Comunione e liberazione: ovvero sete infinita del potere più schifoso e del dio denaro

 

 

Il Papa ha perso una grande occasione: quella di dire una parola chiara sulla Chiesa e sui cosiddetti Movimenti ecclesiali, di cui la gerarchia attuale sembra non voler proprio fare a meno, pur sapendo in quali torbide acque essi stiano navigando.
Sì, doveva dire una parola chiara, proprio sfruttando l’occasione del Meeting ciellino di Rimini che è iniziato oggi e durerà fino a sabato 25 agosto. Il tema, «La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito», è particolarmente stimolante: non può non farci riflettere come Chiesa, come credenti, come Umanità.
L’Infinito comprende certo anche la Chiesa, ma non si esaurisce in essa. La Chiesa di Cristo è “segno” dell’anelito dell’essere umano verso l’Infinito, ma, in quanto segno, anche efficace di grazia, non comprende però l’Infinito. In ogni essere umano c’è la sete dell’Infinito, una sete talora più viva in chi è lontano da Dio e dalla chiesa: chi è credente si ritiene già appagato, non cerca più. La sua sete è già sazia. Ma, che Infinito sarebbe se Dio non suscitasse in ciascuno di noi una sete sempre più insaziabile?
Questo è il rischio presente nei credenti già arrivati o chiusi in Movimenti che bloccano la ricerca, costretti a doversi confrontare con la struttura stessa del Movimento a cui si appartiene.
Ma c’è di più. Quando leggo il Vangelo e mi confronto con la Chiesa attuale mi chiedo se sia ancora rimasto qualcosa della Novità del Messaggio di Cristo. Sembra che la Chiesa abbia esaurito ogni ricerca, abbia estinto ogni sete d’Infinito, in quel Figlio di Dio che, per il fatto di essersi incarnato, non ha per nulla limitato il suo essere Infinito, casomai ha contagiato l’Umanità di una grande voglia di riattivare il suo proprio anelito d’Infinito.
E che cosa vediamo? Prendiamo Comunione e liberazione, a cui il Papa ha rivolto il suo messaggio d’auguri per il buon svolgimento del Meeting. Come si può parlare d’Infinito in un Movimento che si è talmente “incarnato” nelle realtà terrene fa assumerne gli aspetti peggiori, proprio quelli che contrastano nettamente con la sete d’Infinito?
Mi volete far credere che il Movimento ciellino, nei suoi due rami Cl e Cdo, sia un modello di cristianesimo, di cui parla il Papa nel suo Messaggio? O siamo ingenui, o siamo ciechi, oppure siamo in cattiva fede!
Non discuto sulla validità o sugli intenti di un Movimento ecclesiale che ha dato una certa spinta per il risveglio della fede, in momenti talora difficili e in ambienti particolarmente refrattari al Cristo. Pur con tutte le mie riserve sui Movimenti ecclesiali, non posso negare che abbiano una loro positività, se non altro come stimolo, ma non riesco proprio ad accettare che si possa predicare così tanto bene e poi si razzoli così tanto male. La loro peggiore contraddizione, che chiamerei oscenità, consiste in quel loro continuo inesorabile compromettersi con il potere e il con i dio denaro. Comunione e liberazione è la prova di quanto un Movimento riesca a tradire il Messaggio radicale di Cristo, vendendolo per ben oltre i trenta denari di Giuda. Mai, come in questi anni, ho assistito ad una tale simonia da chiedermi se sia ancora possibile sostenere o difendere Cl, così come purtroppo sta facendo la gerarchia ecclesiastica.
Il Papa, in occasione del Meeting ciellino, non poteva almeno dire una parola per far capire al Movimento a quali pericoli sta andando incontro? Non poteva risvegliare se non altro lo spirito di don Luigi Giussani?

 
da AVVENIRE

18 agosto 2012

MEETING DI RIMINI 2012

«L'uomo ha sete di infinito ma cerca in direzioni sbagliate»

