La Chiesa ambrosiana: una grande macchina spara fumo!

 

 

di don Giorgio De Capitani

È sotto gli occhi di tutti:
la Chiesa ambrosiana è lontana anni luce
dalla Chiesa che ha in mente papa Francesco.

Pardon, non è affatto sotto gli occhi di tutti:
gli ambrosiani si credono ancora la luce del mondo.
E non sanno di essere nelle tenebre.
Forse lo sanno, ma stanno bene così.

Quando parlo di Chiesa ambrosiana dico:
vescovo, gerarchia, curia, clero, comunità di fedeli…

Non mi piace fare confronti con altre diocesi
magari più in difficoltà di quella milanese:

ciò che vorrei contestare è la nostra presunzione
di crederci “superiori”.

Lo siamo, ma solo nel pragmatismo efficientistico
che odora di grandi immobili solo recipienti profit,
vuoti però di valori umani.

Noi chiesa milanese siamo una grossa struttura,
ma che funziona come una macchina.

Funziona? Sembra funzionare.
Ma a vuoto.

Una macchina ferma nel garage.
Consuma benzina, e basta!

Consuma, e inquina.
Inquina anzitutto se stessa, e deperisce.

La Chiesa ambrosiana non vuole proprio capire
che deve uscire dal garage,
e intraprendere la grande avventura di un cammino meraviglioso,
all’aperto, al sole e all’aria.

Eppure le grandi teste ci sono. 
E per grandi teste intendo “gerarchi colti”,
che danno però l’apparenza di essere colti.
Sono casse vuote, che fanno rumore
solo per compiacersi di suoni scaccia-pensieri.

Dove sta la Profezia nella Chiesa milanese?
Nelle rivoluzioni strutturali che gira e rigira
non sono altro che un assemblaggio di rottami vecchi?

Si cambia, si disfa, si riorganizzano i sacramenti,
ma l’anima è spenta.

Si tenta, si ritenta, si torna indietro,
ma lo spirito profetico è lasciato ai margini della strada,

compatito e deriso, calpestato ed esorcizzato,
tanto da godere quando si riesce a sterilizzare i ribelli.

La Chiesa milanese è ancora nelle mani di burocrati,
a cui interessa la struttura, al cui servizio
si impone il dovere dell’obbedienza,
come virtù che massacra la coscienza,
per far funzionare la macchina
che è nel garage e consuma a vuoto la benzina.

Come è possibile che
una tra le più grandi diocesi del mondo
sia solo una macchina organizzativa,
sia solo una mastodontica struttura religiosa
chiusa all’Umanità?

E la cosa che rabbrividire è la mancanza di futuro:
il problema non è il clero anziano,
ma il vero problema è il clero giovane,
che è paurosamente borghese, statico,
d’altri tempi, tempi in cui
ogni parola era strettamente ortodossa,
ogni gesto era lineare al diritto canonico,
ogni passo era cadenzato secondo il ritmo
di una pastorale solitamente sacramentalista.

I preti giovani, per di più Movimentisti, sono così:
per di più saputelli, presuntuosi, senza l’umiltà d’apprendere,
senza la prudenza di rifarsi a qualche modello di profeta,
no, il loro modello è il proprio io,
come una macchina che, messa la quinta, spara tanto fumo,
e, gira e rigira, fa il giro della morte nel cerchio infernale.

La Chiesa ambrosiana è senza futuro:
a poco a poco i pochi preti d’avanguardia si estinguono,
anche dietro la pressione eutanasica di una gerarchia miope.

Perché non dare alle piccole comunità
la possibilità di vivere in autonomia,
educate a crescere e a maturare nello Spirito santo
da pastori senza limiti di profezia?

Perché tutto deve rientrare nella norma strutturale,
mortificando così ogni apertura innovativa?

Cardinale, da’ voce ai tuoi preti più radicali!
Perché non li ascolti?
Perché non li chiami a raccolta, per sentire le loro ragioni,
che sono le ragioni di un popolo che vuole una Chiesa diversa?

