Tamburi, pelle di tamburi e vuoto di tamburi

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Tamburi, pelle di tamburi e vuoto di tamburi

Mi sembra una campagna elettorale di tamburi.
È come assistere ad un insieme caotico di suoni striduli di tamburi, che chiamano alla guerra. Ma di quale guerra si tratta?
Una guerra tra ciechi e sordi, ombre di spettri infernali.
Una guerra di pulviscoli di cenere che annebbiano il cielo e intossicano la mente umana.
E i tamburi emettono suoni anche lugubri, preannunciando la fine della democrazia.
Ma la democrazia è morta da anni, forse da sempre!
Promesse come suoni di tamburi. Minacce come suoni di tamburi.
E i suoni cambiano, regolando la pelle del tamburo, e si fanno più prepotenti, aumentando i colpi e la forza dei battenti.
I colpi battono sulla pelle dei tamburi, e i suoni riempiono valli e pianure, irritando il Silenzio e gli Spiriti in meditazione.
Ho visto giganti battere tamburi giganti e il Silenzio bestemmiare in un’atroce agonia.
Ho visto nani battere tamburi nani, ma erano talmente numerosi che il suono sembrava avvolgere anche gli angoli più reconditi del cosmo.
Il tamburo è vuoto dentro, ma il vuoto serve per dare ai colpi sulla pelle suoni talora secchi talora cupi, come richiami di cose che crepitano o gemono.
Una campagna elettorale di teste vuote di tamburi, di corpi come pelle tirata di tamburi. Suoni come il gemito di agonizzanti.
Una campagna elettorale di teste che cozzano tra di loro a vuoto, di pelle che si tira e si allenta secondo gli umori delle opportunità, che si prendono gioco anche degli onesti.
Una campagna elettorale ora lugubre ora giocosa, lasciando i puri in una disperata solitudine, gli indifferenti a godersi angoli bui di casa, gli spacconi a digitare insensatezze giornaliere, i giovani a lacerarsi in un presente fuggente.
Tamburi, pelle di tamburi, vuoto di tamburi, un caos di suoni stridenti, di voci urlanti ai colpi dei battenti, in una oscenità di corpi che crepitano al fuoco incrociato di ossa inaridite.
Che cosa di buono resterà?
Forse lo spirito di qualche essere umano, che ora però è costretto a gemere con la testa che gira vorticosamente, con la pelle tirata oltre il volere divino.
Suoni ti tamburi, e urla di un essere che vuole libertà!
17 febbraio 2018
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