Al Venerato Fratello
Monsignor Francesco Lambiasi
Vescovo di Rimini

Desidero rivolgere il mio cordiale saluto a Lei, agli organizzatori e a tutti i partecipanti al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, giunto ormai alla XXXIII edizione. Il tema scelto quest’anno – «La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito» – risulta particolarmente significativo in vista dell’ormai imminente inizio dell’«Anno della fede», che ho voluto indire in occasione del Cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Parlare dell’uomo e del suo anelito all’infinito significa innanzitutto riconoscere il suo rapporto costitutivo con il Creatore. L’uomo è una creatura di Dio. Oggi questa parola – creatura – sembra quasi passata di moda: si preferisce pensare all’uomo come ad un essere compiuto in se stesso e artefice assoluto del proprio destino. La considerazione dell’uomo come creatura appare «scomoda» poiché implica un riferimento essenziale a qualcosa d’altro o meglio, a Qualcun altro – non gestibile dall’uomo – che entra a definire in modo essenziale la sua identità; un’identità relazionale, il cui primo dato è la dipendenza originaria e ontologica da Colui che ci ha voluti e ci ha creati. Eppure questa dipendenza, da cui l’uomo moderno e contemporaneo tenta di affrancarsi, non solo non nasconde o diminuisce, ma rivela in modo luminoso la grandezza e la dignità suprema dell’uomo, chiamato alla vita per entrare in rapporto con la Vita stessa, con Dio.

Dire che «la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito» significa allora dire che ogni persona è stata creata perché possa entrare in dialogo con Dio, con l’Infinito. All’inizio della storia del mondo, Adamo ed Eva sono frutto di un atto di amore di Dio, fatti a sua immagine e somiglianza, e la loro vita e il loro rapporto con il Creatore coincidevano: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen, 1,27). E il peccato originale ha la sua radice ultima proprio nel sottrarsi dei nostri progenitori a questo rapporto costitutivo, nel voler mettersi al posto di Dio, nel credere di poter fare senza di Lui. Anche dopo il peccato, però, rimane nell’uomo il desiderio struggente di questo dialogo, quasi una firma impressa col fuoco nella sua anima e nella sua carne dal Creatore stesso. Il Salmo 63 [62] ci aiuta a entrare nel cuore di questo discorso: «O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne, in terra arida, assetata, senz’acqua» (v. 2). Non solo la mia anima, ma ogni fibra della mia carne è fatta per trovare la sua pace, la sua realizzazione in Dio. E questa tensione è incancellabile nel cuore dell’uomo: anche quando si rifiuta o si nega Dio, non scompare la sete di infinito che abita l’uomo. Inizia invece una ricerca affannosa e sterile, di «falsi infiniti» che possano soddisfare almeno per un momento. La sete dell’anima e l’anelito della carne di cui parla il Salmista non si possono eliminare, così l’uomo, senza saperlo, si protende alla ricerca dell’Infinito, ma in direzioni sbagliate: nella droga, in una sessualità vissuta in modo disordinato, nelle tecnologie totalizzanti, nel successo ad ogni costo, persino in forme ingannatrici di religiosità. Anche le cose buone, che Dio ha creato come strade che conducono a Lui, non di rado corrono il rischio di essere assolutizzate e divenire così idoli che si sostituiscono al Creatore.

Riconoscere di essere fatti per l’infinito significa percorrere un cammino di purificazione da quelli che abbiamo chiamato «falsi infiniti», un cammino di conversione del cuore e della mente. Occorre sradicare tutte le false promesse di infinito che seducono l’uomo e lo rendono schiavo. Per ritrovare veramente se stesso e la propria identità, per vivere all’altezza del proprio essere, l’uomo deve tornare a riconoscersi creatura, dipendente da Dio. Al riconoscimento di questa dipendenza – che nel profondo è la gioiosa scoperta di essere figli di Dio – è legata la possibilità di una vita veramente libera e piena. È interessante notare come san Paolo, nella Lettera ai Romani, veda il contrario della schiavitù non tanto nella libertà, ma nella figliolanza, nell’aver ricevuto lo Spirito Santo che rende figli adottivi e che ci permette di gridare a Dio: «Abbà! Padre!» (cfr 8,15). L’Apostolo delle genti parla di una schiavitù «cattiva»: quella del peccato, della legge, delle passioni della carne. A questa, però, non contrappone l’autonomia, ma la «schiavitù di Cristo» (cfr 6,16-22), anzi egli stesso si definisce: «Paolo, servo di Cristo Gesù» (1,1). Il punto fondamentale, quindi, non è eliminare la dipendenza, che è costitutiva dell’uomo, ma indirizzarla verso Colui che solo può rendere veramente liberi.