 

 

4 Commenti

  1. Luciano ha detto:

    Caro don Giorgio, condivido pienamente la sua analisi. E’ in atto una involuzione comportamentale a livello di Chiesa ambrosiana. Cito questa, perchè vivo in questo contesto e non mi interessa se anche nelle altre diocesi è così, non condivido il detto:”mal comune mezzo gaudio”. I così detti giovani preti, sono davvero algidi, apatici, sudditi, incapaci di brillare di luce propria. Le loro omelie sono insapori, inodori e inconsistenti. Anche la Parola letta da loro, spesso si appiattisce. Sono sacramentalizzati e vogliono sacramentalizzare quei pochi che ancora si avvicinano. Della stessa pasta sono le truppe cammellate a questi poveri infelici asservite. Non c’è alcun sentimento di umanità e ci solidarietà anche solo umana, che riescano a trasmettere. Una fra le tante minchiate è l’avviso fatto appendere da qualche ubbidiente vestale, all’ingresso della chiesa, dove è scritto fra le misere frasi che: “è vietato entrare con i pantaloncini corti in chiesa”. Sono questi i comportamenti da seguire per essere buoni cristiani? Quando, come in questi giorni, nella mia parrocchia, ci sono stati dei fratelli che sono andati nella Casa del Padre. esattamente 4 persone, di cui 2 erano conosciuti in parrocchia e altri 2 non frequentavano la parrocchia. Ergo non essendo praticanti, pur officiando la liturgia in chiesa (con pecunia offerta assicurata), non hanno ricevuto la stessa commemorazione dei primi 2. Sono disgustato sempre più da questo farisaismo alimentato da questi preti da strapazzo, biologicamente giovani ma umanamente nè caldi nè freddi, proprio da vomito. Di papa francesco qui nella Chiesa ambrosiana, non mi pare che si parli molto. Invece del santo subito e del motu proprio abdicato, se ne è parlato e, ancora diversi ne ricordano le violenze corrisposte al Concilio Vaticano II, con triste nostalgia!!! E Scola è il referente di una Chiesa Ambrosiana che si è omogeneizzata ad assurde liturgie inutili, ammuffite e che non trasmettono nulla se non la continuazione delle insignificanti abitudini religiose che appagano solo questi tipi di preti. Abbiamo bisogno di profeti che come Carlo Maria Martini, sappiano servire la Chiesa nell’Amore, nell’Umiltà, nella Povertà e alla Luce della Parola, come Cristo, il Vivente ci Insegna e come papa Francesco tenta di testimoniare e perseguire la Novità Evangelica. Tutto il resto è roba da poveri preti frustrati e inutili!!!

  2. Giuseppe ha detto:

    Non credo che la realtà ambrosiana sia molto dissimile da quella delle altre diocesi. Il problema fondamentale dell’apparato ecclesiastico che “conta” è la sua evidente collusione col potere (economico o politico non fa molta differenza). Per questo è fondamentale che papa Francesco continui la sua opera moralizzatrice e chiami persone di sua fiducia a ricoprire i ruoli chiave in seno alla curia.

  3. laura ha detto:

    poi con l’arrivodi scola e di cellini grancasino!

  4. GIANNI ha detto:

    La chiesa, già, ma cos’è la chiesa?
    Forse, un grande conglomerato che abbraccia tutto ed il contrario di tutto, o una categoria storica e filosofica diversa da realtà a realtà?
    Proprio questo la chiesa non dovrebbe essere, proprio perchè,nel suo anelito ad un fondamento metafisico ed universale, aspira ad ancorare i propri riferimenti a qualcosa di non contingennte.
    Ma, interpretata fuori da questi schemi, anche la chiesa finisce per essere storicamente condizionata, e così, più che la chiesa, abbiamo le chiese, e nella stessa chiesa diverse concezioni.
    Probailmente, chi aspira a maggior libertà, maggior autonmia della coscienza, a maggior distacco dai rigori dell’ortodossia e della gerarchia, è uscito dalla chiesa ambrosiana, e non solo ambrosiana, e proprio per questo essa si è sempre più imperniata su una visuale formalista, sacramentalista e tradizionalista.
    Scherzi del destino, per il laico, o se si preferisce dello Spirito SAnto, ma abbiamo un papa invece riformatore.
    Ma, forse, non basterà un papa come papa Francesco a riformare anche le singole realtà locali, sopratutto se impastate di potere gerarchico come certe curie.

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