tangibile di questo progetto, però, è stata sancita dalla ripresa di tutte e cinque le classi della primaria: la scuola elementare di Fognano è salva. Anzi, sta benissimo.

 

Lascia un Commento

CAPTCHA
*