A questo punto però sorge una domanda. Non è forse strutturalmente impossibile all’uomo vivere all’altezza della propria natura? E non è forse una condanna questo anelito verso l’infinito che egli avverte senza mai poterlo soddisfare totalmente? Questo interrogativo ci porta direttamente al cuore del cristianesimo. L’Infinito stesso, infatti, per farsi risposta che l’uomo possa sperimentare, ha assunto una forma finita. Dall’Incarnazione, dal momento in cui in Verbo si è fatto carne, è cancellata l’incolmabile distanza tra finito e infinito: il Dio eterno e infinito ha lasciato il suo Cielo ed è entrato nel tempo, si è immerso nella finitezza umana. Nulla allora è banale o insignificante nel cammino della vita e del mondo. L’uomo è fatto per un Dio infinito che è diventato carne, che ha assunto la nostra umanità per attirarla alle altezze del suo essere divino.

Scopriamo così la dimensione più vera dell’esistenza umana, quella a cui il Servo di Dio Luigi Giussani continuamente richiamava: la vita come vocazione. Ogni cosa, ogni rapporto, ogni gioia, come anche ogni difficoltà, trova la sua ragione ultima nell’essere occasione di rapporto con l’Infinito, voce di Dio che continuamente ci chiama e ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire nell’adesione a Lui la realizzazione piena della nostra umanità. «Ci hai fatti per te – scriveva Agostino – e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (Confessioni I, 1,1). Non dobbiamo avere paura di quello che Dio ci chiede attraverso le circostanze della vita, fosse anche la dedizione di tutto noi stessi in una forma particolare di seguire e imitare Cristo nel sacerdozio o nella vita religiosa. Il Signore, chiamando alcuni a vivere totalmente di Lui, richiama tutti a riconoscere l’essenza della propria natura di essere umani: fatti per l’infinito. E Dio ha a cuore la nostra felicità, la nostra piena realizzazione umana. Chiediamo, allora, di entrare e rimanere nello sguardo della fede che ha caratterizzato i Santi, per poter scoprire i semi di bene che il Signore sparge lungo il cammino della nostra vita e aderire con gioia alla nostra vocazione.

Nell’auspicare che questi brevi pensieri possano essere di aiuto per coloro che prendono parte al Meeting, assicuro la mia vicinanza nella preghiera ed auguro che la riflessione di questi giorni possa introdurre tutti nella certezza e nella gioia della fede.

A Lei, Venerato Fratello, ai responsabili e agli organizzatori della manifestazione, come pure a tutti i presenti, ben volentieri imparto una particolare Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 10 agosto 2012

Benedetto XVI

24 Commenti

  1. bobby sands ha detto:

    chi non si reca a rimini per il meeting purtroppo si fa una idea sbaglaita di quello che è il meeting stesso.
    la politica occupa il meeting per non più del 10% ma sui giornali (pro e contro) occupa il 99%, dal di fuori si ha l’impressione che si parli solo di politica e soldi ma non è così, io da questo meeting “porto a casa” un concerto stupendo di sacerdoti ortodossi, delle mostre interessanti sul cattolicesimo in albania,sula figura del genetista jerome Lejeune, sulla situazione dei cristiani in nigeria,su william sakespeare, sulla fabbrica del duomo di milano e ….mi fermo quì

  2. max ha detto:

    e questo è il comunicato finale. lascio a voi i commenti

    EMERGENZA UOMO
    Il titolo della XXXIV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli
    che si terrà dal 18 al 24 agosto 2013
    “La considerazione dell’uomo come creatura […] – ci ha scritto Benedetto XVI nel suo messaggio autografo – implica un riferimento essenziale a qualcosa d’altro o meglio, a Qualcun altro” che “non solo non nasconde o diminuisce, ma rivela in modo luminoso la grandezza e la dignità suprema dell’uomo”. Il Santo Padre ci ha invitato in apertura del Meeting a purificarci dai “falsi infiniti”, di cui il cuore dell’uomo si riempie, per scoprire “la dimensione più vera dell’esistenza umana”.

    Una gratitudine e commozione che ci ha accompagnato lungo questi sette giorni: 98 incontri con 271 relatori, 9 mostre, 21 spettacoli, 800 mila presenze, da 40 paesi diversi.

    L’esperienza di queste giornate, i fatti accaduti, il popolo del Meeting, hanno mostrato che è possibile vivere questa dimensione dell’esistenza umana, testimoniando che il rapporto con l’infinito, al quale ogni uomo anela, non è questione spiritualistica per addetti ai lavori o per persone ‘pie’, ma un fattore essenziale per vivere ogni aspetto della vita con verità.

    “Nulla allora è banale o insignificante nel cammino della vita e del mondo. L’uomo è fatto per un Dio infinito che è diventato carne, che ha assunto la nostra umanità per attirarla alle altezza del suo essere divino”, ha scritto ancora Benedetto XVI. Un infinito fattosi carne, presente in tutte le circostanze della vita: per questo tutto ci interessa, per questo ci siamo confrontati con personalità istituzionali e con uomini di altre culture e di altre religioni, come la compagnia libanese protagonista dello spettacolo inaugurale; per questo abbiamo proposto una lettura nuova di Dostoevskij, un modo nuovo di guardare al rock’n’roll, come accaduto in due delle mostre più seguite di questo Meeting. E poi la mostra “L’imprevedibile istante. Giovani per la crescita”: ragazzi che hanno raccontato a migliaia e migliaia di persone che è possibile non lasciarsi abbattere dalle circostanze, ma rinascere e costruire in ogni momento, riscoprendo la natura profonda del proprio io come desiderio insopprimibile di bene.

    Ancora una volta, negli spettacoli e negli appuntamenti dedicati alla letteratura e all’arte, abbiamo scoperto che sull’ “aspirazione al bello che abita nelle profondità di ogni cuore umano”, come ha detto l’artista libanese Ivan Caracalla, è possibile incontrarsi con chiunque. Alla politica abbiamo chiesto e chiediamo un’unica cosa, la libertà, cioè che non venga soffocata e ostacolata questa necessità dell’uomo di vivere all’altezza dei suo desideri e di costruire opere che siano “forme di civiltà nuova” (Giovanni Paolo II); un civiltà nuova che sono stati i 4000 volontari (750 durante il pre meeting, 3393 durante il Meeting): volti, facce, sguardi che hanno mostrato a tutti che spendersi per l’ideale realizza una pienezza umana. “E’ nell’incontro con Gesù che emerge la nostra vera statura, la statura dell’uomo e del suo desiderio, di quella nostalgia di assoluto che percorre le culture umane”, ha ricordato nell’incontro sul tema del Meeting Javier Prades.

    Come accade ogni anno, in tanti hanno riconosciuto la ricchezza di questa esperienza e il suo valore come contributo al mondo: “un patrimonio di risorse e di energie indispensabile”, ha scritto il presidente Napolitano nel suo messaggio. “Il Meeting è una scuola”, ci ha detto un ospite, per imparare a essere uomini, per imparare che l’esperienza religiosa ha a che fare con tutta la vita, per imparare il rispetto per la funzione che il potere ha di costruire il bene comune, per imparare a uscire dal “bunker” dell’indifferenza, scoprendo che tutto, dalla libertà religiosa alle neuroscienze, dai problemi economici alle grandi questioni democratiche internazionali, c’entra con la vita dell’uomo.

    Questa è la nostra strada, questo è il cammino che vogliamo continuare a percorrere, testimoniando ciò che abbiamo incontrato e che genera ciò che abbiamo visto in questi giorni.
    Nella società in cui viviamo è urgente l’esigenza di ridare un’identità chiara all’io, protagonista nella vita e costruttore di storia; per questo il titolo della XXXIV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si terrà dal 18 al 24 agosto 2013, sarà : “Emergenza uomo”

  3. francescohk ha detto:

    Ciao Samuele come va ? sembra che incominciamo a trovare spesso qui. Grazia o disgrazia?
    scrivi:””E ha fatto bene il nostro Sommo Pontefice Benedetto XVI a ricordarci l’importanza di Cl e l’opera di apostolato ed evangelizzazione che il Meeting di Rimini può svolgere.””
    Allora mi fai l’esegesi di quest’altra frase detta dallo stesso Papa:””Anche le cose buone, che Dio ha creato come strade che conducono a Lui, non di rado corrono il rischio di essere assolutizzate e divenire così idoli che si sostituiscono al Creatore.””
    Tu dici di non essere Cl quindi forse magari ti sfugge questa frase diplomatica.
    Fattela interpretare da chi forse meglio conosce la realta’ di CL e dei movimenti in genere.

    Ciao stammi bene e non leggere solo in superfice , se ti e’ possibile leggi piu a fondo e qualcosa di vero troverai.

    • marco ha detto:

      Caspita, tu sì che devi essere un vero esperto e un profondo conoscitore delle realtà ecclesiali e di CL in particolare! O luminare della teologia più profonda, che rigetta la superficialità per addentrarsi nella verità più arcana del mondo! O grande esperto di CL, che sicuramente sei stato al Meeting a fare il volontario, che certamente parli del Movimento perchè lo conosci a fondo vivendone la vita e i gesti in maniera quotidiana, che sicuramente partecipi periodicamente agli esercizi e alle scuole di comunità… interpretacela tu quella frase del papa! Svelaci i segreti più profondi, educaci con la tua sapienza e la tua conoscenza di CL! Sarai sicuramente tu, o nostro Vate, quello che “forse meglio conosce la realta’ di CL”! E non scordarti di farti aiutare da quell’altro sapientone di Giorgio.

  4. Matteo ha detto:

    Ieri non è stato solo il giorno dell’incontro sul titolo del Meeting tenuto da Javier Prades Lopez. È stato anche il giorno della visita a Rimini di Julián Carrón, presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, che il “Quotidiano Meeting” ha intercettato per realizzare l’intervista che state leggendo. Giunto in fiera al mattino e accompagnato dal presidente della fondazione Meeting Emilia Guarnieri, Carrón ha fatto un giro per i padiglioni e gli stand, come accaduto nella scorsa edizione. Le mostre (Koyasan, Dostoevskij, giovani rock), il pranzo con i responsabili del Meeting, l’incontro delle 17, quello sul titolo della manifestazione tenuto da Javier Prades, amico di una vita e docente (come lo era Carrón prima di essere chiamato in Italia da don Luigi Giussani) all’Istituto teologico San Damaso. Per il leader di Cl, una giornata di Meeting come uno delle migliaia di visitatori. Prima tappa alla mostra sul Koyasan, «la montagna sacra del Buddhismo Shingon Mikkyo che don Giussani ha tanto amato». Qui ha avuto una guida di eccezione, lo stesso Shodo Habukawa, abate del Muryoko-in Temple, che ha ricordato la feconda amicizia con don Giussani. Un blitz alla mostra sui giovani, “L’imprevedibile istante”, inaugurata tre giorni fa dal presidente del Consiglio Mario Monti, prima di concedersi ai microfoni del Tg Meeting, ai quali Carrón ha detto tra l’altro di essere colpito, in riferimento a questi giorni, da una cosa: «che il messaggio che il Meeting ha posto al centro della sua preoccupazione comincia a diventare per tutti. Gli altri cominciano ad accorgersi che questa non è una questione spiritualistica per gli “addetti ai lavori” o le persone pie, ma è una questione decisiva per l’uomo, per ogni uomo che desidera vivere il reale». Alla Taberna Spagnola l’incontro con Sua Eminenza il cardinale Antonio Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, la città in cui Carrón ha insegnato teologia e sacre scritture per tanti anni. Il “Quotidiano Meeting” lo ha incontrato prima dell’incontro di don Prades.

    Don Julián, che cosa le sta maggiormente a cuore venga trasmesso attraverso questo Meeting?
    «Quello che voglio venga capito è il titolo, non come slogan ma dal punto di vista esistenziale. Che cosa vuole dire nello svegliarsi, nel lavorare, nello studiare che la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito. Non come parola d’ordine, ma come autocoscienza da avere».

    Come si può evitare il rischio che parlare dell’infinito diventi un’astrazione, come qualcuno ha sostenuto in questi giorni?
    «Questo rischio si evita con la realtà: attraverso tutte le attività che facciamo al Meeting viene fuori che non è un’astrazione, ma una cosa concretissima che riguarda il modo in cui ognuno si rapporta al reale: dalla morosa ai soldi, dal lavoro al riposo. Se non capiamo che il senso religioso c’entra con tutto, riduciamo la religiosità a un mondo virtuale che non c’entra nulla con il reale, e allora poi ci dicono che non è concreto. Ma è la cosa più concreta che ci sia!».

    Che cosa ha significato per lei, personalmente, la lettera autografa che Benedetto XVI ha mandato al Meeting? Che cosa ha provato quando l’ha letta?
    «Una consolazione indicibile. Perché è come riconoscere ancora una volta qual è la mia natura di uomo: che io sono fatto per l’infinito e che quindi, se non c’è questa apertura in qualsiasi attività, io soffoco. Nel messaggio che ho mandato ai volontari che lavorano al Meeting, immedesimandomi in loro mi è venuto da pensare che sollievo sarebbe vivere ogni aspetto con questo orizzonte d’infinito. È come se uno vivesse l’alternativa tra un nascondiglio, dove si dimena, e un panorama di montagna con un’apertura totale: tutti sappiamo che cosa vuol dire questa differenza, non è astratto».

    E quali indicazioni sente per sé e per il movimento in questa lettera?
    «A ciascuno di noi la lettera di Benedetto XVI offre ogni circostanza come occasione per questa apertura, e uno può pulire il Meeting come la mamma pulisce il bambino; può essere chiuso rispetto a quello che fa o può essere lì con questa consapevolezza di apertura all’infinito. È quello che Giussani chiamava vivere la vita come vocazione. Attraverso ogni particolare ciascuno di noi è chiamato a questa apertura. Come quando sei chiamato dalla tua morosa, e questo ti apre a un mondo dove il tuo “io” si compie. Tu puoi vivere questa chiamata come un disturbo da cui difenderti, oppure percepirla come l’occasione del tuo compimento, e allora pensi: “Meno male che ci sei!”».

    Il Meeting di quest’anno ha luogo in un momento particolare, anche dopo la lettera che lei ha scritto a “Repubblica” lo scorso 1° maggio. Una lettera che ha segnato una svolta storica per il Movimento. Alla luce delle conseguenze che ha avuto, la scriverebbe ancora?
    «Sì. La mia lettera è una chiamata a vivere in questa prospettiva che ci siamo detti. Il Papa ha usato una sua modalità di dirci quello che intendevo: non soccombere ai “falsi infiniti” che ci imprigionano e non ci fanno respirare. La mia lettera era un grido a liberarci da questi “falsi infiniti” per vivere con tutto il respiro per cui siamo stati fatti. E che nessun male può cancellare».

  5. Alfred ha detto:

    Grazie don Giorgio per aver pubblicato il saluto del Santo Padre al Meeting di Rimini. E’ un testo splendido, ricco di spunti per chi intende portare avanti seriamente il proprio cammino umano e cristiano. Cito: “Ogni cosa, ogni rapporto, ogni gioia, come anche ogni difficoltà, trova la sua ragione ultima nell’essere occasione di rapporto con l’Infinito, voce di Dio che continuamente ci chiama e ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire nell’adesione a Lui la realizzazione piena della nostra umanità.”
    Non condivido, caro don Giorgio, il tuo pensiero su CL e sui i movimenti in generale in quanto ritengo che siano un bene per la Chiesa e per l’umanità. Tuttavia credo che anche tu saprai non scandalizzarti di fronte ad essi, mettendo in evidenza il bene ed avendo a cuore solo quello.

  6. Federico ha detto:

    Ecco uno stralcio dell’editoriale di “famigliacristiana”, riguardante il popolo ciellino, che sarà nelle edicole da domani:
    “Un lungo applauso del popolo dei ciellini ha accolto il premier. Tutti gli ospiti del Meeting, a ogni edizione, sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero.
    Poco importava se il Paese, intanto, si avviava sull’orlo del baratro.
    Su cui ancora continuiamo a danzare.
    C’è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto.
    Ma solo perché chi rappresenta il potere è lì,
    a rendere omaggio al popolo di Comunione e liberazione.
    Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione.
    Quell’omologazione da cui dovrebbe rifuggire ogni giovane.
    E che rischia di trasformare il Meeting di Rimini in una vetrina: attraente, ma pur sempre autoreferenziale.”
    ciao.
    Federico

  7. Patrizia ha detto:

    PER FORTUNA NOSTRA E DI TUTTI NOI NEANCHE IL PAPA è DIO, SOPRATTUTTO QUELLO ATTUALE!!!
    (quello vero è decisamente meglio)

    • Matteo ha detto:

      Quello vero?!?!? Esiste un Papa vero euro falso? Che il Papa non sia Dio mi pare abbastanza chiaro. Che sia il Vicario di Cristo sulla terra e’ altrettanto vero ed indiscutibile, chiunque esso sia… Certo… Questo vale per chi si dice cristiano cattolico. Altrimenti e’ inutile discutere!

    • Matteo ha detto:

      “quello vero”!?!?!? Non mi pare che esista un Papa vero o falso… Esiste un unico Papa, Vicario di Cristo sulla Terra…. Il resto non conta… Ovviamente questo vale per chi appartiene alla Chiesa Cattolica e si professa cristiano cattolico. Per gli altri e’ un loro problema non certamente mio.

  8. william ha detto:

    Che tristezza..
    E’ questo quello che provo nel mi animo ormai disidratato da questo caldo opprimente. Quando ogni agosto puntualmente riappare il triste e commerciale rituale del meeting di Rimini. Ancora una volta la trite processione di politici genuflessi davanti plenipotenziari ciellini a fare annunci ed a esporre relazioni. E ancora una volta io mi chiedo… Perché? Perchè un ministro della Repubblica, Passera, va a rendere omaggio a questa gente chi sono cosa rappresentano? Purtoppo lo so cosa rappresentano. Da lombardo dico che rappresentano i lombardi più rapaci e bauscini, quelli che sono puntuali a messa ed al rosario ma che poi darebbero fuoco a chiunque si professi magari comunista o di sinistra. Tornare dall’Inghilterra, atterrare a Milano ed accendere la televisione italiana con i principali tg che danno così tanto spazio a questa kermesse. Ci fa capire a quale livello di potere sia arrivata questa gente.
    E mi fa capire perhè ci sono paesi che hanno una economia florida e paesi -come il nostro – dove si arranca: dove la parola meritocrazia è un insulto.
    Dove – si sa – avrai un posto se sei dalla parte giusta: o Don Camillo o Peppone. Ma se sei nel mezzo se sei un “indipendent” allora la tua vita sarà durissima.
    Un esempio. Perché al Meeting di Rimini si vedono i famosi “volontari” che sono li a lavorare gratis? Semplice perchè poi qualcuno del movimento magari finita la laurea magari poi li sistema.
    Infatti un mio cugino di secondo, anti comunista, grado laureato in ingegneria a calci e sputi, mi sembra che il suo voto più alto non superava il 20. E’ stato assunto in un impresa in Brianza il cui titolare è di CL. Mi hanno confermato che per quel posto si erano presentate persone con dei master ma poi alla fine… hanno preso mio cugino
    che di CL. Ma c’è un nesso di causa effetto in tutto questo?
    Saluti e W Martin Lutero (lo dico da cattolico)

    • william ha detto:

      Lutero è colui che ribadì che il denaro è lo sterco del demonio. L’approfondimento biblico fece comprendere a Lutero che il lavoro è qualcosa di giusto e di necessario per l’uomo. Ma non lo è l’accumulo di denaro che doveva essere utilizzando per esempio secondo i pietisi tedeschi, ricordo che Emmanuel Kante
      , era un pietista per i bisogni dei comunità e non per i solo arricchimento personale. La dimensione etica protestante è sempre sociale a differenza di quella religiosa che è individuale. Ovvero l’indivudo si salva nel suo rapporto con Dio senza nessuna mediazione ecclesiale. Quindi per la salevezza della tua anima appartenere a CL non servirà a nulla ma forse attuare quello che è scritto in MT 25,31-46

  9. Giuseppe ha detto:

    Ancora una volta mi chiedo a che servano questi movimenti. Se la chiesa è cattolica, quindi una e universale, non solo non ha alcun senso questa parcellizzazione dei credenti, ma probabilmente a lungo andare produce più danni che altro. Ognuno si riterrà migliore dell’altro e con presunzione finirà per sottovalutare o addirittura disprezzare gli estranei al movimento, con buona pace dell’amore verso il prossimo. Quanto poi agli effetti pratici sulla vita quotidiana, basta dare un’occhiata ai militanti più conosciuti per rendersi conto di come stanno realmente le cose.

  10. samuele fabbri ha detto:

    Ci risiamo! Regolarmente CL diventa un bersaglio di critiche infondate e sbagliate. Si vuol far credere che i ciellini son tutti uguali a Formigoni. Pur non appartenendo a CL sono convonto che il movimento di Giussani porti molto bene alla Chiesa ed in esso operi davvero l’azione di Cristo. Mi dispiace che anche dei preti muovano a CL critiche degne della più gretta e becera polemica laicista e anticlericale. leggendo questo articolo di Don Giorgio sembra di leggere un articolo di Pannella e della Hack. Sempre le solite polemiche: sono tutti come Formigoni. Ma è come dire che tutti i preti sono pedofili!!!! E’ un ragionamento sbagliato. Non si vuole vedere invece il bene che i movimenti ecclesiali portano alla Chiesa. E ha fatto bene il nostro Sommo Pontefice Benedetto XVI a ricordarci l’importanza di Cl e l’opera di apostolato ed evangelizzazione che il Meeting di Rimini può svolgere.

  11. Luciano ha detto:

    CL è formato principalmente da persone che usano la religione a proprio vantaggio. Chi si pone delle domande o è critico nei confronti delle sscelte che nel movimento si fanno, automaticamente viene isolato e tagliato fuori. Chi entra in CL, deve ubbidire senza porsi domande. La vita così lì dentro, diventa tranquilla. L’importante è rispondere alle chiamate. Purtroppo, io convivo con questo cancro da 30 anni e, devo dire che dove sono loro, non c’è spazio per gli altri. Loro si riempiono la bocca di Cristo, ma lo conoscono (così dicono) attraverso i libri scritti dal loro fondatore. La loro “scuola di comunità”, è basata sulla lettura ciclica del senso religioso ed altri testi del fondatore, dove dopo la lettura di un capito e/o brano, ogni membro esprime il suo pensiero o l’attualizzazione personale di una frase letta nel testo propinato. Io credo che siano i nuovi farissei. Apprezzano mammona e lo seguono , come pure il loro dio, fatto a immagine e somiglianza della loro setta economicamente assai potente. Non trovo il nesso con il cristianesimo! Ad oggi , i vari personaggi di spicco del movimento, mi pare che stiano dando una testimonianza capovolta del Vangelo di Cristo. Io, in 30 anni di vicinanza fisica, non riesco a sentire questo Amore per l’uomo attraverso Cristo. Anche se qualche preto del movimento, continua a dire che ogni uomo è carne di Cristo. Si predica bene ma si razzola male!!! Cristo ha testimoniato il suo Amore Assoluto per l’uomo ,con la sua Vita, la sua Morte e la sua RISURREZIONE. I ciellini amano il loro dio finchè possono continuare a fare i loro porciellini comodi!!

  12. maria carmela ha detto:

    la religione cattolica per essere capita deve far si che tutti i praticanti cominciando dall’alto si spoglino delle loro ricchezze e li distribuiscano a chi ne ha bisogno.Cristo non ha detto ai suoi discepoli andate e arricchitevi!

  13. pierluigi ha detto:

    Il denaro e il potere che ne deriva dal suo possesso, sono divenuti, di fatto, uno steccato di distinzione nel genere umano. Pertanto qualsiasi distinzione esistente nella comunità religiosa cattolica, è una incoerenza rispetto al dettato: ” ama il prossimo tuo come te stesso”.

  14. donato raffaele ha detto:

    Un criatianesimo il più delle volte fondato sulle corde emotive,un devozionismo popolare del pregare per avere.Il Cristianesimo è Carità,Giustizia,Libertà.La Carità non è dare il superfluo….La giustizià non è il vengo prima io…..La libertà non è obbedire ai movimenti,partiti e tutto ciò che è a struttura piramidale…..Certò è che se fosse il contrario,sparirebbero le folle e allora a chi parleremo,a chi racconteremo quanto siamo bravi e onnipotenti?Vivo in Palestina insieme a mia moglie,abbiamo lasciato tutto,ci stiamo provando….Se qualcuno ci volesse aiutare……Naturalmente è una provocazione,tanto nessuno la coglierebbe,perche adesso …”c’è ii Meeting”

  15. Gianni ha detto:

    Cerco di sintetizzare il mio pensiero:
    il papa fa un discorso puramente metafisico.
    Non fa riferimento a fatti concreti, altrimenti non credo possa considerare compatibile CL con la permanenza dentro il cattolicesimo.
    Il cattolicesimo,a sua volta, credo abbianel suo DNA la negazione di una ricerca libera ed incondizionata.
    Chi cerca qusto, va al di fuori.

    • Antonio Luigi Mori ha detto:

      Questo papa per scelta e per comodità è fuori dalla realtà da anni, ma sempre oculato nelle mosse. Teologicamente progressista quando gli conveniva per far carriera all’Università, poi è diventato conservatore per farla in curia. Renderà conto a quel Dio di cui si considera “vicario”.

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